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Autore: Nadia_92    03/09/2011    4 recensioni
A cinque anni dalla fine del manga. Near è il detective numero uno, ma una strana coppia di detective, i KJ, gli stanno dando filo da torcere. Ma non è il suo solo problema.
“Vengono d parte di Matt. Chiedono urgentemente di te Near.”
Matt. Ecco perché il suo sottoposto le aveva ascoltate. Matt. Era storia vecchia. Era un ragazzino intelligente, portato per l’informatica, ma si faceva distrarre spesso dal gentil sesso.
“Di loro che non mi interessa.”
Dalle telecamere potè vedere Jevanni riferire le sue parole alla donna. Si incuriosì appena, quando vide lei arrabbiarsi, reagire con violenza al rifiuto e il suo uomo tornare indietro. Sembrava spaventato.
“Signore.”
“Perché sono ancora qui?”
“Da parte di Mail Jeevas, chiedono di Nate River.”
Questa fict non ha protagonisti principali, ma ruota intorno alla gracile figura di una bimba dai capelli rossi. Buona lettura.
ATTENZIONE: linguaggio scurrile (solo Mello, ma cosa si può fare?) e un po' di violenza, questi lavorano con i criminali.
La storia appartiene ad Ohba e Obata, ma alcuni personaggi sono miei.
Genere: Azione, Introspettivo, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Matt, Mello, Near, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 11 Salve! E' la seconda volta che provo ad usare un programma per scrivere in HTML. Nel capitolo precedente non ero riuscita a scrivere niente, ma adesso che ci ho capito qualcosa va meglio. Inanzi tutto ringrazio chi ha recensito i capitoli precedenti. Recensite, che mi date forza! Inoltre ringrazio chi mi ha risposto ad una mail dove chiedevo informazioni per postare immagini.
Ultimamente mi perdevo spesso quando avevo a che fare con delle date, ragion per cui ho stillato una crnologia, dopo le dovute ricerche, perchè nemmeno voi abbiate incongruenze temporali.
Cronologia:
Anno corrente: 2015
Mello: nato il 13 dicembre 1989 manga, origini Germania
Near: nato il 24 agosto 1991 manga, origini Gran Bretagna
Matt: nato il 1 febbraio 1990, origini Irlanda
Margaret: nata l'8 ottobre 2007
Lucrecia: nata il 24 luglio 1991, origini Spagna
L: nato il 31 ottobre 1979 manga, morto il 5 novembre 2004, Londra (nel caso ci fossero riferimenti)
KJ: prima apparizione ufficiale 2012, sono entrati in contatto con Near la prima volta nel 2013

Così non rischierete di perdervi come è successo a me. Infatti a causa di un equivoco, all'inizio l'anno corrente sarebbe dovuto essere il 2014 e Margaret doveva nascere il 12 di maggio. Ma dato che avevo commesso degli errori di calcolo questo è il risultato.
Altra cosa, questione lingua. Da qualsiasi parte del mondo vengano, in tv o nei manga tutti parlano la stessa lingua. Quindi specifichiamo. Near nella sua base parla inglese, nonostante si trovino in Giappone. Margaret parla spagnolo e inglese molto bene. Se la cava con il giapponese e il francese. Anche Lucrecia parla un po' di giapponesee francese, oltre all'inglese e ovviamente lo spagnolo.
Ulteriore precisazione, come avete visto nella storia nel capitolo precedente, i bambini della Wammy's House conoscono il vero nome dei loro compagni. Almeno di alcuni. E le storie non vanno in un preciso ordine temporale.


Volevo solo vederlo felice

“Mello… bene, bene, bene…”
“Se è una delle tue solite cretinate passo.”
“Sono il tuo migliore amico, giusto?”
“Non te la tirare.”
“Allora perché non mi hai detto niente della ragazza che è già tre volte che porti da noi?”
“Ma porc… E tu come fai a saperlo?”
“Abbiamo telecamere di sorveglianza ricordi?”
“Mi hai spiato?!”
“Negl’ultimi tempi sembravi più sereno, quasi felice. Volevo capire perché.”
“Potevi chiedermelo idiota!”
“Hai ragione, scusa. Ma temevo che mi avresti mandato a quel paese senza dirmi niente.”
“…”
“Appunto.”
“Si chiama Deborah.”
“Un bel nome da pantera.”
“Già. E’ americana.”
“Che figata.”
“Ed è una prostituta.”
“Oh. Mello non sapevo che…”
“Non fraintendere. Non abbiamo fatto niente, è solo un’informatrice.”
“E da quando tu, ti porti informatrici a casa?”
“Da quando… potrebbe…”
“Piacerti! Mello è innamorato. Mello è innamorato.”
“NO! Brutto imbecille! Figurati, io innamorato. Diciamo che… è una tosta e non si comporta da puttanella smielata. Prende sul serio la cosa... ha un atteggiamento giusto.”
“Margaret avrà presto una cuginetta? E una nuova zia. Voiiiiiiii… aah!”
“Cretino! Non ci sarà mai un NOI. MAI!”

"Cosa ne pensi Near?"
Chiese una vocina timida, ma al col tempo ferma.
"Credo che lo abbiamo preso."
Il tono di Near era sempre piatto e vuoto, ma Margaret gioiva comunque. Le bastava sapere di essere stata utile e di avergli fatto piacere. Nelle ultime due settimane dal caso del killer norvegese, Margaret aveva collaborato con Near per risolvere diversi casi. Quattro per la precisione. Con Margaret ad aiutarlo, Near poteva permettersi di accettare anche dei casi minori, senza togliere tempo prezioso al suo chiodo fisso, quei dannati trafficanti di droga di Tokio. Near era stato categorico. Margaret non avrebbe mai messo mano a quel caso. Era gente pericolosa e già due suoi uomini erano morti per quei dannati spacciatori. Inoltre Margaret non poteva nemmeno pensare di toccare fascicoli di casi particolarmente violenti o sconvolgenti per la sua giovane psiche. La piccola ci aveva messo un po', prima di avere sogni del tutto tranquilli, perciò il divieto di Near era inutile, lei non si sarebbe mai sognata di infrangerlo.
"Near, l'ennesima chiamata dai servizi segreti francesi."
Disse Lidner sbuffando. Quei mangia baguette avevano rotto le scatole per quattro giorni, a causa di un cavillo internazionale. Degli agenti avevano chiesto l'aiuto di L, ma non tutti ai piani alti avevano condiviso quella scelta. Così a caso risolto, i francesi volevano che Near incontrasse degli agenti per farsi consegnare delle informazioni che aveva ottenuto durante lo svolgimento del caso. Near ne aveva spedite alcune, perchè riteneva che altre gli sarebbero state utili in futuro, ma i francesi avevano insistito, giustamente non fidandosi.
"Ci ho pensato Lidner ed accetto di incontrare un loro membro, ma uno solo."
Near non aveva la minima intenzione di portarsi avanti quella facenda ancora a lungo, perciò aveva concordato con Rester che se un agente straniero lo avesse visto non sarebbe stato un gran danno.
"Accidenti, sto cercando di spiegarmi, ma questi sembrano indemoniati!"
Halle stava decisamente perdendo la pazienza. Rester e Jevanni, che nel frattempo avevano raggiunto il loro capo la guardarono rammaricati, incapaci di darle una mano. Anche Near sembrava scocciato, ma quando passò Margaret le porse una domanda, la cui risposta lo spiazzò.
"Margaret tu parli francese?"
"Sì, anche bene. Mi madre ha una sorella gemella che vive in Francia."
All'occhiata indagatrice di tutti, la piccola rispose velocemente.
"Lei non poteva tenermi, è una storia complicata."
Disse abbassando il capo. Near lesse sconforto sul quel viso quasi rotondo e decise di conseguenza.
"Allora spiega tu alle persone al telefono che io accetterò di parlare solo con uno di loro."
"Ok."
Disse la piccola afferrando il ricevitore. All'inizio tentava timidamente di inserirsi in quella che era una accesa discussione che però scorreva in un'unica direzione. Poi a Near sembrò spazientirsi, perchè strinse il ricevitore in mano e cominciò a rispondere a tono a quelli dall'altra parte. Tutti rimasero allibiti, Near compreso. Non avevano mai visto Margaret così arrabbiata e non l'avevano mai sentita urlare. Sembrava una madre che stava sgridando dei figli irrispettosi. Parlava velocemente ed usava parole complesse, lo faceva apposta per far capire a chi stava dall'altra parte che la lingua differente era un'arma che non avevano più. Alla fine riattaccò pesantemente e nel giro di pochi secondi si ricompose, mantenendo un colorito vistoso a causa della disputa.
"Hanno detto che ti manderanno qualcuno in settimana. L'agente sarà solo e se cercherai nei loro archivi troverai ogni informazione utile, a detta loro. Ma se vuoi posso introdurmi nel loro sistema e farti sapere tutto con più cura appena saprò il suo nome."
Near sorrise appena, compiaciuto per la mente svelta della bambina.
"Ottimo lavoro Margaret."

