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Autore: John Fitzgerald Kennedy    02/09/2011    1 recensioni
Mi sono sempre piaciuti i corsari, i pirati, le grandi battaglie navali che infiammavano i Mari Caraibici.
Questa è una di quelle storie, improntata a quel grande modello, in questo genere, rappresentato da Emilio Salgari.
Una storia di vendetta, uno scontro violentissimo, un corsaro italiano che decide di vendicare un terribile ed insensato massacro, ad opera di un capitano olandese.
Genere: Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Vele in vista! A babordo! -
- Nazionalità? - Si sentì subito rispondere la vedetta appollaiata sulla coffa.
- Batte bandiera olandese, mi sembra un tre alberi! - 
- E’ la Rurik! L’abbiamo trovata, finalmente! - Esclamò il luogotenente.
Stiller afferrò un cannocchiale e scrutò attentamente nella direzione indicata dall’agile vedetta.
Attraverso la leggera foschia delle prime luci dell’alba, vide abbastanza distintamente l’ampia velatura di una grossa nave, forse una fregata. Sulla sommità dell’alberatura, riuscì anche a distinguere la bandiera olandese.
Era proprio la nave che stavano inseguendo da settimane.
Stiller si precipitò giù dal ponte di comando, e si diresse nella cabina del comandante della nave.
Come giunse dalla porta della stanza, si calmò di colpo, come se il famoso sangue freddo che il suo capitano mostrava di possedere in qualsiasi situazione “contagiasse” in qualche modo il modo di fare dei suoi valorosi marinai con lui.
Bussò ed aprì la porta.
Il capitano era un uomo sulla quarantina, dalla corporatura longilinea, i capelli e la barba neri ed ispidi accentuavano la conformazione del viso, allungato, ma dai lineamenti morbidi. Era vestito con dei finissimi pantaloni di seta neri come il carbone, e una camicia anch’essa di seta, ma dal colore candido come la neve. Al fianco gli pendeva una scimitarra affilatissima, di pregevole fattura, con l’elsa dorata intarsiata di madreperla. Dall’altra parte stava una grossa pistola, con il calcio finemente lavorato. Sicuramente, non era un corsaro qualunque, un grezzo filibustiere, ma una persona di alto lignaggio, abituato fin dalla giovinezza al comando.
La cabina era molto semplice e al contempo raffinata: al centro vi era un’ampia scrivania di mogano, le pareti erano tappezzate da pistole e fucili di grosso calibro, dalle forme più disparate; in un angolo trovava posto un sorta di rastrelliera, nella quale erano appoggiate diverse spade, scimitarre, sciabole, scuri.
Il capitano della Folgore Giuseppe Bavastro era di origini italiane, discendeva da una ricca e nobile famiglia ligure. Fin da giovane, manifestò il suo amore per il mare e per la scherma, passioni che unì senza indugio facendosi assegnare la patente di corsa dal regno francese, interessato ad ostacolare i commerci dei ricchi mercanti spagnoli ed olandesi.
Arruolato un esperto equipaggio di filibustieri pronti a tutto, cresciuti con il rombo dei cannoni, si imbarcò su una rapida imbarcazione a tre alberi, alla quale diede il nome di Folgore, dalla forma stretta e allungata, armata di 20 cannoni, 9 per fianco più 2 sulla prua, i cosiddetti “pezzi da caccia”.
In quel momento, il capitano era chino su delle carte geografiche distese sulla scrivania.
- Dimmi, Stiller. - disse senza alzare lo sguardo.
- C’è una grossa nave olandese a babordo, a circa 10 miglia di distanza. Penso che sia la Rurik. -
Gli occhi di Bavastro si infiammarono.
- Andiamo. - pronunciò con voce ferma e risoluta.
Si alzò e si diresse a passo spedito sul ponte di comando, seguito da Stiller.
