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Autore: Kaleido    30/08/2011    1 recensioni
Questa storia narra il rapporto tra John Locke e Dana,un personaggio inventato da me. La storia va fuori dalla trama vera e prorpia di LOST
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Locke
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Daugther

 

 

A vederla chiunque le avrebbe dato almeno vent'anni. I lunghi capelli neri,solitamente lisci e liberi ora ricadevano alleggeriti da numerosi boccoli appena fatti che le davano una aria sbarazzina. Le sopracciglia,scure quanto i capelli disegnavano una linea perfetta sopra le palpebre chiare,disegnate con un po' di rimmmel. Quello che però colpiva davvero del suo volto erano gli occhi. Erano di un verde chiaro,brillante,si incastonavano bene anche nella pelle chiara del viso e illuminavano la pupilla scura al centro. Quegli stessi occhi ora osservavano attenti il locale,studiavano la situazione e inviavano tutte le loro informazioni al cervello che le analizzava,freddo e meticoloso in quel momento. Le dita piccole e sottili reggevano una sigaretta accesa che la ragazza portava con lenti movimenti fluidi alla bocca poi aspirava con aria deliberatamente sensuale,assumeva lo stesso atteggiamento anche rilasciando il fumo. Voleva che tutti nel locale sapessero chi era lei. Voleva che tutti si facessero la stessa identica idea sbagliata. L'abitino nero da cocktail che quasi non le copriva le giovani cosce la aiutava moltissimo. Era fortemente a disagio ma sapeva che doveva fare quel lavoro non per se stessa ma per L'Isola. E doveva farlo per L'Isola per aiutare John e questo sarebbe bastato a convincerla a fare qualsiasi cosa. A soli 17 anni Dana Faith non si sentiva un'adolescente,non si sentiva nemmeno una donna,lei era semplicemente l'assistente,la compagna di John Locke,l'uomo destinato a proteggere il posto più importante della terra. E lei sapeva bene cosa bisognava fare per proteggere quel posto: uccidere. Da quasi due anni ormai lei e John erano i sicari di Widmore,un uomo che aveva avuto l'Isola ma che voleva tornarci e che la voleva proteggere ad ogni costo. Tuttavia la fede di Widmore non sarebbe mai stata forte quanto quella di Locke. Quell'isola lo aveva letteralmente salvato,sempre,la sua Fede in lei era stata praticamente incrollabile,quel posto di aveva dato un motivo per vivere,un modo per vivere e lui lo ripeteva ogni giorno. Era lì che lei e John si erano incontrati,lì che anche la sua vita era cambiata per sempre; da quattordicenne autolesionista e praticamente inesistente era diventata una ragazza forte,capace di sparare,combattere,costruire di tutto e sopratutto a sopravvivere. John l'aveva raccolta da quel reietto che era,John l'aveva trasformata in quello che era ora. E lei lo amava per questo. Lui era qualcosa di indefinibile,le definizioni di “Padre” e “Maestro” non la soddisfacevano più oramai ma non era in grado di trovarne un'altra. Lui era la più grande gioia e,al contempo,il suo più grande dolore;perché lui era un uomo di 53 anni che mai si sarebbe potuto interessare a una “ragazzina” come lei. Fece un sorrisetto tra il divertito e il triste e sbuffò dal naso una leggera nuvoletta di fumo,un tittinio raggiunse le sue orecchie e lei alzò la testa con uno scatto secco osservando la porta del locale. Sorrise e si lasciò ricadere morbidamente sulla sedia,le gambe incrociate,una più sollevata dell'altra,lo sguardo in cui aveva inserito più malizia possibile,ora era pronta. Chris Baxter entrò nel locale sorridendo compiaciuto,nei suoi movimenti c'era qualcosa di aggressivo e Dana lo percepì subito. Non ebbe paura tuttavia,sapeva di non correre alcun rischio,doveva solo portare l'uomo in una camera d'albergo lì vicino. Nella camera John era pronto a uccidere l'uomo senza esitazioni. Quell'uccisione la riempiva di soddisfazione,Chris era un uomo vomitevole,amante delle Isole segrete quanto delle ragazzine. Arrivato al tavolo spostò leggermente la sedia dal lato opposto al suo e ci si sedette pesantemente. Fece scorrere più volte lo sguardo su di lei,su suo corpo per la precisione,soffermando la sua attenzione sui seni che spingevano sulla scollatura del vestito. Le ci volle tutta la forza di volontà possibile per reprimere un brivido di disgusto,quello sguardo era come un viscido serpente che le scivolava addosso. “Non c'è che dire..sembri