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Autore: xEsterx    02/09/2011    7 recensioni
E' successo tutto in una silenziosa notte d'estate. O per lo meno così mi piace pensare.
Una breve one-shot senza pretese su come ho immaginato il grande cambiamento che ha portato Saga a diventare quello che molti di noi hanno apprezzato come uno degli antagonisti/protagonisti più interessanti. Buona lettura.
[SERIE CLASSICA]
Lo scrivo a lettere cubitali u.u la mia prima non_Lost_Canvas.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Gemini Saga
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Mi sveglio di soprassalto, ansante.
E' ancora notte fonda, e probabilmente sono appena uscito dalla fase rem, dato che ho l'impressione di non essermi mai addormentato. Mi passo la mano sulla fronte, che scopro essere sudata, ed ora che la coscienza si è di nuovo fatta largo tra le mie membra, le sento tese, indolenzite, come se avessi tremato a lungo. Prendo un lungo respiro e mi rizzo seduto, ancora scosso, sentendo una brezza che mi gela il sudore sulla schiena nuda e guida i miei occhi verso la grande finestra spalancata: le tende svolazzano sinuose e sollevate da terra come fossero spiriti danzanti animati di vita dalla luce delle stelle, dato che questa, anzichè illuminarle, sembra nascere direttamente da esse.
E' una tipica notte d'estate. Di quelle calde, col cielo sereno e illuminato quasi a giorno, fuori la Casa cantano i grilli. Di quelle che pargono sospese su una nuvola di profumo di gelsomini appena sbocciati, fuori dal tempo e dallo spazio.
Non è dall'esterno, quindi, che viene la mia inquietudine.
Ho sognato. Non ricordo cosa, ma l'ho fatto; altrimenti non sarei in queste condizioni. Scosto il lenzuolo di seta dalle mie gambe e poggio i piedi sul fresco pavimento di marmo, tastandone per un po' la fresca e dura consistenza come per assicurarmi di essere davvero sveglio e di trovarmi finalmente al sicuro, lontano dal regno degli incubi; solo dopo aver preso un paio di lunghi respiri, il battito del cuore accenna a placare il suo ritmo forsennato. Così mi alzo e mi dirigo alla finestra, nudo, attirato dal ballo di quelle ninfe lattescenti la cui musica è quella silente del vento. Appoggio i palmi sul davanzale, sento la frescura donare leggero sollievo al corpo accaldato, e il far scorrere gli occhi sulle lunghe scalinate e le Case che esse collegano mi scuote dal torpore rimasto, ultima catena che mi tiene legato al mondo di Oniro e Morfeo.
Il Grande Tempio mi si offre alla vista in tutto il suo splendore notturno e rassicurante, ma tutto ciò non basta a scrollarmi di dosso quest'angoscia ormai radicata nelle ossa. Perchè non mi serve la memoria per sapere cosa ho sognato, non adesso che il mio sguardo si posa sulla scogliera: è come se questa mi parlasse, come se con la voce delle onde infrangenti sull'impervia roccia mi rivelasse la risposta a tanto tormento.
Ho sognato te.
Ho sognato te e quello che mi hai detto l'ultima volta che ci siamo parlati.
E la cosa che mi lascia interdetto è che ad affliggermi non è tanto quello che ti ho fatto, perchè so che è stata la punizione che meritavi, quanto le parole che ho sentito uscire dalla tua bocca. Quella bocca che pochi giorni fa sono stato costretto a mettere a tacere per le sacrileghe parole che ha vomitato. Ma allora perchè la tua voce continua a vorticarmi nella testa come un eco che rimbalza da una parete all'altra, all'infinito?
Forse perchè mi spaventa. Mi spaventa il fatto che, sin da quando eravamo bambini, tutto ciò che hanno modulato le tue labbra è stato per me come il suono del flauto di un incantatore.
Tra i due sei sempre stato il più deciso, quello che ha sempre saputo cosa avrebbe fatto della sua vita. O per lo meno, questo era quello che tutti pensavano di te, ma unicamente perchè riuscivi a darne l'impressione. La realtà è che le tue chiacchiere hanno sempre avuto un grande ascendente su tutti, compreso me. Facevi credere ciò che volevi, inducevi gli altri ad eseguire i tuoi capricci più assurdi come se fossero loro volontà, tutto con le parole azzeccate e quel tuo sguardo che ammalia.
Però alla fine, e contro ogni aspettativa, sono stato io ad ottenere l'onore di vestire l'armatura d'oro, guadagnandomi il rispetto di chiunque e la nomina di uno dei più ammirevoli Saint, e ho finalmente potuto mostrare a tutti chi realmente siamo: io un Cavaliere e tu un aspide che vive di luce riflessa. Ma quanto poteva durare questo idillio? Quanto potevi sopportare di vivere nella mia ombra prima che la tua mente malvagia partorisse l'idea di servirti di me per realizzare i tuoi ideali, pazzo?
Io non sono più quello di una volta e tu lo sai; nonostante ciò qualcosa ti ha indotto a credere che avrei dato retta a quelle tue ciance insensate, che alla fine hanno avuto il solo effetto di ferirmi nell'onore e di costringermi a prendere la più dolorosa decisione di tutta la mia vita. Porto una mano al petto. Ancora mi fa male, ancora è difficile trovare qualcosa che riesca a riempire questo cuore la cui metà è stata strappata e portata via, ma grazie alla mia forza d'animo ora non potrai più usare e convincere nessuno, non ora che il rumore del mare riesce a sovrastare persino la tua voce e affogarne il veleno.
Ma anche sapere che essa non potrà più raggiungere le mie orecchie non mi tranquillizza, perchè quello che ho sentito anche solo una volta mi si è annidato dentro come un parassita, di quelli che non hanno intenzione di andarsene se non quando hanno ucciso il loro ospite, privandolo di ogni forza.
Hai detto che avrei fatto cose orribili, che sarei stato il fautore di un'era buia per il Grande Tempio, ma non mi spiego cosa ti abbia spinto ad augurare un simile destino proprio a me.