Poco più di un mese prima, era giunta voce della presenza, sulle coste caraibiche, di una fregata olandese, che aveva già colato a picco diverse navi corsare, insieme a tutto l’equipaggio. Alcuni intrepidi bucanieri del luogo avevano ordito un attacco notturno alla nave da guerra europea, ma vennero scoperti e trucidati senza alcuna pietà. Il mattino stesso, per ritorsione, il capitano della Rurik fece incendiare il villaggio vicino, senza risparmiare nessuno, neanche i bambini. La Folgore era giunta sul posto in tempo per vedere le ceneri fumanti del villaggio, ricolme di cadaveri. Su un’altura, erano stati crocifissi a testa in giù i bucanieri catturati, i corpi dilaniati da terribile torture.
Da allora, venuto a conoscenza dei fatti, il capitano Bavastro si era messo alla ricerca della nave olandese, per vendicare lo spietato massacro.
 
Prese un cannocchiale ed osservò attentamente l’orizzonte, sporgendosi oltre la murata, come se volesse avvicinarsi idealmente alla nave inseguita.
- Razione doppia di whisky per la vedetta, oggi. - disse poi, appoggiandosi con gli avambracci alla ringhiera di legno.
- Virare a babordo! Spiegare le vele! - ordinò ad alta voce, muovendosi verso il ponte.
- Preparate le armi, rinforzate le murate! Muovetevi, non abbiamo molto tempo! -
Immediatamente tutto l’equipaggio si fiondò letteralmente ad eseguire gli ordini del capitano, la nave virò bruscamente a babordo, rollando fortemente e mettendosi in caccia della fregata olandese.
Un nugolo di marinai si inerpicò su per gli alberi, spiegando al vento tutte le vele, mentre altri costruivano semplici barricate intorno ai fianchi, a protezione dei fucilieri, che intanto portavano sul ponte le armi da fuoco.
A quel tempo i moschetti non erano per nulla sicuri, in quanto a precisione, potenza e affidabilità, ma il capitano sapeva benissimo di poter contare sull’eccellente mira e bravura che caratterizzavano i corsari. Essi erano in grado di decimare l’equipaggio nemico sparando perfettamente, pur dovendo compensare il rollio di entrambe le imbarcazioni, cosa che invece riusciva pressoché impossibile alla maggior parte dei soldati, per quanto ben addestrati.
I portelli davanti ai cannoni nel ponte sottostante vennero aperti, mentre venivano ammucchiate intorno pesanti palle di ferro e piccoli sacchetti di tela contenenti la polvere da sparo.
Il capitano controllava i ferventi preparativi dall’alto del cassero, ordinando ad alta voce di rinforzare ulteriormente le rozze barricate e spronando i propri uomini.
Poi, urlò: - Testa di Pietra! -
Subito, un vero e proprio gigante, di oltre due metri, forte e robusto come un toro, con una folta barba grigia incolta che spuntava da un volto squadrato, si fece avanti. Era il miglior artigliere che il capitano Bavastro avesse mai visto in azione: con i pezzi da caccia a prua, era in grado di colpire con matematica precisione le basi delle alberature delle navi avversarie, bloccandole definitivamente, da un miglio di distanza. Godeva di molta ammirazione tra l’equipaggio, che scherzosamente lo aveva cominciato a chiamare Testa di Pietra.
- Capitano … - 
- Per te ci saranno 5 monete d’oro per ogni albero o pennone che vedrò cadere per un tuo tiro. Colpisci bene. - Gli disse Bavastro, fissandolo dritto negli occhi.
Il volto del gigante si allargò in un ampio sorriso. Sapeva che il capitano avrebbe mantenuto la parola.
- Conti su di me, capitano. Quell’olandese sarà costretto a remare a forza di braccia! -
- Bene. -
Testa di Pietra si allontanò correndo, intento nei preparativi dei suoi due pezzi da caccia, caratterizzati da una canna particolarmente lunga, per consentire appunto i tiri dalla lunga distanza.
La distanza tra la fregata olandese e la nave corsara, intanto, si andava assottigliando velocemente: l’agile Folgore, infatti, molto più leggera e manovrabile della pesante nave da guerra, si stava avvicinando rapidamente all’obiettivo.
Verso mezzogiorno, la distanza si era ridotta a sole 4 miglia.
