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Autore: SusanTheGentle    01/09/2011    1 recensioni
Per festeggiare il ventiduesimo compleanno dei miei adorati gemellini, ecco a voi la loro festa da me raccontata! Fatevi quattro risate!
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Una festa di compleanno davvero movimentata

 
Primo settembre duemilaundici. Un giorno come gli altri, ma non per Bill e Tom Kaulitz. Quello era il giorno del loro compleanno, avrebbero compiuto ventidue anni.
Si alzarono con due sorrisi a ottanta denti sulle labbra.
“Auguri!” esclamò Bill allargando le braccia.
“Auguri a te, fratellino!” rispose Tom abbracciando il gemello.
Solita routine: lavarsi, vestirsi, per Bill truccarsi e pettinarsi. Per Tom era invece più sbrigativo quest’ultimo gesto mattutino, doveva solo legarsi i capelli.
Già pensavano ai biglietti dei fan e ai regali. Purtroppo però, prima il dovere e poi il piacere. Infatti quella mattina erano attesi da tutto lo staff per le prove del concerto imminente.
Gustav e Georg erano già sul posto mentre aspettavano i loro amici.
“E mi raccomando, acqua in bocca fino all’ultimo, chiaro?”  disse Georg, che stava parlando al cellulare.
Gustav, che stava bevendo il suo cappuccino in piedi accanto a lui, lo guardò un momento e poi decise di non ingurgitare il sorso bollente che stava per bere.
Georg continuò a parlare.
“Si, è qua vicino a me e…Andreas, aspetta un secondo”
Georg allontanò il telefono dall’orecchio coprendolo con una mano.
“Gustav, il termine ‘acqua in bocca’ è un modo di dire!”
Il batterista dei Tokio Hotel, che stava assumendo un colorito aragosta, ingoiò finalmente il sorso di cappuccino e fece un cenno con la testa massaggiandosi la gola.
Georg sospirò alzando gli occhi al cielo e tornò alla sua conversazione.
“Dicevi, scusa?”
Andreas, il migliore amico di Bill e Tom, dall’altra parte parlò con un tono di voce che era il massimo dell’euforia. Aveva organizzato insieme Georg e Gustav una mega festa e doveva essere tutto perfetto, ma soprattutto, i gemelli non dovevano sospettare nulla.
“Dicevo che dovrete trovare una scusa plausibile per farli venire all’hotel. Avete già in mente qualcosa?”
Georg si passò una mano tra i lunghi capelli biondi scuri.
“Ma, a dire il vero no. Ci verrà un’idea, non temere”
“Sono arrivati” avvertì Gustav con voce un po’ roca per via della bruciatura da cappuccino.
“Oh, Andreas devo attaccare: gemelli a ore dodici!”
“Ok, allora ci sentiamo più tardi”
“Ehi, parli già con una donna di prima mattina?” disse Tom dando una gran manata sulla spalla a Georg.
Il bassista si spaventò a morte.
“Ah mamma! Ti devo salutare…sì sì, ciao!” e riattaccò immediatamente. “Era la mamma” disse rivolto al chitarrista, che lo guardò perplesso.
“Io non ti ho chiesto chi era”
“Sì, bè…siete leggermente in ritardo” fece poi notare ai gemelli.
“Colpa di Bill, che non sapeva decidere che ombretto mettersi stamattina” disse Tom alzando le spalle.
“A me sembra sempre uguale” commentò Gustav con voce strana.
“Non è vero, è più chiaro del solito, vedi?” disse Bill indicandosi le palpebre, come sempre truccate impeccabilmente e senza una sfumatura. Poi guardò il suo amico. “Gustav, che ti è successo alla voce?”
“Nulla di grave, ho bevuto un cappuccino troppo bollente” disse lui tossicchiando e guardando in tralice Georg, che gli rispose con un’occhiata che sembrava dire ‘non dare la colpa a me’.
David, il manager dei ragazzi, arrivò battendo le mani.
“Forza, si comincia. Siamo già in ritardo sulla tabella di marcia”
Bill e Tom seguirono Gustav e Georg che li precedevano. Non avevano più i due grandi sorrisi di prima. Nessuno aveva ancora accennato un augurio. Ma si erano dimenticati tutti di che giorno era?
Bill corse avanti accanto al suo manager.
“Che giorno è oggi?” chiese risfoderando il suo sorriso.
“Giovedì. E voi sabato avete un concerto. Sali sul palco e muoviti!” rispose quello, particolarmente infastidito.
Bill si bloccò e mise il broncio. Mai David gli aveva parlato così! Si, talvolta lo correggeva, lo riprendeva, però…
Incrociò le braccia al petto e aspettò che suo fratello lo raggiungesse.
Si scambiarono un’occhiata. Tom alzò le spalle.
“Forse è troppo preso dal lavoro e non se lo ricorda ancora. Non fare quella faccia”
“Bella scusa!” Bill sbuffò. “Va bè, posso capire lui, glielo concedo, ma Gustav e Georg?! Ci fanno sempre gli auguri per primi, come la mamma!”
Tom alzò un sopracciglio. “Ma tu l’hai sentita stamattina?”
“No” rispose secco Bill.
“Io neppure”. Anche Tom ora era un po’ triste e arrabbiato.
David si voltò verso di loro e si segnò l’orologio, poi gli fece cenno di salire sul palco.
Gustav era già alla batteria e faceva girare una delle bacchette tra le dita. Georg al basso provava i primi accordi. Tom prese la chitarra elettrica e se la mise a tracolla. Bill afferrò il microfono controvoglia e cominciarono le prove.
“Tanti auguri a noi…” canticchiò il ragazzo deluso.
 
Casa Kaulitz era un vero pandemonio. Il salotto era invaso di regali di amici, parenti e fans, che Gordon stava dividendo in tre pile diverse per non far confusione.
“Dovremo noleggiare un tir a sei ruote per portarli tutti all’hotel stasera” disse tra sé e sé.
In cucina era peggio. Simone si era messa in mente di cucinare per tutti, ma l’impresa era a dir poco impossibile se fosse stata sola, così aveva chiamato a rapporto la signora Listing e la signora Shafer in modo che potessero aiutarla con dolci e quant’altro. C’era anche Fraziska, la sorella maggiore di Gustav.
