Timeline: futurofuturissimo
di una ipotetica situazione in cui Damon accetta di uscire con l’adorabile
Bonnie Bennet (Elena sa essere convincente, mhm?).
Challenge:
─ Prompt Bonnie/Damon/Elena/Stefan - Double date
Note:
─ Il titolo
che ho scelto è ridicolo, ma fa niente, ed è la prima volta
concreta che scrivo una Bamon. In un certo senso mi
piacciono, nonostante in molti odino il personaggio di Bonnie – mentre a
me piace – ma ho fatto un tentativo.
─ Dedicata
a Lizzie_Siddal,
perché siamo due trolle che usano la stessa
scusa per giustificare una futura rottura tra Jeremy e Bonnie – e la rendiamo
pure acida – e al resto della TVG!List perché ho i miei motivi. *faccia angelica*
Disclaimer: I personaggi di “The vampire
diaries” non mi appartengono (ma se lo fossero sarei taaaanto felice,
sì :D).
Creepy smile
Bonnie Bennet
sapeva perfettamente cosa significavano le parole “doppio
appuntamento” combinate al nome “Elena Gilbert”. Non era la
prima volta, infatti, che l’amica cercava di coinvolgerla in
quell’assurda situazione in cui l’imbarazzo era sempre alle stelle.
Di solito riusciva a cavarsela, considerato che Caroline si impicciava
sostenendo che sarebbe stato fantastico combinare un appuntamento a quattro con
Elena, Matt e il suo primo ragazzo. Bonnie era la prima ad incoraggiarla,
riuscendo in quel modo a scappare ogni volta all’invito della sua
migliore amica; sapeva benissimo che Elena lo faceva soprattutto per lei, per
riuscire a farla sbloccare un po’ da quello status di timidezza che tanto
l’aveva caratterizzata e che le aveva impedito più volte di andare
oltre la semplice amicizia con un ragazzo.
Perché se
c’era una cosa peggiore di “Elena che cerca di consolarti quando ti
lasci con il tuo ragazzo” era solo “Elena che cerca di consolarti
quando ti lasci con suo fratello”.
Lei e Jeremy si erano ormai lasciati da un mese – non poteva essere
altrimenti, considerato che era stato circondato dagli spiriti delle sue
defunte ragazze e ciò gli aveva provocato solo confusione e un gran mal
di testa – ma di certo non sarebbe stato un doppio appuntamento a
farglielo scordare o a risollevarle un po’ l’umore.
«Vedrai
che ti divertirai!» l’aveva rassicurata Elena, con un sorriso
nervoso che tradiva le parole appena pronunciate. Bonnie, seduta nel sedile del
passeggero accanto a lei, aveva sollevato le sopracciglia, scettica.
«Perché
il tuo tono di voce non mi tranquillizza?» lo sguardo dell’amica si
fece colpevole, mentre sgranava gli occhi preoccupata, «Elena…
dimmi che non hai…»
«Mi
dispiace, ok?»
Era stata quasi
tentata di scaraventarla con la magia giù dalla macchina, ma era pur
sempre la sua migliore amica – si era ripetuta almeno trenta volte prima
di raggiungere casa Salvatore che no, ucciderla sarebbe stato causa di una
rivolta da parte dei due fratelli vampiri – eppure la voglia di prendere
e tornarsene a casa era pari a mille.
Ed
aumentò ancora di più quando si trovò davanti una scena
che le fece venire ancora più voglia di strozzare la sua ormai
ex-migliore amica. Le lanciò un’occhiataccia, sulla soglia di casa
Salvatore, «Stai scherzando, vero?» sibilò.
«Forza, ho
voglia di bere.»
Damon, quel Damon, lo stesso che aveva più
volte avuto voglia di uccidere e che le faceva desiderare che la razza dei
vampiri si estinguesse, le passò con disinvoltura un braccio attorno
alle spalle e ostentò un sorriso a trentadue denti.
«Primo:
non toccarmi. Secondo: non sorridere, sei inquietante.» sbottò
Bonnie, guardandolo male e liberandosi dalla presa del vampiro.
«Molte
dicono che sia sexy.» commentò Damon, scrollando le spalle e
facendo alzare gli occhi al cielo ad Elena.
«Non hanno
mai sentito parlare di “occhiali da vista”?»
Sollevò
un sopracciglio pronto a ribattere, ma in quel momento Stefan accorse
nell’ingresso per il sollievo di Elena, «Possiamo andare tutti con
la mia macchina.» li informò quando uscirono nel vialetto. Damon
le rubò velocemente le chiavi, con un sorrisetto storto.
«Guido
io.»
«Se guidi
tu non sono sicura che ci arriviamo, in pizzeria.» roteò gli occhi
Elena, infilandosi davanti con lui per salvaguardare la sua macchina. O forse
aveva solo notato lo sguardo esasperato della sua migliore amica rivolto verso
di lei.
