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Autore: Elis Alike    27/08/2011    0 recensioni
"Sono vuota. sono qui che aspetto. lascio che i giorni mi scorrano addosso e mi consumino. E ogni tanto ce la faccio. a sorridere. A volte anche per giorni interi. a volte ce l'ho la forza di ignorarli quei chiodi. altre volte sono più forti loro." Questa è la storia di un cuore che si spezza.
Genere: Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Folle, masse di gente compresse davanti a binari di treni in partenza o in arrivo, una calca di odori e valige, di tacchi a spillo, e borse firmate, di cravatte e 24ore, blocchi compatti di giovani solitari con uno zaino in spalla, in fuga da una Milano piovosa, la Milano città della droga dabbene, delle urla dei clacson di gente sempre troppo di fretta. rumore, rumore di voci metalliche dagli autoparlanti "il treno frecciarossa, proveniente da Torino Porta Nuova…" "mi dispiace..." "..delle ore 15 e 10 per Roma Termini è in partenza dal binario 10…" "ma non sono pronto.." "..ferma a Bologna Centrale, Firenze Santa Maria Novella e arriverà alle ore 18 e 15 minuti…" "…cerca di capire, non riesco a prendermi la responsabilità di una relazione.." "…i signori passeggeri sono invitati a disporsi sui binari in base al numero della carrozza indicato sugli appositi pannelli" "…è finita" . Silenzio. E tutto sparisce. Spariscono le valige. Spariscono i tacchi a spillo. Le borse firmate. Spariscono le cravatte. Le 24ore. Spariscono i giovani solitari. I loro zaini. Sparisce la pioggia di Milano. Quel suo cielo grigio. Spariscono le grida dei clacson. La gente troppo nervosa. Sparisce il rumore della voce metallica. E le destinazioni dei treni. "dai vedrai, non è la fine del mondo…starai bene" "lo so" " adesso vai, se no perdi il treno" " adesso vai se no perdi il treno" "adesso vai se no perdi il treno" e uscirò dalla tua vita così? con un ultimo bacio dato a labbra strette sul ciglio di un treno che già si allontana. E le piangerò tutte le mie lacrime, accantonata sulla soglia di quel portellone ora chiuso, nella tratta Milano-Bologna, usciranno senza preoccuparsi di darsi un contegno, come un temporale estivo che se ne sbatte, come i cieli in montagna in mezzo alla tempesta. Non cercherò neanche di soffocarle le mie vecchie nemiche, la vergogna nemmeno ci proverà ad uscire, e non le sentirò le voci degli inservienti preoccupati, o dei passeggeri che si sporgeranno curiosi dai sedili per vedere che cosa succede, e neanche quella compita del controllore. Le lascerò uscire tutte, magari sperando che portino via tutti i ricordi. I ricordi. Fleshback di sorrisi e gioia. Si stagliano impietosi e imponenti come chiodi nel tuo cervello. filospinato di risate. pugni allo stomaco i baci. E tu crocifissa nel calore degli abbracci. carezze.notti di amore.sguardi. Ti lasci frustare masochista come sei e te lo ricordi.te lo eri detto -ho paura dei momenti felici di adesso, domani potrebbero essere spine di ricordi nei nostri cuori spezzati- E adesso eccotele le spine, cara mia, e adesso guardateli bene i tuoi ricordi mentre li estrai ad uno ad uno. artigli stretti in una morsa attorno al tuo cervello.al tuo stomaco,ai tuoi polmoni. Recupera un po' d'aria. adesso tuffati. Tratta Bologna-Firenze. nei ricordi. ero ubriaca, la prima volta che ti ho visto, ero ubriaca, eccolo lì il ricordo sfuocato. Strano come i visi cambino, il primo ricordo del tuo viso, mi mostra una persona completamente diversa da te, come se l'estraneità si conservasse nella memoria. 