Simone non vedeva l’ora di dare ai suoi figli i regali che aveva appositamente confezionato per loro: due abiti in perfetto stile Tokio Hotel da poter indossare al concerto di sabato. Li aveva cuciti in tempo record, ma erano un capolavoro. Forse il suo lavoro migliore! E ne aveva confezionati tanti di vestiti ai suoi bambini. Ma non erano più dei bambini ora…
“Oh, i miei piccoli, come sono cresciuti!” esclamò Simone con le lacrime agli occhi.
“Dobbiamo essere orgogliose di loro, care signore” disse la mamma di Georg, prendendo un fazzoletto di carta e porgendolo a Simone.
In quel momento suonarono alla porta. La signora Kaulitz chiese alla sorella di Gustav di andare gentilmente ad aprire.
“Ciao!” salutò Andreas, mentre lei gli faceva spazio e lui entrava con una nuova pila di pacchi in precario equilibrio tra le braccia. Si diresse verso il salotto, da Gordon, e glieli depose davanti.
“Altri regali?!” esclamò l’uomo sbigottito.
“Me li hanno dati proprio ora. Sotto casa vostra c’era un corriere espresso. Sono dei fans”
Gordon si buttò sul divano cercando di riprendere fiato.
Andreas si fiondò in cucina.
“Accidenti che buon profumo! Buongiorno signore” sorrise, ma poi guardò le tre donne un po’ preoccupato.
“Perché piangono?”
“Niente, crisi da mamme” rispose Franziska.
“Ah, ho capito…ma brucia qualcosa nel forno, però”
Tutte le mamme accorsero per salvare i biscotti al cioccolato, i preferiti di Bill e Tom.
“Sono felice che li mangino ancora” sospirò Simone osservando la teglia con amore.
“Ma certo che sì! Ehm…Posso?” chiese Andreas allungando una mano verso i dolci.
“Certamente”
Il ragazzo addentò il biscotto. “Ottimo come sempre! Mm, piuttosto, a che ora credete di riuscire a finire? Perchè la festa comincia alle nove”
“Per quell’ora sarà tutto a posto” assicurò la signora Shafer.
 
Il manager dei Tokio Hotel guardava il suo orologio con un misto di incredulità e di panico. Erano le dodici e ventisei minuti esatti. Fin qui nulla di strano, se non fosse stato per un piccolissimo insignificante particolare…Si era completamente dimenticato che alle undici e quarantacinque lo aspettavano al negozio di videogame per ritirare una copia in edizione limitata di un gioco che a Bill e Tom sarebbe piaciuto moltissimo avere, e che lui aveva deciso di regalargli per la festa di compleanno di quella sera.
Lo store chiudeva alle dodici e trenta. Praticamente al limite delle possibilità umane!
“Stop! Stop! Stop! Va benissimo, per oggi finiamo qui!” disse in frettissima, complimentandosi con tutti per l’ottimo lavoro svolto.
“Ma…non abbiamo ancora provato neanche metà della scaletta!” disse Tom allibito.
“Si, bè, se proprio volete continuate da soli! Io ho un impegno urgente e non posso rimandare. Ci vediamo!”
David era corso via come un pazzo, inciampando in alcuni cavi e gridando: “Sono in ritardo! In ritardissimo! In ritardo,ritardo,ritardo,ritardo,ritardooooooooooo!!!!”
“Ma…scusate se ve lo chiedo” disse Bill. “ma a voi quello là sembra normale?”
“Io comincio ad avere i miei seri dubbi” rispose Gustav, mentre Georg annuiva a bocca aperta.
 
Bill era seduto sul bordo del palco, depresso, che guardava un secondo si e uno no il cellulare. Niente. Nemmeno una telefonata, per tutto il giorno.
L’intero staff rimase spiazzato dall’abbandono del manager in un momento così importante. I Tokio Hotel decisero di continuare per ancora un’ora, ma videro che era inutile, perché nessuno sembrava concentrarsi. Nel complesso, comunque, potevano considerarsi soddisfatti. Erano più che preparati per il concerto di sabato.
Ma a Bill, e anche a Tom, che fosse stata una buona giornata di lavoro, questa volta, non importava un fico secco. Era il loro compleanno, maledizione! La mamma non aveva chiamato, Gordon neppure, i loro cellulari suonavano ma nessuno rispondeva. Andreas era stata però la goccia che aveva fatto traboccare il vaso.
“Scusate, non ho tempo adesso. Magari vi chiamo domani” aveva detto.
DOMANI???? Ma che cavolo! Cos’è, si erano messi d’accordo o avevano scordato che era agosto? Che i mesi di giorni ne hanno trentuno e non trentadue? Avevano tutti fatto male i calcoli ed erano convinti che il giorno del loro compleanno fosse domani???
E per finire, nemmeno un augurio, non un biglietto, non un regalo dei fans. Era impossibile!
Per com’era andata la giornata, i gemelli Kaulitz si sarebbero accontentati anche di un paio di calzini usati. Un paio solo, non due, avrebbero fatto a metà. Il destro Tom, il sinistro Bill, purchè ci fosse un segno da parte di qualcuno!
“Ehi Bill!” chiamò Gustav. “Andiamo a cena tutti insieme stasera, ci stai?”
Bill scese dal palcoscenico e si avviò a passo lento verso l’amico.
“Veramente io Tom pensavamo di andare a casa, tanto le prove si sono interrotte”
Il volto di Gustav divenne cereo. “NO!” urlò.
Bill si portò una mano al cuore dallo spavento. “Perché?”
“Bè, ecco…dicevo, no dai, andiamo a mangiare tutti insieme. C’è un buon ristorante italiano non troppo lontano da un hotel che…”
“No, no, davvero. Non sono in vena”
“Ah, va bene, non insisto” tagliò corto Gustav. “Be, ciao” e corse via come un razzo.
Bill mugugnò qualche bella parolaccia e poi prese un microfono appoggiato lì vicino, tra gli altri attrezzi e strumenti, e ci gridò dentro con tutto il fiato che aveva nei polmoni.
“Ma si andate tutti a farvi friggere! Brutti deficienti del cavolo!!!!!!!!!!!!!!!”
Tom entrò in quel momento e si dovette tappare le orecchie perché il microfono aveva fischiato.
“In Cina non ti hanno sentito, credo!” scherzò il gemello, ma Bill buttò il microfono in un angolo, senza dar segno di voler togliersi il broncio dalla faccia.
“Dai, Bill, non è la fine del mondo”
“Per te!”
“Siamo grandi ormai” disse Tom guardando a terra e affondando le mani nelle tasche dei larghi jeans.
