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Autore: PureMorning    31/08/2011    1 recensioni
Glielo disse,continuando a mangiarlo con gli occhi. “Sei così bello.”
Alfred sentì le orecchie andargli a fuoco,e il cuore martellargli nel petto. Neanche fosse stato una ragazzina,ma non lo diede a vedere.
O meglio,si convinse di non darlo a vedere.
Però,accidente,non pensava sarebbe stato così esplicito.
Gli riempì nuovamente il bicchiere “Cosa ci fa qui,qualcuno di così bello?”
[RussiaXAmerica]
Genere: Drammatico, Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: America/Alfred F. Jones, Russia/Ivan Braginski
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno
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È una robaccia un sacco emo. Che si sappia.

***

Arrivederci amico mio, 
senza strette di mano e parole,
non rattristarti e niente
malinconia sulle ciglia:

morire in questa vita non è nuovo,
ma più nuovo non è nemmeno vivere

{Sergej Esenin}

    

 *
Ivan era un tipo interessante.

Anche parecchio inquietante in effetti,per il fatto che non si capisse mai se scherzasse o no con le sue boutade macabre, e per il sorriso costantemente stampato in faccia.

E anche per le voci poco chiare che aveva sentito su di lui.

Alfred aveva notato persino il modo in cui chi lo conosceva da molto più tempo rispetto a lui,lo osservava stando in guardia. Dicevano si nascondesse. Dicevano avesse fatto cose.
Ma a lui piacevano i suoi occhi di un blu così puro da tendere al viola,la cadenza morbida della sua voce quando parlava, lo affascinava tutto di lui.

L’americano era convinto di potersi concedere il lusso di sperimentare l’inferno e trovarlo piacevole.
Del resto,era lì in vacanza – o meglio in fuga da se stesso, e non doveva render conto a nessuno di cosa faceva.
Aveva scelto queste parole per giustificare il viaggio con Toris. E faceva finta di essere persino più a suo agio del suo amico.
E quando il russo,dopo averlo studiato attentamente e soggiogato completamente,lo aveva invitato a salire in casa sua,lui si era sistemato gli occhiali sul naso e non aveva esitato nemmeno un attimo.

*

Alfred aveva buttato giù velocemente il bicchiere largo e basso mezzo pieno di alcol,imitando Ivan,ma a differenza sua si era praticamente ustionato la gola e una smorfia gli aveva contorto il viso.

Non che gli alcolici non  gli piacessero,ma era abituato a drink colorati e dolci,aromatizzati con fragola,pesca e menta,mentre il bicchiere che aveva appena ingoiato era amaro.
Il russo non sembrava dar peso a questo particolare,e oscillava tranquillo il bicchiere.

L’americano girò gli occhi verso la finestra impolverata. Fuori nevicava.

“Così.. quanti anni hai,Fredka?” gli chiese,seduto di fronte a lui.
Il più giovane si sfilò gli occhiali e si stropicciò gli occhi. “Diciannove” rispose asciutto,ostentando una tranquillità che non possedeva.

Ivan sorrise tra sé,rielaborando a mente la cifra. Era così anche lui,a quell’età? No,decisamente.
Quel ragazzo sembrava perfettamente felice,era un raggio di sole strappato alle sue origini,ma riusciva a splendere anche nel grigiore di quel posto. Irradiava energia.

Glielo disse,continuando a mangiarlo con gli occhi. “Sei così bello.”
Alfred sentì le orecchie andargli a fuoco,e il cuore martellargli nel petto. Neanche fosse stato una ragazzina,ma non lo diede a vedere.
O meglio,si convinse di non darlo a vedere.
Però,accidenti,non pensava sarebbe stato così esplicito.
Gli riempì nuovamente il bicchiere “Cosa ci fa qui,qualcuno di così bello?”
L’americano si passò le dita fra i capelli chiari e fissò il bicchiere per un istante.
Poi volse lo sguardo all’uomo,alzando le spalle. “Ha importanza?”
“No” rispose l’altro,chinandosi sorridente verso il biondo per baciarlo “assolutamente no”.

*

La camera da letto di Ivan era un inferno di pareti scrostate,soffitto sporco di umidità e fumo,e una distesa di fogli sporchi di inchiostro,libri,penne,fotografie,posacenere colmi di mozziconi,bicchieri e pezzi di oggetti.

