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Autore: Cohava    06/09/2011    4 recensioni
Gli adolescenti sono casinisti, è un dato di fatto. Peccato che i genitori di Sandy la ritengano tanto "problematica" da spedirla in un riformatorio dove lei dovrà cavarsela con il solo aiuto dei suoi migliori amici, i poster dei suoi attori preferiti.
Riuscirà la nostra protagonista a trovare aspetti ositivi nella sua nuova situazione? Sarà in grado di avere, per la prima volta, amici non plastificati? E gli incauti che leggeranno scoprirannomai perchè qusta fanfiction è nella sezione "romantico"
Lo scoprirete solo vivendo!
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Scolastico
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I'm a prisoner fallen in love "Adolescente problematica? Ma cosa vuol dire?"

La valigia aperta era ancora vuota, continuavo a sollevare oggetti e appoggiarli nuovamente.

"Tutti gli adolescenti sono problematici. Lo sai, no? E' colpa di tutti quegli ormoni e cose varie"

Afferrai un vestito elegante e lo lasciai cadere sul pavimento con una smorfia: figurarsi se mi sarebbe servito!

"Tu lo sai meglio di tutti... E guarda come sei finito, non mi sembra che te la passi poi tanto male"

Continuai, sempre rivolta al poster di Johnny Depp appeso al muro; e no, non mi ritenevo problematica  anche se parlavo con una foto formato gigante, tanto lo fanno tutti prima o poi.

"E tu invece? Non hai niente da dire?"

No, sembrava che Freddie Highmore (sulla parete opposta) non avesse intenzione di apportare nulla di nuovo alla nostra conversazione.

Non sono pazza, tanto per chiarire. Il motivo della mia improvvisa voglia di dialogo con delle immagini -per quanto belle- era tutto da ricercarsi nella decisione dei miei genitori di spedirmi per un anno (l'ultimo del liceo) in RIFORMATORIO. Perchè poi? Voglio dire, si, mi avevano beccata tre o quattro volte a fumarmi un toscanello e si, mi ero tinta di azzurro una ciocca di capelli, per non parlare di quella volta che ero stata arrestata a causa della guida in stato di ebbrezza. Ma chi non commette degli errori, nella sua vita? E sfido chiunque a non comportarsi male con genitori come i miei, che vogliono decidere anche il colore del tuo elastico per capelli e che leggono il tuo diario segreto appena ne hanno la possibilità... Anzi, tutto considerato sarei potuta essere molto peggio: per lo meno andavo bene a scuola ed ero ancora vergine, altre al mio posto avrebbero direttamente cominciato a drogarsi e tanti saluti! In realtà sapevo benissimo che alla base del mio 'temporaneo allontanamento' da casa c'erano soprattutto le innumerevoli note da me ricevute per aver scatenato diverse risse all'interno dell' edificio scolastico (anche fuori se è per questo); non avevo mai tollerato prepotenze, sgarbi e quant' altro... ma ora non immaginatevi adesso che io sia una specie di Zorro, perchè per due fondamentali ragioni non è così: innanzitutto io sono una ragazza di media corporatura e non particolarmente forzuta, in pratica finisco sempre per prenderle; in secondo luogo tendo a difendere me stessa non meno degli altri e in modo assolutamente esagerato, dando di matto per uno spintone da parte di qualcuno che non mi sta simpatico... si, insomma, sono incazzosa. E pure tanto.
Probabilmente la goccia che aveva fatto traboccare il vaso era stata le volta in cui avevo chiamato il professor Smith "Idiota antipedagogico, incapace ed ignorante" ma ero pienamente nel giusto: insomma, quel mostro aveva umiliato la povera Milly Bridge di fronte a tutta la classe solo perchè era troppo timida per sostenere l'interrogazione. Il lurido verme ne aveva deriso l'aspetto non proprio elegante e l'aveva chiamata "falsa secchiona",sostenendo che fosse "troppo stupida per rispondere alle mie domande, nonostante se ne stia sempre con un libro in mano". Si può capire perchè avessi perso la testa, vero? Purtroppo la preside non aveva condiviso la mia opinione e aveva deciso di espellermi.
Di qui il riformatorio, perchè i miei adorati genitori non avevano neanche preso in considerazione l'idea di iscrivermi ad un'altra scuola, magari con professori meno stronzi. No, io ero una giovane delinquente e come tale andavo trattata.