Ora con l’ausilio del cannocchiale si riusciva a scorgere chiaramente la carenatura, dai cui fianchi spuntavano molte piccole macchie nere: i numerosi cannoni che armavano la nave.
Il sole era già alto in cielo, completamente sgombro da nuvole, ma fortunatamente un vento fresco e costante gonfiava le vele e dava un po’ di sollievo ai marinai, oppressi dalla calura altrimenti insopportabile.
Il mare era calmo, si vedevano grandi banchi di pesci nuotare nell’acqua cristallina, adocchiati da diverse specie di uccelli che compivano ampi cerchi in aria.
- Come pensate di attaccare, capitano? - chiese Stiller, tenendo sempre ben saldo il timone.
Bavastro era in piedi sul cassero, a scrutare attentamente le vele della fregata, con le braccia conserte. Le parole del suo fidato luogotenente e timoniere lo richiamarono bruscamente alla realtà.
Gli si avvicinò un poco, senza staccare gli occhi dal suo obiettivo.
- Dobbiamo sfruttare la nostra manovrabilità. In uno scontro frontale i suoi cannoni ci farebbero a pezzi nel giro di un’ora. Ma se invece saremo rapidi negli spostamenti, come se girassimo attorno alla fregata, come un lupo con la sua preda, potremmo avere buon gioco. Testa di Pietra dovrà cannoneggiare a dovere gli alberi della nave e una volta bloccata, potremo avvicinarci ed abbordarla. -
- Audace, ma molto pericoloso. Hanno sicuramente quasi il doppio di uomini a disposizione. E molti più cannoni. - osservò Stiller.
- Sì, saranno almeno 200 uomini d’equipaggio e almeno una quarantina di cannoni. Ma noi possiamo contare sulla maggiore velocità e manovrabilità, soprattutto con un simile timoniere. - rispose, dando una sonora spacca sulla spalla al suo luogotenente. 
- Dovremo essere rapidi. - sospirò.
-Già. Molto rapidi. -
Bavastro si avvicinò al ponte e urlò ad alta voce: - Ascoltatemi uomini! -
Sulla Folgore calò il silenzio, tutti i marinai si fermarono, fissando il proprio capitano.
- La nave che stiamo per attaccare è sicuramente più forte e meglio munita di noi. Saranno almeno il doppio, sia come uomini sia come cannoni. Ma io ho il dovere di vendicare la terribile onta avvenuta nel villaggio che credo nessuno di noi dimenticherà mai. Riconosco che molti di voi possano voler tornare indietro. Non li biasimo. La battaglia che stiamo per affrontare è forse la peggiore che si sia mai profilata nella vostra vita. Chi vuole tornare indietro, lo dica ora. Gli sarà fornita una scialuppa con acqua e viveri, la costa più vicina è a meno di 10 miglia di distanza. Di fronte ai miei occhi sarete uguali a coloro che resteranno. Decidete. - Bavastro fissò gli sguardi di ognuno dei 120 uomini presenti.
L’imbarcazione era avvolta da un silenzio tombale.
Molti filibustieri, specialmente i più giovani, si voltarono a fissare l’ormai vicina sagoma della Rurik.
Poi, tutti guardarono il proprio capitano, là, ritto sul cassero, lo sguardo fiero che penetrava i loro animi.
Un giovanissimo fuciliere alzò il moschetto e urlò, con quanta aria aveva nei polmoni: - Alla vittoria! -
Fu un grido lungo, rauco, quasi animalesco, al quale subito si unirono le urla di tutti gli altri marinai. La nave si riempì delle loro voci, decise, indomite, voci di uomini pronti a dare la vita per il proprio capitano.
- Alla vittoria! - gridò anche Bavastro, sguainando la scimitarra e facendola luccicare alla luce del sole.
Poi, rapidamente com’era nata, quella bizzarra “riunione” si sciolse, i marinai continuarono a sciamare per il ponte, approntando gli ultimi preparativi, decisi più che mai.
Sul viso del capitano era comparso, per un fugace istante, un sorriso saturo di commozione.
