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Autore: Elena Rpattz    06/09/2011    0 recensioni
La classica storia di sue ragazzi che si amano... sono diversi? Sta a voi giudicare ;)
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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                                                  Capitolo 1
Era una giornata nebbiosa e umida di Ottobre,le foglie ingiallite cadevano malinconicamente dai rami,che diventavano braccia secche e spoglie.
La strada era affollata c’era chi aveva già tirato fuori il maglione e chi invece si ostinava a portare le maniche corte,sperando in un prolungamento dell’estate.
I fiori sui balconi,bruciacchiati dal sole estivo erano zuppi di una leggera rugiada.
I palazzi più grigi e tristi del solito,con le finestre tappate e le serrande abbassate.
Il  cielo livido,e gonfio di nuvole.
Con l’autunno ricomincia la vita,gli studenti tornano a scuola,i dipendenti vanno a lavoro pensando a cosa dovranno cucinare la sera ai figli e i giovani non si svegliano mai prima di mezzogiorno,quella bella atmosfera di svago e di tranquillità se n’è andata,lasciando solo un bel ricordo.
I ragazzi si svegliano dopo le nottate in discoteca proprio verso le dieci.
 
Chiara quella notte non era riuscita a dormire bene,nonostante la sera prima avesse bevuto,si era svegliata e riaddormentata fino a quel momento,in cui la luce le aveva colpito gli occhi,e lei,con la luce in faccia,non riusciva a dormire.
I suoi capelli fini e dorati erano sparsi e aggrovigliati sul cuscino.
La pelle e gli occhi chiari,di un azzurro rassicurante,quello del cielo in pomeriggio.
Respirò lentamente ad occhi chiusi,per calmarsi.
Si sgranchì le gambe e le braccia,cercò di immaginare come poteva apparire agli occhi di un altro,cosa poteva pensare lui vedendola.
Lei era la classica persona che piaceva a tutti,quella che sapeva farsi voler bene.
Forse perché cercava di dare alle persone quello di cui avevano bisogno,e ci riusciva,quasi sempre.
Le braccia che la stringevano si staccarono lentamente,le sembrò di essere tornata a respirare,di essersi tolta un peso.
Lui aprì quei suoi occhi scuri e affascinanti,assunse un’aria severa e arricciò le labbra.
-Ti sembra il modo di svegliare un uomo d’affari?-
Lei sorrise e aprì gli occhi,abbandonando ogni speranza di riaddormentarsi e di continuare quel sogno.
Poi rise,appena le venne in mente la sera precedente.
-Oui,c’est la punition que vous mèritez après ce que vous fait pour moi la mit dermière..-
Rise e la guardò con curiosità.
-Credo di aver intuito il senso a grandi linee..-
La guardò con ferocia,poi si appoggiò con il gomito sul cuscino e iniziò a guardarla,con la stessa espressione con cui si guarderebbe un’opera d’arte.
-Quello che mi hai fatto ieri…sai..è illegale nella maggior parte dei paesi europei.-
Alzò un sopracciglio,lui fece il finto tonto alzando le spalle.
Si lanciò addosso a lei e la baciò con violenza,con passione.
Poi scese con la bocca fino al suo collo e si fermò sul petto.
Il cuore di lui batteva a mille,lei socchiuse gli occhi.
Restò a baciare il suo collo per un po’.
Lui alzò il viso,la guardò negli occhi e poi disse.
-Ti amo.
Era serio.
Lei sorrideva,come se la stesse prendendo in giro,sorrideva come chi sa che non è vero.
Lui scattò a sedersi sulle ginocchia contrariato e incrociò le braccia.
-Lo so che te l’hanno detto almeno trecento volte e che hai visto questa scena nei film più di duemila…
Era alto e muscoloso,ma quando si sdraiava vicino a lei sembrava piccolo e indifeso,in realtà lo era:non era un uomo brillante,e non aveva nessuna particolare qualità,Chiara si fermò a pensare,non facendo attenzione alla dichiarazione d’amore di Matteo.
Faceva scivolare la mano su e giù sulle sue cosce mentre parlava,lei adorava la sua voce,così calda e rassicurante,le piaceva ascoltarla,sembrava la voce di una persona intelligente che ha qualcosa da dire,per questo non sentiva mai le sue parole.
Per sognare.
Quando fu sicura che lui stava ancora parlando,gli chiuse la bocca con due dita e disse.
-Veux me rendre fou?
Rise,si avvicinò al mio viso.
