Libri > Percy Jackson
Ricorda la storia  |      
Autore: CatchingLightning    04/09/2011    10 recensioni
Salve a tutti!
Siete sintonizzati su Radio Dioniso, l'unico canale radio del Campo Mezzosangue, creato per volere del Signor D!
Chi vi parla è Percy Jackson e, per qualche strano motivo, mi ritrovo a condurre la prima puntata.
Oggi sveleremo la verità nascosta dietro il giuramento dei Tre Pezzi Grossi di non avere più figli, giunta alle nostre orecchie grazie alla testimonianza di uno dei presenti.
Buon ascolto, mostri e mezzosangue di tutte le età!
Genere: Comico, Demenziale, Satirico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Gli Dèi, Percy Jackson, Tre Pezzi Grossi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Tre mogli a comandare

Abbiamo sempre dato per scontato che il patto dei Tre Pezzi Grossi di non generare più figli con i mortali fosse solo una misura di sicurezza per evitare che noi adorabili mezzosangue ci mettessimo a litigare e facessimo scoppiare per gioco la Terza Guerra Mondiale. Ebbene, questa è solo la versione ufficiale della storia, dove Zeus, Ade e Poseidone appaiono come delle divinità in pena per la sorte di noi poveri mortali indifesi.
La versione che hanno voluto far conoscere ai posteri, per intenderci.

Ma, in realtà, le cose andarono un po' diversamente da come si narra...


Era una notte buia e tempestosa... no, sto scherzando, ma era notte per davvero. Una tranquilla notte estiva, non troppo calda e nemmeno troppo ventilata. Diciamo pure perfetta.
Il suono delle lire e dei flauti si espandeva nell'aria, deliziando gli abitanti dell'Olimpo con i brani e le melodie migliori che avessero mai tirato fuori dall'iPod di Apollo.
Tre belle signore se ne stavano sedute sotto un lauro, in disparte, senza proferir parola.
La prima si rigirava pigramente una piuma di pavone tra le dita, mentre l'abito ed i capelli d'argento scintillavano al chiarore della luna. La seconda era seduta con le gambe accavallate, sbuffando di tanto in tanto: portava un elegante vestito nero in seta ed i capelli scuri erano raccolti in una complicata acconciatura degna del parrucchiere di Afrodite. La terza signora, invece, sorseggiava con grazia dell'acqua dal suo bicchiere di vetro e fissava le altre due donne, nell'attesa che una di loro intavolasse il discorso per cui tutte e tre si trovavano lì in quel momento, sedute allo stesso tavolo.
Siccome nessuna si decideva a parlare, la terza donna si alzò in piedi, mentre la luce lunare giocava con i suoi capelli, facendoli risultare quasi blu come l'oceano.
    -Ebbene, signore...- esordì, quando la prima donna l'interruppe.
    -Oh, Anfitrite, non parlare con quel tono, ti prego.- sbottò la donna dai capelli argentei.
    -Che ha il mio tono che non va?- replicò l'altra, visibilmente offesa.
    -Mi ricordi mio marito.- rispose pigramente la prima.
    -Oh, per i calzini di Ade, Era!- protestò quella chiamata Anfitrite. Quell'esclamazione fece scattare sull'attenti la donna vestita di nero. -È per questo che siamo qui, ricordi?
    -Ehi, che hai contro i calzini di Ade?- intervenne la seconda donna. -Guarda che Caronte è abilissimo con la lavatrice!
Anfitrite rise.
    -E questo cos'ha a che fare con la nostra riunione, Persefone?- sottolineò Era.
    -Nulla.- disse Persefone, alzando le spalle. -Ma i suoi calzini non puzzano! Mio marito ci tiene all'igiene!


Immagino abbiate capito la situazione: i membri del trio sopracitato altri non erano che Era, Anfitrite e Persefone, ovvero le rispettive e legittime mogli di Zeus, Poseidone e Ade. Normalmente le tre non andavano d'accordo, ma non si consideravano nemiche: semplicemente, semmai si fossero incrociate per strada, si sarebbero guardate con aria di sufficienza e avrebbero proseguito ognuna per il proprio cammino.
E allora, vi chiederete voi, che cavolo ci facevano sedute allo stesso tavolo nel bel mezzo della notte?
Ve lo dico io: c'era un problema che accomunava tutte e tre al quale dovevano assolutamente trovare una soluzione.
E immagino abbiate intuito di che problema si trattasse...


