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Autore: Shizuko    05/09/2011    0 recensioni
La storia avviene in una Tokyo contemporanea, in una vita semplice, di tutti i giorni. Sta per iniziare l'anno scolastico ed Hozuki Hina, una giovane ragazza del secondo anno della scuola Hideto Matsumoto, si imbatterà in Takagi Saiga e tutto quello che riguarda il suo misterioso segreto.
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Introduzione: La storia avviene in una Tokyo contemporanea, in una vita semplice, di tutti i giorni. Sta per iniziare l'anno scolastico ed Hozuki Hina, una giovane ragazza del secondo anno della scuola Hideto Matsumoto, si imbatterà in Takagi Saiga e tutto quello che riguarda il suo misterioso segreto.
La storia è narrata in prima persona, dal punto di vista di Hina.

- Oggi s'inizia! - Dissi a voce alta, pronta e scattante, in piedi già un'ora prima del grande momento.
Ogni mattina, tutti i giorni così, pronta a salutare il mondo, che a dire il vero non era del tutto corretto con me, ma che comunque mi regalava la luce del giorno che non tutti erano fortunati ad avere, raggiante, nei propri occhi. Mi piaceva essere mattiniera, prepararmi e poi fare lunghe passeggiate fuori di casa, all'aria fresca che mi circondava, in quella metropoli piena di vitalità e colori. Era proprio una città che faceva per me, la mia. Oggi, però, era un giorno speciale, in tutti i sensi.
Misi giù il piede, sul pavimento freddo ed un brivido mi percorse la schiena: mi rizzai dritta e non esitai un minimo momento in più a ficcarmi le pantofole ai piedi. Mi avviai al bagno, passando fra la confusione di casa di prima mattina, come se niente fosse. Mio papà, che lanciava i vestiti fuori dall'armadio che, spesso, finivano fuori dalla stanza, per trovare il vestito da lavoro; mia madre, di fretta, a preparare la colazione per mio padre ed a correre dall'altra parte della casa per andare a truccarsi; i miei fratelli, gemelli, entrambi più piccoli di me di 3 anni, pronti a litigare per decidere chi si deve mettere quel vestito e chi l'altro, per non farsi confondere dalle persone che li vedono. Questa è casa mia la mattina, ma io me ne frego e tiro avanti, con la più assoluta tranquillità, pronta ad uscire di casa. Lavati i denti, vestita con la divisa da marinaretta e pettinati i capelli neri e perfettamente dritti e lisci, presi una fetta biscottata e la mia valigetta e mi avviai: Io, Hozuki Hina, ero pronta per iniziare il secondo anno del liceo Hideto Matsumoto!

