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Autore: Martin Eden    04/09/2011    1 recensioni
Ciao a tutti!!!!!!!!!! Questo è il lavoro di una settimana particolarmente drammatica e iper-distruttiva, che ha portato parecchio male a un noto autore di nostra conoscenza...ma come ben sapete, l'ispirazione non si può fermare! Che ne pensate? Leggete e commentate!! ;) (devo forse cambiare mestiere?!)
Genere: Demenziale, Parodia, Satirico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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LA GITA NEL PINETO

 
   Taci, che mi pari una radio.
Su le soglie del bosco non odo parole
che dici umane, tanto sei ubriaca.
   Da te odo solo versi nuovi
ma sinceramente parlano meglio
gocciole e foglie lontane.
   Ascolta, e impara. Ma porca,
pure piove da queste
nuvole sparse.
   Piove sulle tamerici
nerastre e scarse, 
sui rovi spinosi
e arcigni,
sui ginestri macilenti
di fiori malcurati
ancor di più calpestati
ma che posto da schifo
è ‘sto qui…
   E piove
dai pur
sui nostri volti slavati
sulle nostre mani vogliose
sui vestimenti rialzati
piove sui nostri capelli
(qual gioia!)
e la brama che l’anima
schiude strabella
dopo la serata che sballa
che ieri ti confuse
che oggi mi delude
O Ermione.
 
   O Ermione
perché non me l’hai data
tra i mirti divini e la
solitaria verzura?
   Questo rumore all’oscura
che varia nell’aria
sei tu che hai bisogno di cura,
benché sia poca cosa
almeno è sicura.
   Ascolta. Piangono
anche le cicale
per te che stai male
ma io che sotto questa pioggia
per nulla ci voglio stare
solo concludere
poi mi piacerebbe
anche andare.
   Questo allegro concerto
me par che sia troppo
e poi pungono!
   E il pino che guarda
e il mirto che ascolta
e il ginepro che aspetta
tutta sta natura
un cavolo c’aveva da fare?
   E io immerso nell’ansia
e tu immersa nel sogno
o Ermione.
   Svegliati, effimera creatura
così non può andare
né fra noi né fra altri
già male sta venendo la prestazione
le mie braghe molle di pioggia
e i tuoi capelli irti di sterpi
una corona da morti tu sembri
dolce e bastarda Ermione.
   Ascolta. Non è come sembra,
io solo voglio aver da te una carezza
che unisca la mia voce al concerto
di passeri intorno
anch’io, come loro, odo una nota
una sola che ancora trema,
risorge
e se non ti sbrighi sì, muore.
   Vorrei scrosciare di piacere
come la pioggia
che continua a cadere
e tu che continui a ridere
divertente non so se è la cosa
fredda è sicuro
trepidante lo è anche
ma tu mi par di capire
che pur ubriaca a dir poco
non ne vuoi sapere,
o Ermione.
   Ma come. Io qui ti ho portata
in un lampo di romanticheria
alquanto insensata
e ora non provi per caso allegria?
   Orsù, non senti
il richiamo della natura?
   Di scorza tu sei
e se piangi non piangi per me
né per gioia
né per altro
io penso per te uguale sia
pure sbilenca ora ti sembra la via.
 
 
 
   Ma quindi,
o Ermione,
figlia di questo silenzio
e di questo verde
caccola aulentissima
di fiori
e fresca di acqua silvestre
appiccicata al tuo corpo sta la tua veste
pretendere di star calmo
troppa cosa sarebbe
il tuo petto come bocce
i tuoi occhi come pozzi
(ormai prosciugati)
i tuoi capelli come paglia secca
i tuoi denti rossi d’amore
(o di caipiroske)
io uomo sono
e di carne son fatto
ancora non capisco come
con te mi possa essere immischiato.
   E andiam di serra in serra
ricercando un unicorno che non vola
secondo te ci scappa a ogni curva
finchè d’un tratto ci lascia soli in una radura.
   E piove
(ovviamente)
addosso a te, addosso a me
o Ermione
se di stallone vogliam parlare
almeno considera il mio valore
in detto campo e forse
tu scontenta proprio non ne uscirai,
neanche dopo tre ore.
   Tu staresti meglio nei bagni
io qui a beccarmi ragni
sui pantaloni firmati
sai che ti dico?
   Per farla poetica al tuo riguardo
un augurio dal cuore
che la pioggia sia per te fonte di piacere
perché mi dispiace
ma è proprio ora che io saltello
tra i verdi sogni e un bel limoncello.

  
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