    -Vogliamo iniziare a fare discorsi seri?- esclamò Anfitrite, perdendo la pazienza.
    -Ancora con quel tono...
    -Lo prendo come un “sì” carico d'entusiasmo.- decise Anfitrite.
    -È bello vedere che ci prendi in considerazione...
    -Tu sei quella che ci fa la figura peggiore di tutte, Era!- sbottò Anfitrite. -Sei la dea del matrimonio o cosa?
Quell'affermazione ferì Era nel profondo, perché mise il broncio e borbottò qualcosa come “Stai zitta, figlia di Nereo”.
    -Dai, non fate le bambine, su!- le incitò Persefone, con tono di superiorità.
    -Ah, parla quella che è nata da mio marito e da sua sorella!- replicò Era.
Anfitrite si lasciò cadere sulla sedia con aria esasperata.
    -La sorella di tuo marito è anche tua sorella, cara zia!- ribatté Persefone.
    -Avete intenzione di andare avanti tanto?- sbottò Anfitrite, al limite della sopportazione.
    -E anche se fosse?- ribatté Persefone, in tono di sfida.
    -Oh, se volete continuare così fate pure, io non ho fretta.- rispose la Nereide. -Mi diverto a guardare due zuccone che litigano.
    -A chi hai dato della zuccona, ragazza-pesce?
    -A te, dea del matrimonio dei miei stivali!
    -Non fate le bambine, su!- le rimproverò Persefone.
    -Ancora con questa storia?


Ehm... sì, diciamo che continuarono così ancora per qualche ora, in un susseguirsi di avvincenti... oh, per i calzari numero 54 di Ermes, chi è la mente malsana artefice di questo copione? Ah, è stato il signor D.?
Beh, ma non volevo mica dire “malsana” in quel senso, signor D... mi crede, non è vero?

Sì, ehm... dov'eravamo rimasti? Ah, giusto, alle litigate delle tre donne.
Dopo qualche ora, per la precisione dopo tre ore, cinquantun minuti e ventitrè secondi, iniziò una discussione vera e propria.


