~ Klaine Songs ~
8°_Baby, it’s
cold outside ~ Blaine
~ Quando, con un amico vicino, il Natale sembra
ancora più bello ~
«Ok, bella prova
ragazzi! Ci vediamo qui domani alla stessa ora per rivedere tutto.»
Annuisco,
insieme a tutti gli altri, anche se sono un po’ scettico; le prove sono
certamente andate bene, ma Susan, sebbene si stia impegnando tanto, non è in
grado di sostenere la mia estensione vocale. Tuttavia è la migliore cantante
femminile che hanno, e credo di dovermi accontentare.
Sto
per andarmene quando Ryan, il nostro direttore, mi chiama.
«Blaine, vieni un momento qui per
favore?»
Mi
avvicino a lui e sorrido, cercando di sembrargli entusiasta – effettivamente lo
sono, altrimenti non avrei aderito a questo progetto, però ora sono così stanco
che vorrei solo tornare in dormitorio a dormire, o a guardarmi un film con
Kurt.
«Sì, mi dica.»
«Senti, so che
Susan non è brava quanto te, tuttavia è la migliore che abbiamo; non è che ti
andrebbe di fare delle prove in più solo con lei?» mi fissa con aria
speranzosa, pregandomi quasi.
Sospiro,
sapendo che sto per infilarmi in un mucchio di guai – con gli ultimi compiti di
fine trimestre alle porte, altre prove in più mi ruberebbero soltanto tempo
prezioso, ma non riesco a dire di no. «Ok, nessun
problema. Ci metteremo d’accordo.»
«Grazie.»
Sorride radioso e io non posso fare a meno di sorridergli a mia volta.
Poco
più tardi, fuori dal teatro dove abbiamo appena fatto le prove, trovo proprio
Susan che chiacchiera con qualche amica. Le faccio segno di avvicinarsi e lei
subito mi raggiunge.
«Ohi, Blaine, dimmi!» non mi guarda negli occhi quando parla,
quasi vergognandosi.
«Ryan proponeva
di incontrarci qualche volta per provare. Ti va?» la sua faccia assume un’espressione
contrita – sa che io non ho granché da provare. Mi fa tenerezza, così decido di
mentire. «Anche io devo provare: c’è un
pezzo che proprio non mi viene.»
Lei
mi sorprende, scoppiando a ridere. «Oh Blaine, non mentire! Tu sei… beh
sei perfetto, maledizione! Non hai nulla da provare. Piuttosto sono io…»
Le
sorrido, cercando di rasserenarla, compiaciuto dal complimento appena ricevuto.
«Vedrai che ci riuscirai. Ti darò
una mano io.»
«Sei davvero
gentile.» Dice lei, distraendosi però subito dopo per qualcosa che ha visto
alle mie spalle.
Mi
volto e vedo un ragazzone che la saluta, con in mano una graziosa pianta di
stelle di Natale. Guardo nuovamente Susan, che sta sorridendo al ragazzo dietro
di me.
«E’ il tuo
fidanzato?»
«Sì, lui è Robert.
Sai, all’inizio era un po’ preoccupato che dovessi fare questo duetto, ma
quando gli ho detto che eri gay si è subito tranquillizzato.»
Ora
tocca a me scoppiare a ridere.
«Non ha
assolutamente nulla da temere. Dai, vai! Lui ti aspetta.»
«Grazie” sorride
“Allora domani ci troviamo qui magari un’ora prima degli altri?»
«Perfetto!»
sorrido e la saluto con la mano, mentre la osservo avvicinarsi – o per meglio
dire, correre incontro – al suo fidanzato, dargli un lieve bacio sulla bocca e
allontanarsi con lui, stringendolo per mano.
Sento
improvvisamente una fitta al petto. Ho sempre desiderato un ragazzo, il
pensiero credo sia costantemente fisso nella mia mente; purtroppo so bene che
non saprei gestire una situazione di quel tipo, anche se effettivamente non
vedo l’ora di provare, con la persona giusta.
Tuttavia,
durante le feste, quelle di Natale in primis, questo “desiderio” di avere
qualcuno vicino si acuisce ancora di più. Sarà per le persone che girano per
negozi alla ricerca di un regalo speciale per il compagno, saranno le coppiette
che passeggiano abbracciati sotto le luci di Natale – che li rendono più belli
di quanto in realtà siano – ma a Natale sento la mancanza di qualcuno.