Bill lo guardò un attimo e poi alzò le spalle. “Uff, ma si hai ragione! Che ce ne frega di una stupida festa di compleanno”
“Infatti!” rincarò Tom.
“Senza regali…”
“Va bè…”
“Senza biglietti di auguri…”
“Ehm…”
“Senza uno straccio di torta…”
“Mmm…”
La voce di Bill si faceva sempre più acuta e furiosa, quella di Tom più cupa e afona.
Poi Bill esplose.
“Senza i biscotti al cioccolato della mamma!!!”
“Eh no! Questo no!” esclamò Tom.
Il fratello prese ancora il microfono di prima e gridò di nuovo.
“Non me ne frega niente se ho ventidue anni, se sono grande, se sembro un ragazzino capriccioso! Io-voglio-la-festa-di-compleannoooooo!!!!!”
Tom si tappò di nuovo le orecchie con le mani. “Piantala con quel coso! Mi rompi i timpani!”
 
Poco distante da loro, in corridoio, nascosti in uno sgabuzzino, Gustav e Georg erano di nuovo alle prese con una telefonata di Andreas.
“E dicono che vogliono venire a casa!” disse Georg, mentre Gustav si mangiava le mani fino ai gomiti perché la loro festa a sorpresa rischiava di saltare.
“COME?COSA?DOVE?QUANDO?PERCHE?????” urlò Andreas dall’altro lato.
Georg fu costretto ad allontanare il cellulare dall’orecchio. Quando Andreas smise di urlare come un pazzo lo riavvicinò, ma Gustav glielo prese dalle mani.
“Ho un’idea!” esclamò.
“Cosa?!” chiesero contemporaneamente Georg e Andreas.
“Che vadano pure a casa, ma noi avvertiremo la signora Kaulitz e le diremo di incaricare Bill e Tom di fare delle commissioni per lei prima dell’ora di cena. Così staranno lontani e non sospetteranno niente”
“Si, è un’idea!” disse Andreas. “Vado a dirglielo subito. Ci si vede!”
Gustav riattaccò e porse il cellulare al suo proprietario.
“Lo so che è un po’ approssimativo, ma non mi veniva in mente altro. E’ il modo migliore per tenerli occupati, comunque”
“No, io penso che sia ok” disse Georg con fare pensieroso “Però forse è meglio se noi due li teniamo ugualmente d’occhio, che dici?”
Gustav annuì. “Si, giusto…Accidenti a David! E tutta colpa sua! Se non si fosse dimenticato di andare a ritirare il suo regalo, a quest’ora staremmo ancora provando e tutto si starebbe svolgendo come avevamo programmato!”
Georg rise. “Bè, però la scena è stata esilarante!”
I due ragazzi risero a crepapelle ricordandola.
 
“Dunque” disse Simone mentre parlava al cellulare con Tom e nel frattempo, con l’apparecchio telefonico tenuto appoggiato tra il viso e la spalla, mescolava con forza l’ultimo impasto di biscotti.
“Dovete passare prima di tutto al supermercato a prendere del latte, lo abbiamo finito”
“Ma l’abbiamo preso ieri!”
“Amore, non interrompermi che perdo il filo” lo riprese dolcemente la signora Kaulitz. “Vediamo…ah si, poi dovete prendere del burro, le uova…”
“Si mamma” disse Tom con voce un po’ annoiata mentre Simone gli faceva una lista lunghissima di cose da comprare.
“Benissimo. E infine dovete passare in lavanderia. E’ tutto chiaro?”
“Chiarissimo, però perché dobbiamo andare noi?”
“Tom, non discutere con tua madre a fai quello che ti dico!”
 “Va bè”
Bill si avvicinò al telefono. “’E se ci riconoscono? Non ci siamo nemmeno cambiati!”
“Allora cambiatevi e andate subito, altrimenti farete tardi”
I gemelli si scambiarono un’occhiata complice dopo che loro madre ebbe riattaccato.
Cosa cavolo gli prendeva a tutti quel giorno?
 
Scorrazzarono per tutta la città camuffati alla bell’e meglio.
“Bill, con quel passamontagna sembri un rapinatore”
“Non è un passamontagna, è una sciarpa, non vedi?” Bill si sistemò meglio. “Però che caldo!”
“Per forza, sembri uno che arriva dal polo nord! Quanta roba ti sei messo addosso?!”
“E allora tu? Che con quel cappuccio sembri l’assassino di ‘So cos’hai fatto’!”
Tra un bisticcio e l’altro riuscirono a fare tutto e a non essere riconosciuti. Ma c’era una cosa che li inquietava parecchio…
“Tom? Li hai notati anche tu quei due che ci stanno seguendo?” sussurrò Bill.
“Sì. Fai finta di nulla e cammina con disinvoltura fino alla macchina” disse Tom a denti stretti.
“E se poi ci aggrediscono? Se sono dei ladri?”
“Non parlare e non voltarti”
Gustav e Georg erano alle costole dei gemelli da oltre mezz’ora. Anche loro erano travestiti, sia per i fan che per non essere riconosciuti da Bill e Tom. Occhiali scuri, cappello e impermeabile.
Mandavano messaggi regolari ad Andreas per aggiornarlo sugli spostamenti dei due amici. Le donne in cucina, e Gordon con i pacchi, erano a buon punto. Stavano quasi per trasportare il tutto nella suite reale dell’hotel dove avevano deciso di festeggiare.
Bill e Tom svoltarono in un vicoletto dove avevano parcheggiato l’auto e si appiattirono contro il muro sbirciando appena.
Gustav e Georg lasciarono i nascondigli dov’erano appostati poco prima (Georg al chiosco dei giornali che faceva finta di leggere, Gustav dietro un albero) e si lanciarono all’inseguimento. Quando arrivarono in prossimità del vicolo, i gemelli saltarono fuori con urlo da battaglia e pose da combattimento in stile karate.
Gli altri due si spaventarono a morte. A Georg volarono via gli occhiali scuri che caddero a terra, mentre Tom calciò in direzione di Gustav e per fortuna lo mancò.
“Fermo Tom!” gridò Bill, poi guardò i suoi amici. “Ma come cavolo vi siete vestiti?”
“Potremmo dire la stessa cosa” disse Gustav, riprendendosi dalla paura. Poi si rivolse a Tom.
“Potevi colpirmi sul serio, sei scemo?!”