Stefan si
inumidì le labbra e si sporse verso Bonnie, che aveva incrociato le
braccia al petto e puntato lo sguardo sulla strada, «Non ne sapevi
niente, vero?» sussurrò.
«No,
infatti.» sospirò Bonnie.
«Mi
dispiace, Elena pensava fosse un buon modo per distrarti.» la
informò lui, mostrando un sorriso comprensivo quando la strega lo
guardò eloquentemente.
«Uscire
con lei, il suo ragazzo vampiro e il fratello che ha quasi ucciso
Jeremy?»
«Sai, io
non lo nominerei stasera.» commentò Damon, dandole
un’occhiata dallo specchietto retrovisore. Elena inarcò le
sopracciglia, chiedendosi come mai gli fosse spuntata quella frase dal nulla.
Voltandosi verso i sedili posteriori, si rese conto che semplicemente non
poteva sentire come lui di cosa stessero parlando Bonnie e Stefan.
«Sai, io
preferirei che ti facessi gli affari tuoi.» gli fece il verso Bonnie.
«Ahi, ahi,
piccola streghetta.» ammiccò Damon, svoltando a destra,
«L’acidità è una brutta cosa. E di certo non aiuta
quando si hanno in macchina due vampiri che non hanno ancora cenato.»
Stefan diede un
colpetto leggero al suo sedile, cercando di sedare l’imminente
discussione, ma Bonnie si aggrappò a quello di Elena lanciando
un’occhiataccia a Damon, «Ricorda che conosco ancora quel giochetto
mentale con cui mi sono divertita tanto tempo fa.» affermò
causando una smorfia sul volto di lui, che ricordò immediatamente come
potesse provocargli aneurismi continui con la magia, uno dopo l’altro.
Non che fossero realmente pericolosi, ma gli procuravano un dolore peggiore
della vicinanza alla verbena.
Nessuno
osò contraddirla, fino a quando raggiunsero una pizzeria fuori Mystic
Falls. Mangiarono tranquillamente, riuscendo a freddare per almeno un’ora
le frecciatine di Damon e Bonnie, e parlarono del più del meno,
riuscendo addirittura ad evitare argomenti spinosi come “cosa facciamo
con Klaus?” oppure “Jeremy Gilbert circondato dalle fidanzate
morte”.
Bonnie
lasciò la crosta dell’ultima fetta di pizza, lanciando uno sguardo
ad un'Elena raggiante, diversa da quella che era stata in quei mesi; per un
momento provò un sentimento di comprensione nei suoi confronti. Di certo
la lontananza da Stefan, il fatto che fosse Katherine a riferirle come stava e
la perdita dell’ennesima figura familiare avevano influito sulla sua vita
più di quanto dimostrasse. Vederla ridere abbracciata al suo ragazzo e
parlare di argomenti leggeri, da adolescente,
le riempiva il cuore di felicità.
Certo, i
problemi non erano spariti, ma almeno per una sera non dovevano pensarci.
Riusciva persino
a sopportare la presenza di Damon, seduto al suo fianco, che beveva la sua
birra senza evitare di lanciare battute rivolte al fondoschiena della cameriera
che aveva portato loro le pizze. Non appena arrivò il conto il cellulare
di Elena squillò, facendola allontanare per qualche momento con
un’espressione accigliata in volto.
«Jeremy.»
commentò Damon, bevendo l’ultimo sorso di birra.
Stefan scosse la
testa, mentre Bonnie picchiettava leggermente la forchetta sul piatto vuoto,
cercando di non far notare quanto il suo umore già pessimo fosse
peggiorato di fronte a quel nome. Quando Elena tornò di corsa al tavolo
annunciando che doveva tornare a casa, non alzò nemmeno lo sguardo; si
limitò ad accettare che Stefan pagasse il conto, per poi salire in
macchina.
«Mi
spiace, avrei voluto che la serata durasse un po’ di più.»
mormorò Elena, dispiaciuta.
«Non fa
niente.» la tranquillizzò Bonnie, «E poi domattina
c’è scuola.» scusa più ridicola non poteva
inventarla, considerato che lei ed Elena non si erano mai fatte problemi a
stare sveglie fino a tardi quando erano insieme, nonostante il mattino dopo
avessero lezione.
La macchina si
fermò come prima tappa davanti a casa Bennet, dove le luci erano ancora
spente. Bonnie scese dalla macchina salutando tutti con un debole sorriso in
volto e un “a domani”, ma non appena sentì l’auto
allontanarsi sospirò e si sedette sugli scalini di casa, passandosi una
mano tra i capelli.
Che situazione ridicola.
Il suo strambo e
inimmaginabile doppio appuntamento era terminato con una chiamata del suo ex-fidanzato
che era dovuto comparire per forza anche in quell’ora che Elena era
riuscita, nonostante tutto, a ritagliare per lei.
