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Autore: Kumiko_Walker    02/09/2011    2 recensioni
Si rotolò sul letto, era stanca, ma non aveva voglia di dormire, intanto continuava a cercare di seppellire i ricordi che aveva con Harribel, avevano passato dei bellissimi momenti insieme.
Ma allora dove era finito l’amore che avevano avuto?
Ringhiò, e si coprì gli occhi con il braccio: più ci pensava e meno capiva.
[KuukakuxHarribel]
Quinta Classificata al Contest "C****i ancora, la rivincita dei personaggi secondari indetto dal Bleach Yaoi Forum
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shoujo-ai | Personaggi: Altri, Espada
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Seppellire i Ricordi
 
"Bury all the memories, cover them with dirt
Where's the love we once had, our destiny's unsure"
[Within Temptation - "Fire And Ice"]
 
Kuukaku Shiba ormai si stava guardando allo specchio da più di un’ora.
Il motivo iniziale era quello di mettersi un po’ a posto, visto che erano almeno due giorni che faceva insonni, ma poi perse interesse. Ed ora era lì, che neanche si osserva più, con lo sguardo perso nel vuoto.
Aveva i capelli lunghi e neri tutti spettinati, con, in testa, delle fasce bianche, abbastanza strette, che evitavano di avere ciuffi corvini negli occhi azzurri. Sotto ad essi si potevano notare delle profonde occhiaie, la bocca era semi-aperta e le narici dilatate.
Il vestito rosso aderente le faceva risaltare i due grandi seni, a causa dell’enorme scollatura. La gonna era tutta stropicciata, lunga fino al ginocchio. Le si vedevano le gambe abbastanza robuste, era a piedi scalzi, tutti fasciati.
Si notava molto anche il braccio destro che le mancava, quel che rimaneva era bendato, tolto a causa di un brutto incidente con i fuochi d’artificio, il lavoro che Kuukaku aveva scelto per vivere. Non aveva voluto mettersi una protesi, a suo dire scomoda, perché nel suo lavoro sarebbe stato solo di intralcio.
Il suo cellulare squillò, facendola sobbalzare e si riprese.
Lo prese dal tavolino di legno al suo fianco, era un modello piuttosto vecchio, neanche a colori, e guardò il display: era Harribel, la sua compagna. E quasi ex.
Decise di non rispondere, lo lasciò suonare. La suoneria era stupida, di quelle già impostate nel cellulare appena lo compri.
Abbandonò quell’aggeggio tecnologico sul letto disfatto, prima però lo mise  in silenzioso.
Alzò lo sguardo un attimo, per osservare la sua camera: sulla sedia della scrivania c’erano vestiti vecchi di almeno una settimana, il letto era macchiato di caffè e puzzava di sudore, il pavimento e i mobili erano pieni di polvere.
- Che schifo… - sibilò a denti stretti, mostrando i denti.
Andò in bagno, si diede una sciacquata alla faccia e si stropicciò gli occhi stanchi.
Osservò, per due lunghi minuti, l’acqua che andava giù per il lavandino, poi si decise a chiudere il rubinetto.
Guardò con odio il suo riflesso nello specchio.
Prese un bel respiro.
Non era il momento di perdersi in sé stessa, questo comportamento non era proprio da lei!
Con tutta la sua buona volontà, prese uno straccio è cominciò a pulire il suo appartamento. Sì, appartamento, non aveva neanche i soldi per prendersi una casa, si doveva accontentare di quel piccolo spazio in affitto.
Mentre stava pulendo la sua stanza, urtò per sbaglio il suo comodino.
Cadde da esso un piccolo soprammobile a forma di squalo, ma non si ruppe perchè attutito dai vestiti che Kuukaku aveva spostato dalla sedia.
La donna si fermò un attimo, e alzò lo sguardo, incuriosita da che cosa avesse buttato a terra.
