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Autore: ivresse    05/09/2011    3 recensioni
OS ambientata durante la prima puntata della terza serie.
“È questo che vuoi sentire da me? Vuoi che ti dica che amo anche te? Vuoi sentirmi dire che ho paura di noi? Si, è la verità, Damon” aveva confessato Elena tutto d’un fiato. Damon sentiva il sangue affluirle alle guancie per la vergogna e il suo cuore battere all’impazzata dall’eccitazione, un’eccitazione che contagiava anche lui.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jeremy Gilbert, Klaus | Coppie: Caroline/Tyler, Damon/Elena, Katherine/Stefan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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SLAVES

Un mese dopo aver portato il sangue dell’ibrido al quasi in fin di non-vita Damon e aver provato una piacevole sensazione di aver ragione sul comportamento di quella ragazzina dall’aspetto identico al suo, infatti Elena, come da sua predizione, si era gettata anche tra le braccia dell’altro Salvatore, o per meglio dire tra le sue labbra, Katherine aveva finalmente trovato Stefan e Klaus.
La sua decisione di seguirli era alquanto rischiosa, se Klaus avesse scoperto il piano della capricciosa Katerina non avrebbe esitato a continuare il suo lungo e doloroso payback, eppure la vampira doveva seguire Stefan, non avrebbe certo potuto impedire a Klaus di farlo diventare il suo burattino preferito, ma avrebbe costantemente saputo i suoi movimenti e le sue azioni. Lo avrebbe osservato da lontano, come aveva fatto in quei lunghi 145 anni, sperando di vederlo trasformarsi in un mostro sporco di innocente sangue umano, solo in questo modo si vedeva degna di lui. Katherine non aspettava altro che quello, se lui fosse stato più come lei, allora forse una speranza per loro due esisteva ancora, in fondo se a lui non importava più niente di lei allora perché si era innamorato di un’umana che condivideva il suo aspetto?
E così, nascosta tra la folta vegetazione della Virginia, più precisamente tra gli alti alberi del Blue Ridge Mountains, si godeva estasiata lo spettacolo, ma nel profondo non poteva fare a meno che provare un’insolita compassione per il suo amato.
Una ventine di giovani donne accerchiavano Stefan. Quasi a richiamare la simbologia del suo ultimo sacrificio, Klaus aveva deciso di farlo stare nel mezzo del cerchio, lui invece fuori incitava il suo burattino, passando tra le ragazze si fermava dietro a ognuna e accarezzandole il collo, quasi a voler aumentare la frenesia di Stefan, diceva “Kill this one quick.” oppure “Kill this one slow.” ; un gioco perverso ma sicuramente accattivante.
Stefan si muoveva velocemente in quella trappola e buttava a terra, come fossero birilli, quelle ragazze impaurite dai suoi occhi cremisi e dal suo viso da demone, provando la sensazione di essere rinchiuso in una gabbia d’oro, imprigionato dalla sua vera natura e dal piacere che essa però gli procurava, finalmente libero di essere sé stesso, finalmente sentendosi lui l’eroe per una volta, tutto questo per suo fratello.
Katherine, guardando quel triste ma eccitante spettacolo, ripensava all’assurdità della sua esistenza, come percorrendo un cerchio invisibile scappava ed era inseguita oppure seguiva per poi scappare di nuovo; schiava del suo destino e delle sue scelte.


