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Autore: Alchbel    27/08/2011    10 recensioni
La storia si propone di ripercorrere con voi le tappe del rapporto tra Blaine e Kurt, soffermandosi sui pensieri che i due hanno avuto durante le canzoni che li hanno visti protagonisti... Verranno inoltre inseriti dei “missing moments” attraverso i quali si indagherà ancora sulle dinamiche del loro rapporto. Enjoy!
Genere: Introspettivo, Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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~ Klaine Songs ~

 

 

8°_Baby, it’s cold outside ~ Blaine

~ Quando, con un amico vicino, il Natale sembra ancora più bello ~

 

 

«Ok, bella prova ragazzi! Ci vediamo qui domani alla stessa ora per rivedere tutto.»

 

Annuisco, insieme a tutti gli altri, anche se sono un po’ scettico; le prove sono certamente andate bene, ma Susan, sebbene si stia impegnando tanto, non è in grado di sostenere la mia estensione vocale. Tuttavia è la migliore cantante femminile che hanno, e credo di dovermi accontentare.

Sto per andarmene quando Ryan, il nostro direttore, mi chiama.

 

«Blaine, vieni un momento qui per favore?»

Mi avvicino a lui e sorrido, cercando di sembrargli entusiasta – effettivamente lo sono, altrimenti non avrei aderito a questo progetto, però ora sono così stanco che vorrei solo tornare in dormitorio a dormire, o a guardarmi un film con Kurt.

 

«Sì, mi dica.»

«Senti, so che Susan non è brava quanto te, tuttavia è la migliore che abbiamo; non è che ti andrebbe di fare delle prove in più solo con lei?» mi fissa con aria speranzosa, pregandomi quasi.

Sospiro, sapendo che sto per infilarmi in un mucchio di guai – con gli ultimi compiti di fine trimestre alle porte, altre prove in più mi ruberebbero soltanto tempo prezioso, ma non riesco a dire di no. «Ok, nessun problema. Ci metteremo d’accordo.»

«Grazie.» Sorride radioso e io non posso fare a meno di sorridergli a mia volta.

 

Poco più tardi, fuori dal teatro dove abbiamo appena fatto le prove, trovo proprio Susan che chiacchiera con qualche amica. Le faccio segno di avvicinarsi e lei subito mi raggiunge.

 

«Ohi, Blaine, dimmi!» non mi guarda negli occhi quando parla, quasi vergognandosi.

«Ryan proponeva di incontrarci qualche volta per provare. Ti va?» la sua faccia assume un’espressione contrita – sa che io non ho granché da provare. Mi fa tenerezza, così decido di mentire. «Anche io devo provare: c’è un pezzo che proprio non mi viene.»

 

Lei mi sorprende, scoppiando a ridere. «Oh Blaine, non mentire! Tu sei… beh sei perfetto, maledizione! Non hai nulla da provare. Piuttosto sono io…»

Le sorrido, cercando di rasserenarla, compiaciuto dal complimento appena ricevuto. «Vedrai che ci riuscirai. Ti darò una mano io.»

«Sei davvero gentile.» Dice lei, distraendosi però subito dopo per qualcosa che ha visto alle mie spalle.

 

Mi volto e vedo un ragazzone che la saluta, con in mano una graziosa pianta di stelle di Natale. Guardo nuovamente Susan, che sta sorridendo al ragazzo dietro di me.

«E’ il tuo fidanzato?»

«Sì, lui è Robert. Sai, all’inizio era un po’ preoccupato che dovessi fare questo duetto, ma quando gli ho detto che eri gay si è subito tranquillizzato.»

 

Ora tocca a me scoppiare a ridere.

«Non ha assolutamente nulla da temere. Dai, vai! Lui ti aspetta.»

«Grazie” sorride “Allora domani ci troviamo qui magari un’ora prima degli altri?»

«Perfetto!» sorrido e la saluto con la mano, mentre la osservo avvicinarsi – o per meglio dire, correre incontro – al suo fidanzato, dargli un lieve bacio sulla bocca e allontanarsi con lui, stringendolo per mano.

 

Sento improvvisamente una fitta al petto. Ho sempre desiderato un ragazzo, il pensiero credo sia costantemente fisso nella mia mente; purtroppo so bene che non saprei gestire una situazione di quel tipo, anche se effettivamente non vedo l’ora di provare, con la persona giusta.

