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Autore: Infinite Sky Driver    31/08/2011    12 recensioni
La razionalità delle persone, tende a sopprimere i loro sentimenti.
Finalmente tra di noi ci sono solo pochi metri, allungo un braccio per afferrare il tuo.[..]Cerchi di alzarti, ma ti blocco le braccia con le mani e ti stringo i fianchi con le ginocchia.
-Key, scusami!-
JongKey
Genere: Comico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ed ora, siamo arrivati al penultimo capitolo! *O*
Scusatemi se ho postato sol ora, ma sono stata in vacanza; Credo che il prossimo capitolo, l'ultimo, farò fatica a scriverlo. è un addio a questa storia, e sarà molto difficile, visto che mi ci sono affezionata molto ç_ç
Grazie davvero a tutti coloro che la seguono, e che ogni volta hanno la pazienza di recensire e darmi un loro commento alla storia! Grazie.
Ora vi lascio al capitolo, buona lettura ^^



-Sono costretto a licenziarti, Kim Kibum. Non prenderla sul personale.-
 

- - - Key - - -
 
Forse aspettavo solo questo.
I suoi occhi si riempiono di felicità dopo quelle parole.
Ciò che non capisco è perchè ha fatto tutto ciò. Probabilmente gli stavo antipatico. O semplicemente voleva soltanto licenziarmi; quelle persone stanno bene nel vedere le altre strisciare ai loro piedi; ma io non ho intenzione di farlo. Non gli darò mai questa soddisfazione, soprattutto ora, che sono giunto al limite.
Non sono arrabbiato, sono solo deluso. Pensavo che questo momento sarebbe arrivato più in la nel tempo. Non mi ero preparato adeguatamente, non so nemmeno se ho tutto il necessario per far andare a buon fine il mio piano.
Dai miei occhi non traspare più nessuna emozione. 
Mi alzo, attento a non far strisciare troppo la sedia sul pavimento.
Dopodiché la rimetto al suo posto, mi giro e a passo lento mi dirigo alla porta. Afferro la maniglia, e prima di uscire schiudo le labbra, pensando a cosa dire.
-Non venga neppure, tra una settimana, o quando sarà. Non voglio vedere la sua faccia, anche se non la vedrò neppure, a pensarci bene. Non voglio sentire la sua presenza in quel luogo-
-Che cos-
Non lo lascio finire e me ne vado, sbattendo al porta.
Luna è ancora dove l'avevo lasciata.
-Kibum, cosa ti ha detto?-
Mantengo sempre la stessa andatura fino ad uscire dalla stanza, non la degno di uno sguardo, non guardo nessuno, i miei occhi vedono solo la porta. La mia faccia sembra incapace di assumere espressioni.
Esco da quel luogo, mi volto un attimo percorrendo con lo sguardo l'edificio in tutta la sua altezza. Un po' mi mancherà.
 
 
 
È tutto pronto. 
Ieri pomeriggio, appena tornato a casa mi sono messo subito al lavoro, con flemma, senza guardare l'ora, cosa mangiare per cena, o dove fosse il mio letto. Ho preso il volantino della nuova autostrada in costruzione e me lo sono infilato in tasca. 
“Se proprio vuoi fare una cosa, falla bene” mi sono detto allo specchio. Lo stesso specchio rotto l'altra mattina.
Non ho nemmeno mangiato. Nemmeno fatto colazione. Forse dovrei mangiare qualcosa, tanto per non presentarmi a tutti bianco come un cadavere.
Mi basterà un frutto, forse una mela. Si, una mela va benissimo.
Il pavimento della cucina è pieno di libri, giornali, fogli. Nei corridoi ho rovesciato i mobili.
Nella mia stanza, ho lasciato poco di infiammabile. Voglio che la trovino intatta. Voglio che Jonghyun la trovi intatta come l'aveva lasciata. Dopotutto può essere il mio regalo; il regalo per dimostrargli che lo amo ancora.
Luna invece non voglio che abbia regali. Voglio solo che abbia rimorsi, colpe, frustrazioni per ciò che mi ha fatto.
Probabilmente se mi ascoltassi ora, ma in un altro momento, direi a me stesso di essere stupido, sadico e ingiusto. Forse sono davvero un deficiente. Ma non mi importa più ormai, cosa gli altri pensano di me, o cosa penso di me stesso.
Prendo le chiavi di casa ed esco. Le ciabatte sfregano contro l'asfalto, logorando la parte inferiore, leggermente schiacciata verso il basso. 
Mi porto una mano all'orecchio sinistro; le dita incontrano una superficie d'acciaio, che percorro interamente più volte con l'indice. Riesco a ricacciare i ricordi che mi affiorano alla mente.
Eccomi davanti alla casa di Luna. Lei sembra non esserci, il turno di lavoro dovrebbe finire alle tre, ho ancora tempo e tutto procede secondo i piani.
Apro la cassetta delle lettere e infilo al suo interno il volantino che ho in tasca.
Sorrido al pensiero della sua faccia, quando capirà tutto. Senza accorgermene finisco per ridere, ridere come fossi ubriaco, davanti a quella cassetta, mentre le lacrime invadono i miei occhi, lacrime amare.
Ora posso anche tornare a casa, tutto sta per iniziare.
Una tanica basterà? Anche il gas funziona. Nessuno mi troverà, e così potrò vivere veramente in pace.
Arrivo a casa e accendo l'unico fiammifero a mia disposizione. Chiudo la porta a chiave, osservando le prime cose prendere fuoco. La cucina, il corridoio, i mobili, tutta la mia vita.
Sorrido.
-Jonghyun, perdonami, ma non sono forte quanto te; tu devi andare avanti per la tua strada...senza di me-
 