Sgranò gli occhi azzurri, e prese tra le mani quel soprammobile.
- Questo è… - accarezzò quel piccolo squalo di vetro, contornando con le dita i canini affilati.
Era un regalo di Tia Harribel. A Kuukaku venne in mente la prima volta che la incontrò.
Le due si erano incontrate per caso in un bar, dove la prima lavorava come barista.
Dava subito nell’occhio: capelli biondi e leggermente spettinati, due smeraldi come occhi, pelle scura, labbra carnose, ciglia bionde, due tatuaggi blu a forma di fulmine sulle guance, forme molto grandi, abbastanza alta. Indossava una giacca bianca, con pantaloni neri e una cintura del medesimo colore. Aveva uno sguardo gelido e nullo, come se neanche ti notasse. Stava pulendo un bicchiere, con uno straccio azzurro da non si sa quanto tempo. Kuukaku si era seduta davanti a quella donna e la osservò ancora un po’. Siccome la barista, dopo ben dieci minuti, non le aveva rivolto ancora la parola, la creatrice di fuochi d’artificio decise di rivolgerle la sua ordinazione.
- Vorrei un po’ di saké, per favore - le chiese, cercando di essere gentile.
La donna alzò gli occhi, un’occhiata gelida, non una parola, non un sorriso, si limitò a prendere un bicchiere e a versarci dentro la bevanda alcolica.
- Dovresti essere un po’ più espansiva - commentò Kuukaku, facendo un sorriso e bevendo tutto d’un fiato il saké e alzando la testa in aria.
La barista non rispose e ricominciò ad asciugare i bicchieri.
- Io sono Kuukaku Shiba - la donna cercò di creare un po’ conversazione, mentre appoggiava il bicchiere al bancone.
La barista guardò con la coda dell’occhio Kuukaku, che le sorrideva e attendeva una risposta, quella cliente non si sarebbe arresa facilmente, finché non avrebbe avuto una risposta, glielo si leggeva negli occhi.
- Tia Harribel - sibilò, allora, per accontentare la cliente.
Fu in quel  momento che alla Shiba sfoderò un enorme sorriso di vittoria.
Le due donne cominciarono a frequentarsi sempre di più, anche fuori e Kuukaku scoprì, con sua enorme sorpresa, che l’amica aveva una passioni per i pesci di mare carnivori, soprattutto per gli squali.
Scoprì che Tia era una persona molto seria ed elegante.
In poco tempo diventarono compagne.
Si ricordava bene il loro primo bacio: caldo e passionale, intriso di sentimenti, le lingue danzavano insieme.
La Shiba aveva anche avuto l’onore di vedere il corpo nudo della donna, cosa che gli uomini avrebbero pagato milioni di yen per poterci dare anche solo una sbirciatina, si ricordava il 3 sul seno destro, Harribel le aveva detto che quel tatuaggio raffigurava il suo numero fortunato. E Kuukaku non aveva pagato nulla.
Le notte focose passate insieme, ricordava quei tocchi, quei gemiti, quei tocchi sulla pelle liscia, quelle urla di piacere…
Purtroppo da qualche tempo qualcosa non andava bene: le due donne, per lo più a causa del lavoro,  non riuscirono più a vedersi.
Kuukaku scosse la testa, scocciata. Non doveva pensare ad Harribel, non adesso.
Rimise a posto il piccolo soprammobile a forma di squalo sul suo comodino, sbuffando.
Doveva seppellire i suoi ricordi, per il momento.
Strinse le bende sulla sua testa.
Finì la sua camera dopo 2 ore di duro lavoro-no-stop.
Dopo aver messo a posto lo straccio che aveva usato, si buttò sul letto.
Con fare molto lento prese il cellulare, che aveva buttato prima.
10 chiamate perse, tutte di Tia.
Spense il cellulare, non aveva voglia di ricevere altre telefonate e lo posò sul comodino appena al fianco.