La nave olandese era ormai a circa due miglia di distanza, troppo distante per le portate dei cannoni, ma abbastanza vicino da vedere chiaramente la fregata, un’imponente imbarcazione, il cui ponte era almeno un paio di metri più alto di quello della Folgore. Per abbordarla, i filibustieri avrebbero dovuto lanciarsi dal cassero o dalle alberature. Su ogni fianco, la nave disponeva di ben venti cannoni, disposti su due file. A poppa, a chiare lettere latine, si poteva vedere la scritta dorata Rurik. 
Il capitano chiamò intorno a sé Testa di Pietra, che controllava gli artiglieri, Stiller e un altro esperto filibustiere di origini francesi, Carmaux, un uomo dalla corporatura tozza e muscolosa, con una lunga cicatrice che gli sfregiava un sopracciglio, che comandava i fucilieri.
Cominciò a parlare lentamente, facendo ampi ed eloquenti gesti con le mani per spiegarsi il meglio possibile.
- Dunque, questo è il piano: tu, Stiller, dovrai cercare di avvicinarti il meno possibile alla nave, rimanere a circa 1 miglio di distanza, in modo da tenerci ad una buona distanza dalle bordate nemiche e consentire a Testa di Pietra di spezzare almeno l’albero maestro. A quel punto, con la fregata bloccata sulla sua posizione, ci avvicineremo cercando di offrire meno bersaglio possibile ai cannoni nemici. Intanto potremo cannoneggiare specialmente i fianchi, per rendere inservibili quanti più cannoni possibili, per evitare di farci falciare come spighe di grano in seguito. Dopodichè, spazzeremo il ponte con bordate di mitraglia, seguite da scariche di fila dei tuoi fucilieri, Carmaux. A quel punto, potremo affiancarci ed abbordare la nave con tutta l’energia che abbiamo in corpo. - spiegò Bavastro.
Gli altri si guardarono vicendevolmente scambiandosi cenni di assenso.
Era un piano teoricamente perfetto, ma che necessitava di tutte le abilità di Stiller, Testa di Pietra e dei fucilieri di Carmaux. Il più piccolo sbaglio, la più piccola indecisione o distrazione avrebbe compromesso seriamente tutto l’attacco, mettendo a rischio la vita di tutti gli uomini a bordo. In più, c’era sempre la casuale degli imprevisti, che poteva far pendere l’ago della bilancia da una parte o dall’altra senza alcuna possibilità di scampo.
Improvvisamente, dalla fregata olandese partì un colpo di cannone, che nel silenzio del mare emise un rimbombo sordo.
Il colpo andò ad affondare un centinaio di metri prima della Folgore, ma ciò significava solo una cosa.
- Iniziano le danze … - mormorò il capitano Bavastro - Ai posti di combattimento, uomini! Ascoltate i vostri singoli comandanti per ogni minimo gesto e ce la faremo! -
Un altro colpo partì, e andò a finire parecchio a destra rispetto alla nave corsara, ma questa volta a tiro.
La fregata, a circa un miglio e mezzo di distanza, virò a tribordo, mostrando venti bocche da fuoco.
Stiller aspettò un poco, poi virò bruscamente verso destra, spostando rapidamente la nave di una trentina di metri.
In quel momento partì un’intera bordata, i cui colpi andarono a finire dove si trovava prima la Folgore. Alcune palle, però, passarono sopra il ponte della nave, tranciando alcune corde e bucando un paio di vele.
Fu allora che Testa di Pietra diede l’ordine di far fuoco.
I 9 cannoni sul lato sinistro della nave spararono quasi simultaneamente, andando a colpire lo scafo della Rurik. 
In breve, le due navi cominciarono a scambiarsi terribili bordate, che andavano a falciare i marinai sui ponti, creare grosse falle negli scafi di legno, tranciare di netto tutto ciò che incontrassero sul loro cammino, con ingenti danni da una parte e dall’altra.
Era chiaro, però, che la Folgore non avrebbe potuto resistere molto a lungo ad un simile cannoneggiamento.