    -Sentite, non si può più andare avanti così!- esclamò Anfitrite. -Dobbiamo fare qualcosa, o quei tre finiranno per prendersi troppe libertà!
    -Almeno su una cosa siamo d'accordo!- esclamò Persefone.
    -Ma come possiamo fare?- domandò Era, dando voce alla domanda che attanagliava anche le altre due.
Passavano i minuti e nessuna di loro parlava.
    -Che silenzio!- esclamò Anfitrite. -Sembra di essere in una tomba!
    -Ma che avete tutti contro le tombe?- protestò Persefone, esasperata. -Sono un sistema più veloce per scendere negli Inferi, anziché andare tutti agli Studi di Registrazione R.I.P.! Altrimenti Los Angeles s'intaserebbe di anime vaganti e...
    -Ma chi vuoi che se ne freghi!- sbottò Era.
    -Dillo quando morirai e vedremo!
    -Nipotina, la zia non può morire!- replicò Era, con aria di superiorità. -Immortalità, hai presente?
Persefone stava per ribattere, quando Anfitrite saltò in piedi e si mise a saltellare sulla sedia gridando “Eureka!” a gran voce.
    -Eureka cosa?- domandò Persefone, accarezzando il non-tanto-pacifico segugio infernale comparso magicamente dal nulla al suo fianco.
    -Ho trovato di chi è la colpa!- esclamò Anfitrite soddisfatta.
    -Geniale...- fece Persefone con sarcasmo, dedicando più attenzione al segugio che alle altre due dame.
    -Prova ad essere un po' più garbata, non è difficile.- disse Anfitrite.
    -Oh, magnifica Anfitrite, illumina noi povere ed umili dee con la tua geniale trovata!- la sbeffeggiò Persefone, con tono melodrammatico da degna figlia di Zeus. -In alternativa, potresti diventare nostra coinquilina in eterno, ti va? Basta pagare l'affitto e siamo d'accordo.
    -Suvvia, stiamo cercando una soluzione ragionevole!- esclamò Era, con aria da pacifista, come se lei non avesse fatto nulla per tutto questo tempo e fosse l'innocente senza macchia di turno.
    -Non è colpa mia se Persefone ha un'alga al posto della materia grigia!- replicò Anfitrite.
    -Una cosa?
    -Un'alga. Hai presente i vegetali marini? Quelle si chiamano alghe! Ripeti con me: A-L-G-H-E.
    -Oh, per lo stipendio di Caronte, so cosa sono le alghe!
    -E se legassimo i nostri mariti con delle alghe?- propose Era, colta da un'illuminazione divina.
    -Oh, certo!- fece Anfitrite, con sarcasmo. -Dimentichi un piccolo particolare: tra coloro che vorresti legare c'è anche mio marito, il Signore dei Mari.
Era si fece cupa e tornò a giocherellare con la piuma di pavone. Il segugio infernale saltò in grembo a Persefone. Anfitrite si mise a sedere nuovamente.
    -Ma è mai possibile?- esclamò Anfitrite, improvvisamente seria. -Cioè, quei tre sono sposati, accidenti!
    -E tu credi che se ne ricordino?- replicò Era con noncuranza. -Comunque sia, che avevi capito prima?
Anfitrite la guardò stranita, poi capì. -Oh, quello!- la Nereide sembrò riacquistare tutta la sua energia. -Ho capito di chi è a colpa di tutto questo!
    -E di chi?- chiesero le altre due, con gli occhi pressoché fuori dalle loro orbite.
    -Ma di Afrodite, no?
    -Macché!- esclamò Persefone, scuotendo la testa.
    -Perché no?- chiese Anfitrite.
    -Semmai di Eros, no?- intervenne Era, come se fosse ovvio. -Afrodite è troppo impegnata a guardare il suo riflesso nello specchio, non credo che abbia tempo da perdere in queste stupidaggini!
Anfitrite e Persefone le rivolsero delle occhiate scettiche.
    -BARK!- abbaiò il segugio infernale.
Persefone annuì. -Sì, Lancia Y ha ragione!- affermò con aria solenne, mentre il vestito nero oscillava al vento. -Stiamo cercando di dare la colpa a qualcun altro quando in realtà è tutta dei nostri mariti!
Era alzò un sopracciglio. -Hai dato al tuo cane il nome di una macchina?
    -Guarda che la Lancia Y è venuta dopo il mio Ciccipucci!- rispose Persefone, ferita nell'orgoglio.
Anfitrite alzò gli occhi al cielo stellato, con disperazione. -Ma che ho fatto di male per meritarmi tutto questo?
    -Vuoi la lista?- sghignazzò Era, giocherellando con la piuma di pavone.
Anfitrite la fulminò con lo sguardo. -Ora basta, dobbiamo riflettere sul serio!
    -Giusto!- annuì Persefone, dando biscottini per cani lunghi un metro e mezzo a Lancia Y.
    -Non possiamo tollerare che i nostri mariti continuino a rimorchiare belle mortali e a far figli con loro!- esclamò la Nereide.