- - - Jong - - -
 
Ho una brutta sensazione.
Questa mattina Kibum non era in casa, cosa che non succedeva da molto tempo.
Accarezzo la superficie della chitarra, in attesa dell'ispirazione. Schiaccio un tasto della tastiera, sperando che la melodia giusta affiori alla mia mente.
Niente.
Assolutamente nulla.
Vuoto completo.
È da tanto ormai che non riesco più a scrivere, mi sembra di non provare più emozioni forti da quando...ci siamo lasciati.
I primi tempi ho provato a chiamarlo. Non mi ha mai risposto.
Ho pensato che gli ci voleva del tempo. Forse dovevo solo aspettare. Questa mattina però mi sono svegliato con una bruttissima sensazione. Qualcosa che mi stringeva alla gola, come se mi stesse soffocando, poi un dolore al petto.
Ho pensato ad una crisi di cuore, ma dopo alcuni secondi il battito è tornato regolare, lasciando solamente una sensazione di vuoto dentro di me.
Ora quella sensazione è aumentata d'intensità. Non sembra però a livello emozionale, pare di più un malessere fisico. Fatica a respirare.
Corro in cucina a controllare il gas, ma è chiuso. Il camino è spento, i termosifoni anche, è estate, perchè dovrei accenderli?
Passo davanti alla finestra.
La terra trema sotto i miei piedi. Le mani iniziano a tremarmi. La vista si offusca.
Ciò che vedo non mi piace. Del fumo si alza dalla casa di Kibum, tra le finestre riesco a notare le fiamme dentro casa.
-Kibum!!-
Esco di corsa, ignorando le scarpe all'ingresso, la ghiaia mi si pianta sotto i piedi, ma non vedo altro che quella casa, le fiamme sempre più alte, il suo corpo inghiottito dal fuoco.
-Kibum!!!- Tento di aprire la porta, la maniglia è ardente, e il caldo si fa insopportabile, per non contare del fumo grigio che inizia a invadere il cielo e il contorno della casa, fino ad arrivare alla mia.
Kibum potrebbe essere li dentro, o peggio, l'artefice di quell'incendio. Ma perchè l'ha fatto, perchè?
Prendo il cellulare tra le mani, componendo il numero dei vigili del fuoco, provando varie volte, vista l'instabilità delle mie dita.
-Si?-
-Si, pronto, c'è un incendio!-
-Si calmi signore, dove si trova?-
-Sono, in via...via....-
Dannazione, che via era?
-Sapete dov'è che abita Kim Jonghyun? Quella via li! Non, non mi ricordo il nome! Numero...3, una casa, le fiamme stanno diventando alte, sbrigatevi!- Un colpo di tosse interrompe le mie parole
-Arriviamo subito, stia lontano dall'abitazione!-
Butto il cellulare nell'erba e con un calcio sfondo la porta d'ingresso.
-Kibum!!!!-
Mi addentro nella casa con una manica della maglia davanti al naso; il fumo mi offusca la vista e mi fa bruciare gli occhi, tanto che iniziano a lacrimare e vedo ancora meno.
Guardo dentro la cucina, dove il soffitto inizia a cedere, e le prime assi di legno cadono sui mobili, sul tavolo, sull'arredamento.
Il corridoio è invaso dalle fiamme, i mobili sono a terra, quasi secondo una mappa ben precisa, quella è una situazione pianificata.
-Kibum! Dove sei!-
Corro in camera, pervasa dal fumo, dove tutto sembra in ordine, il letto come me lo ricordavo, gli armadi, i vestiti sull'attaccapanni e sulle sedie. Lui però non c'è.
Torno indietro, guardo in salotto, dove è impossibile camminare, ma nemmeno l'ombra di Key.
Vedo una porta.
Quella, è la sua porta. Quella dove mi era proibito entrarci.
Le vado davanti, e con una spinta la apro; mi ci fiondo dentro, osservando il suo interno. Forse quello è il luogo meno distrutto.
Non è un locale enorme, ci sono piccoli armadietti, un tavolino, degli oggetti sul pavimento.
Raccolgo alcune lettere da terra e le infilo in tasca, guardo nei cassetti e noto giocattoli, oggetti per l'infanzia, fotografie.
Raccolgo tutto quello che posso, cercando di fare in fretta, visto che le fiamme stanno arrivando fino a qui, finchè non sento tirarmi indietro da delle braccia.
-Signore! Vada fuori, qui è pericoloso!-
Un vigile del fuoco mi accompagna fino a fuori, posandomi un aeratore sulla bocca..