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Il giorno dopo a Mystic Falls Elena compieva diciotto anni, si era alzata dal letto solo per tirare le tendine della sua finestra e sentire i raggi del sole asciugarle le lacrime.
Si sentiva completamente impotente di fronte a quello che era accaduto, eppure non voleva rinunciare a cercare Stefan, non importava quanto pericoloso fosse, lei lo doveva fare.
Damon, sotto casa sua, percepiva la depressione di Elena e si sentiva dannatamente colpevole di quella sofferenza, se Stefan non si fosse sacrificato per lui adesso Elena non si troverebbe in quello stato.
Così si era lasciato convincere da Caroline a organizzare una festa per il compleanno della ragazza, sperando di riuscire a sollevarle il morale.
Era passato a prenderla nel pomeriggio e le aveva detto di indossare il candido abito che Caroline le aveva comprato poco prima, per poi portarla a casa sua.
“Non volevo una festa di compleanno. È del tutto senza senso, inutile!”aveva confessato a Damon e alla vampira bionda, quando lei aveva tentato di pettinarla e truccarla.
La vampira aveva risposto con parole semplici ma veritiere “You have to admit that you’re letting your life pass you by. ” Con espressione incuriosita e tono di sfida Elena aveva ribattuto “Is that what you guys all want me to do? Get on with my life?”
Caroline stava per toccare un tasto delicato, ma si sentiva in dovere di farlo per l’amica. “Non risolverai niente stando chiusa in camera tua. Il tuo comportamento non riporterà indietro di certo Stefan. E tu dovresti saperlo. Quando i tuoi genitori sono morti hai lottato, ti alzavi ogni mattina e davanti allo specchio provavi un sorriso, sperando che potesse sembrare vero, sperando che tutti non si accorgessero che stavi fingendo. Hai fatto tutto ciò fino a che il dolore è diventato sopportabile. Ora dovresti reagire.” Non appena la vampira ebbe finito il suo discorso lasciò la stanza, doveva infatti raggiungere Tyler.
Damon si avvicinò lentamente ad Elena e le porse la sua collana, quella che aveva cercato appositamente per farle sentire Stefan vicino. Riflessi allo specchio sembravano una normale coppia di innamorati, eppure non lo erano: Elena, pur non volendo negare quel bacio, sentiva la mancanza di Stefan e Damon non avrebbe mai approfittato dell’assenza del fratello. Voleva solo farla sentire meglio.
Farla sentire meglio non voleva dire riempirla di promesse vane, non significava trattarla come una bambina e fingere che Stefan sarebbe tornato presto. Non era così, Damon lo aveva capito quando una volta trovato il fratello si era sentito dire “Let me go”, un disperato tentativo di sentirsi libero e forte, come poteva Damon incolparlo, quando tante volte era capitato a lui?
Stefan non desiderava tornare a casa, non era impaziente di tornare da Elena, non aveva l'intenzione di sconfiggere Klaus, voleva solo sentire il sangue caldo scorrergli nelle vene e vedere la paura negli occhi delle sue vittime e Damon non riteneva giusto mentire a Elena, la verità l’avrebbe ferita adesso, ma era una lecita prevenzione per un dolore più grande, quale sarebbe stato quello della certezza del suo ritorno e in un futuro l’evidenza che il suo desiderio non si era avverato.
“Stefan is gone Elena, forget about him, he's not coming back” parole pungenti per Elena ma sincere. La ragazza non capiva quanto Damon stesse lottando per lei, non capiva che faceva tutto questo esclusivamente per la sua incolumità e quindi lo lasciò solo per dirigersi al piano inferiore. Nella sua vita Damon aveva provato tante volte a alleviare le sofferenze delle persone vicino a lui oppure a decidere al posto loro, ma l’aveva fatto sempre e solo in buona fede; quello che riceveva erano invece incessanti parole piene d’ira e come punizione la solitudine.
Questa volta non voleva che questo circolo vizioso si ripetesse, desiderava ardentemente che le persone non avessero pregiudizi su di lui, più di ogni altra cosa che lei non ne avesse e capisse quello che stava dietro alla sua facciata ben costruita. Voleva liberarsi dalla schiavitù delle sue stesse parole, sempre troppo severe e piene di giudizi negativi, voleva rendersi libero da quella maschera che non permetteva agli altri, a lei, di vedere le sue emozioni. L’unica forma di servitù dalla quale non si voleva allontanare era il suo sorriso rassicurante e i suoi occhi innocenti ma magnetici.