“Pensavamo che ci stessero seguendo!” disse Bill, giustificando il fratello. Poi però cambiò espressione, rimettendo il solito broncio e incrociando le braccia.
“Ah, già, io con voi ho deciso che non ci parlo” e si voltò di spalle dirigendosi verso l’auto.
“Perché?” chiesero all’unisono Gustav e Georg.
Bill si voltò per dire qualcosa, ma in quell’attimo suonò il cellulare di Georg.
“Pronto?”
“Siamo pronti! Li avete raggiunti?” chiese Andreas con la voce accesa dall’emozione.
“Sì, acchiappati proprio ora. Arriviamo”.
Georg riattaccò e sorrise ai gemelli.
“Volte portarci da qualche parte?” chiese Tom, che non sapeva se essere arrabbiato come suo fratello oppure no.
“Ho già detto che non mi va di venire a quel ristorante” disse Bill.
“No, non andiamo al ristorante” disse Gustav. “Andiamo in un posto migliore!” sorrise a sua volta.
 
Bill e Tom non capivano un bel niente di quello che stava succedendo. Solo quando arrivarono tutti e quattro, con l’auto di Tom, davanti a un hotel fantasmagorico cominciarono a comprendere il tutto.
Tom tirò una lieve gomitata a Bill.
“Sta a vedere che adesso ci siamo arrabbiati per niente”
Entrarono, e Gustav e Georg li guidarono fino agli ascensori. Schiacciarono il pulsante per il piano più alto, quello delle suite.  Una volta arrivati, uscirono in corridoio e si diressero in fondo, davanti a una camera dalle doppie porte. Bussarono, e Andreas aprì sorridendo a tutti.
“Ehi!”
“Andreas?!” esclamarono Bill e Tom a un sola voce, che sembrava la stessa amplificata.
Il ragazzo si spostò e i gemelli si ritrovarono davanti un bel po’ di persone: Simone, Gordon, David, le famiglie di Gustav e Georg e i genitori di Andreas. Poi, alcuni amici e amiche che il bassista e il batterista si erano permessi di invitare, lo stesso Fraziska. Ma più si era meglio era.
“Buon compleanno!” esclamarono tutti in coro, prendendoli in un abbraccio collettivo.
I due ragazzi si sentirono felicissimi e forse un po’ sciocchi ad aver pensato che tutti si fossero dimenticati della  loro festa. Come avevano fatto a non arrivarci prima? Era logico che un tale comportamento nascondeva qualcosa, e di solito era un party a sorpresa, proprio come quello.
Simone afferrò i suoi figli e li strinse così forte da non lasciar loro più fiato per respirare. Poi li baciò sulle guance, e loro non si ritirarono e non si sentirono imbarazzati; dopodiché, fu la prima a dar loro il suo regalo.
“Mamma, sono super! Grazie!” esclamò Bill quando li scaratrono.
“Sono speculari. Hanno gli stessi ricami, ma i pantaloni di Bill sono neri con giacca bianca, quelli di Tom bianchi con giacca nera”
“Sei la migliore, come sempre!” disse Tom abbracciandola.
“Pensavate che ci fossimo dimenticati tutti di voi, eh?” disse David ridendo.
“Bè, tu ti stavi scordando il regalo” disse Georg a bassa voce.
David fece una faccia mortificata.
I biscotti della signora Kaulitz fecero il consueto successo. C’erano dolci a non finire e una torta a ventidue piani, idea di Gustav e Georg.
Bill e Tom non seppero come spegnere le candeline, tantomeno da che parte cominciare ad aprire tutti i regali dei fa, e dei vari amici e parenti.
“Bè, un modo lo troverete” disse Simone, avviandosi alla porta con gli altri genitori, dopo aver fatto il brindisi e gustato abbastanza prelibatezze.
“Noi togliamo il disturbo, torneremo più tardi. Voi ragazzi divertitevi”
Gli adulti lasciarono la suite reale. La sorella di Gustav invece era rimasta. In tutto erano una quindicina di persone.
“Bene!” esclamò un ragazzo. “Adesso che i vecchi se ne sono andati comincia il vero divertimento!”
“Ok, dove sono le donne?” disse Tom sfregandosi le mani.
“Se ti guardi attorno ce ne sono un sacco”
“Sì, ma sono occupate!”
“Vuoi dire che ci hai già provato con tutte?” esclamò lo sconosciuto.
“Certo! Ho subito tastato il territorio”
“Che mito! A proposito, io mi chiamo Alex, piacere”
“Frenate gente, la camera è costosissima” disse Andreas, “e ce l’hanno data per miracolo! Quindi cerchiamo di non fare troppo casino”
Tom e Alex sbuffarono, prendendosi dei maniaci dalle ragazze presenti.
“Io volevo giocare subito con il videogame che ci ha regalato David” disse Bill.
“Sì, dai!” disse qualcuno.
Bussarono alla porta, mentre Gustav preparava la musica da mettere sullo stereo.
“Aspettiamo qualcun’altro?”
Franziska gli si avvicinò. “Io mi sarei permessa di invitare un altro paio di amici, fratellino”
Poi andò a aprire e Gustav strabuzzò gli occhi quando vide entrare una fila di gente interminabile.
“Un paio?!”
“Non ti arrabbiare, è stata un’idea della mia amica Alena. Le conosce un sacco di gente”
“Ma sì, va benissimo!” disse Bill, che era già seduto sul divano con telecomando alla mano.
“Ti sfido Bill!” disse un ragazzo alto e biondo.
La festa procedeva bene, tra partite, risate , musica, balli e chiacchiere.
Si era aggregata altra gente da non si sa dove. Ogni tanto qualcuno bussava alla porta e chiedeva: “Abbiamo saputo che qui è in corso una festa, possiamo entrare?”
E Tom prontamente diceva: “Certo! Venite! Ragazze piacere, io sono Tom”
“Che cascamorto mio fratello!” disse Bill scuotendo la testa. Non stava più giocando ai videogame, aveva ceduto il suo posto a Georg, che stava stracciando tutti quanti.
Bill si guardò attorno e sembrava che davvero tutti si stessero divertendo…però accidenti, c’era davvero tanta gente, ma era sicuro che all’inizio della serata non fossero così in tanti.
Cercò suo fratello con lo sguardo e lo vide seduto sul divano, intento a cercare di sedurre una rossa stile Jessica Rabbit.