Era arrivato il giorno. Near aveva dato le seguenti disposizioni: fermare l'agente all'entrata, controllare i suoi dati, percuisirlo e farlo accomodare in una sala super sorvegliata. Ovviamente non erano alla base, ma si erano spostati. Jevanni era all'ingresso e si sorprese quando davanti a lui comparve una ragazza. Sembrava molto giovane, forse non aveva nemmeno vent'anni. I capelli erano lunghi e biondi. Quel biondo molto chiaro, al punto che un raggio di sole gli conferiva riflessi madreperlacei. Gl'occhi blu. All'esterno tendevano all'azzurro scuro, come l'acqua del mare, poi verso la pupilla diventavano blu notte. Sembrava di sprofondare nell'oceano, fino al buio totale. Il viso era leggermente ovale, così da conferirle degli zigomi alti, ma le guance non erano piene. Alta circa un metro e sessantacinque, fisico asciutto, non muscoloso. Sembrava una di quelle persone esili per natura, con una muscolatura appena accennata. Era vestita con un completo blu cobalto, molto semplice, con sotto una camicia bianca. Le scarpe era dei decolletes bianchi. Quando Halle la vide le sembrò il prototipo della francesina standard, con tanto di foulard al collo, di un rosa quasi bianco.
"Nome prego."
Chiese cercando di mantenersi distaccata, anche se parlava con un'altra donna.
"Anne Bonnet."
Mentre aspettava il responso di Margaret, Halle notò una cosa strana. Di solito, le poche volte che aveva avuto contatti con dei francesi, si era sempre imbattuta in figure forti, che volevano intimidire e mostrarsi superiosi. Quella ragazza invece sembrava il ritratto dell'innocenza, tipo Near prima di aprire bocca. Se l'avesse dovuta descrivere su due piedi avrebbe usato gli aggettivi fragile, esile, pericolosa. L'ultimo le venne in mente quando si soffermò sul suo sguardo. Era troppo simile a Near. Fisso, fermo, ma non minaccioso.
"Ok, può entrare."
Disse una voce metallica dell'autoparlante. Margaret dall'altra parte si era divertita a sentire il suo timbro vocale storpiato. La piccola sapeva che era lavoro, ma fingerlo un gioco di tanto in tanto le metteva allegria.
La ragazza venne fatta accomodare in una stanza grigia, con un vetro che prendeva un intero muro. Simile ad una sala interrogatori di un film poliziesco.
"Isabelle Dupont, nata il 7 aprile 1993 a Parigi. Consulente comportamentale della polizia segreta francese. Devo continuare."
Disse Near entrando e sedendosi di fronte a lei.
"Non credo sia necessario, L."
La voce della ragazza era limpida. Non particolarmente acuta, ma soave. Perfetta per completare quell'aura quasi fatata che l'avvolgeva.
"Immagino che l'opzione di mandarmi un suo sottoposto sia stata scartata immediatamente, una volta venuto in possesso di queste informazioni."
La ragazza era passata subito all'attacco. Tipico per chi come lei era stato mandato per interpretare la persona davanti a lei.
"Esatto. Non sembra sorpresa del fatto che il suo piano si sia rivelato fallimentare."
Replicò l'albino atono.
"Non era il mio piano, ma il loro. Ho seguito la sua carriera, non mi sono illusa nemmeno per un istante."
"Mi conosce bene?"
Era una domanda trabocchetto, oltre che una sfida.
"Abbastanza da capire che lei non è il primo L. Che prima di lei, prima del caso Kira, ha agito qualcunaltro sotto quello pseudonimo."
Near tremò impercettibilmente per non giocherellare con una ciocca di capelli.
"Abbastanza da accorgermi che ha un aiuto in più ultimamente."
Near sgranò gl'occhi, per quanto cercò di trattenere le sue reazioni fisiche.
"Più cerca di nascondersi, più per me è facile capire cosa pensa. Non sono qui per lei. Se la può rassicurare non ho detto a nessuno dei miei sospetti. Ho seguito il suo lavoro molto attentamente. Come credo che nessuno abbia mai fatto. Perciò credo che veramente poche persone sul pianeta, così poche che puoi contarle sulle dita di una mano, abbiano dei sospetti su questa successione."
"Sospetti? Ma lei sembra averne la certezza."
"Sono una brava consulente comportamentale."
"Lo vedo."
Tutti ascoltavano dietro il vetro e nessuno poteva credere al fatto che Near fosse partito in svantaggio.
"Perchè hanno mandato lei?"
Caroline abbassò lo sguardo, per mostrare a Near degl'occhi completamente diversi.
"Ha letto proprio tutto il fascicolo, vero?"
Sbuffò, come rassegnata.
"Allora sa tutto."
"Anche lei è informata bene."
Isabelle si mostrò stupita da quella tacita conferma alle sue teorie. Possibile che quel ragazzo volesse collaborare.
"Risponderebbe alla mia domanda."
Ordinò Near, improvvisamente meno permissivo.
"Loro vogliono sapere se ha nascosto delle informazioni."
"Lei cosa pensa?"
"Puoi darmi del tu o chiamarmi Lilli? I discorsi formali mi intristiscono."
"Hanno madato l'unica loro consulente che non ha passato il test psicologico. Una persona emotiva e particolarmente sensibile. Perchè?"
"Non è la freddezza che ti permette di capire le persone. Come si possono riconoscere dei sentimenti e delle reazioni, se non si provano sulla propria pelle?"
Nonostante le sue parole fossero dense di emozioni, la voce rimaneva sempre melodica. Near ne fu per un momento incantato.
"Senza una buona faccia di bronzo non si può condurre il gioco."
Sentenziò l'albino.
"Magari non sarò un'agente provetta, ma sono la migliore. Riesco a cogliere cose che gli altri giudicano inutili. Immedesimarsi non basta, bisogna andare oltre."
"Così oltre da intaccare diverse prove e lasciare a piede libero dei criminali?"
Chiese lui tradendo una nota accusatoria che a Lilli non sfuggì.
"Nessuna delle persone che ho aiutato ha più commesso nessun crimine."
"Per ora."
La ragazza arricciò le labbra, segno che stava perdendo le redini della discussione. Near si trovò a soffermarsi su di esse. Erano color pesca, si sposavano perfettamente con il colore della pelle, che pareva porcellana. Una volta focalizzati quei pensieri, il detective chiuse forte gl'occhi, per riprendere la concentrazione. Non era da lui farsi distrarre da dettagli del genere.
"Io ho fiducia nelle pers..."
"Torniamo al discorso precedente, non ho tempo da perdere."
La ragazza percepì subito che qualcosa non andava. Dalle sue analisi, quella era una reazione che non si sarebbe aspettata dal ragazzo. E' vero che lo aveva schedato come una persona che non è capace di interagire col prossimo, ma quel tono sgarbato era voluto e non occasionale, come chi ha dei problemi a rapportarsi.
"Credo che lei abbia nascosto delle informazioni alla polizia francese. Anzi credo di sapere di cosa si tratta. Riguardano un caso su cui lavoravo. Nonostante io li avessi avvertiti, lo stato maggiore francese ha voluto mandarmi ugualemente."
"Bene, il nostro dialogo è concluso."
Si alzarono entrambi. Near pronto ad andarsene, Isabelle indignata.
"Non lo accetto. So cosa sta nascondendo, lavoro a quel soggetto da mesi. Desidero collaborare."
"Lei non mi serve."
Near stava per uscire quando si sentì afferrare per una manica del pigiama. Non l'aveva sentita muoversi, ma Rester e Jevanni erano già entrati con le pistole puntate sulla ragazza.
"Anche senza il mio aiuto lo prenderai. Di questo sono sicura. Ma senza di me ci metterai il doppio del tempo, se non di più. Quell'uomo è un mostro e per colpa sua molta gente ci ha già rimesso la vita. Non sto mentendo. Permettimi di aiutarti, non indagherò sul tuo conto, lo prometto."
Ora a rapire la mente di Near erano gl'occhi di lei. Sembrava davvero di sprofondare nell'oceano, accompagnati dal canto di una sirena. Anche se sciocca, sarebbe stata una fine bellissima. Near scrollò appena la testa, per rompere l'incantesimo di quegl'occhi. La presa sul suo pigiama si stava allentando.
"Mi hai dato del tu."
Fu la frase più intelligente che riuscì a formulare.
Resosi conto di aver detto una cosa fuori luogo, Near approfittò dello sguardo interrogativo dei presenti per ricomporsi del tutto e rispondere.
"Puoi restare, ma a delle condizioni."