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Nel frattempo Jeremy, finito il suo turno al Grill, si diresse verso casa Salvatore per festeggiare la sorella, ma una volta giunto lì provò una sensazione di confusione in testa e la vista gli si annebbiò all’improvviso, sapeva cosa voleva dire ma questa volta ebbe una piacevole sorpresa.
Un sorriso sfiorò infatti le labbra del giovane quando la figura dolce di sua madre Miranda e quella protettiva di suo padre Grayson apparvero davanti ai suoi occhi; lui allungò una mano ma non poteva raggiungerli, non poteva toccarli, non erano fatti di ossa, carne e sangue, non più.
“Non credere a loro. Non sono Anna e Vicki, non sono loro. Sono Il Male.” gli sussurrò sua madre con tono preoccupato.
“Difenditi. Sei un Gilbert. Non cedere.” questa volta toccò a suo padre parlare con tono perentorio e deciso.
Spariscono troppo in fretta perché lui possa rispondere o porre qualche domanda e troppo in fretta appaiono nuovamente loro, quasi abituato ora a queste nuove ma vecchie presenze, il ragazzo reagisce diversamente dalla prima volta, quando la sorpresa dell’inaspettata visita gli aveva fatto diventare la gola secca e gli occhi umidi, adesso chiede con voce ferma chi sono e cosa vogliono da lui.
Anna sorride fingendo dolcezza e si avvicina sempre di più al ragazzo. “ E così mi hai dimenticato per la streghetta. Non dovevi farlo.”
Vicki minacciosa appare dietro Jeremy e all’improvviso urla “Non ti piace più drogarti?? Preferisci i trucchetti da quattro soldi di quella sgualdrina? Non dovevi dimenticarmi.”
“La pagherai” questa volta in coro.
La pressione era troppa e il ragazzo non la riusciva a sostenere, infatti cadde a terra. Un Alaric preoccupato lo raggiunse per aiutarlo, ma quando gli domandò la causa del suo malessere, Jeremy disse una piccola bugia “Sono solo stanco.” Non voleva angosciare Alaric, ancora molto provato dalla scomparsa di Jenna. Subito Bonnie li raggiunse, tormentata dalle le voci minacciose delle streghe che non avevano ancora lasciato la sua testa, continuava a percepirle, come fossero lì, come volessero ricordargli continuamente il prezzo da pagare.
“Sto bene. Davvero, sto bene.” Si ora che i due fantasmi erano spariti si sentiva decisamente meglio. Si doveva solo preparare per accoglierle la prossima volta, questo sarebbe stato il difficile. La morte non abbandonava mai Jeremy, prima i suoi genitori, poi le fidanzate, a seguire Jenna e anche John, e ulteriormente aveva sfiorato anche lui ed Elena. Il ragazzo non poteva scappare da questa situazione, ma l’avrebbe fatto volentieri. L’angoscia della morte, che gli provocava un dolore al petto e come stretto in una morsa non riusciva a respirare, era sempre lì a ricordargli quanto lui fosse in bilico. Ecco qual’era il suo circolo vizioso, non poteva concedersi un momento di felicità perché a questo sarebbe seguito l’ennesima perdita, l’ennesimo dolore.

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Tyler era passato a casa Salvatore, aveva fatto gli auguri alla festeggiata e poi scusandosi aveva dovuto lasciare la festa. Come da rituale, si era rinchiuso nella vecchia prigione dell’antica proprietà della sua famiglia, dopo aver bevuto grandi quantità di strozzalupo diluite in acqua e si era incatenato, in attesa.
Caroline l’aveva raggiunto poco dopo e gli era stata vicino in quei momenti così delicati, ormai ci sapeva fare e non le dispiaceva affatto aiutarlo.
Dopo la trasformazione un Tyler estenuato cercava la mano della vampira per darle un lieve bacio e sussurrare un sincero “Grazie.”
Tyler non poteva impedire che tutto ciò avvenisse, ma desiderava ardentemente poterlo fare, certo il dolore non era più così acuto come la prima volta, ma a lui non piaceva la forma di schiavitù a cui era ridotto. Non accettava la sua nuova natura e si rattristava all’idea di quella condanna eterna, servo della luna e nient’altro. Lo consolava solamente l’idea di non essere l’unico a dover sopportare una tale ingiustizia, non sapeva come faceva a resistere Caroline, quella che aveva ritenuto sempre indifesa e troppo chiacchierona ma che ora era diventata una donna/vampira forte e coraggiosa, le sue parole non erano più inutili e fastidiose, erano vere e consolatorie per lui. Lei era diventata il suo sole, la sua gioia, il contrario di quello che la luna era per lui.
Così l’abbracciò forte e avrebbe voluto tanto darle un bacio, ma aveva paura, aveva timore che lei fosse ancora innamorata di Matt, aveva paura che il ragazzo alla festa le avesse detto qualcosa per farla ritornare sua. Tuttavia ciò che contava per Tyler era la sua presenza lì, aveva deciso di seguirlo, per l’ennesima volta era disposta a rischiare la vita per lui e questo era sufficiente per fargli cambiare idea. La baciò e lei ricambiò, dedicandogli un meraviglioso e solare sorriso, e Tyler sorrise a sua volta, Caroline era la sua felicità, la sua pietra luminosa nel mezzo dell’oscurità della sua natura.