Si era un po’ stufata di quella relazione.
Si rotolò sul letto, era stanca, ma non aveva voglia di dormire, intanto continuava a cercare di seppellire i ricordi che aveva con Harribel, avevano passato dei bellissimi momenti insieme.
Ma allora dove era finito l’amore che avevano avuto?
Ringhiò, e si coprì gli occhi con il braccio: più ci pensava e meno capiva.
Ora basta!
Si disse, ma nell’alzarsi trascinò con sé alcune coperte.
Le osservò con odio.
- Fantastico! - ringhiò a denti stretti.
Prese un bel respiro e, con tutta la pazienza che le era rimasta, si mise a sistemare il letto.
Ora che lo notava, non si era ancora fatta una doccia.
Si guardò nello specchio, aveva le mani e la faccia tutte piene di polvere, era sudata e le bende erano sciupate.
- Meglio farsi una doccia prima… - fece una risata nervosa.
Andò in bagno, che aveva pulito poche ore prima, si svestì e accese l’acqua della doccia.
Avrebbe preferito farsi un bagno, ma ci avrebbe messo troppo tempo, e doveva assolutamente mettere in atto il suo piano. Bè, chiamarlo “piano” era un eufemismo, era meglio o la va o la spacca.
L’acqua calda andava su tutto il corpo della Shiba, facendola tremare quando diventava fredda.
Si guardò la mano, ora era pulita, come il resto del suo corpo.
Strinse il pugno.
Il suo destino non era sicuro, né quello di Harribel, né quello del loro rapporto. Kuukaku lo sapeva bene.
Era stata sotto la doccia già a lungo, più di mezz’ora!
Si vestì con una camicia arancione senza maniche e dei jeans azzurri con bottoni d’orati.
Prese delle bende nuove e se le sistemò prima in testa poi su quello che restava del braccio destro.
Aprì la porta e uscì dall’appartamento, prima però fece girare le chiavi due volte nella serratura.
Siccome l’ascensore era rotto e lei abitava al 6° piano, fece le scale a piedi, saltando due gradini alla volta, per essere più veloce.
Non avendo i soldi per comprarsi una macchina, si accontentò della sua vecchia bici, tinta di rosso e un po’ arrugginita, e cominciò a pedalare, nonostante avesse ancora il fiatone per le scale.
E non le importò che era sera, poteva vedere solo grazie ai lampioni opachi, che illuminava appena di poco la strada deserta.
Kuukaku Shiba era una donna che non si arrendeva facilmente, infatti la sua destinazione era proprio la casa di Harribel.
 
Tia continuava a guardare il telefono, con la speranza di ricevere un messaggio o una chiamata dalla compagna.
Aveva ormai fatto il suo numero dieci volte quel giorno.
Per gioco era andata nella rubrica, e la faceva scorrere per vedere quali numeri aveva. Ma quando capitò su quello di Kuukaku, le dita si mossero in automatico e premettero il tasto di chiamata.
Perfino lei si stupì del suo gesto, che si ripeté per dieci volte consecutive, ma senza ottenere risposta dall’altra.
Si sentì un po’ delusa quando partiva la segreteria telefonica.
Cosa stava andando male nel loro rapporto?
Non era forse in quelle notti di passione che le due si ripetevano “Ti amerò per sempre”?
Il lavoro era solo una scusa, perché le due si sentivano stanche di consumare tutto il loro amore in segreto.
I rapporti omosessuali non veniva visti di buon occhio, per questo loro due si nascondevano.
Harribel non era mai stata una persona socievole, sempre fredda e distaccata.
Bè, fino a quando una donna, mentre beveva del saké, aveva incominciato a farle domande.
Harribel aveva scoperto che si chiamava Kuukaku Shiba, ed era una creatrice di fuochi d’artificio, ma a causa di un calcolo errato, aveva perso l’arto destro.