"Perchè voi due idioti non la smettete di sorridere?!" Urlai contro le pareti che alloggiavano i miei interlocutori.

E no, non avrei mai ammesso che incazzarmi come una iena con i poster fosse un sintomo di quella pazzia che i miei genitori sembravano vedere in me e che li portava ad allontanarmi.


                                                                                ...

A notte fonda, la mia valigia era finalmente pronta.
Ci avevo infilato alcuni indumenti, l' I-pod, tutti i libri che avevo potuto, i due ormai famosi poster -che
potevo considerare i soli amici che avessi- e la mia tartaruga di peluche, Zombie. La piccola scorta di superalcolici che tenevo nell'armadio aveva fatto una brutta fine... tanto non mi sarebbe stato certamente permesso di portarmela in riformatorio! E non volevo che i miei genitori ci mettessero le mani.
Fu così che il giorno dopo mi alzai alle otto e quarantacinque di sabato mattina, ciucca come un birillo,  ascoltando mia madre che strillava come un' aquila per il ritardo.
Inizio promettente per una nuova vita, no?
 
                                                                                  ...

Wow.
Va bene che ero reduce da una sbornia di quelle pesanti, ma il posto in cui avrei dovuto vivere per un anno almeno era persino più brutto e squallido di quanto mi fossi immaginata: filo spinato e metal detector all' esterno, all'interno facce truci e abbrutite di rifiuti della società e delinquenti che si arrotolavano sigarette. Alcune ragazzine erano truccate pesantemente e flirtavano in modo disperato con brutti ceffi dall'aria inquietante che, ci avrei scommmesso il poster di Johnny, non aspettavano altro che l' occasione per approfittarsi di loro. E tutti, nessuno escluso, avevano lo sguardo spaventosamente vuoto.
Venimmo scortati in un'orribile stanza grigiastra e disagevole, dove facevano (brutta) mostra di sè tre letti ad una piazza, uno di essi chiaramente inutilizzato.
"Un momento.."
Mormorai
"N-non dovrò dormire qui, vero? Vero?"
Il custode/guardiano che ci aveva accompagnati sogghignò sinistramente, confermando il terribile presentimento che avevo avuto.
"Molto bene, missy, puoi disfare le tue cianfrusaglie e vedi di non combinare casini. Le lezioni cominciano dopodomani, nel frattempo puoi dare un'occhiata al cortile e alla Sala Ricreativa. Oh, ti conviene toglierti alla svelta quella puzza da sotto il naso altrimenti non avrai vita facile qua dentro...  E adesso saluta i tuoi genitori, da brava bambina"
Disse, sottolineando con sarcasmo l'appellativo 'signorinella'.
I sopracitati genitori avevano un'espressione atterrita quanto la mia, e in quel momento dimenticai tutto il mio orgoglio e supplicai tra i singhiozzi:
"Papà... Mamma... N-n-non potete lasciarmi qui! Morirò! Per favore.... I-io non posso.... "
Avrei voluto dire tante cose....
Avrei voluto spiegare che non ero una criminale, ma che se mi avessero abbandonata in mezzo a questa volgarità e degradazione di sicuro lo sarei diventata. Avrei voluto far capire loro tutta la differenza che sussisteva fra me e gli altri ospiti di quell'orrendo istituto, anche se una parte di me sapeva che difficilmente avrebbero visto questa differenza. Avrei voluto che, semplicemente, mi prendessero in braccio e mi portassero a casa, al sicuro.
Ma...