Senza pensare che avrebbe potuto rovinare l’atmosfera-anche se ce n’era ben poca in mezzo a tutto quel casino- si diresse da Tom e si sedette sul bracciolo del divano.
“Quelli chi sono?” chiese senza preamboli, indicando un gruppo di ragazzi molto più grandi di loro, vestiti da motociclisti.
Tom, che teneva la mano della rossa tra le sue, si voltò a malincuore verso Bill.
“Non lo so”
“Non li hai nemmeno guardati!”
Tom alzò gli occhi al cielo e si voltò nel punto che indicava Bill.
“Bho. Sul serio, non ne ho idea. Non li ha invitati qualcuno degli amici di Franziska, o di Gustav o…”
Bill scosse il capo. “Non credo proprio”
Un altro gruppetto di ragazzi passaò davanti a loro in quell’istante.
“Ehi, auguri!”
“Bella festa!”
“Ancora buon compleanno!”
Bill e Tom si guardarono.
“E quelli?”
“Non lo so!”
“E quegli altri? Tom, qui c’è un mare di gente che non centra niente!”
“Mi sembrano dei marinai, da come sono vestiti” disse Tom, osservandoli con attenzione.
La rossa si stava un po’ spazientendo. “Scusa, bello, ma tu chi saresti?” chiese al cantate dei Tokio Hotel.
“Bill” rispose lui.
“E’ mio fratello” disse Tom. “Scusa, per caso quei tizi sono venuti con te?”
“No, io sono venuta con Trixy e Sugar. E scusate tanto, ma mi sono stancata. Rimani pure qui con tuo fratello”
La ragazza si alzò dal divano e si diresse verso i marinai.
“No, aspetta!” implorò Tom, buttandosi in ginocchio. “E’ tutta colpa tua!!!” gridò poi rivolto al gemello.
“Mia?!” esclamò Bill risentito, indietreggiando perché Tom sembrava volerlo aggredire.
“Cosa cavolo te ne frega di chi è questa gente, Bill?! Si stanno divertendo, noi ci stiamo divertendo, lasciali rimanere, no?!”
“Si d’accordo, io ero solo venuto a chiederti se li conoscevi, tutto qui, visto che io non li avevo mai visti prima…Piuttosto, chi diamine sono Trixy e Sugar?”
Alex, il ragazzo con cui Tom aveva fatto amicizia all’inizio della serata, arrivò correndo.
“Eccovi! Muovetevi, c’è una ragazza che si sta spogliando!”
“Evviva!!!” gridò Tom, lanciandosi in mezzo alla mischia.
Ma Bill lo afferrò per la maglietta, fermandolo. Tom tentò di correre via, ma restava sempre nello stesso punto.
In quel momento arrivarono Andreas, Gustav e Georg.
“Che cavolo combinate?” chiese Andreas a Alex.
“Tranquillo, quelle ragazze sono amiche di mio cugino”
“E tuo cugino qual è, scusa?” chiese Tom.
Alex cercò con lo sguardo tra la folla. “Ehm…dev’essere…non lo vedo adesso. Aspettate che vado a cercarlo”
Bill si voltò verso il fratello. “Io te lo dicevo che c’è troppa gente”
“Avevamo detto che qualche persona un più andava bene”
“Qualche?!” esclamò Bill, indicando la folla che ormai faticava a muoversi per la suite, anche se era enorme. “Ragazzi, questa camera sembra diventata una stazione!”
In effetti, Bill aveva ragione. C’era gente che entrava e usciva senza chiedere più nemmeno permesso, la maggior parte di loro erano sconosciuti, ma tutti quanti sembravano divertirsi come matti.
Georg rise. “Ma sì, uno più uno meno che differenza vuoi che faccia?”
Il rumore di qualcosa che si rompe provenne chiarissimo sino a loro.
Andreas si portò un amano alla fronte. “Oddio, i vasi cinesi!” esclamò agitato.
Una ragazza arrivò con in mano un vaso rotto in due.
“Scusate, stavamo ballando e…”
Andreas lo prese con delicatezza.
“Sono sicuro che se lo incolliamo bene, nessuno se ne accorgerà” disse Gustav. “E’ rotto solo in due”
“Non minimizzare!!!” gridò Andreas isterico. “Quando ho noleggiato la stanza, mi hanno detto chiaro e tondo che se rompevamo qualcosa i danni sarebbero stati a spese nostre, e con gli interessi! Voi avete la vaga idea di quanto costi una suite reale a notte?!”
I Tokio Hotel scossero il capo.
“Bene!” Andreas prese un pezzo di carta dalla tasca dei jeans e lo srotolò davanti a loro.
“AAAAAAAAAAAAHHHHHHHHHHHHHH!!!!!!!!!!!!!!!!!!!”
Fu questa la risposta dei quattro musicisti, che si sedettero sul divano per non svenire.
“N-n-non ci arriveremmo neanche con il guadagno dei nostri album messi insieme!” disse Georg sull’orlo dell’infarto.
Bill si voltò verso i suoi amici, in particolare verso il fratello. “Adesso capite perché ero così preoccupato di chi fosse tutta questa marmaglia? E se combinano qualcosa di illegale? Siamo maggiorenni e la festa è la nostra. Qui va a finire che andiamo tutti in prigione!”
“No, io non voglio che mi mettano la palla al piede!” esclamò Tom.
A tutti scappò una risata, immaginandosi Tom in galera con una tuta a righe e una palla di ferro legata a una caviglia.
“Non c’è niente da ridere! Deficienti!”
“Ad ogni modo” continuò Gustav, “lo spettacolo di Trixy e Sugar continua”
“Ancora loro? Ma chi sono?” chiese Bill.
“Le ragazze che si stanno spogliando, no?” spiegò Alex, tornando con suo cugino.
Era un omaccione altissimo, che superava senz’altro i due metri e venti.
“Penso conoscano anche quella tizia rossa laggiù” continuò Alex, segnando una ragazza con i capelli rosso fuoco. Bill la riconobbe come la stessa che prima era seduta accanto a Tom sul divano.
“Ah, ma ce ne sono due di ragazze che si spogliano!” gridò Tom schizzando in piedi. “Avevi detto che era solo una! Devo andare a vedere! Vieni Bill!”
“No, io non ci voglio venire!”
“Aspetta un momento” disse l’omaccione, prendendo il cantante dei Tokio Hotel per le spalle, alzandolo di peso e girandolo dalla sua parte.
I Tokio non lo avrebbero mai ammesso, ma erano un po’ intimoriti da quella enorme figura.