valere il prezzo del biglietto” esclamò allora Chris e anche la sua voce la riempì di disgusto. Era gracchiante,sgraziata,sembrava di sentire un gessetto stridere su una lavagna. Dana si sporse in avanti,facendo così muovere strategicamente i seni che ballonzolarono dentro al vestito,l'uomo deglutì. Spense la sigaretta nel posacenere accanto a Baxter con lentezza,fissando i brillanti occhi i quelli di lui,neri sporchi. “Credimi” sussurrò “Non sai ancora perché valgo così tanto”,l'uomo sorrise mentre il compiacimento per se stesso aumentava. Ovviamente era solo un essere vomitevole che non aveva merito in quella serata,aveva contattato un pappone che si occupava anche,e soprattutto,di minorenni e aveva organizzato quella che doveva essere la sua seratina speciale. Peccato che fosse uno degli uomini di Ben e che loro lo stesso tenendo d'occhio da mesi,così avevano mandato Dana a condurlo in trappola.”Sei un po' grande per i miei gusti ma...magari potrebbe essere un vantaggio” ammiccò quello,Dana si morse il labbro inferiore con deliberata lentezza. Verme. Pensò nel contempo. Siccome non erano lì per parlare se ne andarono ben presto,fu Dana a condurlo nel luogo prescelto,lui non sentì minimamente l'inganno era troppo occupato a pensare al suo piacere. Appena furono in camera lui si posizionò davanti al sudicio e poco resistente letto matrimoniale,inummetandosi le labbra eccitato. Dana gli si avvicinò muovendosi sinuosamente,mise le mani sulle sue spalle e le strinse forte. Lo spinse sul letto e gli si posizionò sopra “Vado a prepararmi di là..” gli sussurrò un un orecchio con voce mielata,senza bisogno di parole poté sentire chiaramente che l'uomo era oramai tanto eccitato da aver abbassato ogni difesa. Sorrise maliziosa ed entrò nel bagno. Come previsto nella minuscola stanza c'era John con la pistola già pronta,le fece un cenno con la testa,lei rispose in modo affermativo,sempre a gesti. John uscì con l'arma in pugno,si sentì a malapena un “Che caz...”e poi lo sparo,attutito dal silenziatore. Solo allora Dana sospirò di sollievo ed uscì dal bagno. Il corpo dell'uomo giaceva inerme sul letto,al centro una pozza rossa indicava la sua morte irreversibile. Dana scosse la testa piano “Porco schifoso..” commentò contenta di potersi finalmente esprimere “Ti ha fatto qualcosa?” le chiese John con un accenno di preoccupazione nella voce “No,tranquillo,sapevo come comportarmi”,John annuì rilassato. Nonostante le sue pose,i suoi gesti e le sue parole di poco prima Dana era ancora vergine,non solo a livello sessuale ma anche di baci. E non poteva essere altrimenti,lei aveva smesso di essere un'adolescente normale il giorno in cui era precipitata sull'Isola. Questa cosa non le creava il minimo fastidio,anzi,odiava essere femmina solo perché così era leggermente impedita nell'aiutare appieno il suo mentore. Era molto emotiva e poi..quel corpo le era molto scomodo certe volte,faceva guardare John con sospetto nonostante i documenti falsi che dimostravano che lei era sua figlia molti lo avevano adocchiato come pedofilo. Ma nessuno si era mai fermato a indagare,tutti troppo preoccupati per se stessi. Se John fosse stato davvero un pedofilo l'avrebbe fatta franca moltissime volte e questo pensiero spesso la orripilava. Tuttavia tentava di non soffermarcisi,non la riguardava. L'unica cosa a cui doveva pensare era la loro Missione,il loro destino,la ragione per cui lei e John erano nati: proteggere l'isola. “Vieni Dana,andiamo. Gli altri verranno a pulire questo casino.” le ordinò John e lei lo seguì senza protestare. Mentre tornavano a casa lei traboccava di felicità,la sera era il suo momento preferito della giornata,nessuno poteva entrare nel loro appartamento ,nessuno poteva entrare nella loro vita. Avevano i loro rituali che entrambi seguivano scrupolosamente perché erano la cosa che li convinceva a tirare avanti con quella vita impossibile e li faceva rimanere lì,invece che tornare sull'Isola. Se nei primi tempi di permanenza sull'Isola John si era occupato anche delle cose fondamentali come il cibo ora era lei a occuparsene totalmente. Cucinava tutti i pasti della giornata,faceva la spesa,puliva la casa;per scelta personale si occupava anche delle piante e dei fiori che loro accudivano nella terrazza,la trovava un'attività rilassante e le permetteva di riversare sulle piante l'affetto represso nei confronti del suo Maestro.

