F a n d o m The vampire diaries
P e r s o n a g g i / P a i r i n g Damon Salvatore, Elena Gilbert, Stefan Salvatore, Damon/Elena, Un po' tutti
G e n e r e Romantico, malinconico, azione
A v ve n i m e n t i Longfic, What if?
T i m e l i n e Post 2x22, Ipotetica terza stagione
P r e m e s s a d e l l ' a u t o r e Beh, che dire. E' la mia prima Fanfic in assoluto, spero vi piaccia e soprattutto, spero di non annoiarvi :3 Le recensioni sono SEMPRE ben accette :D
A lei. Alla splendente luna
che scorsi dalla mia grande
finestra durante quella notte
estiva, e che mi chiese di
raccontarle una storia perchè
-così mi disse- s'annoiava.
che scorsi dalla mia grande
finestra durante quella notte
estiva, e che mi chiese di
raccontarle una storia perchè
-così mi disse- s'annoiava.
Goodbye
Brother
Capitolo 1
Quando
Damon
aprì gli occhi, il sole a Mystic Falls stava sorgendo. Le
tende erano chiuse e solamente pochi raggi filtravano dalla finestra.
Si alzò e le spalancò completamente, lasciando
che il sole appena sorto illuminasse la stanza, poi, si
sedette sul letto, a riflettere.
Ricordava tutto alla perfezione: Elena che gli aveva dato un bacio e che lo aveva perdonato, Katherine che gli aveva portato la cura e Stefan, che si era venduto a Klaus per ottenerla.
Sentì la porta aprirsi e si precipitò al piano di sotto, dimenticandosi di essere ancora in stato di convalescenza. Quasi cadde dalle scale, il che, per un vampiro, era una cosa davvero imbarazzante. Elena, che aveva appena varcato la soglia, posò le borse che aveva in mano e cercò di aiutarlo.
"E' davvero imbarazzante"
"Dovevi restare a letto!"
Damon, tra le braccia di Elena, la guardò in viso: aveva le occhiaie e gli occhi rossi, ma nonostante tutto riusciva ad essere bellissima anche in quelle condizioni.
"Cos'è successo a Stefan? Tu dove sei stata? Che fine ha fatto Katherine?"
"Pensiamo a una cosa alla volta, adesso hai bisogno di riposare."
"Sto bene, Elena!" Damon usò lo sguardo più convincente che aveva. Doveva sapere cosa stava succedendo, doveva agire.
"Almeno siediti sul divano!" Il vampiro avanzò verso il divano, quasi correndo, e si sedette. Elena rimase in piedi.
"Allora?"
"Ne so quanto te. So che Stefan è con Klaus e che Katherine è scappata dopo averti portato la cura... E dopo che ti sei addormentato sono andata da Caroline, c'era anche Tyler, Matt gli ha sparato."
"Un punto per il biondino!"
"Damon, per favore."
Il vampiro ignorò il rimprovero.
"Principessa, come stai?"
"Bene" Gli occhi di ghiaccio diventarono due piccole fessure, come se volessero guardare attraverso la maschera di indifferenza che indossava Elena.
"No. Non è vero."
"Senti Damon, sono solo stanca. Questa notte non ho chiuso occhio."
"Allora, perchè non fai un riposino?"
"Scherzi vero? Stefan chissà dov'è, chissà cosa fa... Magari ha bisogno di me, e io che faccio? Dormo?" A Elena era scesa una lacrima. Era una lacrima di rabbia, Damon lo sapeva bene. Era arrabbiata, arrabbiata perchè non poteva fare nulla per impedire tutto ciò che stava accadendo.
Damon si alzò, e nello stesso momento la ragazza gli andò vicino. Pochi centimetri di distanza separavano le loro labbra, i loro occhi, i loro corpi. Il vampiro sfiorò la guancia di Elena, la sua pelle era soffice, come sempre.
Elena abbassò lo sguardo. "Guardami" La voce vellutata di Damon risuonò nella stanza in modo teatrale e lei non potè far altro che dargli ascolto.
"Non puoi uscire così. No, Elena, dico sul serio. Se qualcuno ti vede si prende un colpo, dritto dritto all'ospedale..."
Lei sorrise. Un sorriso che Damon non vedeva da giorni. Prima aveva versato lacrime per la morte di Jenna e di John, poi per lui, anche se stentava a crederci, aveva pianto per lui, e adesso, adesso per Stefan... Se il vampiro ne fosse stato capace, avrebbe pianto anche lui, perchè non si poteva restare impassibili davanti a tanta sofferenza.
"D'accordo. Ma svegliami tra due ore." Elena aveva ceduto.
"Certamente, principessa".
La ragazza si sdraiò sul divano e due minuti dopo, già dormiva.
Voci. Tante, tante voci. Ecco, ci risiamo. Un altro incubo. Elena sapeva che quella non era la realtà. Si trovava seduta sul divano di casa Salvatore e sentiva delle voci, ma non riusciva ad aprire gli occhi. O meglio, non voleva. Quelle voci appartenevano a gente che non c'era più, ne era sicura.