Isabelle non fece storie quando le misero una benda sugl'occhi e la scannerizzarono da cima a fondo. Lei aveva consegnato di spontanea volontà ogni cimice, ma come si aspettava, il detective volle controllare lo stesso. Fu portata nel quartier generale. Le era stato detto che doveva rimanere al secondo piano, nella sua stanza, nella sala comune o in cucina. Poteva scendere solo quando Lidner o qualcun altro venivano a prelevarla per portarla nell'ufficio di Near. Quel nome era sfuggito ad un agente, mentre la portavano in giro bendata. Lo trovava strano come pseudonimo, ma anche carino, quasi dolce per una persona tanto fredda all'apparenza.
"Infine, le uniche persone con cui potrà parlare saranno L, io, Jevanni, Rester e Maddie."
"Chi è Maddie?"
Chiese Lilli spaesata. Aveva inquadrato tutta la squadra, ma non si era accorta di un'altra donna.
"E' una bambina. Gira per la base, quindi potrebbe incontrarla. Lavora al caso in qualità di hacker."
"L permette ad una bimba di lavorare con lui? Ad un caso del genere?"
La ragazza francese era sconvolta. C'erano dei risvolti piuttosto crudi in quella vicenda, non era tollerabile che una bambina ne fosse al corrente.
"Non preoccuparti. L non mi fa sapere niente di più, mi dice solo in che server devo infiltrarmi."
Disse una vocina bianca alle sue spalle.
"Posso darti del tu, vero? A L hai detto che lo preferivi."
Chiese timidamente Margaret, credendo di essere stata indiscreta.
"Certo piccola. Chiamami Lilli se vuoi."
Margaret sorrise e la bionda di rimando. Per la prima volta Margaret vedeva una persona radiosa, non sembrava affatto una poliziotta. Forse sarebbero andate daccordo.
"Oggi resterai sempre qui, al secondo piano. Domani verrò a prenderti."
Disse Lidner prima di andarsene, senza prima aver lanciato un'occhiata a Margaret.
"Posso chiederti delle cose Lilli?"
La ragazza sorrise, pensando che non era considerato indagare, fare due chiacchere con la piccola.
"Ma certo."

Cosa gli era preso? Tutto d'un tratto il cervello si era spento per lasciare libera la mente di vagare in quegl'occhi come  l'oceano. Non era mai stato attratto dal gentil sesso e non era nemmeno dell'altra sponda. Semplicemente Near non aveva mai preso in considerazione l'idea di avere una ragazza. Pensava che diventando L, poi, non ne avrebbe nemmeno avuto la possibilità. La vita che aveva scelto, perchè l'aveva scelta lui, non prevedeva simili distrazioni. Si era trovato più di una volta davanti ad una bella ragazza, soggetti molto più belli e formosi di Isabelle, ma non aveva mai provato simili emozioni. Probabilmente era la presenza di Margaret. Sicuro! Quella bambina tirava fuori il suo lato più umano, quella parte di sè che doveva rimanere sepolta, per garantirgli la sanità mentale e per permettergli di fare il suo lavoro. Aveva quasi accettato l'idea di provare una sorta di egoistico affetto nei confronti della bambina, ma non poteva assolutamente permettersi di invaghirsi di una comune consulente della polizia. Chissà quante altre ne avrebbe incontrate. Non era abituato ad avere incontri ravvicinati con la gente, tutto qui. Era stata un'attrazione dovuta al semplice istinto di maschio. La risposta non soddisfava l'inconscio di Near, ma per il suo io cosciente andava più che bene. Lavorando con quella donna, probabilmente si sarebbe abituato alla sua presenza, come con Lidner.