“Cosa desidera?” fece Bill con una vocina piccola piccola.
“Posso avere i vostri autografi?”
I quattro amici si guardarono.
“S-sì, certo”
“Bene!” sorrise l’enorme omone. “A proposito, è la festa migliore a cui abbia mai partecipato!”.
Diede una grossa pacca sulle spalle a Bill, che quasi si piegò sotto il peso di quel macigno e trattenne un urlo di dolore.
Firmarono quattro fogli di carta e poi finalmente Tom riuscì ad andare a godersi lo spettacolo, con Alex e suo cugino al seguito.
“Mamma che male! Quello è una montagna!” disse Bill massaggiandosi.
Un ragazzo si avvicinò ai tre rimanenti Tokio e ad Andreas. “Guardate che stanno bussando alla porta” disse.
Bill e Gustav si alzarono dal divano e andarono ad aprire, lasciando Andreas alle prese con il vaso cinese. Si ritrovarono davanti a un uomo distinto, vestito di tutto punto.
“Buona sera, ehm…” fece Bill, indugiando con lo sguardo sul cartellino appuntato alla giacca dell’uomo. “Direttore!”
“Oh, porca…” mormorò Gustav.
“Buonasera, signore. Sono il direttore dell’hotel, e sono qui perché ho ricevuto dei reclami dai gentili clienti del piano di sotto”
“Reclami?” disse Bill.
“Sì, reclami. Dicono di non riuscire a dormire per il troppo rumore”
“Ahm, sì, ci scusi tanto” fece Bill, “è che qui è in corso la festa di compleanno mia e di mio fratello, sa...”
Il direttore sbirciò dentro, ma Bill e Gustav si misero uno vicino all’altro per non far vedere tutto il caos che c’era nella stanza. Il direttore li guardò un po’ storto. I due ragazzi sorrisero.
“Abbasseremo la musica” disse Gustav.
“Sarà meglio” concluse il direttore e poi se ne andò.
I due musicisti si precipitarono ad avvisare Andreas dell’accaduto. Lui ebbe un lieve malore.
Trixy e Sugar si erano spogliate in costume da bagno (Tom rimase deluso perché voleva uno spogliarello integrale)
“No, non possiamo” disse Sugar. “Ci sono anche dei minorenni qui”
“Ah si? E chi sono?” chiese Tom perplesso.
Ecco altra gente che non conoscevano. Chi aveva invitato dei ragazzini?
“Non so, ma mi hanno detto così. Comunque…” continuò la ragazza, “tu sei carino”
Tom si fece spavaldo, e quando Sugar lo invitò a ballare lui era al settimo cielo.
“Ehi, Bill!” esclamò prima di buttarsi in pista. “Ho cuccato finalmente! Trixy la cedo a te se vuoi”
“No, non fa niente. Abbiamo problemi più gravi ora” disse il gemello, che stava facendo aria ad Andreas con il libretto di un cd.
“Che cosa è successo?”
“Il direttore è venuto a bussare alla nostra porta” spiegò Gustav a Tom.
“Avremo la reputazione rovinata se lo scoprono i giornalisti! Chissà quante balle racconterebbero sul nostro conto!” si infervorò Bill.
“Che le scrivano pure, tanto non sono vere” disse Tom alzando le spalle. “Bè, io vado! Stasera si scatena Tom il selvaggio! Arrivo, Sugar!”
Bill rimase un po’ perplesso.
“Ma Trixy e Sugar non sono i loro veri nomi, giusto?”
“Non credo. In effetti sono un po’ strani” disse Gustav.
“Sì, anche loro sono un po’ strane”
“Che vuoi dire?”
“Ma…no niente” disse Bill, cercando di trattenere le risate. Possibile che Tom non se ne fosse accorto?
“Ma è Georg quello sul tavolo?” chiese poi ai suoi due amici.
Andreas e Gustav si girarono, e videro un pazzo coi capelli lunghi che si toglieva la camicia e la faceva girare in aria prima di lanciarla a una folla di ragazze urlanti.
Andreas, che si era appena ripreso, si ributtò sul divano. “Qui finisce male!”
“Ma no, si stanno solo scatenando un po’ ”disse Gustav. “Abbassiamo il volume, e vedrai che chi sta sotto di noi riuscirà ad addormentarsi in santa pace”
“Tu dici?” chiese Andreas scettico.
Gustav annuì saggiamente. “Parola mia!”
“Bè, allora, se non ci dobbiamo più preoccupare, io vado a cantare un po’ ” disse Bill alzandosi.
Raggiunse Georg sopra il tavolo e iniziò a intonare qualche pezzo dei Tokio Hotel.
“Gustav, ti prego, sii ragionevole almeno tu!”
“Ma perché te la stai prendendo tanto, Andreas?”
“Perché penso ai danni morali e fisici della suite”
In quel momento, Georg, nella foga del suo ballo, beccò in pieno il lampadario che dondolò pericolosamente, e qualche ornamento tintinnò e cadde a terra.
“I cristalli di boemia!” gridò Andreas disperato. “Mettili sul conto, Gustav. Fanno duemila euro l’uno!”
Purtroppo i danni non finirono lì, perché Bill si mise a saltare sopra il tavolo mentre cantava Humanoid ,e Georg con lui. Finchè, al secondo ritornello, il mobile cedette e si ruppe con un boato assurdo, facendo rovinare a terra i due ragazzi.
Tom si voltò spaventato.
“Oh mamma, si è rotto mio fratello!”
Per fortuna non si erano fatti nulla. Cantante e bassista erano solo lievemente doloranti. La folla li aveva presi al volo.
“Che forza!” esclamarono in coro divertiti.
“Lo rifacciamo?” chiese Bill.
“Ma siete scemi?!” gridò Tom, poi scoppiarono tutti a ridere.
Bussarono nuovamente alla porta, ma nessuno si accorse tranne Gustav e Andreas.
“Ah, no. Un’altra volta no!” disse il batterista andando ad aprire. “Salve, è ancora lei?”
Il direttore aveva appresso un paio di signori, uno in camicia da notte e l'altra pigiama.
“Sì, ancora io. E stavolta ho portato i gentili clienti della stanza di sotto”
“Sì, bè, noi…” balbettò Gustav chiudendo la porta e uscendo in corridoio.
“Non si riesce a dormire!” esclamò la donna (probabilmente l’altro era suo marito, pensò Gustav) “Si può sapere cosa state combinando in questa stanza?!”