Scuoto
la testa e mi avvio a piedi verso la Dalton, fortunatamente poco distante da
qui, ancora sovrappensiero.
Quanto
mi piacerebbe avere qualcuno che si disperi per trovare il regalo adatto a me,
e che io mi disperi a mia volta; avere qualcuno da stringere sotto le
illuminazioni fastose del centro luccicante, da baciare sotto il vischio non
solo perché tradizione, ma perché lo amo davvero. Qualcuno che mi faccia
apprezzare ancora di più questa festa per cui vado matto fin da bambino.
Nel
giro di dieci minuti arrivo a scuola, mezzo congelato, con la punta del naso
arrossata e le labbra screpolate – dovrei seguire i consigli di Kurt, quando mi
dice di portarmi dietro un burro cacao, che non è solo per le femmine; credo
che se mi presentassi adesso a qualcuno non farei di certo una buona
impressione!
Socchiudo
gli occhi, beandomi del calore presente, poi mi riscuoto e mi avvio su per le
scale, diretto alla mia stanza; magari riesco a convincere Kurt a vedersi un
film con me, anche se dubito di riuscire a distoglierlo dallo studio. Si sta
davvero impegnando molto per questi ultimi compiti: credo voglia fare buona
impressione, soprattutto a casa. Già che i suoi sono costretti a pagare la
retta di una scuola facoltosa come la Dalton, penso voglia ringraziarli
prendendo dei bei voti; tuttavia ho l’impressione che Burt e Carole si
accontenterebbero di vederlo felice; e di questo non devono preoccuparsi. Da
dopo le Provinciali Kurt sembra essersi sciolto parecchio.
Apro
la porta della camera con fare teatrale, sperando di trovarlo accoccolato sul
letto, circondato da libri, ma non c’è nessuno. Mi incupisco appena: dove può
essersi cacciato?
Tolgo
il cappotto e lo poso sulla sedia, poi sfilo i guanti e mi dirigo in bagno a
lavarmi le mani, facendo scorrere per un po’ l’acqua tiepida sulle mie mani
infreddolite.
Esco
dal bagno, quasi sperando di trovarlo magicamente lì, ma ovviamente non c’è;
nonostante l’acqua aperta, l’avrei sentito entrare. Decido di mettermi alla sua
ricerca: avrei da studiare, lo so, ma prima preferisco sapere dove si trova.
Voglio dirgli dello spettacolo!
Mi
chiudo la porta della mia camera dietro le spalle e mi avvio per il corridoio,
mentre altri ragazzi, non appena mi vedono, mi salutano o si fermano a
scambiare qualche chiacchiera; io ascolto tutti, come al solito, ma cerco di
scrollarmeli di torno il più in fretta possibile. Davvero non capisco perché
tutta questa attenzione nei miei confronti: è vero che ero il solista alle
Provinciali e abbiamo vinto, quindi molti penseranno che è merito mio. In parte
è vero, ma non sarei nulla senza i miei usignoli dietro.
Fortunatamente
intravedo Wes al fondo del corridoio e mi precipito
subito da lui.
«Wes!»
«Nano
maleficamente ingellato, dimmi!» mi saluta lui,
simpatico come al solito.
Sbuffo
e incrocio le braccia, deciso a difendere a spada tratta i miei capelli.
«Stanno bene
così, Wes! Non vedo perché discuterne sempre.»
«Come vuoi.» fa
un cenno con la mano, come se stesse scacciando via una mosca fastidiosa –
credo che in questo caso sono io la mosca fastidiosa, o per lo meno il mio
commento.
Decido
di soprassedere per questa volta – devo trovare Kurt, ho bisogno di dirgli
dello spettacolo! Wes mi nota mentre saltello da un
piede all’altro e alza gli occhi al cielo.
«Oh Blaine, ti prego, perché sei così eccitato? E se mi
rispondi che hai trovato un gel ancora più potente di questo giuro che ti
disconosco come amico!»
Sbuffo,
stizzito «Smettila di prendertela con i
miei capelli! Piuttosto, sai dov’è Kurt? Voglio dirgli che…»
faccio una pausa di sospensione, per creare l’atmosfera.
«Che lo ami!»
«Che lo vuoi
sposare!»
