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Autore: Lella Duke    01/05/2006    2 recensioni
Sulla scia del ricordo di un avvenimento mai rivelato c'è la certezza che nonostante il trascorrere degli anni, alcuni sentimenti non moriranno mai.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bo Duke, Daisy Duke, Jesse Duke, Luke Duke
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Rose

Rose

 

Capitolo primo: Nubi all’orizzonte

 

Non è una bella giornata nella contea di Hazzard. Il sole non splende alto nel cielo, gli uccellini non cantano a squarciagola e la temperatura è tutt’altro che mite. Nubi nere e cariche di pioggia incombono già da diversi giorni minacciando di scaricare al suolo abbondanti scrosciate d’acqua e i fragori lontani dei tuoni, lasciano perfettamente prevedere un temporale in rapido avvicinamento.

 

Bo e Luke Duke stavano lavorando già da diverse ore nella casa di Miss Tizdale l’arzilla postina della contea di Hazzard. La dolce Emma era una nubile ottantenne con la passione per le moto ed un amore tanto sfacciato quanto non corrisposto per il vecchio Jessie Duke; gestiva l’ufficio postale dacché ve ne era memoria con lo stesso ardore e la stessa scaltrezza della sua età giovanile. Sebbene tutti la conoscessero e benché ella sapesse quasi a memoria l’albero genealogico di tutti i suoi beneamati concittadini, la cara Emma non rilasciava neanche una missiva se prima il destinatario non avesse esibito il proprio documento di identità. Non avendo parenti vicini ed abitando da sola, i ragazzi, Daisy e Jessie si offrivano spesso di aiutarla qualora ne avesse avuto bisogno.

Questo era uno di quei casi. Durante l’ultimo temporale risalente alla settimana precedente, diverse assi di legno del tetto della sua casa si erano danneggiate e pertanto Miss Tizdale aveva chiesto a Bo e Luke di ripararle prima che un nuovo nubifragio avesse avuto la brillante idea di entrare nel suo salone passando direttamente per il tetto.

E con questo abbiamo finito!” Esclamò Bo conficcando l’ultimo chiodo nel legno.

Ci è voluto più di quanto avevo immaginato. Sarà meglio tornare a casa prima che inizi a piovere!” Proseguì Luke scendendo cautamente dalla scala.

I due giovani raccolsero tutti gli attrezzi che erano loro occorsi per la riparazione e dopo averli accuratamente riposti si avviarono verso la cucina dove erano certi avrebbero trovato la padrona di casa.

“Tutto fatto Miss Tizdale! Il tetto è come nuovo!” Annunciò Bo con aria trionfante entrando nella stanza.

“Grazie ragazzi miei e che Dio vi benedica! Eh si! Il vostro caro zio Jessie vi ha proprio tirati su a sua immagine e somiglianza!” Fu la risposta della dolce Emma la quale nel pronunciare il nome del suo amato assunse come sempre un’aria sognante.

“E’ stato un piacere e mi raccomando se avesse ancora bisogno di noi ci chiami pure!” Disse poi Luke avviandosi verso la porta d’ingresso.

Bo e Luke salutarono velocemente Miss Tizdale e si mossero in direzione del Generale Lee: “a presto!” urlarono in coro i ragazzi.

“A presto e salutatemi vostro zio appena lo vedete!” rispose di rimando Emma Tizdale.

Bastò che Bo girasse la chiave di accensione del Generale Lee perché si propagasse nell’aria una melodica sinfonia di pistoni e come sempre accadeva il giovane Duke si ritrovò a formulare lo stesso identico pensiero: “quando un uomo ama una macchina, è per sempre!”

Soltanto cinque miglia separavano la casa di Miss Tizdale dalla fattoria dei Duke e più i ragazzi si avvicinavano alla propria destinazione, più il cielo assumeva un colore plumbeo. Tuoni e fulmini ormai si susseguivano ad una velocità talmente elevata che sembrava non ci fosse più un attimo di sosta tra l’uno e l’altro. Per guadagnare tempo e metri, Bo decise di tagliare il tragitto passando per una strada sterrata generalmente non praticata da veicoli a motore, ma soltanto da carri trainati da cavalli e da animali al pascolo.