    -Giusto!- confermò Persefone, continuando a giocare con Lancia Y.
    -Sono sposati, accidenti!- aggiunse Era.
    -Giusto!
    -Vi pare giusto che continuino ad ignorarci così, spassandosela con le mortali?- domandò Anfitrite.
    -Giusto!- esclamò Persefone.
Anfitrite alzò un sopracciglio ed Era guardò la nipote in cagnesco. Persefone parve accorgersi solo dopo qualche istante del tremendo errore che aveva combinato.
    -Cioè... volevo dire...- farfugliò. -... Giusto un corno!
    -Molto meglio.- constatò Era. -Ma sappi che ti tengo d'occhio...
    -Sembri un serial killer quando dici così, zietta.- cinguettò con sarcasmo la dea della primavera.
    -E tu ce l'hai con me perché io me ne sto sull'Olimpo ventiquattr'ore su ventiquattro, a differenza tua.- replicò Era, con un ghigno sadico in volto. -Lo dice anche tua madre che avresti potuto sposare il dio dei medici o quello degli avvocati! Ma noooo, hai dovuto mangiare il melograno! Ingorda!
Persefone digrignò i denti. -Ancora una parola e ti scaglio contro Lancia Y.
    -Che paura, un barboncino pulcioso!- squillò Era, con sarcasmo.
Gli occhi di Persefone iniziarono ad infiammarsi. -Fidati, tu non vuoi che lo faccia.
Era fece una faccia disgustata. -Ti verranno fuori le rughe, se continui così.- la rim-proverò. -Nessuno ti vorrà più come sposa se le avrai!
    -Ma sono già sposata!- esclamò Persefone, esasperata.
    -Ecco, a questo proposito riprendiamo la nostra conversazione!- s'intromise Anfitrite, visibilmente scocciata.
Entrambe le altre dee sbuffarono, ma non osarono mettersi a discutere con Anfitrite. Dopotutto, aveva ragione.
    -Bene, grazie agli dèi.- disse Anfitrite, spostandosi un ciuffo di capelli che le era ricaduto sulla fronte.
    -Prego.- risposero in coro Era e Persefone.
    -Ci rinuncio...- sospirò Anfitrite. -Parlando seriamente: Era, tu che in teoria dovresti essere l'esperta in materia, come si comportano le mortali in caso di tradimento da parte dei mariti?
Era si portò una mano al mento, riflettendo attentamente.
    -Uhm...- fece la dea dai capelli argentei. -Di solito li prendono brutalmente a padellate in testa, con varianti sull'utilizzo del randello o del mattarello al posto della padella.
Gli occhi di Anfitrite si accesero e quelli di Persefone brillarono di voglia di sperimentare l'ingegnosa usanza mortale anche in questo campo.
Era notò con compiacimento le occhiate che si scambiavano la consorte di Poseidone e quella di Ade, ma aggiunse: -Oppure li cacciano fuori di casa, facendosi andare un assegno per il mantenimento, divorziando.
    -Beh... ma noi mica possiamo divorziare, no?- domandò Persefone.
    -Io no di certo!- esclamò Era, stizzita.
    -E poi divorziare costa un sacco di dracme. Sapete, credo che la prima alternativa fosse la migliore, tutto sommato.- constatò Anfitrite. -Giusto?
Lancia Y abbaiò in segno di approvazione. Persefone accarezzò il segugio, esclamando un “Giusto!” entusiasta. Era sghignazzò.
    -Direi che è deciso, allora.- ricapitolò Anfitrite. -Dobbiamo solo procurarci una tassella o come alga si chiama...
    -Padella.- la corresse Era.
    -Comunque sia.- minimizzò Anfitrite. -Procuriamocene una ed il nostro piano potrà vedere una conclusione positiva per noi.
    -Almeno per me ed Anfitrite, perché non so se la padella di Era reggerà...- ridacchiò Persefone.
    -Perché la mia non dovrebbe reggere?- incalzò Era.
    -Beh, considerando la testa dura di tuo marito...
Era aggrottò le sopracciglia. -Avrai anche ragione, ma nessuno dei miei tre fratelli brilla per intelligenza...
    -Credo sia l'unica cosa in cui saremmo tutte e tre d'accordo.- concesse Anfitrite.
Era e Persefone ridacchiarono.
    -Ad ogni modo, dove troviamo le padelle?- domandò Persefone, continuando ad accarezzare Lancia Y.
    -Uhm... bella domanda.- rifletté Anfitrite.
    -Forse può costruircele mio figlio.- propose Era.
Persefone annuì con il capo. -Bella idea!
    -Strano che sia venuta a te...- constatò Anfitrite.
Era fece finta di nulla e proseguì con il suo discorso. -E poi, magari, potremmo farcele recapitare da Ermes, no?
Persefone era in procinto di proferir parola, quando un certo dio dai piedi alati comparve, pestando la coda a Lancia Y. Il dio non era in una gran bella situazione.