L'angelo sul volto
e il demone nel cuore.



Non sono sempre stato io uno dei cavalieri più potenti e devoti alla giustizia? Non ho sempre adempito al mio dovere con temperanza e sacrificio? So quali sono i miei ideali, so cos'è per cui combatto: sarei disposto a morire per questa bella terra, per questa umanità così grande e splendida.
Perchè credo in lei più di ogni altra cosa, tanto da rischiare la vita ogni giorno in sua difesa. Credo in queste creature che, nonostante siano da sempre state costrette a strisciare come vermi nell'arida terra, non mancano mai di alzare gli occhi a rimirare le stelle, pur consapevoli di non poter arrivare mai a sfiorarle. E la nostra peggior debolezza, quell'unica caratteristica che ci rende diversi dagli dei e che essi ci hanno attribuito proprio per impedirci di raggiungerli, è stata la nostra forza: l'assaporare la morte e il suo significato, ci ha reso attaccati alla vita e per questo capaci di apprezzarne i più disparati risvolti e sfaccettature; la ricerca della verità, l'anelare alla giustizia, la consapevolezza di essere pronti a morire per difendere ciò in cui crediamo, ci ha reso capaci di imprese impensabili.



Capaci di cose che
superano persino gli dei.



Sì, non mi vergogno a pensare ciò, perchè questa è giustizia, e la giustizia è sopra ogni cosa.
Sono un'umanista, in fondo. Che male c'è nel credere negli uomini più di quanto si creda negli dei?
Un bambino che viene al mondo, l'abbraccio di una madre, il sopravvivere alle ferite e ai morbi: questi sono i veri miracoli.
L'uomo è il miracolo.



Non li abbiamo raggiunti, li abbiamo superati, e questo non possono sopportarlo. Perchè noi, imperfetta emanazione degli dei, creati solo per permetter loro di esercitare su qualcuno la loro tirannia, siamo sfuggiti al loro controllo, tanto da indurli a impiegare tutte le forze in imprese di capricciosa malvagità volte all'annientare le stesse creature partorite dal loro cosmo. E non lo fanno per punirci di eccessiva malvagità o per purificare questo mondo che ci incolpano di aver reso marcio: lo fanno perchè siamo divenuti l'unica cosa in grado di spaventarli, l'unica in grado di minacciare la supremazia che così vanitosamente non mancano mai di ostentare, grazie alle nostre gesta e al nostro cuore che ci fa rilucere così intensamente da abbagliare persino i loro occhi lassù nei cieli.
Il nostro splendore sta nella nostra umiltà, nel riuscire a sorridere sebbene soffriamo la fame, nell'apprezzare il colore di un fiore o la brezza sulla pelle. E quindi come possono essi, dall'alto della loro frigida immortalità, credere di sapere cosa è meglio per noi e ritenersi capaci di guidare chi lotta e vive per cose che sono per loro impossibili da capire? Non c'è forse condottiero e signore più adeguato di quello che proviene dal popolo? Egli ben conosce i bisogni della gente, avendo vissuto in mezzo a loro, mangiato dalle loro scodelle mezze vuote, dormito con loro nelle brande di paglia secca e pidocchi.
L'umanità ha bisogno di scuotersi, di raggiungere la consapevolezza di poter andare avanti e combattere senza abbandonarsi a culti che non fanno altro che renderla schiava di entità che ormai le sono completamente lontane e di cui non ha mai avuto bisogno.

Il mondo è degli uomini.
Così come lo diventeranno ben presto anche i cieli, senza che nessun dio si permetta di interferire.