 

Tuttavia, durante le feste, quelle di Natale in primis, questo “desiderio” di avere qualcuno vicino si acuisce ancora di più. Sarà per le persone che girano per negozi alla ricerca di un regalo speciale per il compagno, saranno le coppiette che passeggiano abbracciati sotto le luci di Natale – che li rendono più belli di quanto in realtà siano – ma a Natale sento la mancanza di qualcuno.

 

Scuoto la testa e mi avvio a piedi verso la Dalton, fortunatamente poco distante da qui, ancora sovrappensiero.

Quanto mi piacerebbe avere qualcuno che si disperi per trovare il regalo adatto a me, e che io mi disperi a mia volta; avere qualcuno da stringere sotto le illuminazioni fastose del centro luccicante, da baciare sotto il vischio non solo perché tradizione, ma perché lo amo davvero. Qualcuno che mi faccia apprezzare ancora di più questa festa per cui vado matto fin da bambino. 

 

Nel giro di dieci minuti arrivo a scuola, mezzo congelato, con la punta del naso arrossata e le labbra screpolate – dovrei seguire i consigli di Kurt, quando mi dice di portarmi dietro un burro cacao, che non è solo per le femmine; credo che se mi presentassi adesso a qualcuno non farei di certo una buona impressione!

 

Socchiudo gli occhi, beandomi del calore presente, poi mi riscuoto e mi avvio su per le scale, diretto alla mia stanza; magari riesco a convincere Kurt a vedersi un film con me, anche se dubito di riuscire a distoglierlo dallo studio. Si sta davvero impegnando molto per questi ultimi compiti: credo voglia fare buona impressione, soprattutto a casa. Già che i suoi sono costretti a pagare la retta di una scuola facoltosa come la Dalton, penso voglia ringraziarli prendendo dei bei voti; tuttavia ho l’impressione che Burt e Carole si accontenterebbero di vederlo felice; e di questo non devono preoccuparsi. Da dopo le Provinciali Kurt sembra essersi sciolto parecchio.

 

Apro la porta della camera con fare teatrale, sperando di trovarlo accoccolato sul letto, circondato da libri, ma non c’è nessuno. Mi incupisco appena: dove può essersi cacciato?

Tolgo il cappotto e lo poso sulla sedia, poi sfilo i guanti e mi dirigo in bagno a lavarmi le mani, facendo scorrere per un po’ l’acqua tiepida sulle mie mani infreddolite.

 

Esco dal bagno, quasi sperando di trovarlo magicamente lì, ma ovviamente non c’è; nonostante l’acqua aperta, l’avrei sentito entrare. Decido di mettermi alla sua ricerca: avrei da studiare, lo so, ma prima preferisco sapere dove si trova. Voglio dirgli dello spettacolo!

 

Mi chiudo la porta della mia camera dietro le spalle e mi avvio per il corridoio, mentre altri ragazzi, non appena mi vedono, mi salutano o si fermano a scambiare qualche chiacchiera; io ascolto tutti, come al solito, ma cerco di scrollarmeli di torno il più in fretta possibile. Davvero non capisco perché tutta questa attenzione nei miei confronti: è vero che ero il solista alle Provinciali e abbiamo vinto, quindi molti penseranno che è merito mio. In parte è vero, ma non sarei nulla senza i miei usignoli dietro.

 

Fortunatamente intravedo Wes al fondo del corridoio e mi precipito subito da lui.

«Wes

«Nano maleficamente ingellato, dimmi!» mi saluta lui, simpatico come al solito.

 

Sbuffo e incrocio le braccia, deciso a difendere a spada tratta i miei capelli.

«Stanno bene così, Wes! Non vedo perché discuterne sempre.»

«Come vuoi.» fa un cenno con la mano, come se stesse scacciando via una mosca fastidiosa – credo che in questo caso sono io la mosca fastidiosa, o per lo meno il mio commento.

 

Decido di soprassedere per questa volta – devo trovare Kurt, ho bisogno di dirgli dello spettacolo! Wes mi nota mentre saltello da un piede all’altro e alza gli occhi al cielo.

 

«Oh Blaine, ti prego, perché sei così eccitato? E se mi rispondi che hai trovato un gel ancora più potente di questo giuro che ti disconosco come amico!»

