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Autore: Satiel    01/09/2011    0 recensioni
La mia interpretazione su come si svolsero i fatti che hanno portato all' episodio della torre...spero sia leggibile!
Genere: Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altaïr Ibn-La Ahad , Altro personaggio
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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"Cosa dobbiamo fare del prezioso dono della vita?"
Leggevo queste parole da sopra la spalla dell' uomo che avevo deciso di seguire nonostante tutto, e mi domandavo se avessi fatto bene a ritrovarmi in quella stanza assieme a lui.Sicuramante si era accorto di me non appena avevo attraversato la porta ma forse per gentilezza non lo aveva dato a vedere. Si era interrotto troppe volte nella scritura delle sue memorie per dare l' idea di una persona completamente assorbita da quello che stava facendo, penso piuttosto che abbia voluto appositamente attirarmi vicino a sè ,un invito  aperto era un gesto troppo plateale per il suo stile.
Ti conosco bene Altair,nel profondo del tuo cuore tu non hai smesso un  solo istante di essere un predatore, nonostante abbia ormai fatto a pezzi tutti i tuoi avversari.
Non so perchè ma  non ti temo.
Mi accosto fino a sentire il calore che emana il tuo corpo,e mi stupisco di come mi volti le spalle senza che la mia presenza ti turbi.
Vorrei appoggiarti una mano sul braccio per farti più consapevole della mia vicinanza ,come ero abituata a fare in passato con Robert, e mi torna dolorosamente alla mente che lui a quel punto posava quanto sorreggeva  per intrecciare le sue dita con le mie prima di girarsi con grazia e sfiorarmi le labbra in un bacio leggero di benvenuto. 
Non so se ti sbilanceresti tanto in un gesto così intimo,e non so se è il contatto con te che cerco o solo la familiarità della situazione che ho vissuto tante volte in passato.In questo momento percepisco solo quanto sei diverso dall' uomo che la tua lama mi ha strappato e sento di odiarti con tutto il cuore.
Continui a scrivere ignorandomi,questo mi ferisce.
Poi mi rendo conto che non sei il mio superiore e che la tua postura non parla il suo linguaggio,ma quello segreto e macchinoso di un uomo che vive per togliere la vita agli altri. Appoggio una mano sul tavolo di fianco al libro che tieni aperto e in un primo momento osservo che ciò che c'e' scritto mi interessa e ne incomincio la lettura.
Il testo naturalmente ,essendo composto da te non è completo, e arrivata alle ultime frasi che hai stilato mi fermo e poso gli occhi vicino alla tua mano.
Mi lasci leggere assassino? Ti fidi così tanto di me?
No, la verità è che ti fidi delle tue capacità, perchè sappiamo entrambi che se mi ritenessi pericolosa la mia vita si spegnerebbe in pochi istanti  ai tuoi piedi, in questa specie di luogo appartato che hai eletto come tuo scrittoio.
Solo quando sollevo gli occhi sul tuo viso mi accorgo che stavi sorridendo in silenzio.Devo essere un notevole svago per te così spassoso da sopportare la mia intrusione. Mi sollevo e mi allontano da lui troppo velocemente,  lasciando trasparire ciò che provo realmente nel petto. Grave errore darti tanto margine su di me,grave errore farti vedere che tengo in qualche modo a te.
- Aspetta. - dice pacato.
Mi giro e lo guardo. Lui come al solito è imperscrutabile, misurato,letale. Ma d' un tratto l' incantesimo si spezza e i suoi movimenti diventano più morbidi,e non so nè perchè nè come,ma mi ritrovo con la sua mano sinistra che mi abbraccia il fianco  e la destra che mi sfiora il viso col dorso delle dita.
Mi sento in trappola e per la sorpresa trattengo il respiro.
- Rilassati Maria, sei fra le mie braccia. - Ha una voce dolce,calma, tutto di lui mi seduce ora.
- lo so dove mi trovo. - rispondo pronta come se dovessi difendermi.
