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Autore: Vampilica    31/08/2011    3 recensioni
"Parodia" dell'infinito di Leopardi.. Diciamo che è la sua poesia con la mia interpretazione...."Si sedette proprio dietro a quella siepe, quell’ostacolo che lui adorava. Chiudendo gli occhi riusciva a vedere ogni dettaglio nascosto da quella pianta"
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Salve Gente!! Ho scritto una mia personale interpretazione dell'Infinito di Leopardi.. Sinceramente ci credo molto in questa eventulità.. quindi spero che vi piaccia!! E buona lettura! ^^


Infinito


Camminare, camminare e ancora camminare. Gli piaceva andare a passeggio, specialmente la mattina presto, quando tutti dormivano chiusi nelle loro case e gli capitava di incontrare solo qualche contadinotto diretto al suo campo. Attraversava qualche stradina e poi si spostava nei campi e li attraversava finché arrivava al suo posto preferito. Il suo piccolo colle, pieno di vegetazione e di ispirazione. Da là su poteva dominare Recanati, e in alcuni giorni poteva scorgere le vette innevate dei monti Sibillini. Era pieno di quiete, proprio ciò che gli serviva dopo una notte insonne dedicata alla lettura. Abbandonò il sentiero sterrato, per raggiungere la piccola radura nascosta, dove nessuno poteva vederlo perché una grande siepe impediva lo sguardo sia da fuori che da dentro. Anche se lui scostando un po’ il viso avrebbe comunque potuto ammirare il meraviglioso panorama.
 

Sempre caro mi fu quest'ermo colle,
e questa siepe, che da tanta parte
dell'ultimo orizzonte il guardo esclude..

 
Si sedette proprio dietro a quella siepe, quell’ostacolo che lui adorava. Chiudendo gli occhi riusciva a vedere ogni dettaglio nascosto da quella pianta. La piazza, la chiesa, la sua casa e la finestra di Silvia. Dove lui la vedeva intenta a tessere la sua tela, e per strada i giovanotti alzavano lo sguardo per vedere il suo dolce viso sorridente. Lui la osservava nascosto dietro la tenda della sua finestra. Aveva anche spostato il suo tavolo da studio accanto alla finestra per poter sentire la sua voce. Infatti a volte lei cantava e la sua voce leggiadra arrivava alle case vicine, e allora la gente apriva le finestre per sentire il suo canto. Era così bella con quei lunghi capelli neri leggermente ondulati. La sera prima di andare a dormire se li pettinava, poi si svestiva, e lui ammirava come le sue dita slacciavano il corsetto. Era diventata la sua musa. La protagonista delle sue fantasie.


Ma sedendo e mirando, interminati
spazi di là da quella, e sovrumani
silenzi, e profondissima quïete
io nel pensier mi fingo, ove per poco
il cor non si spaura..

 
Sentiva il cuore battergli forte nel petto, pensando al corpo nudo di Silvia. Cercò di concentrarsi sui rumori della natura. Ma era tutto così silenzioso e addormentato. Sentì il vento muovere le foglie, e sfiorargli il collo. E in quella leggera brezza sentì di nuovo la sua dolce voce. E vide ancora la luce fievole di una magra candela che le illuminava la pelle così bianca. La sua mano scivolò tra le sue braghe e toccò la sua fonte di piacere. Il ricordo di Silvia si fece vivo nella sua mente. I suoi piccoli seni, il suo corpo sinuoso e la sua femminilità inviolata. Tante volte aveva sognato che gli sarebbe appartenuta. Nei suoi sogni i suoi occhi nocciola riflettevano l’amore per lui, e le sue guance con quelle piccole lentiggini arrossivano alle sue frasi d’amore. E le notti le passavano insieme. Una nelle braccia dell’altro sancendo il loro amore diventando un corpo unico.
 

                               .. E come il vento
odo stormir tra queste piante, io quello
infinito silenzio a questa voce
vo comparando: ..

                            
I suoi sogni che spesso sembravano così reali. Poteva sentire il suo profumo dolce come le fragole. Poteva passare le dita tra la sua lunga chioma. Le sue mani potevano sfiorare il suo corpo morbido. E la sua lingua poteva assaporare la sua pelle, i suoi capezzoli chiari e la sua bocca. Poteva ascoltare i suoi gemiti e i suoi sospiri ad ogni sua carezza. Lei era sua e di nessun altro. La vedeva inarcare il corpo alle sue spinte e il suo viso era leggermente arrossato, mentre il suo fiato era corto. I suoi occhi erano illuminati dalla luce del desiderio. Desiderio per lui. Lei voleva solo lui. E poi ecco che insieme raggiungevano quel piacere proibito, e lei cercava di trattenere il suo lungo gemito. Ma lui la sentiva. Sentiva la sua voce interiore, appagata.
 

                                 ..e mi sovvien l'eterno,
e le morte stagioni, e la presente
e viva, e il suon di lei..

                                    
Si lasciò cullare da quei pensieri, finché sentì la sua mano inumidita. Ma a quel punto non aprì gli occhi. Si fermò solo ad osservare con la mente il suo viso. La dolcezza del suo viso, che tanto gli mancava. E sapeva che non avrebbe mai rivisto, se non nei suoi sogni e nel suo cuore. Una lacrima gli rigò il viso. Lei non c’era più. Però sorrise, perché era sicuro che lei era in un posto migliore. In un posto pieno di quiete come il suo colle. Si lasciò cadere sull’erba con la mente fissa su quegli occhi color nocciola, che tanto gli avevano mosso il cuore.
                                     
                               
 .. Così tra questa
immensità s'annega il pensier mio:
e il naufragar m'è dolce in questo mare.

 
   
 
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