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Autore: Medleine B    29/08/2011    2 recensioni
E' una storia autobiografica
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo I

E' una giornata di inzio primavera come tutte le altre qui a Mondragone, come al solito aspetto il suono della campanella mentre mi perdo nel guardare il paesaggio di montagna che si vede dalla finestra della mia classe; sono troppo presa dai miei pensieri, dai miei problemi per pensare alle parole della professoressa. Ecco, finalmente è finita anche per oggi questa tortura, non fraintendetemi, sono una a cui piace studiare, ma ormai la mia vita è troppo frenetica, troppo euforica, in questi giorni per pensare a studiare.
Come tutti i giorni all'uscita c'era il mio amico ad aspettarmi, forse sarebbe meglio dire migliore amico, visto che lo conosco dalle elementari e gli dico praticamente tutto, si chiama Marco è un ragazzo di media statura, con capelli e occhi castano scuro, molto simpatico;
-Finalmente sei uscita.- mi disse
-Scusa ma la professoressa di matematica ci ha trattenuti in classe-
-Vabene, andiamo che facciamo tardi e poi chi la sente tua madre-
a quella frase mi scappò una piccola risata, mia madre in fatto di orari era molto severa.
-Ciao Matteo- il mio amico salutò un ragazzo, non molto alto con capelli biondi e occhi verde smeraldo che stava appoggiato al muro di fronte l'uscita del liceo, con l'aria di aspettare qulacuno.

Marco mi parlava ma io non lo stavo ad ascoltare, era da tanto che non l'ascoltavo, lui parlava ed io annuivo, gli davo ragione, e dicevo sempre si!
Forse questo è sintomo che la mia vita sta andando a rotoli?
Ormai non scherzavo più come prima, non ridevo più, ero sempre cupa e mi iniziavano a piacere i pomeriggi di pioggia e i film strappa lacrime. Fui distolta dai miei pensieri dalla vibrazione del mio cellulare, ecco come al solito era la mamma, avevo di nuovo fatto ritardo per paranzo...
-Mamma-
-Ma si può sapere che fine hai fatto?- -Sono vicinissima, devo solo girare nel nostro vicolo e sono a casa-
-Vabene allora ti aspettiamo-
-OK, ciao- e riattaccai.
Mi girai verso Marco che parlava ininterrottamente,
-Sono arrivata ci vediamo domani mattina, e non fare tardi ciao-
-Ok, a domani ciao-
Il sole mi stava quasi per accecare, i miei poveri occhi verdi stavano soffrendo, altri pochi passi e sarei arrivata a casa.
Non avevo per niente fame, però dovevo mangiare oppure la mamma si sarebbe arrabbiata come al solito, si faceva in quattro per me, per preparami i miei piatti preferiti, ma più passavano i giorni e più il mio stomaco si chiudeva.
Salii le scale di corsa, entrai, appoggiai la mia borsa sul letto e andai a tavola.
Odiavo stare al tavola, non parlava mai nessuno, d'altronde era sempre stato così sin da quand'ero piccola, ho sempre dovuto imparare tutto da sola, i miei erano bravi solo a farsi perdonare con i regali, tanto da farmi arrivare alla conclusione che il loro amore nei miei confronti avesse un prezzo.
-Mamma non ho fame scusa ma vado in camera-
-Come al solito, vai, vattene nella tua camera, con i tuo libri, ricorda se non mangi, i tuoi libri non li vedrai più-
Non mi girai neanche a guardare il suo sguardo sdegnato mi misi a sedere sul letto e iniziai a studiare, dovevo farlo, miravo alla media dell'otto; la giornata tra il libro di storia e quello di matematica finì; non uscii dalla mia camera neanche per cena.
Ero stanca, volevo dormire, ma un'idea si era insinuata così coraggiosamente, così insistentementi nella mia mente, tanto da farmi restare sveglia fino alle quattro di mattina.
Quell'idea era color smeraldo.

O meglio quegl'occhi erano color smeraldo, ma che ci faceva quel ragazzo fuori il mio liceo, non era uno studente, non l'avevo mai visto, mi dava un non so che... di misterioso, forse nascondeva qualcosa?
Cioè ferma un attimo io ho passato una notte in bianco per pensare chi fosse quel... Mattia, a no Matteo, bah, certo che sto diventando sempre più strana.
E ci manca solo che per colpa di questo qui mi sono dimenticata di dirvi chi sono io.

Allora che dire?
Iniziamo
Mi chiamo Charlotte, ho quindici anni, sono nata il quattordici dicembre 1995, sono alta.. boh! E peso quarantasette chili... nah non mi piace, mica sto facendo il provino per Miss Italia, ok! Adesso mi presento seriamente.

Chi sono io?
Sono solo una subdola osservatrice dell'amore. Il mio cuore ha ancora l'etichetta. Non so che cosa significhi essere innamorata, ma se lo fossi allora l'amore lo potrei paragonare ad un grande scarabocchio; se dovrei dirvi come ci si sente credo di saperlo, si prova un frullato di emozioni, si sorride, si arrosisce, si ride per il nervoso e ci si sente minuscoli se solo il nostro sguardo si incrocia con la persona che ci piace.

  
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