Timeline: inizio
del nuovo anno scolastico, Stefan non è ancora tornato.
Challenge:
─ Prompt Caroline/Jeremy - Un giro in moto
Note:
─ Stranamente mi piace.
C’erano un mucchio di avverbi, che la mia beta è riuscita a farmi notare e
togliere – sono fissata, lo so – quindi direi che è quasi decente.
─ Dedicata alla
magnifica Laura, che mi ha dedicato tremila cose e a cui questa shot va dedicata
per forza, perché io e lei condividiamo questa insana passione per l’amicizia
tra Caroline e Jeremy. ♥
Disclaimer: I personaggi di “The vampire diaries” non mi appartengono (ma se
lo fossero sarei taaaanto felice, sì :D).
Uno specchio è solo uno specchio.
“Uno specchio è solo
uno specchio.”
Più rileggeva quella frase, più Caroline avrebbe voluto stracciare il
foglio in mille pezzi e gettarlo fuori dalla finestra dell’aula, insieme alla
traccia del tema di italiano e all’insegnante. Le loro intenzioni avrebbero
potuto essere state buone, considerato che la traccia era un modo contorto per
infondere autostima negli adolescenti di Mystic Falls… peccato che non funzionava,
nella maggior parte dei casi.
Non con lei, perlomeno.
Picchiettò la punta della matita sul banco, osservando il foglio
dannatamente bianco, e aspettò che l’insegnante le apparisse davanti sostenendo
che era tutto uno scherzo, che uno specchio non era mai solo uno specchio. Uno
specchio era tutto ciò di cui avevano paura le persone, perché ti mostrava in
versione distorta ma anche così realistica.
Uno specchio non
mente, pensò Caroline, se sei brutta, infantile, capricciosa uno specchio non si fa problemi a
mostratelo,e avrebbe voluto scriverlo ma sapeva benissimo che non poteva. Sarebbe
andata contro ogni buon proposito degli insegnanti, contro la traccia proposta…
e contro tutte le aspettative che avevano su di lei.
Sbuffò, convinta che ragionarci ancora sopra non avrebbe portato da
nessuna parte. Il suo pensiero non sarebbe cambiato. Osservò l’orologio di
fronte a lei, aspettando impaziente che le lancette si spostassero una dopo
l’altra fino a segnare la fine dell’ora. Intorno a lei si sentivano i fruscii delle
pagine dei dizionari e i sussurri di domande su quale termine era meglio usare
in una determinata frase. Osservò Bonnie, e si chiese cosa avrebbe scritto su
quel foglio. La sua amica d’infanzia scriveva freneticamente; le ciocche di
capelli scuri le ricadevano davanti al viso, ma lei sembrava non curarsene.
Accanto al suo banco c’era Elena, meno veloce nello scrivere, ma solo perché continuava
a spostare lo sguardo dal foglio alla finestra e viceversa. Aveva altro a cui
pensare. Tutti avevano altro a cui pensare, constatò individuando Matt e Tyler
non scambiarsi neanche un suggerimento, al contrario di quello che avevano
fatto per anni.
C’era tensione nell’aula, mischiata a una vaga sensazione di paura.
Nessuno pareva accorgersene, nessuno poteva
accorgersene. In che modo potevano gli altri sapere che cosa stava accadendo a
Mystic Falls?Erano più al sicuro senza sapere niente piuttosto che essere
coinvolti nella vita extra-scolastica di Caroline e compagnia. Fissò il banco
vuoto accanto al suo, mentre una smorfia di preoccupazione le si delineava in
viso.
“Dove sei, Stefan?”
A risponderle fu la fastidiosa campanella della scuola. Diede
un’occhiata al suo compito e sospirò: il suo primo tema in bianco, iniziava
bene l’anno scolastico. Raccattò la borsa e porse il foglio all’insegnante, che
la fissò confusa dopo aver lanciato una breve occhiata al tema. Caroline
abbassò il viso, «Lo so, dovrà dirlo a mia madre.» affermò facendo cenno ad
Elena e Bonnie di precederla fuori da scuola.
Quando le raggiunse in cortile, le due amiche fecero per parlare ma
lei le precedette, «Ho consegnato in bianco.»
