Stupida~.
E
mi ritrovo qua, a guardarlo per l’ennesima volta. Non posso
staccargli
gli occhi di dosso, ha qualcosa che mi attrae, che mi incanta, che mi
affascina. Ha qualcosa che mi ricorda tremendamente lui.
Shinichi. Anche lui assumeva sempre quella posizione quando
rifletteva su un caso o quando semplicemente leggeva uno dei suoi
gialli
preferiti. Scuoto la testa con decisione.
Stupida.
Mi
sto creando ancora
delle illusioni.
Stupida.
A credere che Conan
possa essere davvero Shinichi.
Stupida.
A credere che lui possa
essere così vicino.
Stupida.
A credere che un giorno
lui possa tornare da te.
Stupida.
A farti queste
dannatissime paranoie.
Stupida.
Stupida. Stupida. Non riesco a dirmi altro: dopo due anni lo sto
ancora aspettando. Dopo due anni sto ancora sperando in suo ritorno.
Dopo due
anni sono ancora innamorata di lui come la prima volta. Come una stupida.
Mi
accascio per terra e comincio a singhiozzare silenziosamente. Non
troppo silenziosamente però per sfuggire allo sguardo
indagatore di Conan.
Il
piccolo Conan che è sempre lì quando ne ho
bisogno.
Il
piccolo Conan che riesce sempre, in qualche modo, a leggermi nel
pensiero solo guardandomi negli occhi.
–Ran, cos’hai?- mi chiede con dolcezza appoggiandomi una mano sulla spalla. Nella posizione in cui mi trovo riesco ad arrivare alla sua altezza.
Lo
guardo in quegli occhi azzurri e limpidi in contrasto con i miei rossi
e gonfi
di pianto. Ancora una volta non posso che rivedere lui in quegli occhi
che
adesso mi stanno scrutando con un misto di dolcezza e preoccupazione.
Istintivamente
e senza rendermene conto lo stringo forte a me, come se non volessi
farlo
andare più via.
–Tu
non mi lascerai mai, vero fratellino?
Resterai sempre accanto me, non è così?
Promettimelo Conan…promettimi che almeno
tu non mi abbandonerai mai-.
Stupida.
Sto scaricando la
mia angoscia e la mia
frustrazione su un bambino di soli otto anni.
Stupida.
Invece di chiamare
Sonoko e sfogarmi con lei,
la mia migliore amica, mi sto facendo consolare da Conan, che forse
nemmeno ha
capito cosa mi sia preso d’un tratto.
Sento le sue esili braccia avvolgermi le spalle e una piccola mano
accarezzarmi i lunghi capelli castani.
–Te lo prometto, Ran… ti prometto che non ti lascerò mai sola. Mai. -.
Resto
scioccata dalle sue parole. No,
Conan non l’aveva detto solo per tranquillizzarmi e per farmi
sentire meglio.
No. Conan era consapevole di ciò che mi aveva detto, la sua
non era stata semplicemente
una risposta dettata dall’istinto.
*Ti
prometto che torno
subito *
Un
flashback. Io e Shinichi a cena in un ristorante di lusso. Un ennesimo
caso da risolvere. E lui non ha saputo resistere. L’ho
aspettato per un’ora,
due, tre…non lo ricordo più ormai. Fatto sta che
non l’ho più rivisto. Eppure
anche lui quella volta mi aveva promesso che sarebbe tornato.
Stupida.
Ti stai di nuovo facendo abbindolare da una
promessa. Sei una masochista. Una
stupida, dannatissima
masochista, Ran.
Ma
quella promessa mi
faceva
sentire bene. In quel momento mi faceva sentire protetta, al sicuro e
con la
consapevolezza che qualcuno non mi avrebbe mai abbandonato. Che
qualcuno ci
sarebbe sempre stato per me, in qualunque occasione. E quel qualcuno
era Conan.
Stupida.
Mi sto illudendo di
nuovo.
Ma
non mi importa. Non adesso almeno. Se dovrò star male per
essermi
illusa ancora una volta, così sia. Ma adesso no: ora voglio
lasciarmi cullare
dalle piccole e fragili braccia di Conan e dimenticare tutto per un
istante.
Sì
sarò stupida perché mi sto facendo consolare da
un bambino di otto anni, ma
quel bambino è parte della mia famiglia. E io voglio che sia
lui a starmi
vicino: lui e nessun altro. Perché nessuno meglio di Conan
conosce quello che
ho dentro, né mio padre, né mia madre,
né Sonoko.
Mentalmente
continuo a ripetermi di essere solo una stupida. Ma va bene
così.
In fondo non devo dar spiegazioni a nessuno se
voglio che un bambino con occhialoni e farfallino rosso mi accarezzi e
mi continui
a ripetere che non sarò mai sola.
Io
sono felice. E per adesso va bene così.