Se esisteva un
destino, la stava ampliamente prendendo in giro.
«Ehi,
streghetta.» sbarrò gli occhi e si voltò verso la strada,
dove Damon la fissava con una mano infilata nella giacca di pelle e
l’altra a sorreggere la sua borsa, «Dimenticato qualcosa?»
«Oh,
perfetto.» sbuffò nel rendersi conto che aveva pure dimenticato la
borsa in macchina: come minimo finire la serata chiusa fuori di casa, ad
aspettare che i suoi genitori tornassero da una cena di lavoro, era la
ciliegina sulla torta.
«Qual
è il problema? A parte il tuo ex-ragazzo che gioca a
Ghostbusters.»
Non
riuscì a impedire ad una smorfia divertita di fare capolino, mentre
Damon si sedeva al suo fianco posando la borsa tra loro due. Appoggiò i
gomiti sulle ginocchia, scotendo la testa.
«Tutta
questa situazione è ridicola.» riuscì ad ammettere, dopo
una serata altrettanto assurda. “Ridicola” era la parola magica,
considerato tutto ciò che le era capitato in meno di un anno.
«Assurdo,
ridicolo, impossibile… sono tutte parole che dovresti cancellare dal
dizionario.» spiegò Damon, scrollando le spalle con fare
noncurante, «Nel mondo in cui
viviamo sono inutili.»
«Lo
so… a volte tendo a dimenticarmene.» concordò Bonnie,
ritrovandosi poi spiazzata da quel discorso serio e inusuale. Gli lanciò
un’occhiata circospetta, allontanandosi leggermente per squadrarlo,
«Piuttosto… perché sei seduto accanto a me a chiacchierare
come se fossimo amici?»
«Mi spezzi
il cuore, mia cara!» commentò lui, fingendo uno sguardo offeso,
«Ero convinto che ci saremmo rotolati nel letto a prenderci a cuscinate e
ci saremmo fatti le unghie!»
«Conoscendoti,
ti rotoleresti nel letto per ben altri motivi.» roteò gli occhi
Bonnie.
Damon sorrise
maliziosamente nella sua direzione, «Vuoi farmi compagnia? Sono
sicuramente meglio del ragazzino a let-»
«No,
grazie.» lo liquidò Bonnie, avvertendo l’imbarazzo iniziare
a raggiungere le guance. Il vampiro, infatti, se ne accorse immediatamente e
aprì la bocca sorpreso, «Non azzardarti a dire qualcosa di cui
potresti pentirti.»
«Sei
ancora vergine!»
La ragazza
arrossì di più, ma riuscì ad evitare miracolosamente che
il suo tono di voce la tradisse, «Non sono affari tuoi.»
«Scherzi?
Dopo i cuscini e le unghie, ci vogliono un po’ di sani
pettegolezzi.» ribattè Damon, ridendo per l’ennesima
occhiataccia che la strega gli lanciò con tutta l'intenzione di gelarlo.
«Invece di
dire scemenze, che ne dici di tornartene a casa?» sbuffò Bonnie,
afferrando la borsa e rialzandosi in fretta. Salì gli scalini di casa ed
entrò in casa appena in tempo, poiché Damon si appoggiò
allo stipite della porta. La barriera invisibile di un “benvenuto”
a dividerli.
«Meno
acidità, più sesso. Funziona sempre.»
«Meno
Damon, più simpatia da parte mia.» rincarò la dose Bonnie,
scoccandogli un sorriso sarcastico.
«Ora dici
così… ma in realtà questa è stata la parte
più divertente della serata. Anzi…» si corresse
immediatamente, appoggiando una mano sullo stipite della porta,
«Dell’intero mese. A proposito… ho un dubbio atroce.»
Bonnie
sollevò un sopracciglio, «E quale sarebbe?»
«Sono
davvero inquietante quando sorrido?»
Sbattè le
palpebre ammutolita, di fronte al sorriso raggiante di Damon. Trattenne una
risata, «Preferisco lasciarti dubitare, non capita spesso di scalfire
l’autostima di Damon Salvatore.» si strinse nelle spalle, con un
sorrisetto, «Buonanotte.» gli chiuse la porta in faccia, accendendo
poi la luce dell’ingresso. Non appena appese la giacca
all’attaccapanni non riuscì a impedirsi di sorridere e scuotere la
testa. In fondo quel doppio appuntamento non era stato poi così disastroso
come aveva immaginato; e per un momento si rese conto che il sorriso di Damon
non era così inquietante. Erano più le volte che fosse serio o
lanciasse sguardi maliziosi, che quelle in cui sorrideva davvero, per questo
qualche minuto prima era rimasta sorpresa. In quel momento il sorriso di Damon
era stato tutto tranne che inquietante. Ma, questo, non glielo avrebbe mai
detto.