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Autore: tippy    30/08/2011    11 recensioni
“Non sei mai stato mio... consulente, intendo”
Il sorriso del mentalista si allargò: “Oh sì, che sono tuo... Più di quanto tu creda...”
Genere: Erotico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Jane/Lisbon
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Okay, ho fatto un sogno in cui Teresa e Patrick avevano un incontro abbastanza hot, e così ho pensato di sfruttare il suggerimento dei miei ormoni impazziti per scrivere una oneshot. Non è niente di che ma spero vi piaccia!



“Jane, ti voglio nel mio ufficio! SUBITO!”, Teresa era ormai abituata ai colpi di testa di Patrick Jane. Il mentalista riusciva sempre a inventarsi qualcosa per aiutare il CBI a risolvere i casi. Ne combinava di tutti i colori e Teresa aveva rinunciato alle sfuriate da un bel po'... Anzi, spesso finiva per difenderlo evitandogli guai, anche se questo significava pagare le conseguenze al posto suo. Stavolta però l'aveva combinata davvero grossa e lei rischiava di essere sospesa insieme a tutto il suo team per colpa di quel mentalista da strapazzo! Avrebbe anche accettato la sua sospensione, ma non quella dei suoi colleghi! La donna si mise le mani sul viso e chiuse gli occhi: era stanca, aveva lavorato per quasi due giorni di fila, non vedeva l'ora di tornarsene a casa e tuffarsi sul suo morbidissimo letto... Invece per colpa di Jane doveva aspettare nel suo ufficio la decisione del capo. Ma questo non le avrebbe impedito di fare a Patrick la più grande cazziata che avesse mai ricevuto, eh no! Questa volta non se la sarebbe cavata tanto facilmente!

“Ovviamente il suo dannatissimo tè viene prima di tutto: prima il piacere e poi il dovere!”, esclamò sarcastica la poliziotta. Mentre attendeva impaziente che il signorino si degnasse di raggiungerla, chiuse tutte le veneziane, << Quell'uomo sarà anche affascinante, ma quando ci si mette riesce ad essere davvero un totale imbecille! >>, pensò irritata.

“Salve Lisbon”, Teresa si girò verso la porta e vide la faccia sorniona di Jane spuntare all'interno dell'ufficio. Sul suo viso il sorriso più sereno e tranquillo che si possa immaginare... Alla donna venne una terribile voglia di mollargli un pugno sul naso.

“Cos'è quest'atmosfera così cupa? Come mai hai chiuso le veneziane?”, chiese il mentalista entrando.

“Chiudi la porta a chiave”, rispose Teresa gelida.

Patrick rimase un po' perplesso a quella richiesta, ma obbedì.

La donna, al centro dell'ufficio, lo fissava con l'espressione più truce che il mentalista avesse mai visto: sapeva perchè era arrabbiata, sapeva dove Teresa voleva andare a parare, sapeva che se lo meritava... Le sorrise.

A quel punto la poliziotta diede in escandescenze: “Tu... TU!!! Si può sapere cosa diavolo hai da sorridere?! Vuoi sapere perchè ho reso il mio ufficio una specie di fortino? Perché questa è la resa dei conti tra me e te e sono sicura che se Grace mi vedesse urlarti contro verrebbe in tuo soccorso, nonostante rischi di essere sospesa a causa tua, come tutti noi d'altronde! Ti rendi conto di cosa hai combinato Jane?? Stavolta l'hai fatta davvero grossa!!! Tutti quegli innocenti rischiavano di morire in quel supermercato, accidenti!”

“Avevo la situazione sotto controllo”, rispose Patrick tranquillo.

Teresa scossa la testa e sorrise sarcastica: “Chissà perchè questa risposta non mi sorprende! All'inizio pensavo che fossi una persona particolare, certo, ma che fossi davvero affascinante nei tuoi modi di fare e di risolvere i casi”

“Perché, adesso non mi trovi più affascinante?”, domandò lui, fingendosi offeso. Avanzò di un passo verso di lei.

Teresa fu presa un po' in contropiede dalla domanda e sentì le guance andare a fuoco, ma alla fine riuscì a contenersi: “Tu... Non provare a fare questi giochetti con me!”, esclamò puntandogli il dito contro.

“Sei proprio carina quando ti arrabbi, te l'ho mai detto? No, credo di no”, fu la risposta del mentalista. Altro sorriso accattivante, altri due passi verso la donna.

