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Autore: isidrinne    01/09/2011    2 recensioni
Ciascuno a turno, i due protagonisti principali della storia, Adam Lambert, cantante (ma va?) e Star Madison, ballerino, raccontano la loro storia fra alti e bassi (e non solo) con sullo sfondo le date del Glam Nation Live tour. Dedicata a uno dei miei due cantanti preferiti, è una storia a capitoli scritta utilizzando il metodo dell'alternate view, ovvero i due protagonisti principali (Adam e Star) raccontano a turno, capitolo per capitolo.
Postata inizialmente fra le originali in quanto i due protagonisti, tra cui un mio OC, sono sullo stesso piano a livello narrativo.
Genere: Erotico, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Twink twink dancing Star
Twink twink dancing Star

by Isidrinne

Salve! :D Questa è la prima  delle mie tre storie di "debutto".

Si tratta di una WhIf su come sarebbe andato il tour Glam Nation Live di Adam Lambert se Taylor Green avesse dovuto dare forfait all'ultimo momento (e intendo proprio l'ultimo), e Adam Lambert avesse incontrato il mio "figliolo" preferito (ebbene sì core de mamma parla ;D), Star Madison. 

La storia è raccontata in alternate views, ovvero i due protagonisti a turno racconteranno un capitolo della storia, sia Star che Adam hanno quindi lo stesso rilievo narrativo, per questo non l'ho postata come fiction su Adam Lambert fin dall'inizio.
Devo come doveroso specificare che non intendo dare né di Adam Lambert né degli altri membri
della sua band citati una rappresentazione veritiera della loro personalità
.
Non ho inoltre alcun scopo di lucro nell'utilizzare il loro nomi!

Che questa fic sia bella non lo posso dire io ovviamente, quindi in attesa di rispondere alle vostre recensioni
(vi preeego non lasciatemi solaaaa!^.^),

vi auguro buona lettura, e come mia abitudine, vi lascio tre baci.

Have a nice reading!

Capitolo primo: so the story begins

Etichette, categorie, nomi…

Si nasce con un nome assegnatoci dagli altri il più delle volte a caso, si vive facendosi conoscere in base agli schemi in cui gli altri ci incasellano per lo più sbagliando giudizio e si muore lasciandosi dietro un epitaffio scritto dagli altri nel novanta per cento dei casi sbagliando giudizio sul caro estinto perché nessuno sapeva veramente qualcosa di lui…

È una legge di natura, non scritta, ma marchiata a fuoco nell’eredità genetica della razza umana, valida per ogni essere umano…

Ma non per Star Madison, anche se le definizioni, figlie dei rapporti umani, facevano a gara per rimanergli appiccicate addosso, come a chiunque altro.

Star il ballerino, Star la star, Star… il frocio?

Lui, dal canto suo, aveva smesso di cercare etichette che gli dessero false sicurezze su se stesso quando aveva dieci anni e si era reso conto che appartenere al gruppo dei giocatori di baseball non lo salvava dalle scazzottate che la vita, nelle persone di compagni invidiosi, gli regalava a piene mani praticamente ogni giorno, a causa della sua pelle di mezzosangue cherokee, brunita anche se più chiara del normale perché imbastardita dal pallore scandinavo della carnagione di suo padre.

Banale come presa di coscienza, ma da quel momento in poi Star decise che avrebbe fatto a meno di definizioni, e sarebbe stato soltanto Star Raven Madison, un mezzosangue cheroke espietatamente orgoglioso di esserlo  con un talento fuori dal comune per la danza e un corpo davvero niente male.

Cosa fare di quel corpo tornito dal sole del deserto californiano dove viveva la sua famiglia sarebbe stato soltanto affar suo, così come affar suo sarebbe stato decidere chi essere per la gente, o in che modo apparire agli occhi delle persone che incontrava.

Sì, avrebbe deciso lui se essere un bravo ragazzo, gentile e servizievole oppure un teppista scapestrato e ineducato, se apparire come un uccello del paradiso in locali di dubbia fama oppure come un impeccabile damerino appena diplomato ad Harvard. Avrebbe deciso lui e lui soltanto se essere tutto o il contrario di quel tutto.

Ma, soprattutto, avrebbe deciso lui con chi e quando essere ed apparire ciascuna di queste cose. Mai avrebbe consentito che fossero gli altri a indirizzare le sue scelte, mai avrebbe concesso a qualcuno il potere di condizionarlo nelle sue decisioni.

Star Madison è questo, una pantera, selvaggia, indomabile, con il cuore chiuso in cassaforte e le scelte fondamentali su a chi dare la combinazione sigillate in fondo a quel cuore…

Un uomo, perché a ventotto anni si può essere anagraficamente giovani, ma già uomini dentro per una serie di sfortunati eventi, che non conosce la parola compromesso, e che proprio per questo si è visto chiudere parecchie delle porte a cui un ballerino bussa normalmente per cercare di costruirsi una carriera.