"Quindi è per questo che lo fai. E' una grande responsabilità. Hai mai fallito un'analisi comportamentale?"
Chiese Margaret curiosa, felice di aver trovato una persona disposta a stare un po' con lei.
"Ho commesso degli errori, ma non hanno portato mai conseguenze gravi, altrimenti non sarei qui."
Rispose Lilli. Stando in compagnia di quella bambina aveva capito subito che doveva essere lei l'aiuto misterioso che Near aveva negl'ultimi due mesi. L'aveva capito dal comportamento che il detective aveva mostrato durante la loro prima conversazione. Quando qualcosa di troppo umano lo avvicinava, lui alzava le difese.
"Vuoi solo aiutare L o vuoi anche ingagare su di lui?"
Che bambina intelligente.
"Ho promesso che non lo avrei fatto e non lo farò. Ovviamente lavorando insieme imparerò qualcosa su di lui, ma la sua identità o il suo passato non mi interessano."
"Perchè ti interessa tanto lavorare con lui?"
Incalzò la piccola sempre più curiosa.
"Lo ammiro. Almeno, ammiro il suo lavoro. Vorrei sapere che tipo di mente si cela dietro quello pseudonimo, per capire di cosa deve disporre un uomo per diventare come lui."
"Sembri delusa da quello che hai scoperto."
Osservò Margaret tristemente. Se a Lilli, Near non fosse piaciuto, allora se ne sarebbe andata presto e l'opzione la intristiva.
"Me lo aspettavo, ma dentro di me speravo che non tutti i poliziotti fossero così... come descriverli... etichettabili."
"Che sta succedendo?"
Chiese Near, arrivato di soppiatto.
"Le stavo facendo delle domande."
Rispose Margaret, a difesa della francesina.
"Isabelle vorrei fare il punto della situazione del caso con te. Così domani lavoreremo più agilmente."
Disse Near freddo.
"Arrivo. Ciao Maddie."
Margaret non rispose subito, confusa da quel nome in codice.
"Ci-ciao Lilli."
Disse infine arrossendo ed evitando lo sguardo di Near. Avrebbe preferito un rimprovero, piuttosto che quegl'occhi spenti e impenetrabili.
Quando la piccola si fu allontanata Lilli prese parola.
"Avevo capito che non era il suo vero nome, Near."
Azzardò, sperando che il detective non se la prendesse.
"Qualcuno se lo è lasciato sfuggire, immagino. Non metto in dubbio la tua professionalità."
Contenta di quella risposta, Lilli cercò di intavolare un discorso.
"Alla fine hai ceduto e mi dai del tu."
Constatò con voce gentile. Near avrebbe preferito un tono rigido da poliziotta, non note dense di buoni propositi.
"Meglio lavori, prima chiuderò questo caso."
Fu la gelida risposta.
"Allora mettiamoci al lavoro. Ti dirò ciò che so."
Erano in una sala riunioni, il grigio dominava nelle sue varie sfumature. C'era una grande scrivania. Lilli e Near si sedettero uno di fronte all'altra e cominciarono a sfogliare rapporti e a prendere appunti.
"Leon Leclerc. E' lo pseudonimo di un truffatore. All'inizio falsificava assegni, cambiali, fino a passare a complessi documenti legali. E' diventato pericoloso quando ha cominciato a falsificare dei permessi che consentissero ai mercanti di droga di smerciare liberamente in diversi paesi. E' molto difficile riconoscere un suo lavoro. Deve disporre di ingenti somme di denaro, perchè può permettersi di utilizzare le tecniche più sofisticate per falsificare un documento. Usare carte speciali o segnalate non lo ha mai fermato. A differenza di molti falsari, lui non lascia segni del suo operato, come firme o disegni particolari. Questo ci fa capire che non è vanitoso oppure che si ritiene già abbasta importante."
"Oppure è più intelligente di quegli stupidi che si fanno beccare per simili sciocchezze dettate dall'ego."
Near era molto concentrato su quello che diceva Lilli, ma quel commento gli era nato spontaneo. Era troppo classico il cattivo che si faceva beccare per delle minuzie che poteva risparmiarsi, come la sua firma.
"Intelligente, prudente, una persona che ama il rischio fino ad un certo punto."
"Quali sono i tuoi sospetti Isabelle?"
"La polizia francese pensa che..."
"So cosa pensano i francesi. Vorrei sapere cosa pensi tu."
Lilli si sentì vagamente lusingata, ma poi ricordò che per il detective l'importante era solo il lavoro.
"Prima di tutto, nonostante il nome, non credo sia francese."
"Sospetti che sia americano?"
Chiese Near cercando di nascondere il suo divertimento.
"L'unico agente francese che l'ha visto, ci ha comunicato che era bianco, europeo, ma poi è stato ucciso senza formirci altri indizi. Però ho il sospetto che abbia vissuto in India."
Near fu sorpreso della deduzione di Isabelle. Anche lui ci era arrivato, ma non credeva che altri potessero fare collegamenti così complessi, come la sua mente.
"Credo che sia un hacker. Non ci sono tracce di un'attività che possa dargli reddito. Sembra che prenda i soldi dal nulla. In più riesce ad appropriarsi di tecnologie all'avanguerdia per i suoi lavori. Ma non risultano mai acquisti sospetti o furti dalle case produttrici. Escludo che si serva del mercato nero. Vuole rimanere più nascosto possibile, seminando indizi fasulli, a partire dallo pseudonimo."
Che ragazza brillante! Pensò Near mentre la ascoltava. Come poteva una come lei, schiava dell'emotività, arrivare a conclusioni così difficili. Probabilmente doveva aver passato molte notti insonni su quel caso, eppure gl'occhi non tradivano segni d'occhiaie.
"In base a queste ipotesi e alle mie indagini, ho tre sospettati."
"Solo tre?"
Near non potè trattenersi dal domandarlo. Lui ne aveva almeno una ventina.
"Richard Hunt, è nato in India nel 1983 da genitori inglesi. Ha studiato là, si è diplomato al liceo, ma la sua famiglia era sul lastrico e non ha potuto continuare gli studi. Visse due anni lavorando per un'impresa delle pulizie, che si occupava anche dell'università di informatica, perciò è possibile che li abbia continuato a studiare in segreto, magari fregando qualche libro dimenticato dagli studenti. I suoi professori delle superiori hanno sempre dichiarato di vedere in lui un genio, nato per comprendere le potenzialità di un computer. Dopo essere scomparso misteriosamente per sei anni, i genitori ricevono un'eredità da un parente misterioso e tutt'ora vivono agiatamente."
"Immagino che il tuo interesse per questo tizio sia iniziato con quell'eredità."
"C'era persino il cadavere, co una vita redatta per filo e per segno. Ottima mossa, perchè dei vicini avevano denunciato quella famiglia per furto, dato che ogni parente, anche all'estero, era in rovina. Ovviamente era molto anziano, senza amici vivi che potessero smentire la sua finta identità. L'unica foto del corpo fu fatta sparire velocemente, ma sono riuscita ad averne una copia. Era un ottantenne scappato da una casa di cura a Liverpool. Era uno spizio, da quattro soldi, nessuno aveva denunciato la scomparsa, credendo che fosse morto e che qualcuno lo avesse seppellito. Ha fatto un lavoro a dir poco eccellente, ha modificato archivi complessi, decisamente più dell'anagrafe, per mettere su il suo teatrino. Mi sono fatta passare dall'anagrafe un prototipo di un potenziale virus ed era molto simile ad un compito in classe svolto dal nostro giovane al liceo. così geniale che nemmeno l'insegnante allora lo capì."
"Tutt'ora cosa sai di Hunt?"
Chiese Near sempre più rapito dalle risorse che aveva impiegato quella ragazza per risalire alla verità.
"E' latitante. Ma abbiamo delle sue vecchie foto. Ma dobbiamo indagare sul periodo precedente a Leon, perchè su quest'ultimo la polizia ha ben poco."
"Il tuo secondo sospettato?"
"Philip Duquesne, quarant'anni, imprenditore americano. Ha fatto una fortuna giocando in borsa come se stesso facendo una partita a monopoli. Se fosse lui Leon, allora farebbe tutto questo per noia, probabilmente. Ha i soldi, ma non si notano spese sospette."
"Allora perchè è rientrato nella tua lista?"
"Lui non è un genio informatico, ma ha un amico d'infanzia molto pratico. Era già stato dentro per aver disabilitato per gioco i sistemi di sicurezza di alcune banche, ma il suo vecchio compagno Duquesne lo ha tirato fuori su cauzione."
L'hacker per gioco era la descrizione di Matt. Prima di conoscere Margaret, per Near Matt era l'amico di Mello, considerazione zero. Ora tutto era cambiato, si sentiva in debito con quel ragazzo, che gli aveva lasciato l'eredità più preziosa.
"Matthew Evans. E' il nome del complice. Anche lui ha quarant'anni. Credo che abbiano un database protetto, ma farsi mandare un mandato per quello sarà difficile, ho solo prove indiziarie contro di loro."
"Scusa l'interruzione Isabelle, ma si sta facendo tardi ed io ho altri casi da visionare. Potresti illustrarmi l'ultimo sospettato."
Così la smetto di fissarti...
"Certo Near. L'ultima della lista è Ariel Brown. Nata nel 1979. Sua madre era israeliana, suo padre inglese. Risiedevano in Israele. Si è diplomata con due anni d'anticipo e studiava per diventare un ingeniere informatico, quando la sua casa fu distrutta da dei terroristi e i suoi genitori uccisi. Tutt'ora non si sa niente di lei, ma nei primi periodo successivi alla scomparsa le sono state attribuite piccole truffe. Probabilmente era l'unico modo per farsi dei soldi senza uscire allo scoperto. Non hanno mai scoperto se l'attentato fu casuale o se i suoi genitori fossero bersagli. Il padre era un ragioniere e la madre non lavorava."
"Questo soggetti non erano sulla mia lista, anche se avevo già sentito quei nomi. Sembrano scelti nel mazzo, tra tanti altri possibili colpevoli."
Eppure Near sentiva che quella ragazza non sbagliava.
"Ci sono altre prove che confermano i miei sospetti. Te le mostrerò domani."
Near si alzò dalla sedia ed uscì senza salutare. Non era da lui essere maleducato, ma non immaginava di fare tanta fatica per concentrarsi sul caso, invece che cedere ogni volta che Isabelle sbatteva le lunghe ciglia. Aveva bisogno di latte! Lo trovò subito pronto in cucina, come sempre. Andò poi a controllare che Margaret stesse dormendo, un gesto ormai abituale, per fiondarsi subito su altri casi che lo distressero dalla sua nuova collaboratrice.
Lilli si diresse verso la sua stanza, senza scambiare parola con nessuno e cercando di guardarsi intorno il meno possibile. Continuava a pensare che Near fosse strano, aveva inquadrato il personaggio, ma evidentemente c'era qualcosa che lo turbava. Aveva cercato di guardarlo con gl'occhi di una persona normale, calando per un istante il suo sguardo indagatore. Si vedeva benissimo che aveva più di vent'anni, ma tutto quel bianco creava intorno a lui un'aura infantile. Per un momento aveva avuto paura di quegl'occhi grigi e grandi, perchè non riusciva a leggere nulla al loro interno. Invece alla fine aveva persino trovato grazioso quel modo di assottigliare lo sguardo che segnalava che il detective stava pensndo. Ogni gesto inconscio di Near ispirava tenerezza e Lilli si rese conto che non riusciva ad essere arrabbiata per la sua scortesia. Di solito non si permetteva di fare certe considerazioni sulla gente con cui lavorava, ma Near era particolare. Scoprì con una certa sorpresa, che forse le sarebbe piaciuto di più conoscere Near come persona, piuttosto che come L.