-Oui Madmoiselle,voglio farti diventare pazza,pazza,pazza di me.
Lei gli prese il viso fra le mani e lo baciò.
Amava i baci.
Li amava perché cancellavano i momenti imbarazzanti.
Le piaceva vedere il comportamento delle persone,le piaceva vedere le posizioni delle mani,vedere se e per quanto tempo gli occhi restavano chiusi.
Lei li teneva sempre aperti.
Matteo li strizzava forte,sembrava che l’amore gli desse così tanta energia,da doverla scaricare in piccoli gesti,come anche nelle mani,che stringevano forte i suoi fianchi,quasi a farle male.
Aveva sempre più voglia di essere stretta,ma lui la lasciò,si lanciò fuori dal letto e iniziò a vestirsi,lei restò con le mani appigliate all’aria,al vuoto,con un enorme senso di solitudine.
Si girò dall’altro lato,ridendo silenziosamente e gli gridò
-Je vous hais.
Lui lasciò cadere la cravatta a terra e spalancò la bocca,neanche avesse visto un fantasma.
Si lanciò sul letto e gridava di ritirarlo.
Lei rise.
Con finto dispiacere si calmò e con una leggera malinconia aggiunse.
-Già sentirsi dire ti odio da te è brutto…poi in Francese!
Nella lingua dell’amour!!
Incrociò le braccia.
Le tirò via le coperte e iniziò a farle il solletico,lei rise,cercava di colpirlo con dei calci,cercò di cacciarlo con dei morsi,lui fece finta di farsi male più volte e di temerla,fece smorfie teatrali e scene di morte per un calcio in petto davvero commoventi.
Dopo le scuse tornò a vestirsi,lei cercò di fargli il nodo della cravatta,cercava di tirargliela per farlo cadere sul  letto,su di lei,alcune volte si buttò,per farla contenta.
Esaminò il suo nodo allo specchio,con aria critica lo sciolse e se lo rifece.
Si avvicinò a lei per darle un bacio,ma lei rotolò via e gli disse che era in punizione.
Lui fece un’espressione bastonata e triste,si allontanò a testa bassa,si girò e chiese.
-Nemmeno se ti lascio usare la mia macchina?
Annuì sorridendo,fiera di non avere alcuna intenzione di farsi corrompere,anche se amava usare quella macchina,le piaceva farsi guardare,spaventare la gente in mezzo alla strada con il dolce rumore del motore.
Alzò le spalle.
-Giusto,tu la odi…ti ho confusa con quell’altra.
Uscì dalla porta della stanza.
Sorrise,lo rincorse e gli saltò sulle spalle e gli baciò la guancia.
-A che ora vieni a prendermi?
Gli chiese,sorrise e lo baciò di nuovo.
-Verso le tre?
Chiara fece una smorfia.
-Dai alle due e mezza.
Rise e con aria supplicante lui replicò:
-Facciamo alle due.
Appena Matteo uscì,lei si lanciò sul letto.
Lei si buttò nel letto,cercando di coprirsi con le lenzuola.
Stava bene con Matteo,punto.
Per lei era questo l’amore,razionalità e piacere messi insieme.
Non le era mai piaciuto nessuno tanto da sconvolgerle la vita,non lo fece Matteo e non lo fecero altri uomini prima di lui.
Con Matteo si divertiva,lui non si arrabbiava mai,non era noioso,era divertente,disponibile e sincero.
Non particolarmente sveglio,questo è vero,ma non era cattivo.
Lui diceva di amarla… Chiara sapeva benissimo che non era la verità,lui era soltanto un uomo ricco,che sentiva il bisogno di avere quello che gli altri avevano: una bella casa,una bella macchina,soldi a palate e una bella ragazza carina che lo aspettasse a casa.
Chiara era totalmente diversa da lui,forse solamente perché non era ricca,ma odiava tutte le cose che aveva,tutto il lusso di cui lui si circondava.
Lei abitava in un buco,aveva una macchina vecchia e scassata e le piaceva arrangiarsi,cavarsela da sola.
Lui la ricopriva di regali,di favori e di attenzioni.
Chiara era in ritardo.
Non che di solito fosse puntuale,ma in quel caso non era distrazione.
Odiava il suo lavoro.
Faceva la psicologa in un piccolo studio medico.
Guadagnava una miseria e in più non riusciva a lavorare come le sarebbe piaciuto.
All’inizio era piena di grinta e aveva voglia di aiutare le persone.
Le persone,però,non riuscivano a dimenticare,non riuscivano ad andare avanti e lei si demoralizzava,perché si rendeva conto di non servire a niente.
 
 
 
 
 
 
                             
      
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
  
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