 "Mi sono offerta spontaneamente a tutto questo" avrei voluto aggiungere,ma penso che sia inutile visto che lo  sa già.
Il tocco sul mio viso diventa una carezza lieve, molto sensibile ,che riesce a inebriarmi al punto tale che sono io che cerco il suo contatto seguendola col volto.
- Così va meglio.- mi fa notare sorridendo.
Io mi blocco non perdonandomi di essermi lasciata andare così facilmente alla peggiore delle debolezze, spezzando l' atmosfera che si era creata attorno a noi come se mi trovassi a fare  un brusco risveglio. Altair mi lascia andare perchè sente il mio corpo contrarsi sotto le sue dita, sa che ho compreso le sue reali intenzioni e le ho rifiutate.
La mia resa incondizionata che ha cercato di ottenere gli è stata aspramente negata.
- E' meglio che ti lasci al tuo lavoro, ti ho disturbato anche troppo.- commento secca.
- Ti ringrazio.- fa lui accennando a un sorriso.
- Buon lavoro Altair. -
Non dice niente, si inchina leggermente in un saluto educato di commiato ,come se quello che fosse successo fossero cose insignificanti.Forse lo sono.
Esco pregando Dio di non farmi inciampare sui miei piedi per il nervosismo. Lo sa, accidenti,lo sa.
Lo sa che mi sto innamorando.






A tutti coloro che hanno la bontà di leggere questo ,non saprei come dire, insensato tentativo di scrivere i momenti mancanti della storia di Altair e Maria.....vi prego fermatemi se ritenete che faccia pena! Accetto con somma gioia tutti i commenti specie quelli negativi se non sono ispirati solo a pura cattiveria e voglia di offendere GRAZIE!!!! baci a tutti!

Procedevo come una furia per i corridoi della fortezza non curandomi se qualcuno poteva osservarmi passare  e domandarmi se stessi realmente bene,o se stessi fuggendo da qualche pericolo o cos' altro.L' espressione sul mio volto doveva rendere molto bene l' immagine di tutte quelle eventualità in quel momento.
"Quanto è labirintica questa dannata prigione?" mi domandavo ripetutamente ormai del tutto disorientata dalle lacrime e dal dolore che covavo nel petto e che ardeva come braci incandescenti.
ll senso di vergogna stava avendo la meglio su di me e più riflettevo che di possibilità da sfruttare me ne erano rimaste davvero poche,più desideravo trovare una via d' uscita materiale da quel posto per colmare la mia inadeguatezza sul piano sentimentale.
Dovevano essere trascorsi all' incirca venti minuti dalla mia fuga più o meno precipitosa quando incominciai a rallentare  e a  tentare di capire in quale punto della fortezza fossi finita.
Non avrei mai immaginato che Masiaf e Acri fossero strutture militari tanto differnti.Labirintica e cupa la prima,geometrica e immediata la seconda.
Adesso che ero ,per così dire  ospite degli Assassini, invece di provare un senso di sollievo per l' efficacia della protezione offertami ,trovavo tutto questo soffocante e costrittivo, senza contare che l' unico disposto a rivolgermi qualche parola che non fosse un saluto o una domanda retorica era proprio l' essere ambiguo che avevo lasciato lavorare in quella stanzetta.
Per distrarmi provai a prendere aria da una delle strette finestre sul corridoio e cercai di recuperare un pò di compostezza.
Appoggiai le dita sulla elaborata inferriata che mi separava dall' esterno e respirai forte più volte. L'aria rarefatta mi entrò nei polmoni solleticandomi le narici e facendomi sorridere per quel fastidio.
Dopotutto non tutto era complicato e terribile qui dentro.
- Pensi che adesso vada meglio ?- la voce dello sconosciuto ebbe l' effetto di una secchiata di acqua gelida in volto.
- Da dove sbuchi fuori, tu? - il mio tono non era nè gentile nè incline a chiacchierate amichevoli.