Il giorno dopo Lilli era stata condotta al piano di sotto da Lidner, come programmato. Salutò velocemente, prima di mettersi subito al lavoro, cosa che Near apprezzò. Quella notte nei suoi sogni non era apparsa lei, come in una di quelle zuccherose commedie romantiche, cosa che l'aveva decisamente consolato, facendogli credere, ingenuamente, che il peggio fosse passato. Ingenuamente. Perchè dovette ricredersi quando sentì nuovamente quella voce melodiosa, che gli rendeva difficile rimanere attaccato alla realtà.
Cronologia Leon Leclerc:
"Nel 2005, in un'intercettazione telefonica, viene per la prima volta nominato Leon Leclerc. Viene chiaramente detto che è lui l'artefice della truffa ai danni di una compagnia d'assicurazioni. Aveva falsificato degl'atti notarili. Altri sei casi, nei successivi quattro anni, gli sono stati attribuiti, sempre tramite intercettazioni o durante un patteggiamento. Nessuno lo ha mai visto, nessuno sa come i grandi capi ci siano entrati in contatto.
Nel 2009 muore il primo agente sotto copertura. Nome in codice sciacallo, è stato ucciso dopo aver confermato l'ennesima partecipazione di Leclerc ad una truffa, questa volta ad una casa d'aste. Ogni reperto è stato sostituito con un falso, l'unica opzione sensata dopo le indagini è che Leclerc abbia manomesso i risultati dei test d'autenticità. Erano falsi molto realistici, ad occhio nudo indistinguibili dall'originale, ma il nostro uomo ha saputo sfruttare i punti ciechi della scienza. Fino al 2011 nessuno sa più niente, sembra scomparso, ma nel 2012, dopo tre lunghi anni, Leon torna sul mercato, con permessi per l'esproprio di un carico ingente di droga. Fino ad adesso sono state contate cinque grandi spedizioni in aggiunta alla prima. Però sono morti altri otto agenti che indagavano sul caso. Tutti appena dopo averlo nominato. E' un uomo che si fa sempre più pericoloso.
Analizzando i primi lavori di Leon, possiamo notare che preferiva l'Europa come mercato per i suoi servigi. Il problema è che nessuno sembra averlo mai visto, perciò visto la sua destrezza in campo informatico, potrebbe benissimo aver operato da ogni parte del mondo."
"Qui c'è scritto che nel 2008 hanno trovato una telefonata sospetta ad una ditta che stava lavorando ad un antivirus per i database."
Jevanni tentò di introdursi in quello che sembrava il lungo monologo di Isabelle.
"La Hopkins Informatic Sistem o HIS come la chiamano molti. L'ultimo lavoro che le è stato commissionato era un sistema di sicurezza per la NATO."
Near guardò Margaret con una punta d'orgoglio. Quella bambina prodigiosa si impegnava tanto e lui non poteva fare a meno di esserne un po' fiero.
"Di che telefonata si trattava?"
Chiese Rester. Margaret proseguì.
"Era per un colloquio di lavoro. La persona in questione oltre alle normali domande del tipo 'cerco lavoro, sono specializzato in questo, vi serve qualcuno, ecc' ha chiesto anche indicazioni piuttosto precise sugli ingressi. La linea era disturbata e con questa scusa si è fatto dire alla bene e meglio come entrare. Il giorno dopo un ragazzo sulla ventina si è presentato dicendo che era lì per un colloquio. Ne ha aprofittato per controllare la posizione delle telecamere e tre giorni dopo è avvenuto il furto. L'antivirus rubato è stato usato successivamente per creare un software che demolisse ogni difesa di un sistema informatico sopra la media."
"Qui c'è scritto che il ragazzo fu poi trovato, ma si rivelò una pedina. Era stato informato per telefono e aveva ricevuto i soldi sul suo conto corrente. Così di Leon non abbiamo nuovamente traccia."
Rimasero tutta la giornata chiusi nello studio di Near, cercando qualcosa che potesse associare i sospettati di Lilli alla misteriosa figura di Leon, ma senza successo. Uno sbadiglio sommesso di Rester, con sommo imbarazzo di quest'ultimo, segnalò a tutti il fatto che si era fatto tardi, ma nessuno si tirò indietro quando Near continuò le sue ricerche, facendo presupporre l'ennesima nottata in bianco.
"Se vuoi Lidner ti accompagnerà alla tua stanza, Isabelle."
La voce di Near tradiva speranza e aspettativa, tanto che la ragazza si sentì offesa. Non poteva sapere che per Near era stato un duro colpo vederla lavorare. Essere attratti dall'aspetto fisico non era una peculiarità di Near, ma vedere quella ragazza tanto fragile all'apparenza, lavorare duramente, con una serietà ed una determinazione fuori dal comune, lo aveva impressionato notevolmente. Era lì da nemmeno un giorno e già Near temeva di conoscerla più a fondo. Ma lui era L, non poteva. Non doveva.
"No, preferisco stare qui. Voglio chiudere questo caso una volta per tutte. Il prima possibile."
Che l'avesse fatto apposta? Voleva cercare di ferirlo con la sua stessa arma? Near trattenne un sorriso nel scoprire che quelle parole non lo avevano toccato. Finalmente stava riacquistando freddezza.
"Io vado."
Disse Margaret prima di uscire. Near non la salutò, Lidner e gl'altri le fecero un cenno.
"Buonanotte."
La bimba sorrise. Lilli era il tocco d'umanità a cui non era più abituata.