Il fumo dei piccoli incendi creatisi e dei cannoni saturava l’aria, rendendola quasi irrespirabile, le urla dei capitani e dei marinai feriti facevano da sfondo all’onnipresente rombo dei cannoni, che sfondava i timpani.
Le due navi, ora a circa un miglio di distanza, subivano continuamente danni ingenti allo scafo ed alla velatura, ma la fregata, molto più robusta ed armata, in breve avrebbe avuto facilmente ragione del vascello corsaro, in un combattimento da così lunga distanza.
In quel momento Testa di Pietra, calmo e freddo, incurante delle urla, dei boati, delle esplosioni, giunse ai pezzi da caccia da prua, e li indirizzò attentamente contro la fregata nemica.
Prese la mira con molta calma, puntando sull’albero maestro.
Poi diede fuoco alla miccia e partì il colpo, con un cupo boato.
La palla sfrecciò come un fulmine e andò a colpire l’albero di trinchetto, a prua, spaccandolo a metà.
La parte superiore subito si inclinò lentamente, trattenuto un poco dal cordame e dalle vele, poi andò a schiantarsi sul ponte, schiacciando con il proprio peso alcuni marinai.
Un grido di gioia si levò dalla Folgore, ma Testa di Pietra scrollò il capo.
Bavastro non diede ancora l’ordine a Stiller di avvicinarsi, dato che alla fregata rimaneva ancora troppa mobilità.
Il gigante ricaricò velocemente la sua arma preferita e puntò nuovamente.
Proprio nel momento in cui stava dando fuoco alla miccia, però, un’onda più alta delle altre, invisibile a Stiller per via del fumo, andò ad infrangersi contro la nave, facendola rollare lievemente di più di prima.
Quel tanto che bastò al cannone di sparare troppo alto: la palla sfrecciò a circa un metro dalla coffa dell’albero mastro, sfiorando la vedetta, che non poteva credere ai suoi occhi.
Questa volta l’artigliere della nave corsaro urlò di vera rabbia.
Passò immediatamente all’altro cannone, prendendo la mira con molta calma.
Trattenne il fiato, chiuse gli occhi per un lunghissimo istante.
Il mondo intorno a lui scomparve.
Si ritirò nel silenzio e nell’intimità della sua mente, per una manciata di secondi che durarono come una vita intera.
Poi li riaprì.
Diede un lieve aggiustamento al puntamento ed infine diede fuoco alla miccia.
Fu il primo ad urlare. Ma non di rabbia.
Un grande schianto gli diede ragione: la palla era andata a colpire precisamente alla base l’albero maestro della fregata, che subito si scaraventò sul ponte, tra le urla della vedetta sulla coffa e dei marinai sul ponte.
Un vero e proprio boato di gioia proruppe da ogni petto dei corsari, che trovarono una speranza di vittoria in fondo ai loro animi; quel colpo, così importante, aveva dato loro la convinzione che avrebbero potuto farcela.
- Stiller! Vai dietro alla fregata! Ormai sono nostri! - tuonò subito Bavastro.
Il luogotenente fece virare immediatamente la nave a babordo, mostrando per un attimo i pezzi da caccia perfettamente puntati verso la fregata.
Era un’occasione perfetta, che Testa di Pietra non sprecò: intuendo, infatti, la successiva mossa di Stiller, si era già preparato al tiro e, nonostante il forte rollio provocato dalla virata stretta, sparò un altro colpo che con implacabile precisione andò a spezzare l’albero di mezzana.
La fregata olandese era ora bloccata e finché non avessero riparato gli alberi, non si sarebbe potuta muovere.
L’obiettivo principale era raggiunto: ferma sulla sua posizione, la Rurik non avrebbe potuto virare, o comunque non abbastanza rapidamente da poter prendere a bordate la nave corsara, che intendeva giungere a fianco della fregata passando dalla poppa, sguarnita di cannoni.
- Bel lavoro, uomini! Preparate le mitraglie, tra poco ci serviranno! Portate via i feriti, per colpire i loro cannoni basta Testa di Pietra. - ordinò secco Bavastro, che manteneva il suo eccezionale sangue freddo.
