Partecipa al TVGfest con il prompt: Elijah/Katherine: Baciamano
[i
dialoghi dell'ultimo paragrafo sono ripresi pari pari dalla puntata
2x19 "Klaus"]
I suoi colori cupi
Intorno a lei, lo spazio sembra restringersi e, contemporaneamente,
riempirsi di mille colori che non aveva mai visto. Quando prima
usciva di casa, liberando l'anima per qualche ora da quelle mura
piccole e strette, si ritrovava nello spazio aperto, la mente rivolta
solo alla libertà e la voglia di arrivare oltre quei limiti che
la costringevano sotto il dominio del padre. Era tutto così immenso
e misterioso, nascosto oltre i confini dell'orizzonte, che era
persino impossibile immaginare una tonalità diversa da quella del
cielo che incombeva su di lei. Era solo azzurro, poi diventava
arancione al tramonto con chiazze di rosso sangue e, infine, nero. E
così il giorno dopo e quello dopo ancora. Ma era il cielo e quello
non poteva appartenerle. Era lontano, solitario spettatore. La terra,
per quanto immensa, era molto più vicina, e accoglieva i colori più
sgargianti, pieni di tentazioni e bellezze da scoprire. La terra
accoglieva gli esseri umani, accoglieva i sentimenti che Katerina
sentiva palpitare in fondo al cuore come un desiderio chiuso in
gabbia.
Il suo unico colore, quello più rassicurante, proveniva dalla voce
di sua madre. Per lei ritornava, per lei abbassava piano le palpebre
e tagliava via l'orizzonte. Ma la terra, Katerina lo sapeva, si
trovava sotto i suoi piedi. Il desiderio, la tentazione non erano mai
troppo lontani. E lei aveva cambiato colore.
Rosso come la vergogna, macchiata dall'abominio, umiliata
dall'oscurità. I colori che suo padre le aveva strappato di dosso,
dal cuore e dal ventre, per poi lasciarla nel dolore.
La terra, tuttavia, aveva continuato a chiamarla. E il suo cuore
l'aveva seguita.
Adesso... ora è tutto immensamente soffocante, anche tra le mura del
castello in cui è ospite. La musica ispira colori diversi, le mani
delle dame e dei nobili signori che le volteggiano intorno, danzando,
sembrano respirare quel ritmo frenetico, eppure ozioso. I passi di
danza si impongono piano nella sua mente e crede di potercisi
abituare, perché è tutto così affascinante e nuovo. Potrebbe,
forse, persino sopportare quello schema prestabilito che
rende la vita al castello così monotona e sempre uguale. Ma non ancora:
per lei, nuova a quel mondo, l'ozio non è neanche contemplato.
E' giovane, Katerina, ed è sicura che ci sarà altro per lei.
Sorride, travolta dal ritmo come tutti gli altri.
La gente sussurra, parla, le dame vengno ammirate, i signori le
osservano e distribuiscono dolci parole, promesse incantate che
Katerina sogna di notte, immaginando una voce il cui volto è ancora
celato alla sua mente.
Forse le basterebbe voltarsi e lo vedrebbe. Sorride mentre quel mondo
di possibilità si schiude come un fiore davanti a lei e la paura per
quella grandezza si appiattisce come un'ombra contro il suo cuore. E'
la paura di un desiderio troppo grande che improvvisamente comincia
ad avverarsi. Le stringe il respiro e riempie i suoi occhi di colori
brillanti, quasi accecanti.
Accarezza con il pensiero il colore di sua madre – il colore della
terra familiare, fidata – e poi si apre a quel mondo nuovo.
“Perdonatemi, mi ricordate qualcuno.”
Quando gli occhi scuri del Lord di cui è ospite, che l'accoglie per
primo in quel castello di misteri, si posano su di lei, Katerina non
trattiene un brivido. Non lo identifica, se lo lascia scorrere
addosso come una sorta di benvenuto. Lo sente riverberare come luce
sulla sua pelle quando lui, con una delicatezza che la sconvolge e
l'affascina, le prende la mano e l'avvicina alle labbra.
“E' un piacere, mio signore.”
Un bacio, un segno di raffinatezza ed eleganza. Nonostante in quel
mondo l'educazione ne abbia fatto un gesto abituale, Katerina non
impedisce – come potrebbe? - al suo cuore di sussultare.
“Il piacere è mio.” la sua voce si spegne per un attimo, mentre
i suoi occhi si accendono ancora di curiosità. “Katerina.”
Pronuncia il suo nome quasi come se fosse una domanda, ma lei non lo
nota, ancora affascinata da quel gesto. La gentilezza, Katerina, l'ha
sempre tenuta in considerazione come la migliore della qualità. Per
questo, aguzzando la vista le sembra che i colori del Lord Elijah
somiglino a quelli di sua madre, intrisi di una premura e di una
gentilezza che la fanno sentire al sicuro. Protetta.
Eppure quei colori sono più cupi, pieni di malinconia e di un
sentimento che l'hanno già stregata. Non lo percepisce come amore,
né come qualcosa di travolgente e capace di farle perdere la
ragione. E' come la terra intorno alle mura di casa, quella che può
toccare con la punta dei piedi e che non si sgretolerà, non la
lascerà cadere in un baratro misterioso. Non si spinge oltre i
confini che non può vedere, ma si avvolge di una penombra che
Katerina potrebbe illuminare e scoprire con la più debole delle
luci. Ma non lo fa, perché il richiamo della terra immersa nel
mistero è ancora forte dentro di lei.
Lo sguardo del Lord persiste, come una carezza cieca. Katerina gli
rivolge
un sorriso e, ancora, rimane calma.
E' un sentimento sereno, come un germoglio che si affaccia per la
prima volta al sole, spinto da una forza che appena comprende. Spinto
verso ciò di cui ha bisogno.
Verso la salvezza.