“Una festa” sorrise il ragazzo.
“L’avete già detto” disse il direttore.
“Fate meno rumore, per carità!” disse l’uomo.
“Cari signori, tornate pure nella vostra stanza, ci penso io qui”
I due coniugi girarono i tacchi e se ne andarono.
“Passi anche per stavolta, ma al terzo reclamo chiamo la polizia!” avvertì il direttore.
“Ricevuto” disse Gustav alquanto spaventato.
“Sarà meglio per voi!”
Il batterista rientrò in camera. C’era il caos più totale. Bill si era trasferito dal tavolo al pianoforte. Gustav aveva la bruttissima impressione che nemmeno quello avrebbe retto per molto.
Tom stava ballando sia con Trixy che con Sugar e…a dir la verità erano davvero un poco strane…particolari. Non sembravano ragazze come le altre…forse era la statura decisamente elevata, Trixy con i suoi tacchi era più alta di Tom!…Ma…
Georg non si vedeva bene, ma a Gustav sembrava che stesse facendo una specie di break dance sul pavimento, e stava anche riscuotendo un certo successo.
In quanto ad Andreas, stava parlando con una ragazza, e sembrava per il momento dimentico del problema danni alla suite.
Anche Gustav si trovò una partner piuttosto carina, che ebbe l’idea di far cantare al gruppo il loro cavallo di battaglia, ovvero Monsoon.
“Vada per Monsoon!” esclamò Bill felicissimo.
“Ma non abbiamo gli strumenti” disse Georg, che era a dorso nudo. La sua camicia era stata fatta a brandelli dalle ragazze.
“Fa niente, così sei più bello” disse una fans.
“Modestamente” fece lui con voce profonda.
“Non c’è problema!” disse un ragazzo con la cresta verde. “Io e i miei amici siamo un gruppo heavy metal. Abbiamo i nostri strumenti giù nel furgone. Andiamo a prenderli!”
Detto fatto, e in men che non si dica, i Tokio Hotel cominciarono a suonare.
 
Il direttore dell’albergo aveva visto movimenti sospetti da parte di alcune persone ancor più sospette, e così decise di indagare su dove andavano. Seguì i cinque ragazzi con le creste colorate e vide che la loro destinazione era la suite reale.
“Ma si può sapere chi c’è in quella camera?”
“Direttore, mi scusi”
L’uomo alzò gli occhi dal registro dove stava controllando la lista dei clienti. “Signora, è ancora lei?”
“Sì, e questa volta non sono qui solo per segnalare disturbi alla quiete pubblica. Io e mio marito, oltre a non dormire, ci siamo visti scendere anche l’intonaco dal soffitto!”
“Mi stanno distruggendo l’albergo!”
“Proprio così! Siamo anche andati a bussare personalmente, ma non ci risponde nessuno stavolta, e più ci si avvicina alla suite reale più il rumore diventa infernale! Non è più possibile andare avanti così, è già l’una di notte!”
Molte altre persone vennero nello stesso istante a reclamare per il gran trambusto, erano circa una decina. Bisognava prendere provvedimenti.
Il direttore si aggiustò la cravatta con fare importante e prese in mano la cornetta del telefono appoggiato sul bancone.
“Non preoccupatevi signori, ora ci penso io”
Compose un numero e poi…
“Sì, pronto, polizia?”
 
Dopo Monsoon fu il turno di Ready, Set, Go!. Poi venne Automatic, Leb die sekunde,Darkside ofthe Sun... Insomma, tutte canzoni spaccatimpani. E quando fu il turno di Scream ,ormai la festa era fuori controllo. Perfino Andreas se ne stava altamente fregando di quel che poteva dire la gente dell’hotel. Peccato che la polizia era appena arrivata e stava già salendo alla suite dopo il racconto del direttore e dei suoi clienti.
Bussarono più volte ma non ci fu risposta, se non fino alla fine della canzone. All’ultimo ‘Scream!’ intonato da Bill, tra applausi e urla, finalmente qualcuno si accorse del rumore alla porta.
Un ragazzo, tutto pimpante, aprì senza pensarci e poi gridò spaventato : “Accidenti! Gli sbirri!”
Tutta la folla presente si zittì all’istante e poi qualcuno gridò: “Filiamo!”
Tutti cominciarono a radunare le proprie cose in fretta e furia, e a scappare dalla camera. I due agenti di polizia, il direttore e i clienti dell’albergo che erano venuti a curiosare, si videro travolti da un orda di pazzi in corsa.
Man mano che uscivano dalla suite reale, gli invitati (o sarebbe meglio dire gli imbucati) strinsero la mano ai Tokio Hotel, congratulandosi per la grandiosa festa e facendo ancora auguri ai gemelli.
“E tu dove vai?!” esclamò Gustav, vedendo la sorella sgattaiolare via con fare sospetto assieme a tutti i suoi amici.
“Non voglio prendermi responsabilità che non sono mie, quindi tolgo il disturbo. Ciao ciao!”
“Parenti serpenti. E’ è proprio vero, accidenti a lei!” fece Gustav risentito.
“Ma che diamine succede qui?!” esclamò costernata Simone.
I genitori erano di ritorno, ma mai si sarebbero aspettati di vedere la polizia davanti alla camera dei figli.
La suite si era svuotata in due secondi, lasciando al centro di essa Bill, Tom, Gustav, Georg e Andreas tra le macerie della festa.
Il tavolo rotto, bicchieri e carte varie per terra, il lampadario semi distrutto, i divani sottosopra, stelle filanti, coriandoli e addobbi dappertutto fuorchè appesi alle pareti. Carte di regali sparse per ogni dove, vestiti, brandelli della camicia di Georg(quelli che le ragazze non erano riuscite a portarsi via). E per finire il pianoforte, le cui gambe cedettero, così cadde al suolo con un gran rumore di tasti e corde che si spezzano.
“Peccato, era pure a due code” disse Bill.
Il direttore scoppiò in lacrime.
“Ma che cosa avete fato qui?!”
I ragazzi si voltarono e in coro dissero: “Ciao mamma”
 
Dato che restare nella suite era impossibile, i due agenti di polizia portarono i cinque ragazzi giù nella hole dell’hotel.
“Ora ci faranno un interrogatorio?” chiese Bill preoccupato.
“Zitto, non peggiorare le cose!” disse Andreas, dandogli una gomitata nelle costole.