Ma non gli è mai importato più di tanto, in realtà: i lavori che ha accettato, per cui ha fatto audizioni, i club in cui si è esibito, gli spettacoli di cross-dressing cui ha partecipato, e le tournee di danza alle quali ha rinunciato, ogni voce del suo curriculum in positivo o in negativo è stata scritta dal suo istinto e dalla sua determinazione nel non prostituire mai la sua bravura artistica.

Quindi, quando il caso decise di dare una mano a Cupido nell’avvicinare Star Madison, promettente stella della danza, e Adam Lambert, ex promessa più che abbondantemente mantenuta del glam rock e della  musica in generale, una buona parte nel successo del disegno generale la ebbe proprio l’istinto di Star, che lo spinse a interessarsi a quanto stava succedendo un certo giorno in un certo posto dove per caso si trovava al momento giusto.

In caso contrario, i  due pianeti avrebbero incrociato le loro orbite senza entrare in rotta di collisione.

3 giugno 2010, ore 8 del mattino aeroporto, check in del volo interno per Wilkes-Barre, data d’esordio del Glam Nation Tour di Adam Lambert.

Tra i passeggeri in fila, anche gli illustri conosciuti della Glam Nation, band, ballerini, Sutan Amrull e lui, Mister Adam Glambert il Magnifico sottopongono se stessi e i loro bagagli ai controlli di rito.

C’è chi non sta più nella pelle e immagina luci del palcoscenico e lustrini e glitter come se piovesse (attaccate un generatore a Adam e illuminerete a giorno l’intero aeroporto come nemmeno un ettaro di fotovoltaico); chi, l’iPod nelle orecchie, prende le distanze dall’eccesso di entusiasmo ripassando gli accordi (Monte e Tommy Joe, convinti assertori che la pratica vale più della grammatica, e che ripassare un accordo una volta in più non fa mai male); e chi, assecondando la propria natura, spettegola sulla fauna locale maschile che troveranno soprattutto nelle date oltre oceano del tour (cioè le ragazze, tranne Brooke, fidanzatissima e in attesa spasmodica dell’anello al dito, e Raja, che si impadronisce di Sutan in tempo per piantare gli occhi famelici sul fondoschiena del vicino di fila di Camila, suscitando risate fragorose e non poco imbarazzo).

In un tempo relativamente breve, tutta la Glam Nation di Adam Lambert è diretta più o meno compostamente al gate per imbarcarsi, ma all’improvviso un grido lancinante ne interrompe la marcia.

«Che succede?!!» esclama Adam allarmato vedendo Terrance Spencer in ginocchio vicino a Taylor Green steso a terra e dall’aria parecchio dolorante.

«La caviglia… Ho messo male il piede, e non so… Ahi, che male!!!»

La diagnosi del medico in infermeria conferma quello che le smorfie di dolore di Taylor avevano fatto sospettare a tutti da subito: caviglia fratturata, prognosi di guarigione completa: tre mesi… Praticamente tutto il tour…

I neuroni di tutti elaborano in miliardesimi di secondo il terribile significato della diagnosi che al medico non sembra poi così catastrofica, ma che alla luce di quanto tutti stanno realizzando assume il carattere di un’amara sentenza: nessuno aveva preventivato una circostanza simile e con l’incoscienza dell’entusiasmo sempre nessuno aveva pensato all’eventualità di un infortunio, provvedendo a considerare l’assunzione di quattro sostituti per i ballerini. Di conseguenza, addio tour, si rendeva necessario posticiparne l’inizio con tutte le grane del caso.

L’eccitazione di Adam per l’imminente debutto svanisce come l’ultimo raggio di sole del tramonto, né Sasha né Camila hanno più voglia di scherzare sulle future conquiste, e anche Raja, sempre sul chi vive fino a quel momento, ritorna come per magia a dormire nei neuroni di un Sutan angosciato con un’espressione disperata sul viso.

«Allora dobbiamo…» Brooke esita, le manca il coraggio di completare quella frase.

Adam il coraggio non lo trova nemmeno per iniziarla.

Monte e Tommy Joe, di solito i più positivi del gruppo, cercano insistentemente il pavimento con lo sguardo, per non essere costretti a incontrare quello degli altri, delusi e privi di entusiasmo.

«Se vi serve un quarto, io ballo…»

A quelle parole di speranza, tutti puntano verso il proprietario della voce aperta e solare che le aveva pronunciate, e incontrano due occhi verde menta affilati e ironici, che contrastano apertamente con il resto del viso, solare come la voce, ma catalizzano sempre e comunque l’attenzione.