«Caroline, non puoi mandare a monte la tua media scolastica.» le fece
notare Bonnie, preoccupata.
«Non ce l’ho una media scolastica, la scuola è iniziata da solo una
settimana.» fece notare Caroline, alzando gli occhi al cielo, «La traccia del
tema era inutile, non avevo nulla da dire in proposito.» affermò. Bonnie fece
per ribattere ma il rombo di una moto la distolse da quel compito; tutte e tre
sollevarono le sopracciglia, quando questa accostò di fronte a loro.
«Jeremy, spero tu abbia intenzione di indossare il casco.» lo sgridò
Elena, esausta per il dover pensare sempre a tutto e tutti. Si morse un labbro,
mentre il fratello gliene porgeva uno; aveva comprato quella moto da poco, al
posto di un’auto che era assolutamente più pratica e ideale per lui.
«Devo andare a casa di Bonnie, vado con lei.»
«Lo accetto io il passaggio.» affermò Caroline, mentre si raccoglieva
i capelli biondi sulla nuca con un elastico, «Oggi mi ha accompagnata mia madre,
quindi sono a piedi. Ti spiace?»
«No, certo che no.» corrugò le sopracciglia Jeremy, porgendole il
casco. Era la prima volta che la ragazza accettava di salire in moto con lui:
era persino riuscito a convincere Bonnie quell’estate. Le porse una mano, per
aiutarla a salire sulla moto, «Ti chiamo stasera.»disse a Bonnie, con un
sorriso. La ragazza ricambiò il sorriso annuendo, per poi ricambiare il breve
bacio con cui il ragazzo la salutò.
Caroline si infilò il casco, per poi allacciare le mani all’altezza
del ventre di Jeremy, «Tranquilla, te lo tengo d’occhio e farò in modo che non
vada troppo veloce.» scherzò, per poi salutare con un cenno della mano le due
amiche. Uscirono dal parcheggio della scuola, ma mentre lui faceva per girare
verso casa di Caroline, quest’ultima alzò un po’ la voce per farsi sentire, «Ti
va di fare un giro? Non ho molta voglia di tornare a casa subito.»
«Caroline Forbes che accetta un passaggio in moto dal fratellino di
Elena e ci vuole pure fare un giro.» affermò Jeremy sorpreso, «Sei sicura di
non aver preso un colpo in testa o qualcosa del genere?»
«Ho consegnato in bianco un compito, non ho voglia di sorbirmi la
sgridata di mia madre.» rispose meccanicamente. Appoggiò con una smorfia il
capo sulla schiena di lui, «Per favore, solo mezz’ora ok?»
Una volta Jeremy le avrebbe risposto che aveva di meglio da fare che
assecondare i suoi vizi e dopo un po’ di lamentele avrebbe accettato, proprio
come facevano da piccoli quando giocavano a casa sua con Elena e Bonnie. Ma
quel giorno si limitò a girare dalla parte opposta e dare gas, prima di dirigersi
verso il bosco.
L’erba scricchiolava sotto ai piedi di Caroline, mentre Jeremy sedeva
all’ombra di un albero con il suo album da disegno tra le mani e lo zaino
abbandonato accanto a sè; la moto era parcheggiata di fronte a lui.
«Sai, non pensavo che fossi capace di lasciare un compito in bianco.»
affermò tranquillamente, mentre tracciava sul foglio leggermente ruvido i
lineamenti delle fronde degli alberi, «Insomma, sei candidata a presidentessa
del comitato studentesco, sogni un futuro nel giornalismo televisivo… sei la
prima della classe e organizzi pure le feste della scuola.»
«Sono tutte sciocchezze.» sbuffò Caroline, incrociando le braccia al
petto, «Come fai a non capire che tutto questo è senza senso per me, ormai? La
scuola, le feste… non hanno più importanza.»
«Non ha neanche senso che io mi laurei in giornalismo!» affermò
sarcasticamente, «Non invecchierò
più, quindi sarò costretta a spostarmi spesso e malvolentieri anche.» aggiunse.