In un attimo mi ritrovo fuori dalla casa.
-Ki-Kibum! Devo trovare Kibum!- Cero di alzarmi, ma un agente di polizia mi blocca.
La casa è contornata da persone che passeggiavano, fermate una volta visto l'incendio, auto della polizia e vigili del fuoco.
Il cielo è colmo di fumo, tanto che è quasi invisibile lo strato di nuvole scure che percorreva la distesa azzurra fino a questa mattina.
Tiro fuori dalle tasche le foto, gli oggetti, le lettere.
Le foto ritraggono una famiglia, che riconosco come quella di Key. Lui però non è assieme a loro; è lontano, mentre l'uomo, la donna e un altro figlio sono al centro dell'obiettivo.
Molte altre foto sono uguali, in alcune Key non c'è nemmeno, in foto come quelle fatte davanti all'albero di natale.
Lui non c'è, quando appare, ha un'espressione triste.
Gli oggetti sono usati, alcune parti di giocattoli hanno i segni di denti, su certi, c'è scritto “Kim”.
Le lettere sono quasi illeggibili. Le parole sono sbiadite da qualcosa che sembra acqua, forse lacrime. Se ne leggono poche; parole cattive, offensive nei confronti di qualcuno.
Le firme, sembrano quelle dei familiari di Key.
Poi c'è una busta. Una busta bianca, intatta, con sopra disegnata in rosa una J.
La apro. Al suo interno, ci sono i biglietti che gli lasciavo sempre ogni mattina.
“Ora vado a fare la spesa, ci vediamo dopo, ok?
Ti amo”
La mia scrittura. Sotto a quello, una risposta.
“Ti amo anch'io, torna presto”.
Questa era la sua scrittura, ma il biglietto pensavo l'avesse buttato.
Verso il contenuto della busta sull'erba: tutti i biglietti che gli scrivevo qualche tempo fa, tutti con una risposta da parte sua.
Alzo la testa verso la casa.
Perchè l'ha fatto, perchè ha fatto tutto questo se mi amava ancora?
-KEY!!!!!!!- Urlo stringendo la busta vuota, buttando fuori tutta la rabbia, la tristezza, la delusione.
-Non...non lasciarmi- I singhiozzi iniziano a farsi prepotenti assieme alle lacrime, ma li respingo, facendo contrarre i muscoli dell'addome.
-Jong!-
Qualcuno mi chiama dalla mia sinistra; vedo spuntare dalla folla Luna.
-Che è successo? Jong!-
Mi scuote per le spalle, ma mi fa solamente ciondolare la testa avanti e indietro, mentre fissa i miei occhi persi in un punto a terra.
-Kim Jonghyun?- Un vigile del fuoco si avvicina a me.
-Non c'è nessuno dentro, mi dispiace, ormai è quasi tutto trasformato in cenere, mi dispiace-
-Jong, dov'è Key?- Mi pone quella domanda, impaurita.
-Key...non....non c'è...p-
Porta una mano davanti alla bocca per trattenere un urlo. Poi mi fa girare verso di lei.
-Non può essere, Jong. Non....ci credo-
Dalla tasca della sua maglia cade un volantino.
-Perchè c'era questo nella mia posta? Perchè! Voleva farmi sentire in colpa?- Luna scoppia a piangere buttando quel foglio a terra.
Sopra ad esso, c'è una scritta in penna.
“X Luna. Usa questa, quando andrai a viaggiare per il mondo. Ricordi? Era il tuo sogno. Non mandarmi cartoline però, non le leggerei mai. Addio”
Kim Kibum è una persona molto intelligente. Perchè dovrebbe morire dando fuoco alla sua casa restando all'interno di essa? No.
Mi alzo, mentre mi passa per la testa quello che credo sia passato per la testa a lui.
-Luna, quest'autostrada non è finita. È a metà, ed ora la stanno costruendo a picco sul mare.-
Sbarra gli occhi, cercando di capire a cosa voglio arrivare. Non le do nemmeno il tempo di chiedermi spiegazioni.
Mi alzo, salgo sulla moto e parto.
Devo salvare Kibum.

         Anticipazione dell'ultimo capitolo:
La sua mano scivola lentamente dalla mia, a causa dello strato di sudore che si è creato in alcuni minuti. Non fa nulla per evitare ciò che sta succedendo. [...]
Non sento più nulla. Niente. Il vento, il verso degli uccelli, le fronde degli alberi.
Vedo solo i suoi occhi, sento solo la sua voce.
-Ti ho sempre amato. Ti amerò sempre. Ti amo anche ora, Jonghyun-
  
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