- Agli ordini capitano! -
La Folgore, intanto, si era portata dietro alla poppa della fregata, a circa 800 metri di distanza, leggermente sul lato destro, per consentire la visuale ai pezzi da caccia a prua.
Per l’artigliere a prua era come un tiro al bersaglio: con estrema tranquillità poteva sparare sul fianco destro della fregata, colpendo le lunghe canne dei cannoni un paio di volte. Molto rapidamente, però, data la loro momentanea inutilità, essi vennero trasportati all’interno della stiva, per evitare di essere colpiti con facilità.
I corsari, nel frattempo, sgombrato il ponte dai corpi dei morti e dei feriti e dalle attrezzature che vi erano precipitate nel furore dello scontro, preparavano le mitraglie.
Esse erano delle palle cave, riempite di scaglie di metallo e pallettoni, che all’esplosione del proietto venivano scagliati in ogni direzione, tranciando tutto ciò che si facesse loro contro. Erano particolarmente letali contro l’equipaggio, che veniva ferito orribilmente da questi piccoli oggetti incandescenti taglienti come rasoi.
Non avendo, però, una gittata particolarmente lunga, esse dovevano essere sparate da vicino.
Bisognava solo aspettare il momento giusto.
Improvvisamente, la vedetta lanciò un grido acutissimo: - Attenzione! La fregata si sta muovendo! -
Il capitano subito si sporse dalla murata e notò anch’egli che la Rurik si stava muovendo, lentamente, ma costantemente.
Colto da un dubbio, disse al suo fidato luogotenente: - Dirigiti un po’ più a babordo, penso che la stiano rimorchiando per farla virare. -
Stiller fece ruotare rapidamente il timone, facendo portare la nave leggermente a babordo della fregata, che si stava girando verso la nave corsara.
Immediatamente, il capitano scorse tre scialuppe ricolme di uomini, che a forza di braccia stavano trainando la nave olandese.
- Testa di Pietra, colali a picco! - 
Non aveva ancora finito di dire la frase che un colpo partì da un pezzo da caccia, andando a fracassare in pieno una delle piccole imbarcazioni, massacrandone gli occupanti.
Subito gli altri marinai, vista la sorte toccata ai loro compagni, si gettarono immediatamente in acqua in preda al panico, dirigendosi a nuoto verso la fregata.
Appena in tempo: un altro colpo dell’implacabile Testa di Pietra fracassò un’altra scialuppa, che affondò immediatamente.
- Bene … - mormorò il capitano, osservando i marinai che si accalcavano per risalire sulla nave.
- Caricate le mitraglie a babordo! Fate fuoco al mio segnale! - urlò Bavastro.
Tutti i cannoni sul lato sinistro vennero caricati rapidamente.
La distanza fra le due navi si era ridotta a circa 600 metri.
- Carmaux! Fai preparare i fucilieri! Dopo il fuoco delle mitraglie, contate fino a 30 e poi aprite il fuoco! - 
I fucilieri preparano i propri moschetti e si disposero dietro le barricate, pronti a sparare.
Intanto dalla fregata cominciavano a partire i primi colpi di fucile, che presto si intensificarono, andando a coprire di una fitta sassaiola il ponte della Folgore, uccidendo gli incauti marinai che non si erano ancora accucciati dietro a dei ripari.
La Rurik era sempre più vicina.
- Stiller! Vira a tribordo! -
La nave si spostò lateralmente, mostrando le 9 bocche da fuoco al ponte della fregata olandese.
Il capitano urlò con quanta voce aveva in corpo: - Fuoco! -
Immediatamente, una bordata di mitraglia si andò a schiantare sul ponte, affollato di uomini.
L’effetto fu devastante: un’intera linea di fucilieri affollati presso le murate venne colpita da numerose parti, riducendo il ponte ad un lago di sangue nel quale agonizzavano decine di feriti.
Subito calò il silenzio.
17...18...19...
Poi sul ponte della fregata alcuni uomini corsero a portar via i feriti, mentre altri fucilieri prendevano il loro posto, giunti dai ponti sottostanti.