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Damon, vedendo lo sguardo malinconico di Elena, capì che quella festa non la stava aiutando, la musica alta non le impediva di pensare, i sorrisi di tutti i presenti non le davano il conforto sperato, decise dunque di portarla via. La raggiunse e circondandole la vita con il braccio, l’accompagnò alla porta, la giudò verso il retro della casa e le disse di chiudere gli occhi e di stringersi forte a lui. Quando Elena li riaprì, si trovò insieme a Damon seduta sul tetto dell’abitazione.
“Damon?”chiese con aria interrogativa e leggermente sorpresa.
“Il party ti sta annoiando. Qui c’è una bellissima vista, la foresta, la luna che stanotte è anche piena e tutte quelle stelle.
Quindi…”rispose lui alzando le spalle, come se badare a Elena fosse la cosa più naturale del mondo.
“Mi dispiace per prima. Non avrei dovuto reagire così aggressivamente. Se vuoi ti aiuterò a cercarlo ancora.” confessò il vampiro. La speranza di riportare il fratello a casa si era riaccesa ma se ne era spenta un’altra, forse ancora più importante, Elena non avrebbe mai preferito lui, non se il confronto era con Stefan.
“ Tranquillo, in fondo se lui non vuole tornare, non posso costringerlo. Non sarebbe giusto.” La ragazza aveva delicatamente appoggiato la testa sulla spalla di Damon, il cui braccio era ancora cinto attorno alla sua vita, e aveva inspirato l’odore confortante del suo collo per poi depositarvi un leggero bacio.
Damon sentiva l’alito caldo e invitante di Elena sul suo collo e combatteva con tutte le sue forze per restare calmo e non reagire a quella stuzzicante situazione.
“Adesso va meglio. Sono molto più tranquilla.” aveva confessato lei con un profondo sospiro, chiudendo gli occhi. A quella confessione il vampiro le chiese se allora voleva tornare alla festa, ma lei rispose con sicurezza che avrebbe preferito restare lì ancora un po’, con lui, solo con lui.
“Grazie.” gli aveva poi sussurrato lei, la stessa cosa che aveva detto lui dopo il loro primo bacio, una semplice parola che veniva dal cuore.
L’aveva ringraziato per farla sentire al sicuro e felice, come quella volta, quando dopo aver fatto l’amore con Stefan, aveva trovato la fotografia di Katherine ed era scappata via, facendo un incidente; anche allora un cavaliere con il giubbotto di pelle nera l’aveva salvata dalla macchina, l’aveva fatta bere e ridere, si l’aveva fatta stare bene.
Solo allora Elena si accorse della sua schiavitù, in quel momento non era capace di amare uno solo dei due fratelli, non poteva fare a meno di concedere il suo amore ad entrambi. Schiava dell’amore dei due Salvatore. Tuttavia lei non voleva essere Katherine, non voleva amarli entrambi e avrebbe scelto, anche se non ora, avrebbe scelto colui che mai oserebbe abbandonarla e che farebbe di tutto per farla sentire al sicuro e felice, per farla stare bene, colui che morirebbe per lei e che sarebbe capace di sacrificare ogni cosa.
Elena si avvicinò pericolosamente alla labbra carnose di Damon, come volesse baciarlo, per poi allontanarsi come stesse commettendo un errore.
Damon trovò finalmente il coraggio di parlare: “Non vuoi darmi , darci, neanche una possibilità perché sei terrificata, hai paura di noi. Hai paura dei giudizi di tutti per amare anche me, temi di essere come Katherine. Forse hai anche paura di me, del mio amore, perché in fondo sai che ti amo come non ti potrebbe amare mai nessuno. Si non voglio più nasconderlo. Ti amo, Elena. Sei il mio sole, ma tu sai quanto il sole mi faccia male, come io bruci alla sua presenza, ma io desidero sentire i raggi di questa stella accarezzarmi il volto. Non ne posso fare a meno.” Quel discorso era troppo importante, troppo vero, troppo emozionante per non riuscire a coinvolgere la ragazza.
“È questo che vuoi sentire da me? Vuoi che ti dica che amo anche te? Vuoi sentirmi dire che ho paura di noi? Si, è la verità, Damon” aveva confessato Elena tutto d’un fiato. Damon sentiva il sangue affluirle alle guancie per la vergogna e il suo cuore battere all’impazzata dall’eccitazione, un’eccitazione che contagiava anche lui.
“Se sei con me, non devi aver paura.” disse lui, mentre con il polpastrello le stava asciugando una lacrima che era sfuggita al suo controllo. Damon a questo punto non trovava più alcun impedimento, in fondo lei aveva detto di amarlo e quindi azzardò un bacio. La cosa che lo sorprese di più fu la reazione di lei: prima incerta, era rimasta immobile al contatto con le sue fresche labbra, poi quasi lo desiderasse anche lei, si era lasciata trasportare dai suoi sentimenti. Su quel tetto, rischiarati dalla luna piena Damon e Elena si stavano amando, Damon amava lei come non aveva mai amato Katherine, come non aveva mai amato nessuna e Elena amava Damon più di quanto sapesse amare Stefan. Quello con Damon era un amore necessario per continuare a vivere, era un amore sofferente ma curante, che li rendeva schiavi uno dell’altro.


Note:
Le frasi in inglese sono state prese dal promo, tranne la seconda, le ho lasciate in lingua originale perchè mi piacevano di più xD
Fatemi sapere cosa ne pensate...
  
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