Eppure Tia vedeva che la donna se la cavava piuttosto bene, anche con un solo braccio.
Viveva in una casa abbastanza grande, con tre coinquiline universitarie.
Le altre tre erano andate a mangiare fuori, ma lei aveva deciso di rimanere a casa, da sola, aggrappandosi alla speranza di una chiamata di Kuukaku. Era patetica.
Eppure quella speranza, talmente stupida, non l’aveva abbandonata e vagava ancora nella sua mente.
Posò il suo cellulare giallo e touch screen, che fissava da bene dieci minuti consecutivi, sul comodino in legno.
Sbuffò e si mise a posto i capelli biondi, che le erano andati negli occhi.
Indossava una camicia bianca, con un fiocco rosso al collo, dei pantaloni larghi marroni, ed era scalza.
Ormai erano circe due settimane che non si vedeva con la compagna, ed erano insieme da ben due anni!
Si ricordava benissimo il loro primo appuntamento: in un acquario e Harribel aveva trascinato la Shiba davanti agli squali.
Kuukaku era rimasta un po’ sorpresa dalla passione dell’amica, ma aveva sorriso, superato lo shock iniziale.
Era immersa nei suoi pensieri, ma sentì bussare fortemente alla porta.
- Chi è? - chiese con freddamente, anche se era scocciata.
- Sono io! Apri la porta, Tia! - Harribel sgranò gli occhi, era Kuukaku!
Sentiva che aveva il fiatone, ora si ricordava, l’ascensore del palazzo della Shiba era rotto da un po’ di tempo, ma la padrona del palazzo, non voleva sistemarlo, troppi soldi, a detta sua.
Con passo elegante e lento si avvicinò alla porta, ma aspettò qualche minuto, mentre la mano destra era ferma sulla maniglia della porta.
Osservò quel muro di legno che la divideva da Kuukaku. Di cosa aveva paura? Dov’era finito l’amore che tanto aveva bramato per la Shiba?
Notò la mano che le tremava, sempre più forte. Patetica.
Sì, era proprio patetica lei, Tia Harribel.
Strinse il pugno fortemente, poi, con fare deciso, aprì la porta di scatto.
- Finalmente! Sono cinque minuti buoni che aspetto! - Kuukaku fece il  cinque con la mano e mostrò un ringhio arrabbiato contro la donna.
Harribel si spostò di lato per farla entrare, e la Shiba non perse tempo, con passo deciso e rumoroso, entrò nella casa della compagna.
Era un po’ monotona: pareti e pavimento bianchi, mobili antichi di legno e con solo un quadro al centro del salotto che raffigurava un cimitero. Davvero inquietante.
- Tia, dov’è finito il nostro amore? - chiese ad un punto Kuukaku, girandosi verso ad Harribel, con un’espressione seria in viso.
- Non lo so - Tia chiuse la porta a chiave. Perché pensarci adesso? Si chiese mentalmente.
Kuukaku non disse più nulla, era come dispiaciuta, si aspettava una risposta migliore.
Harribel strinse i denti, doveva fare qualcosa, poi le venne un’idea folte in mente.
Prese il bavero della camicia della Shiba e la baciò.  Se l’avrebbe respinta, allora sarebbe finita lì, era una prova d’amore.
All’inizio Kuukaku ne fu sorpresa, ma poi si lasciò trascinare.
La portò in camera, senza staccare le labbra da quelle della compagna.
Entrambe sapevano bene, che a loro non servivano parole.
Erano state stupide a separarsi, visto che avevano bisogno l’una dell’altra.
Avrebbero seppellito il ricordo della loro separazione, con la loro sporca passione, anche se non sapevano se quello era amore e il destino della loro relazione era incerto, se sarebbe continuato o meno, ma per adesso andava bene così.


Note dell'autrice: questa Fan Fiction è stata classificata 5 su 6 persone, quindi mi devo migliorare molto! Grazie a chi ha letto!
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