Sono gli occhi di Star che, di ritorno da un viaggio in Canada stava uscendo dall’aeroporto proprio in quel momento e avendo riconosciuto Sutan, che aveva visto esibirsi come Raja in un club tempo prima, si era fermato con l’intenzione di salutarlo e fargli i complimenti.

«Davvero!» insiste e si produce in una tripla pirouette degna della miglior scuola classica «Perché posticipare il tour? Prendetemi con voi, posso aiutarvi…»

Tutti si girano verso Brooke, a questo punto è lei, in quanto coreografa dello show, a dover decidere.

«Ma… i passi?»

«Imparo in fretta… E poi mi è già capitato di vedervi esibire in tv, il vostro stile più o meno lo conosco…»
 
«Adam, tu cosa ne pensi? In fondo lo show è il tuo…»

Cosa poteva pensare Adam in quel momento in cui ogni suo sogno sembrava andare in frantumi…

In un flashback istantaneo ripensa a quello che era stato il calvario di American Idol, sorridere, essere smagliante, accattivante e sempre disponibile ad ingoiare critiche anche feroci e trattenere battute troppo 'gay' senza sapere se tutto ciò avrebbe portato a dei risultati, perché, inutile raccontarsela, nel tollerante ma tutto sommato puritano showbiz americano la spada di Damocle della sua vita di gay era sempre in agguato. Tutto partito da un fungo nel 2006, si divertiva a sbeffeggiare gli intervistatori, ma alla fine il risultato c’è stato e coronarne il successo era lì a portata di mano, ma stava anche per essere irrimediabilmente compromesso, buttato alle ortiche…

Perché se i fan avrebbero compreso la necessità di posticipare per attendere la guarigione di Taylor (ma perché da incosciente non aveva pensato ai sostituti?!), non altrettanto comprensiva sarebbe stata l’industria discografica; quella no, non gli avrebbe perdonato la svista (come se inciampare in aeroporto potesse essere previsto con precisione ed evitato di conseguenza)…
   
E il trio di etichette più pericoloso per un artista in un ambiente di superstiziosi cronici e inconfessi, e per questo ancora più paranoici, era sempre in agguato, pronto ad appiccicarsi a chiunque, figuriamoci ad un artista talentuosissimo, ma gay…

Adam Lambert l’inaffidabile, Adam Lambert che non onora gli impegni presi, Adam Lambert il portasfiga…

Tiene gli occhi socchiusi Adam Lambert, mentre soppesa angosciato queste eventualità, ma riaprendoli incontra quelli verde menta di Star, che molto opportunamente si erano inchiodati ai suoi, in attesa del verdetto, senza tradire alcuna apparente emozione, ma esprimendo ottimismo e fiducia, e, quasi incoraggiato da quella sensazione positiva, prende una decisione.

«Ci sto!» esclama all’improvviso con la forza dell’istinto; per l’ennesima volta decide di fidarsi; per l’ennesima volta il salto nel vuoto lo affronta con la determinazione che deriva dall’avere le spalle al muro, ma si assume rischio e responsabilità con coraggio, come ha sempre fatto in passato «Benvenuto in famiglia!…»

E così in un attimo, doloroso per qualcuno, terrificante per altri, i destini di due esseri si legano inesorabilmente.

«Ma proprio nessuno ha notato che chiappe da urlo?» Il commento a mezza bocca di Raja che ritorna a fare capolino dai neuroni di Sutan non lo infastidisce affatto anzi… Sorride sotto i baffi Star il rubacuori, e nessuno, ma proprio nessuno, potrebbe affermare che in questo momento la definizione non gli calzi a pennello.

Però qualcun’altro, oltre a Raja, le aveva notate, quelle chiappe da urlo…

Adam, dopo aver espletato insieme alla manager le formalità del cambio di volo e di passeggero e aver accompagnato Taylor in ospedale, stava buttato a peso morto su una sedia in sala d’attesa, dal momento che il volo su cui erano stati slittati non partiva che alle quattro del pomeriggio, cercando di rilassarsi, ad occhi chiusi, e lasciando vagare i pensieri tra le luci al neon della sala e le luci rosse dei suoi neuroni gay.

D’improvviso, apre gli occhi e si trova davanti Star, di spalle, intento a presentarsi agli altri.

E deglutisce Adam Lambert, lasciando scivolare le iridi di ghiaccio lungo la curva della schiena arcuata che termina nel paio di glutei più sodi e arrapanti che gli sia capitato di incrociare di recente; deglutisce e cerca di reprimere un brivido prima che scendendo lungo la spina dorsale gli arrivi all’inguine facendo danni.

«Dannazione!… Datti una calmata Glamboy! Stiamo per partire in tour e lui è appena diventato un collega!»


Preview:
Nel capitolo 2 il viaggio ha finalmente inizio e cominciamo a capire cosa frulla per la testa di Adam nei confronti del nuovo acquisto della Glamily.


   
 
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