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Autore: marenRamen    31/08/2011    1 recensioni
Una semplice DeNor, che molto probabilmente non continuerò. Mikkel è il nome che ho dato a Danimarca, e Bendik è il nome che un mio amico ha voluto dare a Norvegia.
Entrambi si ritrovano a vivere vecchi ricordi, in luogo che ad entrambi è molto familiare.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Danimarca, Norvegia
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Lascio che chi mi ha procurato queste ferite, le disinfetti.
I suoi occhi di blu spento mi osservano sonnecchiosi, le sue palpebre sono abbassate, quasi chiuse, perchè è pomeriggio, ed entrambi sopportiamo sopra ai nostri corpi il peso della stanchezza giornaliera e del lungo viaggio.
Il mare ondeggia sereno vicino alla costa, carezzando gli scogli e producendo uno sciabordio piacevole alle orecchie.
Mi accorgo che infondo questo pezzetto di mondo non è cambiato poi tanto durante i secoli, qui l' uomo sembra essere stato più rispettoso e gentile con cià che non gli appatiene, e tutto, o quasi, è rimasto come prima.
Una baia piccina e circodata da scogli alti e bruni, così alti che da qui in basso sembrano a stretto contatto con i nembi.
Nuvole di gabbiani ed uccelli marini vi si affannano sempre intorno, e costruiscono sulle rocce umide e sporgenti il loro prezioso nido.
Si prendono cura dei loro spennacchiati pulcini in quelle insenature rocciose, al caldo, al riparo, e al sicuro da ogni pericolo.
Le pulcinelle di mare, invece, si scavano delle tane sotto terra, e depongono lì le loro due uova, ogni anno.
Stanno bene attente a trovarsi una bella tana. Che sia profonda, calda, tra l' erba, e non la lasciano mai per nessun motivo al mondo.

La spiaggia è sassosa, roccette tonde tonde di tante misure, che hanno un colore che varia dal grigio, passa per il marrone, ed arriva fino al nero scuro.
Non è facile camminare sopra un terreno del genere, e quando ero un bambino ero sempre molto attento a dove mettevo i piedi.
Sto attento anche adesso che sono cresciuto, sto attento perchè tengo stretta la mano di Bendik, e se precipitassi giù trascinerei anche lui insieme a me, e chi lo sente poi !
Intreccio le mie dita con le sue, con la scusa di aiutarlo nella traversata fino alla riva ho afferrato la sua mano fredda.
Il palmo però inizia a riscaldarsi a contatto con il mio, le nocche sono tutte arrossate, e la pelle è secca ed increspata per il gelo.
Io non potrei desiderare contatto più dolce, e teporoso.

La spiaggia è scoscesa e collinare, ed i sassi sono umidi e scivolosi di acqua, deve aver piovuto molto quella notte.
Il cielo e il paesaggio intorno portano ancora il segno di una tempesta coi fiocchi, e l' aria è umida, quasi liquida.
Le nuvole scorrono lente sopra le loro teste, sono pesanti e gravide d' acqua, ma non pioverà ancora.
Il vento si è placato, il mare è calmo e placido, di un grigio molto simile al blu.
La primavera da quelle parti è diversa, ma spettacolare, se vivi in un luogo come quello per trecentosessantacinque giorni all' anno, riesce ad accorgerti del cambio delle stagioni.

Ormai la riva è vicina, ancora pochi dolcenti passi su questi sassi tondi e scivolosi di pioggia e saremo arrivati a destinazione.
Vi è un sassio piatto e basso vicino al bagno asciuga, se ci arrampichiamo là sopra è fatta ?
Non vedo l' ora di riposarmi su quella sporgenza umidiccia del sassoso terreno, e stringo con più forza la mano di Bendik, guardando dritto avanti a me e tirando con forza verso le onde, come se volessi lanciarmi dentro l' oceano per davvero.
Il norvegese protesta dietro di me, tira nella direzione opposta e sembra sul punto di mollarmi la mano.
Ma ormai siamo arrivati, e non può più sfuggirmi.
Mi volto finalmente verso di lui, ridendo come uno scemo, e senza esitazione lo afferro e lo sollevo, stringengendolo contro di me.
So che non è più un bambino, ma io ho sempre paura di fargli del male, quindi non ci metto molto a lasciarlo andare.
Le sue guance sono diventare rosse. Un rosso in netto contrasto con il colore dei vestiti indossati da Bendik e con il pallore del cielo dietro di lui.
Sbuffando si arrampicato sopra il sasso e si sistema a gambe incrociate, dandomi le spalle.
Io rido piano, sotto i baffi, e mi arrampico anchio, sedendomi accanto a lui con le ginocchia appoggiate contro il petto.
Annuso l' aria. Odore di salsedine e pioggia.
E il rumore del mare vicino di sottofondo.

Mi volto verso Bendik e lo osservo di nascosto, mentre lui guarda con aria rapita sopra la propria testa.
E' bello, lui. Bellissimo.
Io l' amo. Ed amo ogni cosa di lui, anche i suoi modi più bruschi, i suoi difetti più temibili.
E voglio che sia MIO. Come un tempo.

Mi faccio serio di colmo, e lentamente avvicino una mano alla sua guancia, sfiorando con delicatezza la sua pelle, che arrossisce, sotto le mie dita leggere.
Rido, e socchiudo gli occhi, lasciandomi andare contro di lui.

  
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