“Sei sicuro che sia stata una mossa saggia passare da questa parte?” Chiese Luke quando comprese le intenzioni del cugino. “Di sicuro avremmo impiegato qualche minuto in più per arrivare a casa, ma almeno la strada di prima era un po’ più praticabile!”

“Oddio Luke, ma è mai possibile che tu abbia sempre da ridire su tutto quello che faccio!” Voglio solo arrivare alla fattoria nel più breve tempo possibile!” Fu la risposta stizzita di Bo.

Luke da parte sua si limitò ad alzare le mani in segno di resa e per il resto del viaggio nessuno dei due diede più voce ai propri pensieri.

 

Manca poco oramai all’arrivo alla fattoria, un paio di miglia o poco più. La guida rapida di Bo e la strada fin qui piuttosto agibile, hanno permesso al Generale Lee di percorrere il tragitto senza troppi affanni, ma siamo nella contea di Hazzard pertanto quando sembra che le cose vadano per il verso giusto è il momento in cui tutto comincia a precipitare ed è proprio da qui che inizia questa storia.

 

La strada stretta costeggiava una scarpata su di un lato ed il bosco sull’altro; improvvisamente fecero la loro comparsa le prime gocce di pioggia ed il frastuono dei fulmini divenne sempre più acuto. Bo pensando di agire per il meglio, schiacciò ancora di più il pedale dell’acceleratore, ma quando si trovò di fronte il tronco di un albero caduto al suolo, il solo toccare i freni gli fece perdere del tutto il controllo del Generale Lee. La parte posteriore del veicolo cominciò ad ondeggiare paurosamente e per quanto il giovane pilota tentasse di dargli una direzione, la macchina non rispondeva più ai suoi comandi. Come ultimo tentativo Bo rilasciò il pedale del freno per poi schiacciarlo di nuovo con maggior vigore; l’azzardata manovra ottenne dei risultati tanto che Bo riuscì per qualche istante a riprendere le redini del Generale. Ma ormai era troppo tardi e nonostante tutti gli sforzi, la macchina si schiantò con la fiancata destra contro il grosso tronco che tagliava in due la strada.

La pioggia aveva iniziato a cadere copiosa ed il suo infrangersi sulla lamiera del Generale Lee produceva un suono greve e stridulo. Bo giaceva immobile con la testa e le mani sopra il volante, gli occorsero solo pochi secondi per realizzare che finalmente la macchina si era arrestata e che il suo corpo era tutto intero. Buttò la testa all’indietro esalando sospiri di sollievo, finché si voltò alla sua destra per sincerarsi che anche Luke fosse incolume.

“Va tutto bene”? Chiese Bo scuotendo delicatamente il cugino per un braccio.

Luke aveva la testa reclinata in avanti e gli occhi chiusi, li riaprì adagio quando udì la voce di Bo: “te l’avevo detto che sarebbe stato meglio non prendere questa strada!” Disse poi rialzando lentamente la testa e voltandosi per guardare Bo.

“Lo so non dirmelo avevi ragione tu come sempre!”

Bo tentò quindi di far ripartire la propria vettura, ma il motore non dava segni di vita: “sarà meglio chiamare Cooter con la radio e farsi trainare fino a casa. Mi sa che stavolta la botta è stata troppo forte persino per il Generale Lee!”

Prese quindi in mano la ricetrasmittente ed iniziò a chiedere aiuto, ma tutto quello che ottenne fu un silenzio ostile e a nulla servì sintonizzarsi su altre stazioni: la radio era fuori uso.

“Beh cugino! Le abbiamo provate tutte! Mi sa che la cosa migliore da fare sia scendere da questa macchina e farsela a piedi. Ci bagneremo fino alle ossa però almeno arriveremo a casa prima che faccia buio!” Propose quindi Bo.