"Cosa dobbiamo fare?" Zia Jenna, ne era certa.
"Non lo so, non possiamo permettere che le succeda nulla." Sua... madre?
La ragazza spalanzò gli occhi. Aveva davanti cinque persone posizionate in cerchio che parlavano tra di loro. C'era zia Jenna, con i suoi bellissimi capelli tendenti al rosso, c'erano i suoi genitori, c'era Isobel, la sua madre naturale, e anche John, suo padre biologico.
"Ehi, che fate?" Elena si meravigliò della propria voce.
"Come che facciamo... Piccola, prendiamo delle decisioni! Dobbiamo capire cosa è meglio per te." Miranda parlò scandendo le parole.
"E non sarebbe meglio parlarne con la diretta interessata?" Mai la voce del vampiro dagli occhi color mare, che aveva notato in un angolo solo in quel momento, le era sembrata tanto vellutata, quasi potesse accarezzarla.
"Ecco, per prima cosa ci sbarazzeremo di te, sei solo capace a conbinare guai." John era infastidito.
"Oh, e sentiamo, come ti liberi di me?" In un secondo, Damon era davanti a lui e con un pugno l'aveva steso a terra.
"Smettila, Damon" Il vampiro si girò verso Jenna e punto sulla sua gola. Le inclinò il collo con la forza e vi affondò i canini.
Ok. Era un sogno, insomma era ovvio. Il vero Damon non avrebbe mai fatto nulla di simile. O no?
Elena gridò e vide Damon che affondava i canini in tutte le gole presenti. Nulla, lei era ferma e non faceva niente. Possibile? Perchè non lo fermi? Perchè se è un sogno non fai qualcosa? Tanto ti risveglierai viva... Nulla.
Iniziò a gridare sempre più forte e poi, la vera realtà comparve davanti a lei.
La pace che provò in quel momento, non l'avrebbe provata più in tutta la sua vita. Davanti a lei, due occhi ghiaccio la guardavano preoccuparti e lei si perse in essi come una bambina davanti ad un negozio di bambole.
"Brutto sogno, principessa?"
Elena ritornò ancora una volta alla realtà. "Orribile, ehi, ma che ore sono?" Non sembrava più mattina.
"Le due."
"Che? Ti avevo detto di svegliarmi dopo due ore! Non dopo sette!"
"Vuoi sapere la verità, tesoro? Ti avrei lasciata dormire altre tre ore, se solo non avessi avuto quel brutto incubo"
Elena, un po' per il sollievo di non trovarsi più in quel sogno, un po' perchè quegli occhi l'avevano come al solito colpita, non disse nulla. Si alzò e andò a rinfrescarsi in bagno. Quando ne uscì, Damon era ancora seduto sul divano.
"Bene, ora che sei tornata presentabile, possiamo ragionare con calma."
"Hei! Ero una diva anche con le occhiaie!" Damon sapeva che era vero. Era la stessa cosa che aveva pensato, ma al posto della parola diva, c'era la parola angelo.
"Certo certo"
"Damon?"
"Si?"
"E tu? Come stai?"
Ricordava tutto alla perfezione: Elena che gli aveva dato un bacio e che lo aveva perdonato, Katherine che gli aveva portato la cura e Stefan, che si era venduto a Klaus per ottenerla.
Sentì la porta aprirsi e si precipitò al piano di sotto, dimenticandosi di essere ancora in stato di convalescenza. Quasi cadde dalle scale, il che, per un vampiro, era una cosa davvero imbarazzante. Elena, che aveva appena varcato la soglia, posò le borse che aveva in mano e cercò di aiutarlo.
"E' davvero imbarazzante"
"Dovevi restare a letto!"
Damon, tra le braccia di Elena, la guardò in viso: aveva le occhiaie e gli occhi rossi, ma nonostante tutto riusciva ad essere bellissima anche in quelle condizioni.
"Cos'è successo a Stefan? Tu dove sei stata? Che fine ha fatto Katherine?"
"Pensiamo a una cosa alla volta, adesso hai bisogno di riposare."
"Sto bene, Elena!" Damon usò lo sguardo più convincente che aveva. Doveva sapere cosa stava succedendo, doveva agire.
"Almeno siediti sul divano!" Il vampiro avanzò verso il divano, quasi correndo, e si sedette. Elena rimase in piedi.
"Allora?"
"Ne so quanto te. So che Stefan è con Klaus e che Katherine è scappata dopo averti portato la cura... E dopo che ti sei addormentato sono andata da Caroline, c'era anche Tyler, Matt gli ha sparato."
"Un punto per il biondino!"
"Damon, per favore."
Il vampiro ignorò il rimprovero.
"Principessa, come stai?"
"Bene" Gli occhi di ghiaccio diventarono due piccole fessure, come se volessero guardare attraverso la maschera di indifferenza che indossava Elena.
"No. Non è vero."