Lo avrei definito io stessa piuttosto sorpreso e sufficientemente astioso.
Lo sconosciuto se ne rese subito conto  e mantenne la conversazione su toni conciliatori,forse sperando di mettermi un po più a mio agio, commentando il  bellissimo panorama che si poteva godere solamente da qui.
Rimasi colpita dal fatto che non sembrava minimamente toccato dalla circostanza non proprio normale che io fossi lì, nel suo territorio, e che lo stessi squadrando da capo a piedi come se la persona indesiderata fosse lui.La sua calma non incise in alcun modo sul risentimento che provavo per essermi fatta cogliere alla sprovvista per ben due volte nel giro di pochi istanti in una sola giornata, e un pò senza volerlo presi la sua presenza come pretesto per un piccolo sfogo.
- Devo abituarmi a questo vostro passo silenzioso o esercitarmi a nascondere lo stupore ogni volta che vi mostrate alla vista.- non mancai di fargli notare.
- Devo ammettere che in un modo o nell' altro facciamo sempre un certo effetto. - disse, caricando la frase di significati che mi fecero subito intuire che era stato presente in qualche modo alla scena che si era svolta nella stanza fra Altair e me.
- Non ho mai pensato che siate persone comuni. Tutto quello che fate è sempre carico di mistero.I vostri gesti,il vostro modo di combattere,gli scopi che perseguite,il modo in cui vivete. - e calcai il tono su queste ultime parole per sottolineare la mia completa estraneità al loro mondo, e contemporaneamente il mio estremo desiderio di farne parte e di comprenderlo.
- Come riuscite a mettere in difficoltà le persone davanti a voi. - mi feci sfuggire in un sussurro più rivolto a me che alla conversazione in genere.
- Ho un messaggio per te.- fece d'un tratto.
- E cioè ?- feci stupita.
- Non avere paura. E ti prego di considerarlo detto anche da parte mia.-
- Detto così non mi sembra nulla di sensato. - risposi cercando un modo gentile di interrompere quello scambio di argomenti.
- Cercavi qualcosa?- chiese premuroso cambiando il tono della conversazione.
"Si, un po' di pace" avrei voluto rispondergli ,ma mi precedette avanzando un' altra domanda.
- L' uscita, forse? - ipotizzò divertito all' idea che mi fossi persa.
- Ho smesso di essere vostra ospite solo perchè non ho ceduto alle avances del vostro superiore?- risposi velenosa.
La sua espressione si fece dolente ,come se non fosse stato quello il senso delle sue parole,ma molto più lieve , come se si trattasse di una canzonatura tra compagni d'armi.
Sentiì la fitta dolorosa dei ricordi farsi strada nel mio petto.Credevo che sarei stata più forte e che avrei accettato di buon grado il cambiamento di situazione.Quanto mi sbagliavo.
- Seguimi ti prego,forse con lo stomaco pieno potremo ragionare meglio. - mi invitò più per sollevarmi da quello stato che per il reale bisogno di condurmi a un pasto caldo.
Che strano assassino,non solo non gli erano sfuggite le lacrime che affioravano dai miei occhi, ma nemmeno aveva ignorato il mio bisogno che esse non si mostrassero e che raggiungessero le guance.Strani pensieri affioravano dentro di me. "Mangiatori di erbe,pagani,eretici,sciacalli,cani,carogne,infedeli" era così che li avevo sempre sentiti chiamare , ed era così che credevo che fossero veramente.Robert mi aveva sempre detto che qualsiasi morte era preferibile difronte alla scelta di vivere come un assassino, che erano esseri così spietati da uccidere le loro stesse madri, e io che gli avevo sempre creduto adesso non sapevo che pensare.
Quell' uomo mi aveva guardato dentro e aveva rispettato ciò che aveva visto.Non mi aveva obbligato a seguirlo, si era limitato a precedermi.Decisi in base a quello che sentivo. 
Non feci altro che andargli dietro.

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