27...28...29...
Una micidiale scarica di fila partì, nello stesso istante, dalla nave corsara, fulminando con matematica precisione marinai e fucilieri, non adeguatamente riparati.
A quel punto però la rabbia prese il sopravvento negli animi degli olandesi, che si riversarono in massa sul ponte armati di moschetti, aprendo un terribile fuoco di fila, non preciso come quello dei filibustieri, ma fitto abbastanza da non permettere loro un’adeguata risposta.
Era tempo di porre fine ad una situazione complicata.
La distanza fra le due navi ormai si era ridotta ad una cinquantina di metri.
- Stiller! Affiancati, presto! Uomini, preparate i rampini per l’abbordaggio, portate in coperta le spade! -
Tutti gli uomini tranne i fucilieri si affrettarono ad armarsi con spade, sciabole, scuri o semplici pugnali, pronti a dare l’assalto finale contro l’equipaggio della Rurik, che continuava comunque ad essere soverchiante di numero.
Con ultimo colpo al timone, la Folgore si trovò affiancata alla fregata, fra i due scafi c’era uno spazio di un paio di metri.
Subito vennero tirati i rampini, una scarica dei fucilieri corsari fece largo all’abbordaggio.
Bavastro, la scimitarra nella destra e la pistola nella sinistra, urlò: - Alla vittoria! -
Poi si lanciò sul ponte nemico, seguito subito dietro da 4 o 5 marinai pronti a tutto, che urlavano come dei forsennati.
Si trovarono subito accerchiati da decine di marinai olandesi, armati di spade e alabarde, con i quali ingaggiarono un sanguinoso combattimento.
In quel momento, però, alcuni olandesi, coperti dal fuoco dei fucilieri, riuscirono a spezzare le corde che legavano le due navi e a causa di un’onda la Folgore si spostò a una decina di metri di distanza, mentre il capitano e altri 2 marinai ancora vivi, tra cui Testa di Pietra, si ritrovarono improvvisamente soli in mezzo ai nemici.
Quei tre valorosi spadaccini, però, vendettero molto cara la propria pelle: spalla a spalla, con la schiena contro la murata, rispondevano colpo su colpo, ferendo continuamente numerosi marinai, e ricevendo anche numerosi tagli sulle braccia e sulle spalle.
Poi, di colpo, il corsaro alla destra di Bavastro ricevette un affondo dritto nell’addome, che lo fece urlare di dolore. Un soldato armato di alabarda tentò di approfittare del momentaneo attimo di distrazione del capitano per colpirlo, ma il corsaro ferito, intuito il pericolo, si frappose con un ultimo sprazzo di energia fra il suo capitano e il soldato olandese, ricevendo la punta dell’arma fra le costole.
Bavastro si sbarazzò del soldato incredulo, ma era tempo che arrivassero i rinforzi, o sarebbe sicuramente crollato sotto i colpi dei nemici.
Per fortuna, la nave corsara si era intanto riavvicinata, e decine di filibustieri riuscirono a salire a bordo della fregata, disponendosi intorno al capitano ed a Testa di Pietra, che aveva combattuto come un leone sfruttando specialmente la propria forza.
Il combattimento si fece furioso in ogni parte del vascello da guerra, con ingenti perdite da una parte e dell’altra. Veri e propri fiumi di sangue scorrevano sul ponte, inzuppando le vesti dei feriti e dei morti.
Il capitano Bavastro, ripreso fiato per un attimo, guidò con rinnovato vigore gli assalti dei suoi bravi, cosa che dovette impressionare molto i soldati ed i marinai nemici. Quell’uomo era riuscito a respingere con la sola scimitarra decine di soldati ben addestrati e poi guidava l’attacco dei suoi come se nulla fosse successo.
Il combattimento durò per parecchi minuti, con un parziale equilibrio, ma alla fine i filibustieri riuscirono a penetrare sottocoperta, disperdendo o costringendo alla resa i difensori rimasti.
Un ultimo gruppo di soldati si era asserragliato sul cassero, respingendo strenuamente ogni assalto.