E Atena? Atena è diversa, ella è nata umana e nonostante in lei in futuro brillerà un cosmo superiore che la renderà tutt'altro che terrena, assaggerà per molti anni cosa vuol dire vivere come una mortale, a contatto con gli uomini.
Da sempre ci illumina la via della giustizia, ergendosi a scudo per proteggerci e a spada per guidarci in battaglia, ogni volta disposta a combattere contro i suoi simili, senza mai tentennamenti.
Ma allora cos'è che non mi convince di tutto ciò?



E' il principio.
Il principio di dovere ciò che siamo stati in grado di costruire da noi a qualcuno che di fatto non è un uomo, benchè ne abbia le spoglie.
Dobbiamo liberarci di questo virus che ci infetta sin dai tempi del mito impedendoci di realizzare la nostra reale e completa grandezza.
Qualcuno dovrà macchiarsi di sangue e di rovinose colpe, ma tutto è lecito per il conseguimento di un'ideale così alto.



E' per gli uomini, per permetter loro di regnare senza dover abbassare il capo.
Ma chi, tra tutti?
Qualcuno dovrà pur farlo. Qualcuno che avrà il coraggio e la forza d'animo di dare la scintilla a questo legittimo spurgo e prendersene le responsabilità, guidando una massa inizialmente spaurita e disorientata verso il trionfo che merita.



Potremmo essere Noi. D'altronde, sappiamo bene di essere il Saint più potente e rispettato del Grande Tempio. Chi più di Noi sarebbe disposto a tale sacrificio e il più credibile nel rivestire questo ruolo?



Serro i pugni poggiati sul marmo, mentre permango nel guardare quel mare ancora impegnato, come lo è da sempre, nella sua eterna ed estenuante lotta contro la scogliera. Esso sa di non poter nulla contro il baluardo di roccia, ma è proprio la sua perseveranza a permettergli di consumarla piano piano, fino a quando di lei non rimarrà solo che una misera spiaggia, sconfiggendola dolcemente senza nemmeno averle dato modo di accorgersene.



Potranno volerci anni,
ma la pazienza non ci manca di certo.



Sospiro.
Se nemmeno la roccia è in grado di resistere all'oceano, quanto passerà prima che il mio cosmo smetta di sentire il tuo, gia flebile per la continua lotta contro la marea?
Forse non meritavi un simile destino.
Forse avrebbero potuto esserci altre soluzioni, piuttosto che questa.
E' con la tua immagine davanti agli occhi, e il fragore delle onde nelle orecchie, che torno al letto; è certo però che non dormirò, non ora che una strana sensazione mi corre lungo la schiena, giungendo a rigarmi la fronte di solchi gravi:
la brezza si sta tramutando in vento, vento vigoroso che sta cambiando direzione, portando con sè nuovi profumi, nuovi rumori, nuove consapevolezze...
Forse, per la prima volta, le tue non sono state solo vili fandonie, fratello mio.

Sì. Il tempo degli dei è giunto al suo termine.
Domani, l'universo intero assisterà alla loro rovinosa caduta.




Domani, sarà un uomo a salire sul trono di Terra e Cielo.













Saaaaalve a tutti. <3
Chiedo sempre scusa per la mia incostanza nel leggere, commentare, pubblicare, ma tra una cosa e l'altra mi ritrovo ad avere sempre pochissimo tempo, ma cerco di fare più che posso T_T
Qualcosa ho postato, qui sopra, ma se devo dire la verità non sono molto soddisfatta. Ci tengo a specificare che non sono una fan della prima persona, nè tantomento del tempo presente, però mi sembrava una scelta opportuna proprio per far sì che il lettore potesse ritrovarsi lì con Saga, in diretta mentre in questo avveniva il cambiamento. Spero di non aver fatto troppi danni però :) Come molti sapranno o avranno capito, i Gemellacci sono i miei personaggi preferiti (in tutte le epoche!), e in particolar modo Saga è in assoluto quello che amo di più (in verità vado a periodi, qualche mese fa in cima alla classifica c'era Deuteros e Saga poteva anche prendersi una polmonite. Sono una sottona senza etica, lo so -_-), però, come capita spesso alle cose che vogliamo siano perfette, alla fine non ci soddisfano. Avevo riposto tanta fiducia nella prima fic a lui dedicata, e invece è venuta fuori una robetta che nemmeno si avvicina a quello che aveva in mente, anche se comunque era sì mia intenzione raccontare di come mi piace immaginare che il suo cambiamento sia avvenuto... Spero sia anche stato chiaro lo strano formato che ho usato per rendere maggiormente l'idea del suo bipolarismo. Però la pubblico lo stesso, sia mai che a qualcuno piaccia :) Fatemi sapere che ne pensate (incasso bene ogni critica xD), e prometto che prima o poi me ne uscirò con una fic degna di lui e del gran personaggio che è. Baci!

  
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