Arrivati a casa John andò a riposarsi sul divano mentre lei andò a farsi una doccia. Uccidere non la impressionava più come i primi tempi,dove si sentiva male dopo ogni omicidio,ma le procurava solo un leggero fastidio,si sentiva sporca e quindi si lavava a lungo e minuziosamente ogni volta. Mentre l'acqua bollente le scorreva addosso sentiva l'agitazione che aveva preceduto quella missione abbandonarla e lasciar posto alla calma che riusciva ad avere di solito,quando lei e John potevano ricominciare a vivere sereni per un po' di tempo. Si insaponò tutta strofinandosi con energia e poi risciacquò via il sapone profumato che ricadde il una dolce scia bianca sul pavimento della doccia. Lavò anche i capelli che persero i boccoli preparati con tanta cura e tornarono a essere lisci,alla loro forma naturale. Uscì dalla doccia e si piazzò davanti allo specchio. Di solito si copriva immediatamente con l'asciugamano ma questa volta indugiò a lungo,studiando le sue forme. Era bella,o almeno lei si vedeva così. I seni non erano molto grandi ma sodi e lucidi,era magra e i fianchi avevano una bella curva,le sue spalle erano muscolose per i lunghi addestramenti ricevuti ma non erano sgraziate,sulle braccia da ragazza i muscoli spuntavano appena,così come sulle gambe affusolate. Si chiese se sarebbe mai potuta piacere a un uomo e pensò che la risposta fosse affermativa. Ma il punto era che a lei non interessava nessun uomo al di fuori di John e a lui non poteva e non doveva piacere in quel modo. Si asciugò,pettinò i lunghi capelli neri e dopo si rivestì. Era estate inoltrata e quindi mise dei pantaloncini corti che le lasciavano scoperte le gambe e una canottiera leggere che evidenziava i suoi pregi. Nel suo abbigliamento tuttavia non c'era malizia,sapeva cosa voleva dire ma non l'avrebbe mai usata,mai in quella casa,mai con lui.

Per andare in cucina passò dal soggiorno dove John era seduto sul divano intento a leggere un libro “Preparo la cena. Che ti va stasera? Possiamo sbizzarrirci,il frigo è pieno!” gli chiese con un tono gioviale,in cui risaltava qualcosa di infantile. Lei era così,intrappolata in due età differenti,sembrava una donna certe volte dai suo comportamenti ma,la maggior parte delle volte,si comportava come una bambina allegra ma bisognosa di affetto e attenzioni,John sembrava comportarsi di conseguenza come un capo duro ma attento o come un padre premuroso. Era l'adattarsi perfettamente l'uno all'altro che rendeva il loro rapporto così speciale e così duraturo nonostante le innumerevoli difficoltà incontrate.”Fai tu,stupiscimi. Visto che sei brava a cucinare quanto a portare a termine le missioni non rimarrà di certo deluso” le disse lui sorridendo,lei abbassò un poco la testa arrossendo “Va bene..” mormorò andando in cucina,i complimenti di John erano rari e la compiacevano quanto la imbarazzavano. Aprì il frigo e le credenze,riflettendo sul loro contenuto. Si decise per un piatto italiano : gli spaghetti con il ragù,non era la prima volta che li faceva e aveva fiducia nelle sue capacità culinarie. Mise l'acqua sul fuoco e cominciò a farla bollire,mentre aspettava preparò un'insalata come secondo leggero,la pasta li avrebbe riempiti entrambi. Erano abituati a mangiare quello che trovavano e,quando erano nell'Isola,spesso si erano trovati a digiuno o nutriti solo da qualche mango,non si lamentavano mai per il cibo ma Dana amava cucinare e,quando aveva l'occasione,ci concentrava tutte le sue energie. Preparò il sugo con la carne,i pomodori e le cipolle affettate e lo fece cuocere in un pentolino,quando la pasta fu pronta saltò tutto insieme in un altro recipiente. “E' pronto! “ annunciò affacciandosi al soggiorno.”Complimenti Dana,davvero. E' ottima.” gli disse John durante la cena,facendola nuovamente arrossire. Probabilmente quella sera era in vena di complimenti perché il giorno dopo sarebbe stato il suo diciottesimo compleanno,un giorno speciale. Legalmente sarebbe diventata una donna e questo turbava entrambi. Non sarebbe cambiato nulla ma era una strana consapevolezza quella. Parlando del più e del meno finirono di cenare e Dana di nuovo si sentì emozionata,tra poco ci sarebbe stato il suo momento preferito in assoluto : il momento della storia. Dana era incredibilmente fragile emotivamente e nei primi tempi nella civiltà era stata malissimo,piangeva quasi ogni sera e aveva un'ansia incontrollabile.