Alfred era abbandonato nel grande letto,steso a pancia in giù e mezzo nudo,il viso voltato sulla propria spalla per osservare i movimenti lenti e sicuri dell’altro,fremendo per l’attesa.

Sentiva la stoffa ancora fredda sul petto e la pancia nudi e il contrasto di due mani calde sulle spalle. Gli dava i brividi.

La pelle leggermente umida della sua schiena cancellava ogni attrito, il palmo ruvido del russo scavava nella curva gentile e sinuosa della colonna vertebrale, saggiava i fianchi,mentre i polpastrelli calcavano sulle forme spigolose di scapole e spalle,e su quelle morbide e sode dei muscoli affusolati.
Alfred gemette nel momento in cui l’altro attraversò la sua schiena con una mano,fino a farla affondare nei capelli biondi,tirandoli per esporgli il collo bianco prima e poi farlo sollevare.

Ivan piegò contemporaneamente il proprio busto,facendo aderire il petto al dorso dell’americano,approfittando per infilare una mano nei blue-jeans già slacciati e superando l’elastico dei boxer,arrivando finalmente a toccare la carne turgida del ragazzo,che gemette ancora,impennando i fianchi contro la sua mano.

“I-Ivan..”

Alfred chiuse gli occhi e appoggiò la nuca sulla spalla dell’uomo,scattando di nuovo contro il suo palmo schiuso. L’altro sentì distintamente un brivido scuotere il corpo del suo amante seguito da un sussulto,e sorrise.
“Amore.”

L’americano gemette,facendo ondeggiare i propri fianchi,e ottenne un ghigno inquietante in risposta.
Sussultò violentemente quando Ivan smise di colpo di toccarlo e lo spinse bruscamente contro i cuscini.

 “Togliti i pantaloni,Fredka”; gli ordinò mentre lui stesso slacciava i propri.

Alfred ubbidì mentre lo chiamava e sussurrava frasi sconnesse. Richieste oscene,che tradivano un’innocenza tanto sensuale da far tremare il suo amante.
Il corpo del giovane era sciolto dall’eccitazione e la voce era liquida per la voglia disperata,feroce e vulnerabile insieme.

Fu Ivan  a lasciarsi sfuggire un gemito,in quel momento.
Il cuore di Alfred batteva forte,reclamava piacere,voleva con tutto se stesso che quel semi sconosciuto così affascinante gli facesse da palliativo per quella notte.
Così come il più grande lo aveva scelto per levarsi di dosso anni di errori riprovevoli e dimostrarsi capace di amare.
I loro occhi si incrociarono ed entrambi ebbero la vivida coscienza del fatto che non c’era nulla di sbagliato in quello che stavano facendo.
*
Alfred si era svegliato con la gola secca,le labbra peste e la testa che doleva. Solo.

Sul lenzuolo bianco e sgualcito un pezzo di carta ingiallita,impossibile da decifrare.

Accese la luce e si alzò a sedere,sentendo tutta la stanza vorticargli pericolosamente intorno.

La carta era una pagina strappata a un libro piuttosto vecchio,una poesia in russo con testo inglese a fronte.
Alfred lesse e si guardò attorno,sforzandosi di mettere insieme tutti i pezzi.
Chiamò il suo nome un paio di volte.

E mentre l’americano sedeva con la testa tra le mani e un’uggia terribile che non lo faceva respirare,lontano da quella casa e quel letto,Ivan era già uscito da tempo.

Poteva dire di essere stato felice,quel giorno. Aveva guardato amorevolmente i visi grigi dei suoi connazionali già attivi a quell’ora di penombra,i pezzi di pietra grigia che si intrecciavano sulla strada e sui muri,bagnati di neve sporca.

Affrontò tranquillo lo specchio di piombo dell’acqua.


Morire in questa vita non è nuovo,
ma non è più nuovo nemmeno vivere.
 
Ore dopo,un sole appena sorto scintillava sopra la sciarpa color panna ancorata sul greto del Volga.

***
 
Allora. Completamente non-sense.  
Ma in effetti Ivan e Alfred sono non-sense. Bbbeh,vorrei tanto sapere cosa ne pensate *w*
Anche se vi ha fatto schifo. Lasciatemi un righino.
Note: il titolo è preso da “Summer ‘68” dei Pink Floyd,e la poesia è un pezzo di  “Addio a Mariengof” di Sergej Esenin.

  
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