Era il venti agosto. Dopo giorni, ancora Near e Lilli non erano riusciti a risolvere il caso. Erano comunque incoraggiati dal fatto che erano emersi particolari curiosi. Casualmente l'anno in cui Leon si era ritirato dal mercato, dopo l'uccisione del primo agente, era lo stesso in cui i genitori di Hunt avevano ricevuto l'eredità sospetta. Che il motivo della scomparsa di Leon fosse legato alla sua vera identità e non all'omicidio, come tutti pensavano? Il 2004, l'anno prima della comparsa di Leon, era stato l'anno dell'attentato ai genitori della Brown. Nel 2012 invece, che corrisponde al ritorno di Leclerc, Duquesne aveva perso molti soldi in borsa, evento raro, ma che rischiò di rovinarlo. Poco dopo la partenza del primo carico di droga, un investimento su azioni fittizie lo aveva riportato alla ribalta.
Erano tutte informazioni che il team di Near avrebbe dovuto ottenere come niente molto tempo prima, ma ogni file era criptato. Alcuni sembravano scomparsi, altri erano stati modificati. Senza Margaret e i suoi 'ingranaggi mentali', come li chiamò Isabelle, Near e gli altri non avrebbero avuto tra le mani quelle semplici, ma determinanti informazioni. Ora avevano delle linee temporali più definite, che potevano aiutarli per decidere in che lasso di tempo della vita dei sospettati indagare.
"Sono stanca, non ce la faccio più!"
Si lamentò Margaret stiracchiandosi su una sedia girevole davanti al computer. Non osava farlo davanti agl'altri, ma con lei c'era Lilli e si sentì libera di sfogarsi.
"Una bambina di sette anni non dovrebbe lavorare così tanto. Sei proprio brava."
Disse con tono gentile la ragazza. Lilli trovava Margaret assolutamente adorabile. I capelli erano rossi come il fuoco, come se bruciassero. Lunghi fino alla vita, raccolti in due codini bassi quasi sotto le orecchie. Gl'occhi erano grandi, ma avevano un taglio particolare, che rendeva quello sguardo duro quando la piccola pensava. A Lilli era sembrato che i suoi occhi diventassero più luminosi ogni giorno di più. Non la sorprese, non doveva essere facile convivere con Near. Avrebbe tanto voluto chiederle chi era davvero, ma non poteva. Aveva capito che la madre si trovava in una qualche clinica, perchè una volta l'aveva sentita parlare di lei con Rester. La piccola si era rabbuiata, ma poi aveva sfoderato un sorriso di sincero ringraziamento nei conrfonto dell'agente biondo, che lo ricambiò appena. Quella bambina era l'unica scintilla di vita, in una tana spenta e desolata.
"Grazie, sei gentile. Anche tu sei molto brava."
La piccola era arrossita al complimento, ma sembrava combattuta. Voleva dire qualcosa.
"Brava come Near."
Lilli rise appena a quel come, che forse voleva essere un più.
"Io sono solo una consulente comportamentale."
Disse in risposta, tentando di difendere il grande detective. Difendere perchè poi? Lui si rivelava ogni giorno più freddo e più chiuso e sembrava soddisfatto di rendersi insostenibile, con i suoi modi di fare così sterili.
"Se sei una consulente, come aiuti Near?"
Chiese Margaret titubante.
"Traccio un profilo psicologico dei sospettati. Ad esempio: sappiamo che Ariel potrebbe essere diventata Leon dopo la morte dei genitori, esatto?"
Margaret annuì.
"Però la modalità con cui ha compiuto quei piccoli furti iniziali, sembra così imprecisa e improvvisata, un metodo molto diverso da Leon. Questo me la farebbe escludere dai sospetti. Però la capacità di analisi che dimostra nelle sue decisioni prese di fretta, mi ricorda i metodi che usa Leclerc per liberarsi degli intoppi. Quindi rimane tra i sospetti. Hai capito?"
"S-sì?!"
La faccia poco convinta di Margaret fece ridere Lilli. Quella risata cristallina arrivò nel corridoio, dove un paio di orecchie avide non si erano perse una sola di quelle note meravigliose. Quelle orecchie poi si allontanarono velocemente, tese e rosse per l'imbarazzo.
"Se sei stanca riposati Madd..."
"Io mi chiamo Margaret Jeevas."
Lilli rimase impietrita.
"Senti, so che ti fidi. Ma non devi dirmi queste cose. io sono un'estranea."
Chissà con quanti individui sarebbe entrata in contatto, non poteva essere così imprudente.
"Sei la prima persona che Near mi permette di vedere. Credo che inconsciamente anche lui si fidi di te. E poi mi piaci. Io ti voglio bene."
Lilli si commosse davanti ad una bambina così dolce e così spontanea. Le venne istintivo abbracciarla.
"Sei una brava bambina, ma smetti dirmi queste cose. L'ho promesso a Near."
"Posso l'ultima cosa? Ci terrei tanto..."
A quello sguardo triste che si trovò ad affrontare, Lilli cedette subito.
"Va bene, però prima devo dirti una cosa."
Margaret tese le orecchie, in attesa.
"Ti voglio bene anch'io."
Lilli pensò che mai avrebbe rivisto un sorriso così bello, come quello che Margaret le donò in quel momento.

"La storia di Hunt regge. Diventa Leon, mette da parte un po' di soldi, poi una parte la dona ai genitori e l'altra la tiene per sè. Dopo tre anni ha sperperato la sua 'piccola' fortuna ed anche i genitori hanno scialacquato diverso denaro, tanto che sarebbero poveri, se il loro conto non si riempisse magicamente tramite azioni in borsa piuttosto sospette. Perciò Hunt defve tornare al lavoro, ma questa volta è costretto a scegliere un altro mercato, perchè le truffe alle banche non fruttano più e si dedica alla droga."
Jevanni si stava dedicando ad Hunt. Avevano deciso che dividersi i sospetti era la cosa migliore per velocizzare il lavoro. La prossima fu Halle.
"Per la Brown sarebbero solo congetture, se non fosse per il fatto che una donna che corrisponde alla sua descrizione è stata vista più di una volta vicino ai clienti di Leon. Essendo una donna sarà facile per lei nascondersi sotto uno pseudonimo maschile. Così tiene d'occhio i clienti anche sotto altri punti di vista. Ma non abbiamo una foto abbastanza nitida per un confronto con una vecchia di vent'anni. Altrimenti avremmo usato uno di quegli algoritmi per l'invecchiamento."
Infine fu il turno di Jevanni.
"Duquesne sembra inattacabile, ma il suo amico commette spesso errori. Evans si è fatto beccare da un autovelox proprio vicino al luogo delle trattative dell'ultimo carico spedito, che precisamente risale a tre mesi fa."
"Hai informazioni sull'ultima trattativa? E quando pensavi di mettermi al corrente Near?"
Isabelle sembrava davvero arrabbiata. Near alzò lo sguardo dal suo rapporto ed incontrò due occhi che lo risucchiarono. Doveva mantenere il controllo di sè, doveva essere più forte di quella esile figura. Lilli sembrva una canna di bambù, fragile all'apparenza, ma Near leggeva in quegl'occhi una forza immensa.
"E' solo un rapporto sullo svolgimento della trattativa. Non ritenevo potesse interessarti e secondo me le tue competenze sarebbero inutili su quel materiale."
Near si sentì ferito dall'occhiataccia che Lilli gli lanciò.
"Bene, se la pensi così immagino tu abbia ragione."
Isabelle si era seduta, il suo portamento non tradiva la minima emozione. Sembrava lo specchio femminile di Near. La riunione andò avanti così: Near che cercava di ignorare Lilli, Lilli che sembrava non considerare il torto di Near, concentrata sul risolvere il caso.
"Mi aiuterai lo stesso?"
Chiese Margaret a riunione finita. Lilli aveva reagito molto maturamente, mettendo il lavoro davanti ai dispiaceri personali, ma la bambina dubitava che avrebbe fatto favori all'albino.
"L'ho promesso. Non mi rimangio la parola."
Altro bellissimo sorriso.