Quel giorno, il cielo era stupendo, come se mi sorridesse con le nuvole bianche e soffici, appena formate proprio per il piacere dei miei occhi. Avrei voluto viverci in mezzo a quell'azzurro che mi rispecchiava nelle iridi, facendomi sognare tutto e di più. Volteggiai, chiudendo gli occhi, nella strada di periferia che ormai era ancora deserta: nessuno sarebbe andato a scuola con un'ora in anticipo, ma a me andava bene così, almeno avrei potuto accaparrarmi i posti prima degli altri, per me e le mie amiche che tanto amavo. Non sono mai stata troppo popolare, forse troppo buona da prendere in giro e da perdonare sempre chi lo faceva; qui l'unico modo per diventare popolari era fare le oche senza cervello e sghignazzare alle spalle della prossima vittima, sola e sempre più crocifissa dalle dicerie false che ovviamente venivano messe in giro velocemente in tutta la scuola. Una volta ero una vittima, ma ora ho capito come prendere la questione ed ora non sono più quel tipo di persona, ma neanche un'oca starnazzante. Diciamo che io sono normale e voglio rimanere così, perché la vita mi piace così com'è, semplice. D'un tratto iniziò a venir nuvoloso, come se quelle nuvole nel cielo limpido di pochi minuti prima fossero scappate ed avessero lasciato il posto a queste, più minacciose e cariche d'ira. Non mi ero portata l'ombrello, ma forse con una corsa in pochi minuti sarei riuscita ad arrivare alla stazione dei treni, da dove avrei preso il binario numero 5 che portava direttamente davanti alla scuola. Alzai le spalle, come se non m'importasse della divisa che non mi permetteva più di tanto il movimento scattante e rapido ed iniziai a correre contro il tempo, che mi riservava la pioggia. Arrivai dopo cinque minuti, piegandomi col busto e mettendo le mani sulle ginocchia, ansimando. Non ero abituata a correre, o almeno, non più; era passato molto tempo dall'ultima volta che feci attività fisica a scuola, per cui il mio fisico non mi sosteneva per molto tempo. Presi un respiro profondo ed entrai in stazione, prendendo il biglietto di andata e ritorno e partendo per la scuola.
I treni mi rilassavano, riuscivano a farmi trasportare in un altro mondo, facendomi dimenticare di tutto e tutti, facendomi viaggiare col pensiero alla vista di tutte le immagini sfreccianti al di fuori del finestrino, immagini troppo veloci per essere catturate singolarmente e quindi ricche di misteri che mi divertivo a svelare con ipotesi e filmini mentali sempre più svariati. Come alla vista di una macchina rossa, piccina e compatta, guidata da un uomo alto. Chissà perché un uomo alto si doveva comprare una macchina così piccola, forse è per mancanza di soldi o perché è masochista e si diverte a stare in spazzi più piccoli di lui? Io non posso di certo saperlo, ma ipotesi così, anche delle più strampalate, mi divertivano in momenti come questi.
Non ci volettero nemmeno dieci minuti che ero arrivata a scuola. Erano le sei ed un quarto ed, ovviamente, non c'era nessuno davanti alla scuola che avrebbe aperto un'ora e mezza più tardi.
- Chissà che felicità rivedere tutti, magari l'estate li avrà cambiati, e chissà come! - Dicevo a bassa voce fra me e me.
Una goccia d'acqua mi prese il naso, in pieno; subito scattai con il volto a guardare in su: la tanta attesa pioggia aveva deciso di farsi vedere!
Corsi sotto il portico della scuola, sedendomi su uno scalino ed osservando la pioggia che veniva giù riempiendo il silenzio in quel grande giardino.
- Che bella giornata, anche se piove. - Dissi, ancora fra me e me, sospirando.
- Che fai, parli da sola? -
Mi girai di scatto, come spaventata; era una voce profonda, la sua. Un ragazzo, alto e biondo, ovviamente tinto, con tre piercing per orecchio. Era magro e con un fisico abbastanza muscoloso, dal viso affascinante e dagli occhi con tratto occidentale. Vestiva con una felpa nera ornata di cappuccio, abbastanza leggera ed attillata, non troppo adatta per il freddo di quella mattina. La felpa era abbinata a dei jeans scuri, a sigaretta e stretti, abbassati e senza cintura e delle scarpe di tela, simili a Converse. Chissà se era Giapponese o se era straniero. Mi insospettii, non sembrava uno studente della scuola, perché non indossava la divisa e sembrava molto più grande di un normale studente.
- Tu... Tu chi saresti? - Dissi un po' spaventata dal ragazzo.
- Sei strana, mi rivolgi pure la parola. Comunque sia, lo scoprirai a tempo debito. - Rispose solo questo, per poi lasciarmi ed andare in direzione del cancello della scuola, facendomi rimanere con la domanda ancora in sospeso.
- A... Asp... -
- Hina! -
Non feci in tempo a farlo tornare indietro che arrivarono le mie amiche.
Mi girai di scatto, con un sorriso fittizio, tanto per mascherare l'accaduto di pochi secondi fa, e corsi verso le tre ragazze che conobbi l'anno prima.
- Kaya! Hime! Konno! Sono felice di vedervi! - Dissi prendendo le mani di Hime, che era nel mezzo del terzetto.
Erano tre mie amiche, del secondo anno anche loro; Kaya, iperattiva e tanto carina, lavorava in un maid-cafè dopo la scuola e quindi era solita ad essere dolce e tenera, era pure una patita di manga e di idol giapponesi; Hime, la leader del quartetto, era una ragazza dolce e molto, come si definisce lei, tsundere ma moe ed io le ero affezionata, perché era stata proprio lei ad integrarmi nel gruppo; Konno era, invece, una ragazza molto timida e taciturna, la solita ragazza studiosa, ma che tirava fuori dal nulla battute spinte nei momenti più inopportuni.
Guardai un attimo dietro alle tre e vidi un ragazzo, alto e magro, vestito con la divisa del Matsumoto, con capelli lunghi e neri, imbronciato.
- Yoite! - Dissi ad alta voce, rivolto al ragazzo. Era Yoite, il ragazzo di Hime, un ragazzo molto...
- Mpfh ... Ciao Hozuki ... - ... Scontroso, ma era un bravo ragazzo, alla fine dei conti, che frequentava l'ultimo anno dell'istituto.
Le ragazze mi guardarono, insospettite.
- Hina, chi era quello? - Disse Hime con sguardo malizioso.
- A dire il vero, non lo so... - Era la verità, non sapevo nulla di lui.
Ma sapevo che era arrivato nel giorno più bello della mia vita, non tanto perché iniziava il secondo anno del liceo, ma perché conobbi un mistero, sempre più fitto e sempre più intrigante, che volevo divertirmi a risolvere con ipotesi di tutti i tipi.

Chi sei? Voglio saperlo.



Commento dall'autore:
Ecco il primo capitolo di L for Love, un capitolo introduttivo che non ha tanto significato profondo, come possono avere tante altre fanfic scritte da me precedentemente, o di questo genere. I sentimenti verranno sempre più a seguire, però. Spero che continuiate a leggere questi capitoli che scriverò, se la continuerò. Grazie per la lettura, sono felice che siate arrivati fin qua in fondo, perché vuol dire che l'avete letta tutta! Al prossimo capitolo, T for Takagi!

  
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