Iniziò a camminare avanti e indietro, di fronte a Jeremy, che aveva
sollevato le sopracciglia, completamente spiazzato dalla parlantina triplicata
dell’amica di infanzia.
«Caroline…» tentò di richiamarla, ma fu completamente inutile.
«Che lavoro potrei fare? E quanto tempo potrò stare in una città?
Oddio, dovrò ripetere il liceo all’infinito!» si portò le mani tra i capelli,
ad occhi sbarrati.
«Caroline, mi stai facendo venire mal di testa!» la interruppe lui
sbuffando. Caroline incrociò nuovamente le braccia, fermandosi e guardando a
terra. Sospirò, passandosi una mano tra i capelli scuri, «Ti spiace spiegarmi
perché ti fai queste domande ora? È
ormai qualche mese che ti sei trasformata.»
La ragazza soppesò la domanda, prima di sedersi per terra accanto a
lui con un’espressione seria in volto.
«La trama del tema era “uno specchio è solo uno specchio”.» spiegò,
non osando alzare lo sguardo perché sapeva che avrebbe trovato solo confusione
sul volto dell’amico, «Avrei voluto mentire, dicendo che era vero. Che uno
specchio non mostra chi sei in realtà… ma come avrei potuto?» abbassò un po’ la
voce, «Come potevo dire che non è vero? Quando mi guardo allo specchio io non
vedo la Caroline di quattro mesi fa… vedo la vampira che è stata quasi
sull’orlo di morire insieme al suo ex-fidanzato e al suo migliore amico
licantropo.» scosse la testa energicamente, «La vecchia Caroline è morta, lo vedo nello sguardo di mia
madre. E ora non c’è neanche Stefan, l’unico che mi abbia fatto sentire viva
grazie alla sua amicizia.»
«Preferisco che tu sia ancora, in qualche modo, qui con noi.» ribatté
Jeremy, deviando lo sguardo sulla moto, «In questo modo non sono costretto a
vedere il tuo fantasma insieme ai loro.
Non so se lo sopporterei.»
Caroline seguì il suo sguardo, ma vicino alla moto non c’era nessuno,
ovviamente; solo Jeremy riusciva a vedere i fantasmi di persone che non c’erano
più. Mordendosi un labbro, appoggiò i gomiti sulle ginocchia unite, «Chi c’è in
ascolto dei miei deliri post-vampireschi?»
Un sorriso amaro gli si dipinse in volto, «Anna.» dopo qualche secondo
scoppiò a ridere, «Ama quella moto, dice che se fosse viva ci farebbe un giro
molto volentieri.» scosse la testa divertito, «Non dirlo a Bonnie, potrebbe
ingelosirsi.»
Caroline scoppiò a ridere, appoggiando la guancia sulla spalla del
ragazzo, «Scusa, non volevo coinvolgerti nei miei deliri. Stefan dice sempre
che sono quattro volte più nevrotica rispetto a prima.»
«Stefan ha ragione.»
«Non dovresti tirarmi su di morale?» gli fece la lingua, rialzandosi
poi in piedi. Jeremy infilò il blocco da disegno nello zaino, ridendo e
seguendola poi verso la moto, «E ride anche! La prossima volta ci penso due
volte prima di sfogarmi con te.» afferrarono i caschi salendo insieme sulla
moto.
«Quando vuoi sfogarti, non farti problemi.» affermò con tranquillità Jeremy,
mentre lei riallacciava le mani intorno a lui per reggersi, «Mi piace girare in
moto, la prossima volta potremmo spingerci fino fuori Mystic Falls.»
Caroline sorrise con dolcezza, pizzicandogli giocosamente il lobo
dell’orecchio con due dita come quando, da bambini, lo rimproverava; Jeremy
odiava che lei lo afferrasse per le orecchie, che fosse per un compleanno o per
dispetto. Il ragazzo infatti si sottrasse subito, «E per inciso… la prossima
volta che ti guardi allo specchio, cerca di notare che non sei cambiata per
niente. Sei dispettosa esattamente come quando eri bambina.»
Caroline scoppiò a ridere, appoggiando poi il mento sulla sua spalla.
«Grazie.» gli disse all’orecchio: quella frase le fece tornare il
sorriso.