Sbuffo, stizzito «Smettila di prendertela con i miei capelli! Piuttosto, sai dov’è Kurt? Voglio dirgli che…» faccio una pausa di sospensione, per creare l’atmosfera.

 

«Che lo ami!»

«Che lo vuoi sposare!»

«Che… non lo so…»

 

Mi giro e vedo di fronte a me gli altri pazzi dei miei amici, Jeff, Nick e Flint. Li guardo, sconvolto, mentre apro e chiudo la bocca come un pesce rosso; ma che cosa ho fatto per meritarli?!

“Voglio dirgli che mi hanno ingaggiato per lo spettacolo di Natale di King’s Island…» dico, abbattuto.

 

Non capisco perché continuino a pensare che tra me e Kurt ci sia qualcosa; d’accordo che anche io per un po’ sono stato confuso, ma negli ultimi tempi ho capito di non provare nulla per lui che vada oltre l’amicizia. Il desiderio costante di averlo vicino è dettato solamente dal fatto che è la persona con cui mi sia mai trovato meglio in tutta la mia vita: è il mio migliore amico, semplicemente.

 

I miei amici – se così si possono definire – iniziano a saltellare per il corridoio, tenendosi per mano e dandomi pacche sulle spalle, complimentandosi con me. Non posso fare a meno di sorridere per la loro euforia.

 

«Beh, comunque, avete visto Kurt?» chiedo dopo qualche minuto di saltelli e occhiatacce da parte di Wes, che si domanda dove sia finito David, l’unico in grado di capirlo.

«Sì, è sotto che studia… storia mi sembra.» Mi risponde Flint, grattandosi la testa, sovrappensiero.

«Oh ok, allora non lo disturbo magari…»

 

So quanto Kurt faccia fatica a studiare storia, come d’altronde tutti gli allievi di questa scuola; il professor Rourke è davvero severo, soprattutto con i nuovi arrivati: dice che devono essere temprati fin da subito. Anche io l’anno scorso ho dovuto subire lo stesso trattamento.

 

«Invece credo che tu debba andare Blaine.» Dice Wes, assumendo un’aria preoccupata.

Improvvisamente mi preoccupo anche io: e se Kurt fosse di nuovo triste? Non voglio, non dopo tutto l’impegno che ci abbiamo messo per fare in modo che si sentisse a suo agio qui.

«E’ di nuovo triste?» chiedo di fretta, il tono di voce improvvisamente serio.

 

Nick scuote la testa sorridendo, divertito chissà da cosa, e mi mette un braccio intorno alle spalle.

«No, stai tranquillo, nostro cavaliere senza macchia! Sta solo studiando troppo… prima c’eravamo io e Jeff con lui, ma ci ha cacciati via dicendo che facevamo troppo rumore.»

 

Tiro un sospiro di sollievo dopo le sue parole: Kurt sta bene.

«Sfiderei chiunque a studiare con voi due presenti!» dico, indicando i diretti interessati.

«Blaine, non distrarti! Sei l’unico che riuscirebbe a distoglierlo dallo studio; perciò è tuo dovere fare qualcosa prima che ci snoccioli a memoria tutto il libro di storia!» dice Wes, agitato.

 

Già, ma che fare? Improvvisamente mi viene in mente un’idea; così potrei dirgli dello spettacolo e contemporaneamente farlo distrarre un po’. Oh sì, Blaine Anderson, tu sei un genio!

Senza dire niente, faccio dietrofront e mi precipito in camera, uscendo poi con un grosso stereo con dentro già la traccia della canzone.

 

I miei amici, non appena mi vedono, alzano gli occhi al cielo contemporaneamente – sarebbero quasi inquietanti se non avessero perennemente quell’aria da idioti giocherelloni che sono.

 

«Figurati se non se ne usciva con quel… robo!» dice Jeff sbuffando.

«Oh dai ragazzi, potreste cantare anche voi! Venite a darmi una mano.» Li supplico io.

«Che canzone è?» chiede Flint, incuriosito.

«Baby, it’s cold outside di Dean Martin.»

 

Loro a quel punto si scambiano delle strane occhiate e dei sorrisetti che non riesco a decifrare.

«Oh no, per questa volta passiamo.» Dice Wes con uno strano sorriso.

«Ok.» Dico dispiaciuto, ma mi riscuoto subito, salutandoli e dirigendomi verso l’aula studio, sperando che ci sia solo Kurt.