Era andata avanti così fino a che John non aveva cominciato a raccontarle degli annedoti per calmarla e avevano funzionato,da quel momento era nata la loro tradizione della favola serale,come la favola raccontata ai bambini prima di andare a letto. Mentre sentiva la voce di John raccontare storie,fatti,leggende,Dana tornava ad avere otto anni,ascoltava estasiata e rapita,il cuore che batteva piano totalmente rilassato.Finalmente il momento arrivò e Dana si buttò di peso sulla morbisissima poltrona pouf blu scuro. Quello era stato il regalo di John il natale precedente,lei aveva sempre desiderato un posto per ascoltarlo accucciata e quello era perfetto. Si raggomitolò piano,le gambe ripiegate sotto al corpo,come per i vestiti anche i quella posizione non c'era malizia,l'intimità loro era troppo forte per trovarcene.”Che genere vuoi stasera?” Dana ci pensò su un momento e poi decise “Una storia d'amore” disse piano. Lo sguardo di John si accese di tenerezza per un attimo ma poi la tristezza lo oscurò,Dana non ne capì il motivo ma dentro di lei sentì l'ansia che cominciava a formarsi.”Dunque c'era quest'uomo,Raymond, che era un impiegato in una banca. Viveva una vita incredibilmente monotona,il suo mondo era fatto solo da numeri,fino al giorno in cui non venne al suo sportello una donna di nome Sarah e..” mentre lui andava avanti,lei sospirò piano e l'ansia svanì all'istante,quando lui ebbe finito il sonno la stava stringendo sempre più forte. Sbadigliò piano “Grazie,John. Bella come al solito” “Non c'è di che,Dana. Ora vai a letto che sei esausta e poi ...domani è un giorno speciale.” Si avvicinò e le diede un bacietto sulla testa. Quello era il massimo fra di loro,il massimo che John voleva darle pensava Dana,il massimo che lui poteva darle pensava lui. John la osservò andare a letto e la tristezza che lo attanagliava si fece più forte. Quella ragazza...era così speciale. Lei lo aveva aiutato più di quanto credeva,lo aveva salvato dalla sua solitudine e dalla sua disperazione. Era stata per tutti quegli anni la figlia che non aveva mai avuto,anche se il rapporto fra di loro era sempre stato indefinibile e troppo profondo. Lui le aveva insegnato tutto quello che sapeva e l'aveva trasformata,tuttavia l'aveva anche rovinata trascinandola con sé in un vortice di eventi che l'avrebbero privata per sempre di una vita normale. Almeno fino a che sarebbero rimasti insieme. Separarsi da lei era l'unica cosa che poteva fare per il suo bene,anche se l'avrebbe fatta soffrire in modo atroce. D'altronde le aveva fatto rischiare la vita innumerevoli volte,e solo ora si rendeva conto di quanto fosse giovane. Lui l'amava,l'aveva sempre amata ma..ora che lei era così grande,ora che era così bella..il suo amore paterno si stava trasformando e la cosa lo faceva disgustare di se stesso. Non sarebbe mai diventato come Baxter,mai. E l'unica cosa che poteva fare era lasciarla. Sarebbe partito per l'Isola la settimana successiva,Dana era protetta da Widmore che le avrebbe garantito tutto per la sopravvivenza,non avrebbe lasciato che Ben la prendesse. Guardò un'ultima volta con tristezza il pouf dove lei era stata sdraiata per tante volte,poi si ritirò nella sua camera,sperando di non essere preso dagli incubi.

   
 
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