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Autore: Silene Nocturna    05/09/2011    8 recensioni
Partecipante all’Anti-Usagi Contest indetto da Veronica85 (setsuna) *********************
Si svolge in un lasso di tempo imprecisato, dato che Naru conosce il vero nome di “Masato” (o Johnny, dato che ho utilizzato i due nomi dell’anime), ma più precisamente: prima della morte di quest’ultimo. E narra di una vicenda d'amore tra i due, nel lato più intimo che sono riuscita a rendere.
Buona lettura ^^
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Shitennou/Generali
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Prima serie
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Partecipante all’Anti-Usagi Contest indetto da Veronica85 (setsuna) ^^
Autore: Nihila
Titolo: Polvere di Stelle
Personaggi e Pairing scelto: Nephrite/Naru
Rating: Arancione
Avvertimenti: Lime, One-shot, What if?
Note(facoltativo): E’ un genere un po’ Malinconico, ma questa coppia mi fa sempre versare qualche lacrimuccia T_T

Si svolge in un lasso di tempo imprecisato, dato che Naru conosce il vero nome di “Masato” (o Johnny, dato che ho utilizzato i due nomi dell’anime), ma più precisamente: prima della morte di quest’ultimo.

 

 

 

Polvere di Stelle

 

 

Era una delle solite giornate di asfissiante agonia.

La sua stanza da letto un tempo le appariva come il rifugio più sicuro; una finestra luminosa sulla negatività del mondo. Ma adesso cosa poteva proteggerla e salvarla dal baratro in cui era precipitata?

Strinse con forza il fazzoletto arancio macchiato di sangue mentre lacrime di disperazione rotolarono giù dagli occhi simili a cristalli lucenti.

Il dolore al petto pareva soffocarla, come se le avessero strappato con violenza il cuore… E così era stato, quella notte.

- Posso chiederti una cosa?

- Di che si tratta?

La ragazza prese a torturarsi le mani in vistosa soggezione, la sua immagine si specchiava nel limpido lago riflettendo i chiari raggi lunari.

- Joh… cioè volevo dire, Nevius. Ma… che cosa significa?- elargì balbettando dato il momentaneo rossore sulle gote. Le sembrava incredibile di trovarsi così vicina a lui.

Il generale del Regno delle Tenebre le riservò un altro dei suoi ghigni, facendole corrugare la fronte.

- Conosci un minerale chiamato “nefrite”, Naru?-

Lei fremette; ricordò di aver già sentito quel nome, una delle tante pietre preziose che sua madre teneva custodite in negozio. Ci pensò per un istante, ma Nevius la precedette:

- Forse qui sulla Terra ha un nome differente ma… il suo colore è quello che preferisco.

- Davvero?- chiese la ragazza rivolgendogli lo sguardo. Non capiva perché Nevius le stesse dicendo quelle cose, fatto sta che adorava i momenti fugaci in cui poteva sentirlo così vicino e calmo. Un aspetto decisamente diverso dall’atteggiamento che assumeva durante gli scontri con le guerriere Sailor, al quale aveva assistito; non perdeva mai la compostezza e l’imperiosità di chi era abituato a dare ordini, di chi aveva trascorso la vita a combattere… Tuttavia non c’era volta in cui non l’ammirasse.

Una leggera brezza gli scompigliò i lunghi capelli, sistemati in modo scomposto: cadevano lenti sulle spalle e in parte celandogli il volto.

- Hai degli occhi davvero belli, lo sai?- disse col suo solito tono di voce. Naru sobbalzò. L’aveva colta così, a bruciapelo. Ed il più delle volte non era mai riuscita a replicare o esternare i suoi sentimenti specchiandosi in quelle iridi cobalto, così simili alle proprie.

- Probabilmente, credi che anche questa sia una bugia…- continuò lui con un mezzo sorriso.

- Oh no! Cosa dici? E-e poi… A me non importa se in passato mi hai detto o no delle bugie. Ciò che provo quando ti sono vicina… è più forte di qualsiasi altra cosa- era finalmente riuscita a dirgli con un intenso dolore al petto.

Aveva paura che dopo le sue manifestazioni d’affetto, Nevius decidesse di non farle più visita, di non portarla fuori dalla sua stanza nel cuore della notte, riversandosi nel parco ed occupando la solita panchina… Per osservare le stelle; le stelle sopra di loro che giacevano come mute presenze, uniche testimoni di quei momenti d’amore dissipato.

Come spesso accadeva, lui accoglieva l’amore di Naru come il bocciolo di un fiore delicato, osservandolo coi suoi silenzi e pregno della consapevolezza di non volersi mai abbandonare ad un simile sentimento, dimenticando ciò per cui era nato e la missione che suo malgrado avrebbe dovuto portare a termine. Non le aveva mai riservato alcuna dimostrazione; giaceva lì, accanto a lei con le braccia conserte, osservando la quiete notturna di quel pacifico paesaggio.

- Grazie- mormorò infine, mentre le pupille lucide di Naru si posavano ancora una volta sulla propria figura.

I suoi occhi… Paragonabili soltanto ai lucenti Nefriti.

A volte avrebbe voluto dar sfogo all’ardente fiamma che si portava dentro e lo consumava, credendo che una volta ottenuto un contatto fisico con la ragazza allora ella avrebbe smesso di assillare la sua mente durante le ore notturne.

Naru, all’oscuro di tali pensieri, poggiò inavvertitamente il capo sulla spalla dell’uomo, godendo del calore che emanava quel corpo; si sentiva sicura, protetta. Non c’era nulla che potesse accaderle quando era con Nevius, questo glielo aveva dimostrato più di una volta.