“Se credi di potertela cavare mettendomi in imbarazzo, allora è meglio che lasci perdere! Ormai conosco questa tecnica come le mie tasche!”, esclamò Teresa sulla difensiva.

“Allora perchè sei tutta rossa?”

<< Bastardo! >>.

“Hai ragione ad essere arrabbiata, so cosa rischiate tu e gli altri e mi dispiace...”

“Ti dispiace? Soltanto??? Tu sei... Sei l'uomo più egoista, egocentrico e irresponsabile che abbia mai conosciuto!”, Teresa si sentì quasi urlare.

“Non devi preoccuparti, mi sono preso le mie responsabilità e ho chiesto le dimissioni”, la poliziotta vide l'uomo fare altri due passi verso di lei, mentre la fissava con quegli occhi azzurri con particolare insistenza. La rabbia cominciò a vacillare... Fece due passi indietro, ma si fermò di colpo: si voltò e vide la sua schiena contro il muro dietro di lei.

“D-dimissioni?”, balbettò Teresa quasi incredula. Sentire quella parola le procurò una fitta allo stomaco: “Bene, te la sei cercata!”, esclamò cercando di apparire indifferente. Peccato che la voce non la aiutò molto.

“Non dirmi che dopo tutto ti dispiace?”, altro sorriso sornione. Altri due passi verso Teresa, che si schiacciò contro il muro.

<< Teresa non farti incantare dagli occhi di questo... Imbecille... Bellissimo- Cavolo, un po' di autocontrollo! >>

“Non mi dispiace affatto, te l'ho detto...”, esitazione: Patrick poggiò il braccio alla parete, “...Te lo sei meritato...”, la voce cominciava a venir meno: il mentalista si abbassò leggermente e fissò dritto i suoi occhi in quelli di Teresa, “...Sei il più grande...”, la donna si sentì invasa dal suo buon profumo, “... Imbecille della storia...”, mentre pronunciava quelle parole con voce sempre più flebile, si accorse che Jane si stava lentamente e pericolosamente avvicinando... Spalancò gli occhi in preda al panico: che diavolo gli era preso al mentalista?!

“Sono così arrabbiata con te in questo momento che vorrei tanto...”

“... Cosa?”, sussurrò lui.

Ormai erano talmente vicini che le loro labbra erano sul punto di sfiorarsi... Rimasero così sospesi per pochi interminabili secondi, poi Patrick posò le sue labbra su quelle di lei. Teresa rimase inizialmente immobile, poi lentamente cominciò a ricambiare il bacio... Si chiedeva cosa diavolo stesse facendo, perchè non si era spostata di lato, ma la risposta in fondo era tanto semplice quanto era difficile per lei ammetterlo: non aveva voluto evitarlo, anzi... Lo voleva. Era sempre stata attratta da lui, ma non aveva mai pensato seriamente che lui potesse provare la stessa cosa... Mentre sentiva le loro lingue muoversi in perfetta armonia, ripensò a tutte le volte che aveva fantasticato proprio su ciò che stava accadendo... Ed era anche meglio di come l'aveva immaginato... Gli portò il braccio intorno al collo, mentre Patrick la avvicinò a sé quasi con prepotenza... Sentì la mano dell'uomo accarezzarle la schiena, poi scendere lentamente fino al sedere... Si staccò dalle labbra di Teresa e la baciò appena sotto l'orecchio... All'improvviso la donna si sentì sollevare: il mentalista la portò sul divano e la fece stendere sotto di lui.

Teresa fissò i suoi occhi in quelli di Patrick... Si sentiva confusa e allo stesso tempo moriva di desiderio per quell'uomo-a cui avrebbe voluto dare un pugno sul naso non più di dieci minuti fa. Era parecchio tempo che un uomo non la baciava o toccava in quel modo e la parte più razionale di sé cominciava a chiedersi se non si stesse facendo trascinare troppo... Ma subito un'altra vocina le diceva che non stava sbagliando, perchè lui non era uno qualunque... Insomma lui era Patrick Jane! Lei era cotta di quell'egoista, egocentrico, irresponsabile, geniale, bellissimo mentalista del cavolo! L'avrà anche spinta verso istinti omicidi nei suoi confronti qualche volta, ma era l'unico che riusciva a farla sentire... Viva.

Patrick allungò la mano e le accarezzò il viso: “Sappi che voglio vederti anche fuori”, portò le sue labbra quasi a contatto con quelle della poliziotta, che vide i suoi occhi azzurri diventare grandi quanto l'oceano, “Voglio che cose del genere accadano ancora”, la baciò, “...e ancora...”, la baciò di nuovo, stavolta sulla guancia, “... e ancora...”, scese sul collo... Teresa sentì un brivido attraversarle la schiena...