Bavastro, avendo visto che erano gli ultimi nemici che opponevano resistenza, fermò i suoi.
Si fece avanti, con le braccia alzate.
- Chi è il capitano, tra di voi? - gridò, per farsi sentire da tutti.
Si fece largo un uomo sulla cinquantina, i capelli brizzolati, uno sguardo fiero e risoluto, a testa alta, sul corpo si potevano vedere, evidenti, i segni della battaglia. I ricchi abiti erano strappati e tagliati in più punti, una chiazza di sangue gli macchiava i pantaloni all’altezza della coscia destra.
- Io sono il capitano di questa nave. Scendete ora, pirati che non siete altro, ed avrete salva la vita. -  gridò con un tono di voce arrogante.
- La sfrontatezza è l’ultima cosa che vi può essere utile, mio caro capitano. Siete rimasti in 15, forse in 20 con le armi in mano, gli altri si sono tutti arresi. Vi ammiro molto per questo. Potrei anche lasciarvi liberi, come premio alla vostra audacia ed al vostro valore, anche se penso che ai miei uomini, visto quello che avete fatto qui nei Caraibi, l’idea non piacerebbe affatto. -
- Arrenderci? Mai! - poi, con un gesto fulmineo, strappò di mano ad un soldato una pistola e sparò contro il capitano, il proiettile passò a pochi centimetri dalle tempie di Bavastro e andò a colpire ad una spalla un filibustiere posto dietro di lui, prontamente aiutato dai compagni.
- Io non l’avrei fatto, signore. Ora non potrò più rispondere della sua incolumità. Uomini, all’attacco! - urlò il capitano corsaro, correndo verso il ponte di comando seguito da una trentina di filibustieri, inferociti per l’affronto subito.
Il combattimento fu molto breve ma intenso, i colpi venivano inferti con grande forza da ambo le parti, ma ben presto il furore e la superiorità numerica dei corsari ebbero la meglio, massacrando coloro che ancora non si arrendevano.
Il capitano olandese era arretrato in un angolo, e si difendeva come un leone dai colpi di Bavastro, da ottimo spadaccino qual era. Fu un duello senza fronzoli, non ci furono finte o colpi di finezza, ma solo stoccate e parate assestate con vigore, con forza.
Alla fine, con un rapido movimento del polso, però, il corsaro riuscì ad colpire la mano del suo avversario, facendogli cadere la spada.
Per il dolore e la stanchezza, cadde in ginocchio.
Bavastro lo fissò con due occhi ardenti.
- Ti penti del massacro che hai compiuto? C’erano donne e bambini in quel villaggio. E non c‘entravano niente. Niente! -
Il capitano olandese lo guardò con uno sguardo velenoso.
- Erano degli amici di vili pirati. Come voi. Feccia della peggior specie. Lo rifarei ancora. Più e più volte. -
Il corsaro non poté resistere oltre: al colmo della rabbia, impugnò saldamente la scimitarra e gli tirò un pugno con l’elsa in pieno volto, con tutta la forza possibile.
Il capitano venne scaraventato a terra, svenuto.
- Quella che hai compiuto tu è viltà. Bastardo. - si rivolse ai suoi uomini, disposti a cerchio intorno a lui: - Portatelo via, incatenatelo. -
Mentre due filibustieri portavano via di peso il corpo esanime dell’olandese, giunse Stiller, ansante, sporco di sangue, con un taglio netto sulla fronte.
- Capitano … Ce l’abbiamo fatta, abbiamo vinto! … Tutti i nemici si sono arresi, ho mandato un gruppo di uomini a perlustrare da cima a fondo tutta la nave … Abbiamo vinto. -
Bavastro si guardò per un momento i vestiti, lacerati da colpi di spada e lordi di sangue e polvere, ansimando per la fatica.
- Sì, Stiller … Ce l’abbiamo fatta. - Ripulì la lama della scimitarra nella camicia, poi con un ampio gesto la rinfoderò, facendola scintillare alla luce del sole. - Abbiamo vinto. -
  
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