«Che… non lo so…»
Mi
giro e vedo di fronte a me gli altri pazzi dei miei amici, Jeff, Nick e Flint.
Li guardo, sconvolto, mentre apro e chiudo la bocca come un pesce rosso; ma che
cosa ho fatto per meritarli?!
“Voglio
dirgli che mi hanno ingaggiato per lo spettacolo di Natale di King’s Island…» dico, abbattuto.
Non
capisco perché continuino a pensare che tra me e Kurt ci sia qualcosa;
d’accordo che anche io per un po’ sono stato confuso, ma negli ultimi tempi ho
capito di non provare nulla per lui che vada oltre l’amicizia. Il desiderio
costante di averlo vicino è dettato solamente dal fatto che è la persona con
cui mi sia mai trovato meglio in tutta la mia vita: è il mio migliore amico,
semplicemente.
I
miei amici – se così si possono definire – iniziano a saltellare per il
corridoio, tenendosi per mano e dandomi pacche sulle spalle, complimentandosi
con me. Non posso fare a meno di sorridere per la loro euforia.
«Beh, comunque,
avete visto Kurt?» chiedo dopo qualche minuto di saltelli e occhiatacce da
parte di Wes, che si domanda dove sia finito David,
l’unico in grado di capirlo.
«Sì, è sotto che
studia… storia mi sembra.» Mi risponde Flint,
grattandosi la testa, sovrappensiero.
«Oh ok, allora
non lo disturbo magari…»
So
quanto Kurt faccia fatica a studiare storia, come d’altronde tutti gli allievi
di questa scuola; il professor Rourke è davvero severo, soprattutto con i nuovi
arrivati: dice che devono essere temprati fin da subito. Anche io l’anno scorso
ho dovuto subire lo stesso trattamento.
«Invece credo
che tu debba andare Blaine.» Dice Wes,
assumendo un’aria preoccupata.
Improvvisamente
mi preoccupo anche io: e se Kurt fosse di nuovo triste? Non voglio, non dopo
tutto l’impegno che ci abbiamo messo per fare in modo che si sentisse a suo
agio qui.
«E’ di nuovo
triste?» chiedo di fretta, il tono di voce improvvisamente serio.
Nick
scuote la testa sorridendo, divertito chissà da cosa, e mi mette un braccio
intorno alle spalle.
«No, stai
tranquillo, nostro cavaliere senza macchia! Sta solo studiando troppo… prima c’eravamo io e Jeff con lui, ma ci ha
cacciati via dicendo che facevamo troppo rumore.»
Tiro
un sospiro di sollievo dopo le sue parole: Kurt sta bene.
«Sfiderei
chiunque a studiare con voi due presenti!» dico, indicando i diretti
interessati.
«Blaine, non distrarti! Sei l’unico che
riuscirebbe a distoglierlo dallo studio; perciò è tuo dovere fare qualcosa
prima che ci snoccioli a memoria tutto il libro di storia!» dice Wes, agitato.
Già,
ma che fare? Improvvisamente mi viene in mente un’idea; così potrei dirgli
dello spettacolo e contemporaneamente farlo distrarre un po’. Oh sì, Blaine Anderson, tu sei un genio!
Senza
dire niente, faccio dietrofront e mi precipito in camera, uscendo poi con un
grosso stereo con dentro già la traccia della canzone.
I
miei amici, non appena mi vedono, alzano gli occhi al cielo contemporaneamente
– sarebbero quasi inquietanti se non avessero perennemente quell’aria da idioti
giocherelloni che sono.
«Figurati se non
se ne usciva con quel… robo…!» dice Jeff sbuffando.
«Oh dai ragazzi,
potreste cantare anche voi! Venite a darmi una mano.» Li supplico io.
«Che canzone è?»
chiede Flint, incuriosito.
«Baby, it’s cold outside di Dean Martin.»
Loro
a quel punto si scambiano delle strane occhiate e dei sorrisetti che non riesco
a decifrare.
«Oh no, per
questa volta passiamo.» Dice Wes con uno strano
sorriso.
«Ok.» Dico
dispiaciuto, ma mi riscuoto subito, salutandoli e dirigendomi verso l’aula
studio, sperando che ci sia solo Kurt.
Dietro
di me li sento ridacchiare; io ci rinuncio. Non riuscirò mai a capire quei
ragazzi!
