Fanfic su artisti musicali > Adam Levine
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Autore: moveslikelevine    30/08/2011    2 recensioni
Una giornata con i Maroon 5. Adam, Jesse, James, Mickey e Matt alle prese con i loro impegni, tra concerti e interviste.
Una storiella idiota, dove io mi impersono in Mr. Levine, addormentato e sbadato. Spero che almeno vi faccia divertire. E poi mi direte se vi piace!
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-Adam! Adam, muoviti è tardi!-
Mi sveglio di scatto –Ma che?- guardo la sveglia, sono le cinque e mezza.
-Cazzo- mi alzo e mi vesto velocemente, faccio cadere praticamente tutto quello che c’è appoggiato sulla scrivania.
-Ma stai bene?-
-Sì, due minuti e sono pronto- Jesse è fuori che mi aspetta, abbiamo un’intervista alla radio, alle sette, credo, non mi ricordo.
Esco e Jesse è in macchina.
-Buongiorno eh-
-Buongiorno? No dico: buongiorno? Hai presente che ore sono?-
-Sì appunto, hai presente? Dobbiamo essere là per le sette, prega che il traffico di Los Angeles sia clemente stamattina, o arriviamo tardi e l’intervista la fanno i 3/5 dei Maroon 5.
-Gli altri sono già partiti?-
-Più di mezz’ora fa-
Ma come mi sveglio? Come la faccio l’intervista? Io sto dormendo, Cristo.
-Alza, alza, alza!- ruoto tutta la rotella del volume.
Jesse comincia a ridere.
-I got the moves like Jagger, I got the mooooves like Jagger- comincio a cantare, magari così mi sveglio.
-Cioè ma con certe canzoni spacchiamo davvero i culi- continuo
Jesse adesso sta morendo dal ridere e non risponde neanche, annuisce.
Okay c’è traffico.
-Dove cazzo va la gente alle cinque e – guardo l’ora –e trentadue, di sabato mattina?- dico.
-Non ne ho idea-
-E’ snervante, gira di qua che facciamo prima- e mi fiondo sul volante per girare.
-Stai fermo dai- e Jesse mi toglie la mano.
Ad un certo punto, mi rendo conto che non ho la minima idea di dove siamo e spero che Jesse invece abbia la situazione sotto controllo.
-Ma adesso dove giro?- dice, facendo crollare le mie speranze.
-Erm…-
Si gira e mi fissa –Stai scherzando? Mi hai detto tu di girare!-
-Okay ma non conosco questa zona-
-Cioè e hai il coraggio di andare in giro a dire: “Io, Adam Levine, nato e cresciuto a Los Angeles, si, amo questa città, la conosco come le mie tasche” già proprio così.
Mi metto a ridere perché sta perdendo la pazienza -Uno: io non parlo così, due: non ho mai detto la frase “la conosco come le mie tasche”-
Fruga nel portaoggetti e tira fuori il navigatore, digita la via e alle sette meno un quarto riusciamo ad arrivare a destinazione.
Gli altri sono già là, pronti con i microfoni e le cuffie.
Facciamo quella benedetta intervista, il tizio che mi parla riesce ad avere il braccio più tatuato del mio, wow; le solite domande, gli altri vedono in che condizioni mi trovo e mi danno una mano, amo i miei ragazzi.
E intanto mi chiedo chi mai ascolterà la radio a quest’ora, è sabato, santo cielo, la gente dorme, sì la gente normale dorme, io no.
Dopo circa un’ora l’intervista finisce finalmente e decido di offrire un caffè a tutti.
-Dormito bene?- mi dice Mickey ridendo.
-Soprattutto essere svegliato dalle urla di QUALCUNO- mi giro verso Jesse –alle cinque e mezza, cioè le cinque e mezza significano: pieno coma.-
Matt mi batte la mano sulla spalla –Dai che in aereo ti riposi-
Mi ero completamente dimenticato: stasera concerto a New York.
-A che ora è il volo?- chiedo
-All’una- dice James e noto che anche lui non ha una faccia sveglia.
Mi addormento su un divanetto e mi risveglio quando mi dicono che dobbiamo andare all’aeroporto.
D’istinto prendo il cellulare, c’è un messaggio: è Anne.
“Ma dove sei?”
Merda. E’ da tre giorni che non la vedo, le avevo detto che potevamo uscire insieme oggi.
Le invio un messaggio per spiegarle tutto…si arrabbierà…ma poi le passa.
Saliamo tutti in macchina con Matt e ci dirigiamo verso LAX.
Appena entriamo vedo un gruppo di ragazzine che si fiondano verso di noi, non capisco neanche quello che stanno dicendo, eccetto una specie di “Adam, Adam, Jesse, James, no aspetta Matt, ehi Mickey!!” ma intuisco che vogliono fare una foto, ce la sbrighiamo con un paio di foto e un paio di autografi.
Sto pensando a Makes Me Wonder, mi guardo in giro e mi ricordo le scene del video girate lì.
Chiamano il nostro volo e ci imbarchiamo.
Salgo piano gli scalini, no, mi mancherà Los Angeles, ci penso tutte le volte che salgo su un aereo e mi allontano da qui.
Mi siedo vicino all’oblò, di fianco a me c’è Jesse, dietro gli altri.
C’è una hostess che non capisco se sta sfilando e se sta facendo il suo lavoro.
Sto ancora pensando a Makes Me Wonder.
Una pacca sulla nuca mi fa rendere conto che A. sto fissando le gambe della hostess, e B. mi ricorda che ho una ragazza. –Eddai!- Jesse ride e anch’io.
Ci mettiamo a dormire, e questa volta crollano anche gli altri.
Mi sveglio quando atterriamo. Eccoci a New York.
Respiro aria…di New York…sa tutto così di New York… e di Knicks, sto per riprendere gli scalini e tornare sull’aereo, ma quel briciolo di buon senso che mi rimane mi obbliga ad andare avanti.
Appena ci assestiamo, iniziamo subito a provare, nonostante abbia dormito poco, mi sento carico, spaccheremo i culi anche stasera.
E così facciamo, luci pronte, noi pronti, perfetto si parte.
 
Usciamo mentre la gente sta ancora applaudendo.
Mi rendo conto che è stato uno dei nostri più bei concerti dell’ultimo periodo.
Sto ancora pensando a quella ragazza che cantava She Will Be Loved, sembrava la ragazza descritta nella canzone, no, non c’è nessuna descrizione nella canzone, ma quella ragazza mi ricorda lei.
Mi faccio portare un panino pieno di roba, non so di preciso, quello che c’è dentro.
Poi abbraccio gli altri –Fantastici anche stasera… vi voglio bene, ragazzi- non so neanche come mi escono ‘ste frasi a volte, sarà la stanchezza.
Vedo che mi guardano e hanno un sorriso stupido stampato sulla faccia.
-Cosa c’è?-
-Ma ti sei visto?- mi dice Matt continuando a sorridere
-No, cioè, cosa?-
Scoppiano a ridere –Vai a dormire, Adam, hai una faccia, la stanchezza ti invecchia di dieci anni!-
-E io che mi spreco con frasi profonde- Alzo elegantemente il dito medio e vado a cercare qualcuno che mi dica dove posso andare a dormire. 

  
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