Il generale ascoltò i respiri della ragazza farsi più profondi, appurando dopo alcuni istanti che si fosse placidamente addormentata. Serrò le palpebre, dopodiché volse lo sguardo alla luna alta nella volta celeste. Si alzò dalla panchina prendendola tra le braccia e con i suoi poteri la condusse fino a casa, ancora nella stanza che aveva lo stesso odore della ragazza stretta nel suo impersonale abbraccio. Dopo averla adagiata delicatamente sul letto, ispezionò i tratti gentili del volto soffermandosi sulle labbra rosee.

Stavolta non poté resistere all’impulso di farle sue.

Assaggiò la bocca di Naru approfondendo il contatto, sfiorandole la lingua con la propria e si sorprese quando ricambiò il bacio. Era quasi uno sconosciuto per lei, probabilmente la sua pensò fosse un’infatuazione per il “cattivo” del momento, ma Naru non poteva essere altro se non la ragazza timida e riservata che appariva: non si sarebbe di certo aspettato di vederla lasciarsi andare così incautamente.

Le sfiorò le braccia nude con ancora le mani guantate, dopodiché si ritrasse quasi scottato; non poteva credere a ciò che aveva appena fatto. Stava già per voltarle le spalle e sparire nel nulla, quando lei gli afferrò lievemente il polso mormorando dispiaciuta:

- No, ti prego… Resta!-

Le parole si persero nel silenzio della camera.

- Non posso Naru, lo sai.

- Sì, invece! Stai con… me. B-aciami, Nevius.

- Cosa accadrebbe se restassi? Potrei farti del male.

- Non m’importa. Anche io… anche io ti desidero.- gli elargì con voce quasi rotta dalle lacrime, arrossendo tanto da voler nascondere il proprio volto.

Nevius sospirò. Sapeva che non avrebbe potuto trattenersi oltre, non dopo averla toccata…

Si avvicinò cauto al morbido materasso, poggiando prima un ginocchio e poi l’altro, e Naru gli faceva spazio; le loro labbra si sfiorarono ancora, bramose di desiderio.

La ragazza giaceva sotto il suo corpo allenato con indosso soltanto una camicetta da notte sottile ed il fiocco perennemente legato dietro il capo; poteva considerarla una visione sublime. Per prima cosa si sfilò i guanti bianchi, rendendo il contatto decisamente più piacevole mentre le accarezzava il busto e poi le gambe sottili. Si disfece della divisa con un fluido gesto, ed illuminato soltanto dalla luce della luna e da quella artificiale della città, Naru osservò per la prima volta il suo corpo perfetto.

I capelli gli ricadevano dinanzi al volto in ciocche scomposte, poi le mani si mossero velocemente alla ricerca dei bottoncini da slacciare per non avere più ostacoli tra lui e la giovane; le sfiorò i seni nudi provocandole un gemito strozzato, facendole così serrare le palpebre e continuò spezzando i mugolii di Naru all’interno della propria bocca.

- Non… non guardarmi, ti prego.- mormorò lei tentando di schermare le parti intime con le braccia e notando che adesso il peso dell’uomo era posto tutto sugli avambracci, in modo tale da osservarla.

L’eccitazione cresceva ad ogni occhiata fugace, così prendendole le mani che occludevano una completa visuale, passò a saggiare lievemente il capezzolo turgido, mentre la ragazza s’inarcava, permettendo ai bacini di combaciare. Naru si sorprese a desiderare tanto di essere posseduta da lui…

Nevius avrebbe voluto assecondarla, lasciarla in pace o addirittura portarla con sé per non fare mai più ritorno; ma non le esternò tali pensieri. Non riuscì a dirle nulla in quella notte, soltanto donarle una carezza col dorso della propria mano, prima di abbandonare la stanza, dopo l’amore consumato tra quelle coltri.

Non ricordò di aver mai vissuto sensazione più sublime, dopo il tipico malessere durato soltanto per un momento.

Quando si era svegliata, Nevius non c’era. Ma le lenzuola scomposte ed i solchi sul materasso furono la chiara dimostrazione che quello non era stato soltanto un sogno.

Lo aveva vissuto come tale, pensò sorridendo.

Aveva imparato ad amare tra le braccia di Nevius.

E poi lui l’aveva abbandonata per sempre, sacrificandosi per salvarla.

Non le aveva mai riservato alcuna parola romantica, ma non ne aveva bisogno.

Si distese stancamente, abbracciando al petto il fazzoletto arancione e premendo la guancia contro il cuscino fresco. Le sembrava ancora di percepire quell’odore… Il suo odore.

Nessuno avrebbe mai sostituito Nevius, questa era una delle poche certezze che le rimanevano.

Piangeva tanto da cadere addormentata, esausta. E quando si destava, una miriade di pensieri si affollava nella mente.

Sailor Moon…

Se solo fosse arrivata prima, lui non sarebbe morto.

Se solo non fosse stata così egoista, avrebbe visto anche lei del buono in Nevius.

Invece l’aveva lasciato al suo destino.

Rafforzò nuovamente la presa sul pezzo di stoffa, digrignando i denti.

Era anche colpa di Sailor Moon se ciò era accaduto.

Quel giorno non andò a scuola, non aveva voglia di vedere nessuno; Usagi l’aveva chiamata, vistosamente preoccupata, ma lei aveva preferito non rispondere… Usagi non l’avrebbe mai e poi mai capita.

Non più…

 

 

 

 

Fine

   
 
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