4 attacchi di panico quella sera. E poi tu. E le mie parole affogate nell'alcool. -scusa sono ubriaca, non volevo, volevo essere sana, per conoscerti, e farti una buona impressione. scusasonoubriacanonvolevovolevoesseresanaperconoscertiefartiunabuonaimpressionescusasonoubriacanonvolevovolevoesseresanaperconoscertiefartiunabuonaimpressionescusasonoubriacanonvolevovolevoesseresanaperconoscertiefartiunabuonaimpressione. Scusa, non volevo, giuro- e la tua iniziale diffidenza.la mia sfacciataggine.la mia sfacciata insistenza.e il tuo guardarmi strano.4 attacchi di panico.e il mio continuare a bere per alleggerire la tensione. Quel viaggio in macchina, ricordo la tua schiena.quella maglietta marrone chiaro.la prima volta che l'ho toccata quella schiena. massaggiata.dicevi che era stato allora che le mie manine ti avevano stregato.la tua fattucchiera vichinga. e poi in quella casa così grande, il tuo buffo modo di ballare al ritmo di musiche africane.tu che ti rolli una canna.io che improvvisamente ho voglia di fumare. scendere le scale insieme.i sorrisi dei nostri amici alle spalle, che già avevano capito tutto.prima di me e di te. il freddo.la campagna.il freddo delle 3 del mattino. di quelle stelle in un cielo spoglio di nuvole. l'odore acre di erba.quello secco della mia sigaretta. il mio poco cauto allungare la mano.sfiorarti la nuca.le tue labbra.il calore che passava dalle tue alle mie e ritorno.il dolce oblio di due organi che pompano troppo in fretta. ci siamo chiusi in bagno -cosa mi hai fatto? sono completamente cotto?…cosa mi hai fatto?- non ti ho risposto. baciarti in quel bagno.baciarti e lasciarmi baciare in quel bagno. baciarci fino al mattino.e lasciarci andare solo perché il sonno ci urla dentro. andare a dormire ancora inconsapevole.felice. svegliarsi.sciacquarsi il viso per lavare via la stanchezza.scendere le scale che già il cuore si fa sentire.vederti in cucina. sentire le guance rosse e abbassare lo sguardo.uscire.avere improvvisamente bisogno d'aria.aprire la porta. sapere che mi hai seguito ma aspettare ancora un po' prima di voltarmi.dirti buongiorno.sorriderti.sorridere ancora di più quando ricambi il mio sorriso.sentire il cuore esplodere quando mi baci.troveremo un modo hai detto.tornerò sicuramente in toscana. La tua telefonata improvvisa quella sera. io chiusa nella mia stanza. chiusa nella mia testa come sempre.e la tua voce che usciva da quell'aggeggio elettrico "sono a Cecina". e sentire il cuore sparire per un attimo.inciampare. Sono rimasta sveglia per tutta la notte. volevo cucinare una torta. Ero felice. la mattina a scuola. la testa altrove. le mani che disegnano punti interrogativi. che li incidono sul banco. la voce del prof che cerca invano di riportarmi all'attenzione. Quel viaggio in pullman. una 30 che sembrava non finire più. andare avanti e indietro su quel pullman. il voler tornare indietro. scappare via. come faccio sempre. e il restare. Aspettarti in quella rotonda buia a Pomarance. aspettarti col cuore in gola e una torta in mano. aspettarti per oltre un ora perché tu eri venuto a prendermi a Saline. Quando ti ho visto mi hai fatto paura. Entrambi così imbarazzati. il rosso vivo sulle mie guance quando con mani tremanti ti ho dato la torta. mi sono sentita completamente deficiente. se solo riuscissi a ricordarmi che sapore avevano quei baci. non ricordo neanche più il tuo odore. le cose più importanti spariscono per prime. Mi facevi paura. la tua fame di me. la mia improvvisa prudenza. la voglia di non avercela. E il tavolino di quel bar così pieno di cibo.la tua birra.il mio prosecco. il tuo chiedermi "quanti anni hai?" e restare stupito dalla mia risposta. Parlare di Miyazaki. di Pollok che a te non piace. dell'arte medioevale e del perché l'adori. E tutto qui stampato in mente. ogni parola. ogni immagine. chiodi che non vanno via. chiodi che arrugginiscono. e il sentire la pelle del cervello che si lacera e si stacca e cade a pezzi. e dirmi beh magari quando non resterà più pelle. magari smetterà di fare male. Sono vuota. sono qui che aspetto. lascio che i giorni mi scorrano addosso e mi consumino. E ogni tanto ce la faccio. a sorridere. A volte anche per giorni interi. a volte ce l'ho la forza di ignorarli quei chiodi. altre volte sono più forti loro. e non so cosa fare. vorrei chiudermi in una stanza e urlare di andarsene. di uscire. vaffanculo. Immobile assisto inerme al disfacimento lento dei giorni. che si susseguono tutti uguali. e vorrei solo distruggermi.
  
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