SEMPLICEMENTE ALEX
Capitolo 1-Semplicemente Alex
-Alex
vieni alla festa?-
Alex: il mio soprannome. Mi chiamavano tutti così
quando avevo 15 anni. Mi piaceva, non era male per un soprannome: aveva un che
di maschile e questo, malgrado tutto, era di mio gradimento. Il mio nome
completo è Alessandra Maria Parmeli. Fino ad Alessandra va tutto bene... il
resto, beh, no comment. Per questo mi piaceva Alex e poi mi dava l'idea di
indipendenza e libertà che in genere hanno i ragazzi. A un ragazzo è consentito
tutto e poi non è obbligato a mettersi le gonne e... le calze. Quanto odiavo le
calze, ancora oggi vivo in pantaloni. Non che sia passato poi molto tempo dai
miei quindici anni. Lo so dicono tutte così...
Era una giornata come tutte le altre. No. Sto mentendo.
Mi avevano appena invitato alla festa più esclusiva dell'anno. E l'avevano
fatto con quella naturalezza propria di chi le feste è abituato a darle almeno
due volte al mese. Era il mondo in cui volevo entrare e quella serata al Piper
non dovevo proprio perdermela.
Ancora non so chi avesse organizzato la festa: quattro
ragazzi del Visconti, credo. Ma non aveva la minima importanza. Era sempre
così: le feste si allargavano alle varie scuole, per far numero. Così era e
così è ancora oggi. Affittare il Piper: che idea! Da ricconi, gente che di
soldi da buttare ne ha parecchi... ma non era affar mio. Il mio unico compito
era convincere i miei e farmi carina per la festa... No problem...
-Certo che vengo! Sarà la festa più in dell'anno-
-Si finchè non se ne organizzerà un altra-
Oche. Nient'altro che oche: cosa ci trovassi in loro
non so proprio spiegarmelo. Erano carine, civettuole e piacevano ai ragazzi. Io
ai ragazzi per il momento non ci pensavo. E le mie amiche mi definivano cuore
di pietra, vivevano nella convinzione che io non potessi innamorarmi. Le ho
definite amiche ma in realtà sarebbe più opportuno definirle conoscenze
simpatiche. Di amiche vere ne avevo poche: un gruppetto ristretto, cinque o
sei, e senza di me non si faceva nulla. Gli volevo bene e le stavo portando con
me verso la scalata sociale. Loro erano d'accordo.
Adesso mi
sembra tutto così frivolo e sciocco... come ho potuto! Rivedendo la situazione
ora capisco che dovevo tenermi strette le mie vere amiche e non tentare
disperati voli pindarici per inserirmi in TUTTI i gruppi della classe.
No... tutti no, è un'esagerazione: c'era un gruppo di
cui non avrei mai voluto far parte. Non erano le secchione (fra l'altro un
termine che odio) e neanche le sfigate (nella nostra classe non ce n'erano) ma
più che altro delle snobbettine che vestivano in una maniera... diciamo che
imbarazzante è poco. Mi trattengo dal dire di peggio. Le ho sempre odiate e loro mi hanno sempre
reso la vita difficile. A scuola non
avevo voti eccezionali... ma arrivavo sempre a prendere il mio 8 pieno e
abbondante... si perchè qualche volta arrivavo anche al 9. Secondo i miei
genitori era solo il mio dovere ma per quelle puttanelle abituate al loro 5
canonico prendere otto era da vere secchione. Io una secchiona non lo sono mai
stata. Una secchiona è una ragazza triste e bruttina che passa la vita sui libri, io non potevo essere
più diversa. Facevo sport: scherma per la precisione. Lo so sembra strano,
poche ragazze fanno scherma e io ero orgogliosamente fra quelle. E poi che
altro facevo? Leggevo, serfavo la rete e frequentavo feste. Fra l'altro lo
faccio tuttora. Ma alle arpie non
importava. Una volta etichettata, sei schedata, sei la secchiona per sempre e
per giunta sei una secchiona che non passa i compiti. Io la versione la passavo
a chi mi stava simpatico... non a chi voleva usarmi. Quelle da me non hanno mai
avuto nulla, se poi gliele hanno passate gli altri le mie versioni o i miei
compiti di mate quello è un altro discorso. Mi secca, lo ammetto, ma almeno lo
accetto. Per questo non potevo essere più arrabbiata o contrariata quando mi
resi conto che una delle mie amiche voleva far parte di quel gruppo.