Titolo: Quell’assurdo agglomerato rosa
Beta: Kari Templar
Rating: Pg 13
Genere: Fluff
Conteggio Parole: 356
Prompt: Pink • Aerosmith per il Set Bemolle di settenote
Riassunto: Cas e la dolcezza della vita...
Disclaimer: Diamo a Ces— a Kripke quello che è di Kripke, cioé Supernatural con annesso Dean e Castiel, di conseguenza. C’è da dire che non ci ricavo un ciuffolo da queste trecentocinquantasei parole?
Note: È roba vecchia questa, molto vecchia, diciamo circa di un anno fa. Infatti era scritta leggermente diversamente da come ciancio adesso. Ma era troppo carina per non recuperarla u.u
Credo che sia colpa di nenredhel se mi è rimbalzata in mente, sì. E tu cara sai il perché, no?
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Riempì la limpidezza delle proprie iridi con quel bizzarro oggetto che avrebbe dovuto ingurgitare, appena passatogli da Dean. Dette una veloce occhiata a quest’ultimo - come per chiedergli se quell’assurdo oggetto si potesse veramente mangiare - ricevendo quella tipica espressione dell’uomo quando cercava di non ridergli in faccia.
In queste occasioni Castiel era come un bambino alla scoperta del mondo: confuso e curioso.
Fu per questo che sorvolò sullo strambo colore e sulla sua soffice consistenza, tanto simile alle candide nuvole che li sovrastavano, addentandone una piccola quantità. La lingua, anche se non più così avvezza nel distinguere i sapori, ne catturò subito l’estrema dolcezza. Poco più d’una manciata di secondi e le sensibili terminazioni nervose delle labbra lo informavano d’una delle principali peculiarità di quell'agglomerato rosa.
« È appiccicoso. » commentò l’angelo dopo essersi liberato la bocca e parte delle guance da quello strano alimento.
« Certo che è appiccicoso. » ribatté pacatamente Dean, immerso nel contare le pieghe di quelle morbide labbra. Aveva fame, una terribile fame.
Una di quelle fami che t’accecano, impedendoti la comprensione di ciò che ti si palesa davanti al naso, come l’assurda ed esagerata concentrazione di Castiel per un’azione talmente banale qual era il mangiare.
« Ma cos’è? » mugugnò Castiel attorcigliando la lingua attorno ad un filamento e alla libidine del cacciatore.
« È zucchero filato. » soffiò debolmente Dean seguendo il ritirarsi del muscolo nel caldo antro della bocca.
« Zucchero? » tuffò l’azzurro dei propri cieli nel suo maestro di vita. « Come fanno a renderlo così soffice? »
« Dovresti prima sapere una cosa. »
« Che cosa? »
« Che c’è tempo per ogni cosa. » gli sorrise, ghermendolo fra le proprie braccia.
Annegò nella deliziosa sorpresa dei suoi occhi, immergendosi nella decisa e duttile piega delle sue labbra, collimandola con la propria in un leggero tocco, soffice come il rosa della nuvola di zucchero stretta nella mano di Castiel.
Vide l’azzurro dei suoi occhi calare, al di sotto delle tenebre delle palpebre, e percepì il bianco dei suoi denti attorno alla carne d’un suo labbro, col vermiglio della sua lingua che lo condusse nel caldo riparo del suo rifugio.
Il nero che invase gli specchi dell’anima di Dean non fu mai così luminoso.