~∞~
Non
ho neanche ancora cominciato a cantare, né lui, che già mi sento completamente
diverso rispetto a com’ero alle prove. Sento un brivido scendere lungo la schiena
e so che tutto adesso sarà più naturale. Forse il problema non è solo la voce
di Susan, ma sono anche io: con lei non sono così sciolto.
I
really can’t stay – Baby it’s cold outside
I’ve got to go away – Baby it’s cold outside
This evening has been – Been hoping that you’d drop in
So very nice – I’ll hold your hands, they’re just like ice
My mother will start to worry – Beautiful, what’s your hurry
My father will be pacing the floor – Listen to the fireplace roar
So really I’d better scurry – Beautiful, please don’t hurry
Well Maybe just a half a drink more – Put some music on while I pour
E
infatti, non appena iniziamo a cantare, tutto si fa più semplice: estremamente
più semplice. Non che durante le prove non sia “teatrale”, è solo che adesso
sono molto più rilassato. Inoltre so di aver appena compiuto una buona azione:
ho distratto Kurt dai compiti. Sinceramente non pensavo sarebbe stato così
semplice. Ma d’altronde i ragazzi l’avevano detto che io sarei stato il solo a
poterlo distrarre.
Sembrava
così felice quando mi ha visto, ma mai quanto lo sembra adesso. Ha gli occhi
che luccicano, le labbra rosse, così come le guance, e si sta sottomettendo al
testo della canzone, volteggiandomi intorno e recitando con me. È
incredibile quanto siamo affiatati.
The neighbors might think - Baby, it's bad out there
Say, what's in this drink - No cabs to be had out there
I wish I knew how - Your eyes are like starlight now
To break this spell - I'll take your hat, your hair looks swell
I ought to say no, no, no, sir - Mind if I move a little closer
At least I'm gonna say that I tried - What's the
sense in hurting my pride
I really can't stay - Baby don't hold out
Ahh, but it's cold outside
Sento
un altro brivido scendermi lungo la schiena quando mi avvicino a lui, mentre
nello stesso momento cerco di memorizzare ogni azione che sto facendo per
poterla poi riproporre domani con Susan; anche se credo sia del tutto inutile,
dal momento che non sto decidendo cosa fare, sto soltanto facendo. Con Kurt è davvero tutto più semplice.
Mi
rendo improvvisamente conto che è la prima volta che cantiamo insieme, solo noi
due: e cosa dicevo prima? Che siamo affiatati. Così come lo siamo come amici,
lo siamo anche come… artisti – come ci ha definiti
lui prima.
Ha
una voce stupenda: lo avevo già notato durante l’audizione, ma adesso sembra
quasi migliore. Si compenetra alla perfezione con la mia. Sento una scarica di
euforia invadermi di nuovo il petto: forse è un pensiero un po’ megalomane, ma
sembriamo nati per cantare insieme. Le nostre voci si fondono, senza che sia
l’una a prevalere sull’altra: da sole sono portentose, insieme fanno faville.
Credo
di non aver mai cantato così bene in tutta la mia vita.
I've got to go home - Oh, baby, you'll freeze out there
Say, lend me your comb - It's up to your knees out there
You've really been grand – I thrill when you touch my hand
But don't you see - How can you do this thing to me
There's bound to be talk tomorrow – Think of my life long sorrow
At least there will be plenty implied - If you caught pneumonia and died
I really can't stay - Get over that old out
Ahh, but it's cold outside
Non
posso fare a meno di guardarlo: è quasi… abbagliante… per quanto è felice. Si vede lontano un miglio
che ama cantare, che è nato per farlo. Sono estremamente felice di avergli
regalato un po’ di serenità; di certo lui l’ha regalata a me. Perché farsi
problemi e volere un fidanzato, quando ho un amico come Kurt?
Seduto
accanto a lui sul divano, dopo avergli galantemente fatto cenno di sedersi per
primo, durante l’acuto finale, ho sentito per la prima volta l’atmosfera
natalizia. Sarà stata la canzone, le stelle di Natale, la neve che cade fuori
dalla finestra, oppure sarà stata la voce di Kurt, i suoi occhi luminosi e il
sorriso che mi ha rivolto alla fine, ma soltanto ora posso dire che sì, il
Natale è finalmente arrivato.