Il messaggero si scompigliò i riccioli brizzolati, asciugandosi la fronte dal sudore. -Ecco dove eravate, accidenti!
Persefone, nel vedere Ermes ansimare, gli chiese: -Ci stavi cercando?
    -Logico!- esclamò Ermes. -Avete una vaga idea di che ore siano? I vostri adorabili maritini mi hanno fatto correre per tutto l'Olimpo nel tentativo di trovarvi!
Anfitrite scoppiò in una risata isterica.
    -Ma che simpaticone!- esclamò Era, divertita dalla cosa.
    -Ed hanno mandato me a cercarvi!- continuò Ermes, con fare petulante. -In più, quell'imbranato di Apollo ha perso il suo iPod da qualche parte qui nei dintorni mentre scorrazzava sul suo Carro del Sole, e devo ritrovare anche quello...
    -Buon lavoro, allora.- disse Anfitrite, sorseggiando un po' d'acqua.
Ermes non rispose, ma si limitò a tirar fuori un cellulare che brillava di azzurro nella notte.
Una vocetta stridula esclamò: -Mi verrà un esaurimento nervoso se continuiamo così!
    -Che succede?- domandò il messaggero.
    -C'è Apollo che mi tartassa di telefonate!- rispose la vocetta stridula, esasperata.
Ermes sbuffò. -Come sempre, Martha.- aggiunse Ermes. -Dov'è finito George?
    -Sono qua!- disse una seconda vocetta, mentre un serpente in rilievo si muoveva da un lato all'altro del cellulare. -Hai quattrocentottantadue messaggi non letti, capo! E voglio un ratto!
    -Che carini che siete, George e Martha!- esclamò Persefone, scattando in piedi ed accarezzando i serpenti sul cellulare. -E George, mio caro, se vuoi un ratto passa da me prima di mercoledì, altrimenti Ade chiama l'impresa di disinfestazione!
A George venne l'acquolina in bocca al solo pensiero. Martha sospirò e venne poi imitata anche da Era ed Anfitrite.
    -Beh, bando alle ciance!- tagliò corto Ermes, riprendendo il controllo della situazione. -Martha, dì a Zeus e agli altri due bacucchi che ho trovato le loro consorti!
    -No!- intervenne Anfitrite.
    -Agli ordini!- esclamò Martha con entusiasmo.
    -No, no, no!- strillò la Nereide.
Troppo tardi. Martha aveva già chiamato i tre mariti e aveva indicato loro il posto da raggiungere.
Anfitrite batté il piede a terra con frustrazione. -No, no, no, no, no!
    -Perché no?- le domandò Persefone. -Prima arrivano, prima mettiamo in atto il piano.
Era annuì.
Ermes si allontanò di poco, mettendosi al riparo da un'eventuale lite ma continuando a seguire la conversazione con discreto interesse.
    -Ma non abbiamo le tasselle!- protestò Anfitrite. -O come alga si chiamano.
Era ghignò, facendo comparire tre piume di pavone e trasformandole in altrettante bellissime padelle in titanio. Ne porse una a Persefone ed una ad Anfitrite, le quali si sciolsero in dei sorrisi dai risvolti alquanto sadici.
    -Era, i miei complimenti!- esclamò la Nereide. -Questa è stata una bella trovata!
    -Lo so.- rispose Era, facendo sfoggio della sua infinita modestia.
Persedone ridacchiò.
Le tre dame si alzarono in piedi, imbracciando le padelle con un luccichio omicida negli occhi. (S)Fortuna volle che in quel momento si materializzassero nientepopodimeno che Zeus, Ade (con il permesso speciale di salire nell'Olimpo a cercare la moglie) e Poseidone.
Inutile dire che rimasero un po' interdetti dalla visione delle tre con in mano quegli oggetti alquanto ambigui per delle divinità.
    -Oh, eccovi qua!- esclamò Zeus, nel vedere la moglie e le altre due. -Ma che ci fate assieme, voi tre?
    -Non sono affari tuoi.- rispose schietta Era.
    -Ecco, appunto!- concordò Ade. -Vieni, Persefone, torniamo negli Inferi.
    -Non decidi tu quello che devo fare!
    -Che cos'è questa, una ribellione contro di noi?
Le tre donne si scambiarono un'occhiata d'intendimento e poi dissero all'unisono: -Sì.
Poseidone inarcò un sopracciglio. -Ribellione per che cosa, di grazia?
Anfitrite prese un respiro profondo, poi iniziò a spiegar loro tutti i punti che andavano bene né a lei, né a Persefone e nemmeno ad Era dei propri rapporti di coppia.
    -Siamo stufe di starcene qui buone buone mentre voi ve la spassate con le mortali!- esclamò Anfitrite, infervorata. -Siete sposati, accidenti! Ma sembrate ricordarvene solo quando vi fa comodo, in tutti gli altri trecentosessantaquattro giorni dell'anno andate sulla terra a fare gli occhi dolci alle mortali e a far figli con loro!