Erano passati quattro giorni da quando Lilli aveva praticamente trattato Near con una freddezza che faceva concorrenza al detective. Near stava per andare a dormire. Il caso era quasi risolto, sarebbe bastata una sola prova incriminante e uno dei tre sospettati sarebbe finito dentro. Near era stanco. Stanco per il lavoro che lo stava sfiancando. Lui e la squadra non dormivano decentemente da giorni. Stanco perchè ora che era Isabelle ad ignorarlo, lui si sentiva come perso. Cercava di cogliere ogni particolare della sua personalità, ma lei sfuggiva, come il velo della danzatrice di Ugo Foscolo, come il leggero foulard rosa chiaro che portava sempre. Near ricordò di averci passato una notte insonne pensando all'ipotesi che quell'accessorio fosse un regalo di un possibile fidanzato. Si definì stupido più e più volte, ma non riuscì a cavarsi quella sensazione di gelosia dal cervello. Stanco perchè quel giorno Margaret non gli aveva mai rivolto la parola. Ci mancava solo la piccoletta. Near aprì lentamente la porta di camera sua e ciò che vide lo fece rabbrividire. Qualche palloncino colorato era sparso qua e là, rendendo la sua immacolata prigione tinta di gioia variopinta. Al centro della stanza c'era un piccolo tavolino, con una tovaglietta ricamata. Sopra c'era una torta piccolina, alla vista sembrava crema di latte, con sopra una candelina. Dietro c'era Margaret con un sorriso a trentadue denti ed al suo fianco una Lilli leggermente imbarazzata. La piccola aveva deciso di fare a Near una sorpresa per il suo compleanno, ma la ragazza si sentiva fuori luogo.
"Tanti auguri Near!"
Esclamò la piccola con una gioia incontenibile. Near rimase paralizzato. Tante emozioni si scontrarono in lui, poi una prevalse: la rabbia.
"Margaret..."
Sibilò tra i denti. Poi quando il sorriso si spense sulle labbra della bambina cercò di darsi un contegno.
"Vai in camera tua, subito! Isabelle vieni in cucina con me."
Era in quei momenti in cui Near si mostrava adulto che metteva veramente paura. La bimba corse in camera sua, sforzandosi di non piangere, mentre Lilli rivolse a Near uno sguardo di rimprovero, per poi andare in cucina a passo pesante.
"Ti sembra il modo di rivolgerti ad una bambina? Cosa ti è passato per la testa?"
"A me! Tu, tu sei entrata nella mia stanza!"
"Margaret mi ha pregato, voleva farti una sorpresa!"
"L'hai solo sfruttata per indagare su di me! Ora sai quando sono nato, magari hai preso qualcosa da camera mia. Sai anche quanti anni ho? Magari sai anche dove sono nato?"
"Come ti permetti!"
"Cosa le hai detto per convincerla a questo. Non mi aspettavo che la usassi, è una bambina! Invece era il bersaglio più vulnerabile e l'hai inquadrato subito, vero?"
Tanto veleno, tante accuse infondate, Lilli non riusciva a sopprtare oltre.
"Non ti permettere di dire altro! Io non ho sfruttato quella bambina! Tu piuttosto la fai lavorare come un'adulta in questo luogo asfittico! Geniale com'è mi sorprende il fatto che sia ancora qui! Fossi in lei sarei già fuggita da un pezzo!"
Gl'occhi blu erano iniettati di rabbia, persino Near fu impressionato dall'energia che sapeva sprigionare quella ragazza. Lilli raccolse un respiro profondo nei polmoni prima di dare le spalle al detective.
"Domani mattina presto partirò, prenoto il volo adesso."
Detto questo se ne andò. Near rimase un attimo immobile, ripensando alle sue parole. Sapeva benissimo che era sincera, sapeva benissimo che era tutto vero. Improvvisamente sentì qualcosa stringergli il petto, proprio in prossimità del cuore. Andò da Margaret, corse. Non potevano essere vere quelle parole. La piccola non l'avrebbe mai lasciato, l'aveva detto lei stessa. Ma quando la vide in lacrime, seduta sul letto con il pc stretto al petto, non si sentì più molto convinto.
"Vai via..."
Un sussurro.
"Margaret..."
"Vai via..."
Il tono era più forte.
"Lascia che ti spieghi..."
"Non voglio che mi spieghi niente. Non voglio che mi racconti le tue storie. Se entra qualcosa di bello nella tua vita tu lo mandi via. Perchè devo essere triste anch'io?"
Detto questo la piccola pianse ancora, probabilmente li aveva anche sentiti litigare. Near rimase pietrificato. Provò ad avvicinarsi, ma la piccola si nascose sotto le coperte, come se lui fosse l'uomo nero. Lui che era così candido fuori, ma così tetro e buio dentro. Near lasciò la bambina al suo pianto e tornò in camera sua. Quando vide la torta si avvicinò lentamente. Spense la candelina. Guardandola ripensò a Mello.

Margaret continuava a piangere e stringere al petto il pc.
"Papà avevi torto. Lo zio Nate non può essere lo stesso che hai descritto tu. Pensavo che si sarebbe ricordato la torta che gli regalò lo zio Mihael. Pensavo che... che... io...sigh... io volevo solo vederlo felice."

Le sette buone azioni di Mello: buon compleanno Nate!

Alla Wammy's House i bambini erano tanti. Da una parte ognuno di loro veniva considerato come singolo, quando si trattava di graduatorie e test, ma se invece si parlava di cose altrettanto personali e semplici, come ad esempio un compleanno, allora erano un altro paio di maniche. i compleanni venivano festeggiati ogni due settimane, facendo incetta di ogni bambino che avesse compiuto gl'anni in quel lasso di tempo.
Era il 24 agosto e dieci enormi torte troneggiavano su dei tavoli uniti tra loro in mensa. Per decidere il giorno, i nomi dei bambini interessati venivano messi in una busta e si tirava a sorte. Quell'anno, il 2001, era uscito Near. Così i festeggiamenti caddero il 24 agosto. Sei bambini sarebbero cresciuti insieme a Near in quelle due settimane. In tutto c'erano sette bimbi, che nemmeno per il giorno del loro compleanno si sarebbero sentiti veramente speciali, veramente unici.
Era per questo motivo che a Near non importava. Che senso aveva festeggiare, tanto a nessuno importa quanti anni hai se deve solo sfruttare la tua intelligenza.
Per questo, mentre tutti cantavano tanti auguri, lui se ne stava zitto e in disparte.
Per questo, mentre gli altri bambini scartavano i regali circondati da amici curiosi, lui apriva il suo di nascosto, così da evitarsi la calca dovuta alla finta curiosità di bambini cresciuti troppo velocemente.
Per questo, mentre ogni bambino reclamava la sua fetta di torta, sapendo che non ce ne sarebbero state abbastanza per tutti, lui si sedeva in un angolino, aspettando sospirando che quella giornata di gioia fittizia finisse al più presto.
"Tu non mangi la torta Near?"
Chiese una voce che l'albino aveva imparato a conoscere, perchè indirettamente lo difendeva dagli scatti d'ira del suo migliore amico.
"No. Tu Matt?"
Chiese giusto per cortesia verso quell'inaspettato interessamento.
"Ho preso una fetta di quella alla vaniglia. Ma oggi è proprio il tuo compleanno. Sei il festeggiato numero uno. Dieci anni non si fanno tutti i giorni!"
Near rimase colpito, adirittura Matt conosceva la sua età? Si riscoprì felice di quel particolare che per molti poteva essere insignificante.
"Ehi Matt! Che? Perchè stai parlando con quella brutta imitazione di un pupazzo di neve?"
Mello arrivò accompagnato dalla sua tremenda energia, che mai mancava nel suo animo forte e ribelle. Il bambino da capelli biondi e fini guardò secceto l'amico, prima di rivolgere al giovanissimo rivale la solita stoccata crudele. In mano aveva una fetta gigantesca i torta al cioccolato. Chissà perchè Matt non era sorpreso.
"Mello potresti essere gentile con lui almeno il giorno del suo compleanno."
Il rimprovero di Matt fece lievemente arrossire il biondo, che non si sarebbe aspettato mai una reazione simile dal suo braccio destro.
"Chissene frega! Guardalo, fa pena! Se ne sta rintanato nel suo mondo schifoso e credo che nemmeno a lui importi. Probabilmente che si festeggiasse o no per te era uguale, giusto Near? Daltronde che palle stare insieme ai comuni mortali, vero?"
Matt pensò che Mello stesse esagerando e se ne convinse quando Near abbassò legermente il capo con aria sconsolata.
"Vergognati imbecille!"
Disse il rosso prendendo l'abino per mano.
"Vieni Near, sono curioso di vedere il tuo regalo!"
Detto questo, Matt cominciò a scavarsi un tunnel tra i bambini, trascindando letteralmente un Near esterrefatto con sè.
"Tanto sarà uno stupido robot..."
Sussurrò Mello, sentendo crescere dentro di sè un sentimento strano. Quando non riuscì a mangiare la sua fetta di torta, capì cosa provava. Si sentì un imbecille nel provare rimorso.