Luke dopo aver pronunciato quell’unica frase qualche minuto prima, aveva richiuso gli occhi ed aveva cominciato a sperare che almeno la radio non si fosse guastata nell’impatto. Aveva capito subito che c’era qualcosa che non andava; aveva sentito un dolore acuto sul suo fianco destro all’altezza del costato. Sperava fosse soltanto dipeso dall’urto con il quale lui stesso era andato a sbattere contro lo sportello della macchina, ma quando si era passato una mano sulla parte dolorante, se l’era ritrovata piena di sangue. Confidava nella radio perché sentiva che le sue forze lo avrebbero presto abbandonato e di certo in quelle condizioni non sarebbe riuscito a camminare fino a casa.

“Luke mi stai ascoltando?” Chiese dunque Bo quando si accorse di aver parlato praticamente da solo nel corso degli ultimi minuti.

“Senti Bo… credo sia meglio che tu vada a casa da solo e ritorni a prendermi con una macchina perché io non credo di farcela.”

Bo, il quale si era intrufolato con la testa sotto il cruscotto per sincerarsi delle effettive condizioni della radio, riemerse di scatto ed osservò suo cugino con un’espressione preoccupata: “che mi stai dicendo Luke?” Chiese poi con voce tremolante.

Luke per tutta risposta sollevò la mano che aveva poggiata sul proprio costato e la mostrò a Bo; il giovane divenne improvvisamente pallido ed assunse uno sguardo terrorizzato.

D’istinto si tolse la camicia e la utilizzò per coprire la ferita dalla quale usciva sangue in abbondanza: “Premi forte, dobbiamo cercare di arrestare l’emorragia” disse Bo tentando di mantenere la calma.

“Dammi retta Bo, corri verso casa e chiama aiuto!” Insistette ancora Luke.

“Con questa pioggia ed il terreno ricoperto ormai interamente di fango, anche se corressi ci metterei troppo ad andare e tornare. Dammi qualche minuto per cercare di aggiustare la radio forse si sono staccati solo un paio di fili. Disse dunque Bo cominciando a lavorare sull’apparecchio.

Luke intanto si sentiva sempre più debole, avvertiva un’insopportabile pesantezza agli occhi ed un fastidioso formicolio per tutto il corpo; la ferita non gli faceva più tanto male, ma il sangue continuava a fuoriuscire.

Bo stava tentando di fare del suo meglio con la radio e cercava di rendere partecipe Luke spiegando ad alta voce tutto quello che stava facendo, ma quando lo guardò e lo vide con gli occhi di nuovo chiusi si rese conto che non era lui quello che doveva parlare.

“LUKE NON TI ADDORMENTARE, RIMANI SVEGLIO!” Urlò Bo afferrando il cugino per un braccio.

Luke si ridestò a fatica: “E’ più forte di me non riesco a tenere gli occhi aperti!” Disse con voce incerta.

E allora dovrai sforzarti, non ti devi addormentare hai capito? Prova a parlare, prova a raccontarmi qualcosa, ti aiuterà… ci aiuterà!”

“E cosa dovrei dirti che tu non sappia già? Passiamo insieme ventiquattro ore al giorno!”

“Perché… perchè non mi racconti qualcosa dei quattro anni in cui sei stato nei Marines? Non mi hai mai voluto dire niente di quel periodo.

Bo sapeva bene che in un momento del genere parlare di un’esperienza di guerra di certo non avrebbe aiutato a tenere alto il morale, tuttavia confidava nel fatto che Luke si facesse trasportare dai ricordi ed avesse voglia di raccontare.

E che cosa vorresti sapere?”

“Qualunque cosa… parlami del periodo in cui sei stato in Vietnam.

“In Vietnam? … Sei proprio sicuro di voler sentire questa storia Bo?”

 

Quando poco fa ho affermato che ad Hazzard le cose tendono ad andare peggio quando si crede stiano migliorando, neanche io avrei mai immaginato che sarebbe successa una cosa del genere. Non credo di essere mai stata così preoccupata per i nostri ragazzi, speriamo di non avere spiacevoli sorprese nel proseguo di questa storia.

 

 

Continua…

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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