    -Anfitrite, cara, io...- iniziò Poseidone, ma Era s'intromise.
    -Io sono la dea del matrimonio, per le canottiere verde fluo di Artemide!- sbottò Era. -Non posso tollerare che mio marito mi tradisca con qualche mortale, faccia scoppiare un paio di guerre mondiali e poi torni qui come se nulla fosse! IO non lo permetto!
    -Era, passerottino, cerca di capire...- tentò di spiegare Zeus, ma Persefone non lo lasciò continuare.
    -Capire un corno!- replicò la dea della primavera, con Lancia Y al proprio fianco per darle manforte ed un sostegno morale. -Cosa vorreste farci capire, eh? Che le mortali sono tremendamente attraenti, affascinanti e compagnia bella? Credete che queste bastino come scuse?
    -Che cosa vuoi che facciamo perché voi ci perdoniate, colombella mia?- le domandò Ade.
Era e Persefone alzarono le loro padelle, ma Anfitrite le precedette, dicendo: -Un giuramento.
I Tre Pezzi Grossi la guardarono straniti, mentre Era e Persefone le scoccavano occhiate assassine.
    -Che genere di giuramento?- le chiese Ade.
    -Vogliamo che giuriate di non generare più figli con i mortali.- decretò la Nereide. -Dovete giurare che non tradirete mai più i vostri impegni matrimoniali e che resterete fedeli a noi: siamo pur sempre vostre mogli!
Ermes, che assisteva ancora alla conversazione in disparte, scoppiò a ridere, tentando goffamento di mascherare il proprio divertimento.
    -Uhm...- Zeus si fece pensieroso. -Ci state chiedendo tanto. Non mi pare un accordo equo...
Era puntò la padella come fosse una spada sulla punta del naso del marito. -Come hai detto scusa?- ringhiò la dea, con fare minaccioso mentre s'illuminava d'argento.
Zeus deglutì, intimorito: una moglie arrabbiata può essere peggio di essere vomitati da Crono. -Dicevo... non mi pare un accordo equo, ma faremo come ordin... ehm, volete perché noi vi amiamo e siamo pur sempre i vostri mariti.
Ade e Poseidone annuirono con falsa convinzione.
Era parve soddisfatta. Si piantò le mani ai fianchi e squadrò i tre uomini uno per uno.
    -Qualcun altro vuole dire la sua?- domandò con sarcasmo la dea del matrimonio.
Ade e Poseidone scossero la testa, stavolta certi della loro risposta.
    -Bene.- concluse Persefone. -Giurate e poi andiamo.
Zeus sbuffò ed iniziò a recitare il giuramento con i suoi due fratelli. -Noi, Zeus, Ade e Poseidone, giuriamo di non generare più figli con i mortali per rispetto delle nostre amatissime mogli e dei nostri oneri matrimoniali... cioè, onori matrimoniali.
Ermes era piegato in due dalle risate, senza alcun contegno.
    -Molto bene.- concluse Anfitrite. -Direi che possiamo andare.
La Nereide prese sottobraccio Poseidone e si dissolsero in uno sbuffo d'acqua salata, lasciando un piacevole profumo di brezza marina nell'aria. Era e Zeus, invece, scomparvero in un nugolo di polvere dorata. Ade e Persefone saltarono in groppa a Lancia Y e scomparvero tra le ombre.
Ermes si riprese dalle risate solo dopo qualche minuto dopo, quando rischiò quasi di soffocarsi.
    -Ma che ci trova di tanto divertente, divino Ermes?- gli chiese Martha.
    -Anfitrite non li ha fatti giurare sullo Stige.- spiegò il messaggero, mentre George sghignazzava. -Il giuramento non è ufficiale.
    -Capisco.- disse Martha. -George, tu perché ridi?
    -Ci sono due motivi.- sibilò George il Serpente. -Il primo è che sono contento perché Persefone ha detto che mi darà un ratto.
Appena concluse la frase, Martha sospirò, esasperata. -Ed il secondo motivo?
    -È che laggiù c'è l'iPod di Apollo.- spiegò George, indicando con un ghigno in direzione del dispositivo smarrito.
Ermes sollevò lo sguardo dal proprio cellulare e vide un oggetto di dimensioni alquanto ridotte attaccato ad una colonna greca con dello scotch di carta. Il messaggero staccò l'iPod dalla colonna e vide che era impostato sulla modalità videocamera: a quanto pareva, aveva filmato tutto il discorso delle tre signore ed il giuramento dei tre figli di Crono.
Il volto elfico del messaggero degli dèi si aprì in uno scaltro sorriso da malandrino. -Sapete, George e Martha? Credo che Apollo non abbia bisogno del suo iPod.
I due serpenti ridacchiarono ed Ermes s'infilò l'iPod in tasca.
    -Spero solo che non abbia registrato anche i suoi haiku...- concluse Ermes, poco prima di svolazzare via con i suoi sandali alati.