“N-Non possiamo... Noi siamo...”

“Colleghi?”, la donna sentì il respiro di Patrick sul collo... Lo vide risalire, puntare gli occhi su di lei e sorriderle, “Non sono più il tuo consulente, ricordi?”

“Non sei mai stato mio... consulente, intendo”

Il sorriso del mentalista si allargò: “Oh sì, che sono tuo... Più di quanto tu creda...”

Perchè doveva essere così... così... “Dannazione a te, Jane”, Teresa afferrò il colletto della camicia di Patrick e lo attirò a sé, baciandolo con tale desiderio che persino il mentalista ne rimase sorpreso.

Tutto ciò che la poliziotta riuscì a percepire in quegli attimi furono i loro respiri sempre più veloci, il battito del suo cuore sempre più accellerato, lui che le sbottonava la camicietta, lei che gli toglieva la sua... Sentì la pelle calda di Patrick contro la sua, le labbra che dalla sua bocca scendevano lungo il collo, poi il seno, la pancia... L'unica cosa che le era rimasta addosso era l'intimo... Lo sguardo che le indirizzò Patrick la fece sciogliere come ghiaccio al sole... Lo vide mentre lentamente faceva viaggiare le mani lungo il suo corpo, fermandosi sulle mutandine... Le sentì scivolare via, così come sentì di nuovo il corpo di Patrick sopra il suo... Fremeva di desiderio, e vedeva nei suoi occhi che anche lui provava lo stesso... Un mugolio di piacere le uscì dalle labbra, e le mani strinsero ancora di più le spalle di Patrick, che sussurrò il suo nome: “Teresa...”, e poi di nuovo più forte: “Teresa”... Perchè le sembrava tutto più sfocato? “Teresa”, la voce di Patrick però si faceva sempre più forte... “Teresa!”,Teresa aprì gli occhi: due fari azzurri erano puntati su di lei, il viso sorridente di Patrick pericolosamente vicino, “Sei sveglia finalmente!”

Quando la poliziotta realizzò, si mise a sedere di scatto: “C-che... Che c'è??”, viso paonazzo, voce stridula, << Dannazione Teresa, controllati! >>.

“Sono entrato nel tuo ufficio e ti ho vista dormire beatamente sul divano... Mi sembrava davvero scortese disturbarti... Così mi sono seduto anche io sul divano e ho lasciato che poggiassi la testa sulle mie gambe”. Sorriso sornione.

“Tu... Tu cosa?!”, Teresa stava quasi urlando.

“Pensavo saresti stata più comoda... Ti sei mossa parecchio, a un certo punto stavi quasi cadendo dal divano e ho dovuto svegliarti”, Teresa ripensò al sogno e sentì altro calore salirle alle guance, “A un certo punto hai emesso una specie di... Mugolio?”, ennesimo sorriso, “Doveva essere qualcosa di piacevole...”

Se qualcuno credeva fosse impossibile diventare più rossi di come fosse Teresa fino a poco prima di quella frase, si sbagliava: la poliziotta avrebbe tanto voluto chiedere a un suo collega di prendere la pistola e porre fine alle sue sofferenze.

<< Jane, sei un bastardo! >>, “Beh, in effetti ho sognato di spararti! E' stata una bella sensazione!”, esclamò acida.

“Ecco, ora si spiega perchè a un certo punto hai pronunciato il mio nome...”

<< Oddio... >>

“Va bene, vado a farmi un tè”, disse Patrick alzandosi dal divano, “Strano però...”, disse fermandosi davanti alla porta; Teresa lo guardò con aria interrogativa, “... Credevo davvero che stessi sognando di fare sesso con qualcuno...”

La donna sapeva di non avere bisogno di guardarsi allo specchio per capire di avere le guance di nuovo rosse come pomodori. Jane la studiò per qualche secondo, sorrise di nuovo e uscì. Dopo un attimo la porta dell'ufficio si riaprì e il viso di Patrick ricomparve sulla soglia: “Ah, comunque ti ho accarezzata i capelli mentre dormivi...”, di nuovo quel sorriso stampato sulla faccia, “Sono davvero stupendi”.

Così dicendo si allontanò di nuovo, lasciando Teresa a toccarsi i capelli mentre un mezzo sorriso le increspava le labbra.


   
 
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