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Autore: Meme06    05/09/2011    9 recensioni
Credetemi se vi dico che non so chi l'abbia scritta questa storia perché non mi riconosco.O.O Comunque ho stravolto un po' l'anime perché qui Amu ha sedici anni e Ikuto diciassette. Questa vicenda è raccontata da Amu che appare molto diversa nell'anime. Anche se non è il solo personaggio che stravolgo. Credo che solo Ikuto rimane il solito... beh non so che altro dire leggete e ditemi che ve ne pare.
Genere: Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Serata peggiore non poteva accadere. Penso questo mentre me ne ritorno a casa triste e sconsolata. Allora era così, lui non mi amava affatto, lui non aveva bisogno di me come io avevo bisogno di lui. Il mio principe, così lo chiamavo. Il mio bel principe dai capelli biondi e gli occhi di quel rosso intenso. Arrossivo sempre quando lo guardavo negli occhi e usando lui mi sorrideva. Poi oggi ho visto chi era in realtà. Diceva di volermi bene, ma in realtà se la spassava con la mia migliore amica, tutto alle mie spalle, tutto perché era troppo vigliacco per guardarmi negli occhi e dirmi che non mi amava.

E così eccomi qua, dopo avergli sputato addosso tutto il mio disprezzo me ne sono andata e ora cammino con la meta che dovrebbe essere casa. Onestamente non lo so neanche io che meta ho, cammino guardando il marciapiede, l'unica cosa che di certo non mi metterà mai tristezza, poiché se anche solo alzo lo sguardo i ricordi mi invadono. Questa via la facevamo sempre insieme, me lo ricordo molto, troppo bene.

- Che fai, giri a vuoto? - mi chiese una voce alle mie spalle. La conosco, ma sono troppo stanca per mettermi a litigare e anche solo per rispondergli, quindi lo ignoro e continuo a camminare. A lui non piace questa reazione, infatti mi si avvicina fermandomi con una mano sulla spalla. - Hey, ti senti bene?

No, non sto affatto bene, poi ci mancavi solo tu a completare la mia schifosa giornata.

- Che vuoi Ikuto? - chiedo togliendomi la sua mano dalla spalla.

- Oh, siamo nervosette eh? - fa lui sarcastico come sempre. Lui non sa niente, non sa cosa sto passando, che diavolo vuole ancora.

Mi volto e lo guardo negli occhi facendogli cambiare espressione. So che è un ragazzo sveglio, deve aver capito che non sono dell'umore adatto.

- Lasciami in pace… - gli dico girandomi e riprendendo a camminare. Lui mi segue, non mi importa mi basta ignorarlo.

Sono arrivata di fronte casa mia, entro sempre lasciando perdere il tizio che mi segue, gli ho quasi sbattuto la porta in faccia.

A casa mia non c'è nessuno, come sempre del resto.

Salgo in camera e mi butto nel letto a peso morto. Stringo tra le mani le coperte e inizio a piangere.

Un bussare alla finestra mi fa alzare il viso rigato dalle lacrime. Vedo lui, Ikuto lì davanti intento a guardarmi serio. Mi fa segno di aprire la finestra.

- Vattene! - esclamo affondando di nuovo la testa fra le coperte.

- Amu, apri… - mi dice lui, ma io non lo ascolto.

Sento la finestra che scorre e lascia passare quel ragazzo che è da prima che mi segue. Ma cosa vuole ancora, non vede che sto male?

Sento che si siede vicino a me e piano mi carezza la testa, giocando con qualche ciuffo ribelle.

Sta tentando forse di consolarmi? Che fine ha fatto il ragazzo antipatico che mi prendeva sempre in giro?

Alzo di nuovo la testa andandolo a guardare negli occhi. Ci vedo solo conforto, si vuole consolarmi e può farlo benissimo se ci tiene.

Mi lancio tra le sue braccia e scoppio in lacrime. Mi aggrappo alla sua maglia e lo trascino con me sul letto.

Questo gesto lo stupisce, infatti mi stacca con delicatezza chiedendomi quasi divertito:

- Amu, che stai facendo?

Io non rispondo semplicemente avvicino il mio volto al suo baciandolo con foga e spostandomi sopra di lui. Lui rimane ancora più sorpreso, ma non mi scansa, anzi approfondisce di più il bacio percorrendo tutto il mio corpo con le sue mani fino a che non mi ritrovo senza vestiti con lui sopra di me che ha addosso ancora solo i jeans, ci metto un secondo a far volare via anche quelli e permettendogli così di vivere un'esperienza con me.


Quella notte siamo stati a letto insieme, ma niente di più.

Avevo bisogno di conforto e l'ho avuto.

Avevo bisogno che lui mi consolasse e ci è riuscito.

Avevo bisogno di sentirmi amata, anche quello mi ha fatto provare.

Ma è stata solo una notte, solo una, non accadrà mai più.

Il mattino dopo mi alzo dal letto, mi faccio una doccia e mi vesto. Gli scrivo un biglietto e poi esco da quella casa, tornerò tra qualche ora, quando la mia camera sarà libera.

Cammino per le vie di Tokyo ripensando per un attimo al biglietto che gli ho scritto:


Mi sono divertita,

ora va

e dimentica

questa avventura…


  
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