"No, Sandy"

Disse mio padre, con una fermezza che non riusciva a mascherare il suo spavento.

"E' per il tuo bene che dobbiamo farlo"

"Un giorno capirai, Sandy"

Aggiunse mia madre, convinta ma pallida in volto.

"M-ma.... Io...."

"A presto, figliola"

Uscirono dalla stanza insieme al losco custode, credendo fermamente di aver fatto una cosa dolorosa ma giusta. Io cominciai, piangendo, a disfare la valigia.


                                                                               ...

Mezz'ora dopo mi ero -più o meno- calmata, e stavo facendo del mio meglio per appendere dritto il poster di Freddie Highmore sopra la testata del mio letto, quando sentii una voce sarcastica rivolgermi queste parole:

"Ti sei portata gli amichetti da casa, tesoruccio?"

Si trattava di una tizia con i capelli biondi e ricci, i vestiti attillati e il rossetto rosso fuoco che mi fissava dalla porta. Una sigaretta spenta le pendeva dalle labbra e la scollatura vertiginosa sembrava urlare "Volgare!". Portava i tacchi a spillo.

"Come, scusa?"

"Puoi anche toglierti quella faccia schifata, bellezza"

Fece lei, sprezzante.

"Tanto qui sei e qui rimani, non ti conviene sputare nel piatto dove mangi"

Nel frattempo si era avvicinata per buttarsi sul letto accanto al mio e aveva estratto un accendino da sotto il materasso.

"Il mio nome è Sandy"

Risposi seccata (l'ho detto che sono incazzosa)

"Non mi chiamo nè bellezza nè tesoruccio e quello che mi porto da casa sono affari miei, grazie"

"Woah, Sandy, hai grinta"

Mi rispose, irritandomi a morte perchè non riuscivo a capire se era ironica o meno.

"Ma ti consiglio di abbassare la cresta, principessina, e di non fare tanto la snob, molti lo fanno all'inizio ma è da idioti"

"Il tuo nome, scusa?"

Ribattei, cercando di trattenermi dal prenderla a parolacce,

"Mary. Qualcosa in contrario?"

"Affatto"

"E lei"

Aggiunse, indicando una tizia che era appena entrata

"E' Betsy; Betsy, dì ciao a Sandy"

Betsy, una ragazza alta e con qualche chilo di troppo completamente vestita di nero e con i capelli tinti di rosa, mi rivolse una sorta di grugnito e poi lei e l'altra si misero a chiaccherare ignorandomi completamente.
Che dire, si prospettava un periodo idilliaco...


                                                                           ...


Molto più tardi ero ancora sveglia e mi rigiravo nel letto, ascoltando distrattamente la musica dell' I-pod.
La prima serata era stata un completo disastro, avevo dedicato il mio tempo a sistemare i miei effetti personali cercando di ignorare le detestabili coinquiline; ero uscita dalla camera solo per cenare, ma la mensa, i suoi occupanti e il cibo che vi si serviva mi avevano fatto prendere seriamente in considerazione l' idea di morire di fame.
Facendo il punto della situazione, ero stata abbandonata dai miei genitori, per colpe irrisorie, in mezzo alla vera delinquenza minorile, e avrei dovuto cavarmela da sola per parecchio tempo. Sconfortata, sollevai la testa  fissando Johnny Depp dritto negli occhi e sussurrai:

"Siete voi i miei genitori, adesso"

Stavo entrando ormai nel dormiveglia, ma mi parve che Johnny mormorasse:

"Ah bene, ora sono gay"

"E pedofilo"

Aggiunse Freddie

"Certo che questa ha idee strane, eh"

"Vabbè, ormai ci siamo abituati... Buonanotte Sandy"

'Notte Joh. pensai. E che sia veramente una buona notte, perchè so già che domani sarà una giornata di merda.



  
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