Una vecchia fict che ho ripreso
in mano senza pensarci
troppo.
I personaggi sono,
nell’ordine: Yogi, Tsukumo, Kiki, Hirato, Eva, Jiki.
Buona lettura~
Il
principe lotta per la salvezza
dell’innocente, chiude nei pugni guantati i rovi che fanno di
tutto per
sopraffarlo. Le spine feriscono, le ferite piangono, e la voce gira,
gira, gira
– da oltre cento anni la principessa attende il suo arrivo: (ti aspetti anche che risponda?)
Poi smette di gridare; così,
d’improvviso. (Grazie al cielo, ho
proprio bisogno di riposare~)
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Un
giorno nacque una bella, bellissima bambina,
il cui destino era quello di trasformarsi in una splendida ragazzina,
un’avvenente giovane, una misteriosa donna.
Il tempo non feriva la pelle di porcellana, quindi erano le lacrime a
pugnalarla al petto, più volte, a tradimento: perdere se
stessa o lasciare che
fosse il mondo a perderla di vista, dandola per scontata, contandola
nella rosa
di ciò che purtroppo sarebbe esistito
per sempre?
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Non
voleva essere troppo intelligente, questo la
avrebbe resa sola – non voleva essere troppo affascinante
perché temeva la
boria, non troppo buona né cattiva perché la
gente si sarebbe presa gioco di
lei. Voleva semplicemente essere qualcosa, però non riusciva
a
scoprire se stessa.
Insultava gli altri, in attesa d’incontrare le parole che
avrebbero dato un
senso a tutto.
“Genio del male? Scontato, ma mi piace.”
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Non
aveva mai pensato fuori dal proprio lavoro,
anzi, non aveva una vita che non coincidesse con esso: ogni cosa
facesse doveva
rientrare in uno schema più grande, e tutto si inseriva alla
perfezione nel
Grande Progetto. Le reazioni erano calcolate – anche il non
farsi prendere prima del tempo era
ovviamente parte di
tutto.
«Hai sentito di tutte quelle ragazze scomparse? Ho i brividi
al pensiero…»
Nulla, del Progetto, ti vieta di auto-compiacerti di fronte a simili
parole.
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Non
avrebbe mai trovato un uomo in grado di
competere con la sua potenza, né una ragazza abbastanza
morbida e onesta da
rispondere al suo ideale. Avrebbe sofferto sempre, per sempre,
però era troppo forte
per domandarsi di piegarsi un
poco e riconoscere l’amore che provava per quella piccola
bugiarda, prenderla
per il braccio e convincerla a non andarsene. Mai.
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Perché
doveva essere tanto difficile affrontare
la realtà apertamente?
Perché aveva questo profondo, intimo, indispensabile bisogno
di qualcosa che lo
aiutasse – una spintarella che di innocuo non aveva nulla, a
sopportare anche
la sola presenza di altri esseri umani? Uomini e donne, bambini,
ragazzine che
continuavano a ciarlare di cose senza senso, amore, soldi, ideali,
potere,
virtù, morte, bellezza?
Inspira ed espira, riempi i polmoni e annebbia il cervello.
«In cosa posso esserle utile?»
Circus
è magia e disperazione,
personaggi dalle qualità più disparate
che si divertono a impazzire insieme,
ancora, e ancora, e ancora...
Non hai bisogno di referenze:
ti servono solo un corpo da abbandonare
e giovani menti da corrompere.
Allora, vuoi provare?