"E' proprio bella! Guarda quanti accessori! Non immaginavo esistessero giocattoli così fighi!"
Matt ammirava l'astronave che Near aveva ricevuto per il suo compleanno. All'irlandese piacevano i videogiochi, ma quell'arnese luccicante, con tanto di scomparti segreti pieni di armi, gli ricordava il boss dell'ultimo livello di War in the Space.
"Grazie, ma non pensavo ti piacessero questo genere di giochi Matt."
Rispose timidamente Near, entusiasta nel vedere gl'occhi di Matt brillare.
"Con questa potrai inventari tantissimi giochi diversi."
Escalmò Matt, ma prima che Near potesse aprir bocca, il rosso fece una faccia leggermente triste.
"Va da lui."
Disse flebilmente l'ablino.
"No, oggi è il tuo compleanno, resterò con te!"
La protesta del rosso fu subito respinta da un cenno del capo di Near.
"Ti ringrazio, ma poi se la prenderà anche con me, oltre che con te."
Matt non ci aveva pensato, ma effettivamente Mello era piuttosto vendicativo.
"Ok, allora a domani. Ancora auguri."
Near ringraziò e Matt uscì dalla sua stanza. Dopo nemmeno un minuto sentì bussare alla porta. Forse Matt aveva dimenticato qualcosa.
"Dicevo che non andava più via..."
Sbuffò Mello quando Near aprì. Il biondo entrò velocemente chiudendosi la porta alle spalle. Near cercò di raccogliere tutta la sua forza per non tremare. Mello aveva due anni in più di lui ed una cosa era certa, lo odiava. C'erano stati pochi momenti in cui si era dimostrato gentile nei suoi confronti, come l'anno precedente, quando lo aveva aiutato a scacciare i brutti ricordi dell'infanzia, ma dopo ogni graduatoria il disprezzo di Mello cresceva e Near lo vedeva sempre più lontano. A volte temeva delle reazioni violente da parte sua, ma non arrivavano mai. Per questo Near si era convinto, che infondo di Mello poteva fidarsi. Ma quando il maggiore si avvicinò a lui, Near provò il forte desiderio di fuggire.
"Ti ho portato questa."
Disse il biondo porgendogli la fetta di torta al cioccolato, che prima aveva in mensa. Near non poteva crederci. Mello stava rinunciando al cioccolato? Impossibile!
"Cos'è quello sguardo ebete?"
Mello era rimasto colpito dallo sguardo triste che Near aveva costantemente stampato sul volto durante i fetseggiamenti. Non lo aveva perso di vista un secondo e si era chiesto come mai nemmeno per il suo compleanno, quel bamboccio che lo superava sempre senza fatica vanificando i suoi sforzi, si degnasse di sorridere. In un certo senso il biondo sperava che per una volta, avrebbe visto Near abbassare le sue difese e rivedere il bambino bianco che aveva varcato la porta della Wammy's House anni addietro. Mello ricordava quanto fosse spaventato, ma meglio ancora riordava quanto gratificante fosse stato vederlo sorridere nel sonno, dopo avergli stretto la mano per scacciare i suoi incubi. Non si era mai sentito così sereno e orgoglioso di se stesso, nemmeno quando ancora era lui il primo. Pensava che donandogli la sua torta, quel bimbo candido gli avrebbe donato un altro sorriso, ma così non fu. Tuttavia due manine del colore della neve sbucarono fuori dalle larghe maniche del pigiama e Near afferrò il piatto contenente il dolciume.
"Grazie."
Si limitò a dire prima di assaggiarla. Dopo l'ennesimo cucchiaio ingerito senza mostrare il minimo gusto, Mello uscì sbattendo la porta della stanza rabbiosamente. Near non capì dove aveva sbagliato. Il gesto di Mello era stato gentile, inaspettato, ma non abbastanza forte da scacciare la malinconia di quel giorno, alla fine poco importante.

"Ehi Mello! Aspetta... cos'hai?"
Chiese matt preoccupato, nel vedere l'amico rientrare nella loro stanza con aria abbattuta.
Mello non rispose. Entrò in bagno e dopo essersi cambiato si buttò a peso morto sul suo letto, sempre seguito dallo sguardo vigile dell'amico.
"Volevo solo vederlo felice."
Sussurrò prima di addormentarsi.

A distanza di quattordici anni, Matt non aveva ancora capito il significato di quelle parole.
Solo dopo quattordici anni, Near comprese l'affetto racchiuso in quel gesto.

Fine

La mattina seguente Near si era svegliato molto presto. Si era deciso che avrebbe chiesto scusa a Isabelle, così insieme avrebbero risolto il caso e Margaret sarebbe stata felice. Lilli era già alla macchina che salutava Margaret. Contro ogni sua abitudine corse giù per le scale per uscire e raggiungerle.
"Ciao Lilli. Mandami una e-mail, promesso?"
Chiese la bambina cercando di contenersi.
"Certo piccola. Abbi cura di te."
Lilli si sentiva in colpa nel lasciare quella bambina nelle mani di Near, ma probabilmente non avrebbe concluso niente contro L.
"Non aiuti Near a risolvere il caso?"
Chiese la piccola facendo leva sullo spirito del dovere della giovane.
"Nelle prove che non mi ha mostrato e che tu non mi hai fatto leggere di nascosto, c'è la prova che cerca. Sono sicura che la troverà presto."
Detto ciò diede un bacio affettuoso tra i capelli della bambina, che le sorrise dolcemente. Near impallidì a quella visione celestiale, solo così poteva definirla. Ma si fece forza e parlò.
"Lilli."
Non l'aveva mai chiamata Lilli.
"Volevo chiederti..."
Scusa Near non è difficile... scusa...scusa...scusa!
"...se saresti disposta a collaborare ancora con noi."
Jevanni, Lidner, Rester, Near stesso pensarono la stessa cosa.
IMBECILLE!
"Adieu L."
Detto questo Isabelle salì in macchina e chiuse forte la portiera. Margaret guardò l'auto allontanarsi fino alla linea dell'orizzonte, Near entrò subito dentro. Ora come avrebbe fatto a tenerla lontana dai suoi sogni?


Chi è il colpevole? E' più un tirare ad indovinare, visto che i sospetti sono tutti validi, ma provate lo stesso. A chi vince... vabbè ci accorderemo (cerca mentalmente una scusa ahah) Nel prossimo capitolo sarà svelato il particolare misterioso e vedremo, vedremo...



Vi presento la dolcissima Isabelle, Lilli per gli amici. Questa immagine l'ho trovata su internet e mi sembrava simile al personaggio che volevo descrivere, perciò non me ne prendo i meriti, anzi ringrazio l'autore e il manga o l'anime a cui appartiene, perchè mi ha dato ispirazione. Ora che ho capito come mettere le immagini nulla mi fermerà! Muaaa! Tornerà nella vita del nostro Near? (piccola nota: si sarebbe dovuta chiamare Caroline, perciò se trovate il nome scritto male, fatemelo sapere! Grazie)

Note dell'autrice:
Finalmente posso scrivere un commento come Dio comanda! Grazie NVU!
Come avete notato (spero) questo capitolo è lunghino (evvai) e ha richiesto uno sforzo notevole. Comincia l'università e per partorirne un altro ci vorrà del tempo, sicuramente più di un mese. Quindi recensite numerosi, mentre io mi sforzo di dare alla luce il seguito di questa storia. Vorrei darvi delle anticipazioni, ma dato che non sono convintissima di cosa mettere nel prossimo capitolo, posso solo dirvi solo che Near non sarà felice e che Margaret lotterà per capire cosa non va. in più vi dico che lo scadere delle fiabe sarà accompagnato da un evento shok! Parte il conto alla rovescia... -5



  
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