“Allora, lei è il giovanotto che ha chiesto il noleggio della camera solo per questa notte, è così?” chiese il primo poliziotto.
“Sissignore” disse Andreas.
“Bene, questi sono i danni”
Il ragazzo prese il biglietto che l’altro gli porgeva, mentre il direttore guardava soddisfatto.
“Quant’è?”
“Taci Bill!”
Georg sbirciò e fece un verso strozzato. Il direttore si fece avanti.
“La cifra non è ancora definitiva, ma contando tutto quello che avete combinato…”
“Pure le tende” mugugnò Andreas.
“Sì, anche quelle! Le avete strappate come dei selvaggi! Senza contare il lampadario antichissimo appartenuto alla regina di Francia!”
“Chi, Maria Antonietta?” chiese Tom.
“Zitti!”
Il poliziotto li guardò attentamente. “Direttore, non mi sembra il caso di trattarli così, i loro genitori li hanno già rimproverati abbastanza…ma permettete una domanda ragazzi, voi siete i Tokio Hotel?”
Tutti, tranne Andreas, annuirono.
“Te lo dicevo che erano loro!” disse l’agente al suo collega.
“Ma è meraviglioso!” disse il secondo polizziotto. “Non è che potete farmi un autografo per mia figlia? Magari con dedica”
“Sicuro!” esclamarono i quattro amici in coro, tornando a sorridere.
Il direttore non capiva bene cosa stava succedendo.
“Scusi, agente, ma che significa?”
“Direttore, perché non ritira la denuncia?”
disse il primo polizziotto. “COSA???”
“Ma sì, sono giovani, devono pur divertirsi!”
“Se non sbaglio oggi era il compleanno di qualcuno di voi, vero?” disse il secondo agente, mentre i ragazzi finivano di firmare.
“Sì, nostro” dissero Bill e Tom.
“Ah, lo sapevo. Eh, si, mia figlia mi tiene aggiornato. Ho anche cominciato ad ascoltare anch’io i vostri dischi! Davvero belli”
“Sul serio?” disse Gustav compiaciuto.
“Certo!”
“Sabato c’è il nostro concerto, venga a vederci” disse Bill.
“Purtroppo non abbiamo i biglietti, non siamo riusciti a procurarceli” disse a malincuore il poliziotto.
“Non c’è problema” disse Tom. “Se lei mi promette che non mi metterà la palla al piede, glieli regaliamo gratis”
“V-va bene, ma che centra la palla?” chiese l’agente un po’ perplesso.
Georg scosse la testa. “Niente, lasci perdere”
“Aspettate, quindi non li arrestate?” chiese il direttore con tutti i capelli in piedi.
“Ma no!” risero di cuore i due poliziotti.
I genitori tirarono un sospiro di sollievo, mentre il direttore urlava in faccia ai due agenti.
La cosa si risolse nel miglior modo possibile. Vennero a un accordo, cioè che i Tokio Hotel non avrebbero MAI, in alcun caso, alloggiato in quell’albergo una seconda volta.
“Nemmeno se fosse l’ultimo rimasto sulla faccia della terra! Neanche se venisse una calamità naturale e voi non sapeste dove andare e il mio hotel fosse l’unico rifugio, voi non verrete mai più qui!”
“Ok” dissero i Tokio Hotel.
“Allora l’aspettiamo al concerto con sua figlia” salutò Gustav, mentre l’agente se ne andava salutando a  sua volta.
“Che ragazzi simpatici!”
 
“Però l’avete combinata grossa, stavolta” disse Simone quando uscirono dall’albergo, diretti alle macchine.
“Vorrà dire che l’anno prossimo saremo più prudenti”
“Georg!”
“Scherzo, mamma!”
“Bè, però è stata una bella festa” disse Bill soddisfatto.
“Peccato non esserci stato” sospirò Gordon.
“Non istigarli” lo riprese Simone.
“Sì, ci siamo divertiti” disse Andreas, rilassato e non più preoccupato dato che il direttore, avendo ritirato al denuncia, non gli avrebbe fatto nemmeno pagare i danni.
“Già, e io ho pure rimediato il numero di Sugar!” esclamò Tom, sventolando un bigliettino davanti ai suoi amici.
Gli altri si guardarono, poi Bill diede una pacca sulle spalle a suo fratello.
“Tom, è bene che tu sappia una cosa”
“Cosa?”
Gustav, Georg e Andreas annuirono con fare incoraggiante. Bill sospirò profondamente e si preparò a dire al gemello l’unica cosa che non avrebbe mai voluto dirgli.
“Trixy e Sugar sono due uomini”
Tom rimase lì con la bocca aperta. “Co…”
“Non te lo volevamo dire, ma se ti fosse capitato di trovarti…ehm, in situazioni particolari…”
“NOOOOOOOOOOOO!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!” l’urlo di Tom squarciò il silenzio della notte.
“E meno male che non l’ho baciata!”
“Meno male che non si sono spogliate tutte!” rincarò Bill a occhi sbarrati.
“Bleah!” esclamarono tutti inorriditi.
“Però erano convincenti” disse Andreas ridendo.
Tutti scoppiarono a ridere mentre le luci delle camere si accendevano una dopo l’altra.
“Chi è che urla a quest’ora!”
“Insomma, un po’ di silenzio!”
“Non verrò mai più in quest’hotel”
“Ops” fece Georg guardando in alto.
“Presto, andiamocene prima che scendano a strangolarvi” disse Simone aprendo la portiera dell’auto.
“Andate via maledetti!” gridò il direttore uscendo in strada.
“Mamma mia, quanto mi sta antipatico quello!” esclamò Bill sbuffando e facendogli un gestaccio. “Tiè!”
Gustav fece un piccolo colpo di tosse. “Pensavo, ragazzi, tra pochi giorni è anche il mio compleanno. Non è che magari…” disse ad alta voce per farsi sentire chiaramente.
Il direttore sbiancò, e poi i ragazzi salirono tutti sull’auto di Tom e salutarono con un gran sorriso.
“A presto, direttore!”
Oramai era il due di settembre, un altro compleanno era passato, e tra le risate dei ragazzi, tutti si dissero d’accordo sul fatto che quella serata non l’avrebbero dimenticata tanto presto…tantomeno il povero direttore dell’hotel. 




Scritta la notte tra il 31 agosto e il primo settembre, mi scuso per eventuali errori di ortografia. I Love TH 4Ever!
   
 
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