"Senti Damon, sono solo stanca. Questa notte non ho chiuso occhio."
"Allora, perchè non fai un riposino?"
"Scherzi vero? Stefan chissà dov'è, chissà cosa fa... Magari ha bisogno di me, e io che faccio? Dormo?" A Elena era scesa una lacrima. Era una lacrima di rabbia, Damon lo sapeva bene. Era arrabbiata, arrabbiata perchè non poteva fare nulla per impedire tutto ciò che stava accadendo.
Damon si alzò, e nello stesso momento la ragazza gli andò vicino. Pochi centimetri di distanza separavano le loro labbra, i loro occhi, i loro corpi. Il vampiro sfiorò la guancia di Elena, la sua pelle era soffice, come sempre.
Elena abbassò lo sguardo. "Guardami" La voce vellutata di Damon risuonò nella stanza in modo teatrale e lei non potè far altro che dargli ascolto.
"Non puoi uscire così. No, Elena, dico sul serio. Se qualcuno ti vede si prende un colpo, dritto dritto all'ospedale..."
Lei sorrise. Un sorriso che Damon non vedeva da giorni. Prima aveva versato lacrime per la morte di Jenna e di John, poi per lui, anche se stentava a crederci, aveva pianto per lui, e adesso, adesso per Stefan... Se il vampiro ne fosse stato capace, avrebbe pianto anche lui, perchè non si poteva restare impassibili davanti a tanta sofferenza.
"D'accordo. Ma svegliami tra due ore." Elena aveva ceduto.
"Certamente, principessa".
La ragazza si sdraiò sul divano e due minuti dopo, già dormiva.
Voci. Tante, tante voci. Ecco, ci risiamo. Un altro incubo. Elena sapeva che quella non era la realtà. Si trovava seduta sul divano di casa Salvatore e sentiva delle voci, ma non riusciva ad aprire gli occhi. O meglio, non voleva. Quelle voci appartenevano a gente che non c'era più, ne era sicura.
"Cosa dobbiamo fare?" Zia Jenna, ne era certa.
"Non lo so, non possiamo permettere che le succeda nulla." Sua... madre?
La ragazza spalanzò gli occhi. Aveva davanti cinque persone posizionate in cerchio che parlavano tra di loro. C'era zia Jenna, con i suoi bellissimi capelli tendenti al rosso, c'erano i suoi genitori, c'era Isobel, la sua madre naturale, e anche John, suo padre biologico.
"Ehi, che fate?" Elena si meravigliò della propria voce.
"Come che facciamo... Piccola, prendiamo delle decisioni! Dobbiamo capire cosa è meglio per te." Miranda parlò scandendo le parole.
"E non sarebbe meglio parlarne con la diretta interessata?" Mai la voce del vampiro dagli occhi color mare, che aveva notato in un angolo solo in quel momento, le era sembrata tanto vellutata, quasi potesse accarezzarla.
"Ecco, per prima cosa ci sbarazzeremo di te, sei solo capace a conbinare guai." John era infastidito.
"Oh, e sentiamo, come ti liberi di me?" In un secondo, Damon era davanti a lui e con un pugno l'aveva steso a terra.
"Smettila, Damon" Il vampiro si girò verso Jenna e punto sulla sua gola. Le inclinò il collo con la forza e vi affondò i canini.
Ok. Era un sogno, insomma era ovvio. Il vero Damon non avrebbe mai fatto nulla di simile. O no?
Elena gridò e vide Damon che affondava i canini in tutte le gole presenti. Nulla, lei era ferma e non faceva niente. Possibile? Perchè non lo fermi? Perchè se è un sogno non fai qualcosa? Tanto ti risveglierai viva... Nulla.
Iniziò a gridare sempre più forte e poi, la vera realtà comparve davanti a lei.
La pace che provò in quel momento, non l'avrebbe provata più in tutta la sua vita. Davanti a lei, due occhi ghiaccio la guardavano preoccuparti e lei si perse in essi come una bambina davanti ad un negozio di bambole.
"Brutto sogno, principessa?"
Elena ritornò ancora una volta alla realtà. "Orribile, ehi, ma che ore sono?" Non sembrava più mattina.
"Le due."
"Che? Ti avevo detto di svegliarmi dopo due ore! Non dopo sette!"
"Vuoi sapere la verità, tesoro? Ti avrei lasciata dormire altre tre ore, se solo non avessi avuto quel brutto incubo"
Elena, un po' per il sollievo di non trovarsi più in quel sogno, un po' perchè quegli occhi l'avevano come al solito colpita, non disse nulla. Si alzò e andò a rinfrescarsi in bagno. Quando ne uscì, Damon era ancora seduto sul divano.
"Bene, ora che sei tornata presentabile, possiamo ragionare con calma."
"Hei! Ero una diva anche con le occhiaie!" Damon sapeva che era vero. Era la stessa cosa che aveva pensato, ma al posto della parola diva, c'era la parola angelo.
"Certo certo"
"Damon?"
"Si?"
"E tu? Come stai?"