Storie originali > Nonsense
Segui la storia  |      
Autore: Portatrice sana di sogni    27/08/2011    2 recensioni
Un desiderio, una necessità. Un mondo diverso. Una vendetta sicura.
Genere: Fantasy, Introspettivo, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Gender Bender, Incompiuta
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

La ragazza trotterellava svagata sotto il bel sole splendente.

Da quando avevano cambiato le valvole l’ultima volta il globo si accendeva sempre più luminoso.

Poco avanti a lei, un cagnolino di pezza si lasciava scorrazzare da due bambine di fil di ferro. Dei ragazzi-giglio scherzavano con una bambola di porcellana, la tenue risata soffocata dallo strombazzare delle macchine a molla.

Un vecchietto composto di orologi ticchettanti attraversava la strada appoggiandosi ad un alto ragazzo squamato.

La ragazza entrò in un bar, appese il mantello ai rami di una delle donne-betulla all’ingresso e si arrampicò su uno dei treppiedi del bancone.

L’elegante gatta che le porse la miscela di rum e ambrosia le rivolse un’occhiata fugace, prima di rivolgersi all’androide che era appena entrato in compagnia di una ragazza di bolle. Un gatto venne a strusciarsi tra le lunghe calze grigie della ragazza seduta al banco, le lattine del suo corpo che tintinnavano argentine. La giovane si chinò ad accarezzarlo, ma un’ombra lo fece fuggire.

Un orsacchiotto di corde le si era avvicinato. sussurrò qualcosa all’orecchio appuntito e scomparve nella via.

La giovane si ricompose, distese la lunghe braccia fino a toccare la faretra appesa a tracolla.

Sul viso comparve un sorrisetto di impazienza. Mancava poco ormai.

Come suo solito, prese ad in silenzio i movimenti pacati dei cittadini che, giorno dopo giorno, tiravano avanti la loro esistenza.

Ognuno di loro aveva una personale storia da protagonista da raccontare, lo sapeva bene.

Semplicemente, era troppo presa dalla propria per ascoltare la loro.

Per questo scese indifferente dal sedile quando un borioso farfallone dagli occhiali allungati si avvicinò a lei.

Un’occhiata e fu fuori dal caffè, il mantello che svolazzava sospinto dalla calda brezza serale.

La luce era cambiata, si doveva essere rotto un faretto. Il sole aveva due sole modalità ormai: on, off. Giorno, notte. Niente più alba, niente più tramonto. Cambiamenti netti e bruschi, via ogni indecisione e via di mezzo.

Come la sua vita.

Si guardò in giro. La ragazza di porcellana non c’era più, e i ragazzi-giglio si erano spostati su di un muretto diroccato, passandosi un lungo tubo di legno dal quale aspiravano luci colorate e note musicali.

Sorrise.

Era da molto che non provava lo stup-up, più o meno dall’inizio di tutta quella sporca faccenda.

Oltre ai ricordi amari, le era rimasta una cicatrice sullo zigomo, sottile, che non faceva altro che risaltare i grandi occhi lilla, sottolineati dai capelli ricci e scuri che incorniciavano il viso, nascosto parzialmente da una mascherina brillantinata.

Un solco le si disegnò sulla fronte, persa in immagini cupe e indimenticabili.

Si riscosse solo quando un topolino le tagliò la strada. Dall’alto dei suoi trampoli le diresse un gesto di scuse, prima di infilarsi in una bottega di emozioni take-away.

La ragazza riprese a camminare, gli anfibi che risuonavano pesanti sul marciapiede di margherite. Percorse gli ultimi metri con addosso un piacevole senso di inquietudine.

Giunta alla porta intarsiata di legno e cristallo scosse le spalle imprigionate nei veli del corsetto ed entrò decisa. Il dolce canto di una campanula annunciò il suo ingresso.

Da dietro i suoi alambicchi colorati, il Sonnatore si drizzò a guardare la nuova venuta.

Osservò la sciarpa rossa svolazzante, il mantello scuro, il corpetto stretto che si perdeva nella gonnella a balze, ma soprattutto sondò a lungo i profondi occhi lilla che non accennavano ad abbassarsi.

“Benvenuta. Posso aiutarti?”

“Ho bisogno di un sogno.”

“Sei nel posto giusto. È per te o per qualcun altro?”

“È un regalo, molto speciale.”

“Molto bene. È una moda molto utile, si regala la possibilità di vivere per una notte qualcosa di irrrealizzab… ”

Lo sbuffo della ragazza troncò la nascente conversazione.

“Capisco. Come lo vuole confezionato?”

“In una bolla di sapone.”

L’ometto sparì nel retro, veloce sulle otto gambette. Tornò poco dopo, sospingendo una bolla grande quanto il suo viso.

“Cosa deve contenere?”

“Me.”

La risposta secca fece alzare lo sguardo dell’ometto.

Il ghigno amaro della giovane lo congelò.

Solo allora si accorse dei pugnali ricurvi che luccicavano ai suoi fianchi, nascosti dal mantello. Le punte dalla faretra sbirciavano minacciose dalla spalla.

Dagli occhi era scomparsa qualsiasi traccia di incertezza, sostituita da una furia gelida e determinata.

L’ometto si accartocciò sul suo lavoro.

Mentre con le quattro mani più corte dipingeva sulla superficie della bolla il ritratto perfetto della giovane, con le altre due preparava l’incarto.

Chiuso da un fiocco rosso, l’ordine fu pronto in pochi istanti.

“Per un lavoro del genere mi devi quattro ore della tua vita.”.

“No.” Fu l’imperioso ordine.  “Niente di imperfetto. Quando avrò varcato la soglia, dovrai prendere il mio Respiro. Trasferiscilo nella bolla e consegna il pacchetto a questo indirizzo.”

Fece scivolare sul ripiano uno strappo di carta corredato da una foto.

“Assicurati che sia lui ad aprire il pacchetto. Dopodichè avrai tutte le mie ore come pagamento. È sufficiente?”

L’ometto annuì lentamente.

L’ultima cosa che vide di lei furono le spalle che si avviavano verso la porta, ma non poté mai dimenticare il sorriso soddisfatto e malvagio dipinto sulle labbra scarlatte. 

  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Nonsense / Vai alla pagina dell'autore: Portatrice sana di sogni