 

Dietro di me li sento ridacchiare; io ci rinuncio. Non riuscirò mai a capire quei ragazzi!

 

 

~∞~

 

 

Non ho neanche ancora cominciato a cantare, né lui, che già mi sento completamente diverso rispetto a com’ero alle prove. Sento un brivido scendere lungo la schiena e so che tutto adesso sarà più naturale. Forse il problema non è solo la voce di Susan, ma sono anche io: con lei non sono così sciolto.

 

 

I really can’t stay – Baby it’s cold outside
I’ve got to go away – Baby it’s cold outside
This evening has been – Been hoping that you’d drop in
So very nice – I’ll hold your hands, they’re just like ice
My mother will start to worry – Beautiful, what’s your hurry
My father will be pacing the floor – Listen to the fireplace roar
So really I’d better scurry – Beautiful, please don’t hurry
Well Maybe just a half a drink more – Put some music on while I pour

 

E infatti, non appena iniziamo a cantare, tutto si fa più semplice: estremamente più semplice. Non che durante le prove non sia “teatrale”, è solo che adesso sono molto più rilassato. Inoltre so di aver appena compiuto una buona azione: ho distratto Kurt dai compiti. Sinceramente non pensavo sarebbe stato così semplice. Ma d’altronde i ragazzi l’avevano detto che io sarei stato il solo a poterlo distrarre.

 

Sembrava così felice quando mi ha visto, ma mai quanto lo sembra adesso. Ha gli occhi che luccicano, le labbra rosse, così come le guance, e si sta sottomettendo al testo della canzone, volteggiandomi intorno e recitando con me. È incredibile quanto siamo affiatati.

 


The neighbors might think - Baby, it's bad out there
Say, what's in this drink - No cabs to be had out there
I wish I knew how - Your eyes are like starlight now
To break this spell - I'll take your hat, your hair looks swell
I ought to say no, no, no, sir - Mind if I move a little closer
At least I'm gonna say that I tried - What's the sense in hurting my pride
I really can't stay - Baby don't hold out
Ahh, but it's cold outside

 

Sento un altro brivido scendermi lungo la schiena quando mi avvicino a lui, mentre nello stesso momento cerco di memorizzare ogni azione che sto facendo per poterla poi riproporre domani con Susan; anche se credo sia del tutto inutile, dal momento che non sto decidendo cosa fare, sto soltanto facendo. Con Kurt è davvero tutto più semplice.

 

Mi rendo improvvisamente conto che è la prima volta che cantiamo insieme, solo noi due: e cosa dicevo prima? Che siamo affiatati. Così come lo siamo come amici, lo siamo anche come… artisti – come ci ha definiti lui prima.

 

Ha una voce stupenda: lo avevo già notato durante l’audizione, ma adesso sembra quasi migliore. Si compenetra alla perfezione con la mia. Sento una scarica di euforia invadermi di nuovo il petto: forse è un pensiero un po’ megalomane, ma sembriamo nati per cantare insieme. Le nostre voci si fondono, senza che sia l’una a prevalere sull’altra: da sole sono portentose, insieme fanno faville.

Credo di non aver mai cantato così bene in tutta la mia vita.

 


I've got to go home - Oh, baby, you'll freeze out there
Say, lend me your comb - It's up to your knees out there
You've really been grand – I thrill when you touch my hand
But don't you see - How can you do this thing to me
There's bound to be talk tomorrow – Think of my life long sorrow
At least there will be plenty implied - If you caught pneumonia and died
I really can't stay - Get over that old out
Ahh, but it's cold outside

 

Non posso fare a meno di guardarlo: è quasi… abbagliante… per quanto è felice. Si vede lontano un miglio che ama cantare, che è nato per farlo. Sono estremamente felice di avergli regalato un po’ di serenità; di certo lui l’ha regalata a me. Perché farsi problemi e volere un fidanzato, quando ho un amico come Kurt?

 

Seduto accanto a lui sul divano, dopo avergli galantemente fatto cenno di sedersi per primo, durante l’acuto finale, ho sentito per la prima volta l’atmosfera natalizia. Sarà stata la canzone, le stelle di Natale, la neve che cade fuori dalla finestra, oppure sarà stata la voce di Kurt, i suoi occhi luminosi e il sorriso che mi ha rivolto alla fine, ma soltanto ora posso dire che sì, il Natale è finalmente arrivato.

 

   
 
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