Ed, ehm, ecco, è così che si conclude la prima-e-spero-ultima puntata di Radio Dioniso sulla linea del Campo Mezzosangue.
Chi vi parla è Percy Jackson, il vostro figlio di Poseidone preferito.

Oh, scusatemi un attimo, Annabeth mi sta strillando qualcosa da oltre il vetro della sala di registrazione, ma io non sento niente... i timbits?
Ah, i credits?

Giusto! Sei un genio, Annabeth! Vabbè, ora non fare quella faccia compiaciuta...
Comunque, dicevamo... il materiale è stato gentilmente offertoci dal Divino Ermes, che adesso credo stia volando lontano per sfuggire all'ira del padre e dei due zii. Il copione è opera del Signor D., ed è stato scritto seguendo per filo e per segno i discorsi ripresi nel filmato dell'iPod rubato di Apollo.
Grazie per aver sopportato questo strazio sino alla fine!
Ora il vostro Percy Jackson vi saluta e va ad ammazzare qualche mostro o a bisticciare con Clarisse.

L'ultimo regalo che vi facciamo oggi è l'haiku giornaliero di Apollo. Ecco a voi!

«IPod perduto:
stava filmando.
Premio a chi lo trova.»


E, una volta mandato in onda l'haiku, tutti i figli di Ermes partirono alla ricerca del leggendario iPod perduto di Apollo.


Tre mogli a comandare


My little corner
:
Questa storia è una stupidaggine colossale.
Non scherzo, la ritengo stupida persino io che l'ho scritta!
Ero partita con l'idea di scrivere qualcosa di sensato, ma alle tre di notte l'idea di una demenziale ha preso il sopravvento ed ecco qua il risultato. Lo so, è cortina... tuttavia spero che questa cosetta sia almeno riuscita a strapparvi un sorriso.
Grazie per essere arrivati fin qua, spero che stiate ancora bene dopo la lettura. :'3
Aly.

Credits:
Characters © Rick Riordan
Title Font = Pirho Herakles
Text Font: Arial, Times New Roman, Traditional Arabic

I personaggi non mi appartengono, ma sono di proprietà di Rick Riordan. Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro.

   
 
Leggi le 10 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Percy Jackson / Vai alla pagina dell'autore: CatchingLightning