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Autore: iSatsuki    06/09/2011    2 recensioni
"Lacrime nere. Lacrime di trucco colato. Lacrime di piombo."
Ho preferito lasciare questa fanfiction sul vago, in modo che ognuno possa lasciare spazio alla propria immaginazione. Comunque possiamo trovare due personaggi: il protagonista, colui che narra (Ruki), e un fantomatico "lui", di cui viene data una descrizione, e da cui si possono intuire i comportamenti. Tutto gira intorno al rapporto tra i due.
Non c'è una vera e propria trama. E' uno stato d'animo…con una parziale ricostruzione dei fatti. Parecchio triste.
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Ruki
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Lacrime nere.
Lacrime di trucco colato.
Lacrime di piombo.



"Pronto?"
La sua voce.
Tutta la rabbia che avevo dentro sfumò, insieme al discorso che mi ero preparato mentalmente per tutto il giorno. I contorni delle cose sembrarono farsi indefiniti, quasi come se venissero risucchiati da quella cornetta.
"Pronto? Chi parla?"
Quella voce attraversava il mio corpo da parte a parte, come una vibrazione.
No, non era una vibrazione. Stavo tremando.
Mi sfuggì un gemito, e solo allora la persona dall'altra parte del telefono sembrò riconoscermi.
"Ruki, sei tu?"
Pausa.
"Senti, lo so che ho sbagliato, ma ora non fare così…"
Non gli lasciai nemmeno il tempo di finire la frase prima di riattaccare.
Non volevo sentire quello che aveva da dire, le solite bugie biascicate a fil di voce.
Dopo tutti quegli anni avevo imparato a distinguere la menzogna dalla verità dal suo tono di voce. E lui lo sapeva, eccome se lo sapeva. Semplicemente non poteva farne a meno.
Mentire. La scappatoia perfetta.

Per lui ero come un burattino, una bambola, con cui giocare finchè non ci si stanca.
Ero quel giocattolo dal quale si ritorna sempre dopo averne usati altri.
Un certo valore affettivo direte. Ma anche i danni maggiori, quei danni irreparibili come pezzi dispersi. Quello più consumato, più rovinato. Distrutto.
E lui era il bambino. Il bambino egoista che cambia giocattolo a seconda del momento, con il primo che cattura la sua attenzione.

Cominciavo a non tollerare più questa situazione.
Non avrei mai dovuto tollerarla a dire il vero, ma le mie sciocche speranze erano davvero forti.
Una volta aperto, il vaso di Pandora non potè più essere richiuso, giusto?
Non potevo più chiudere gli occhi e far finta di non vedere. Far finta di non soffrirne.
Più mi lasciavo calpestare e capovolgere a suo piacimento, più la mia mente si avvicinava al baratro.
Per il mio cuore non mi preoccupavo.
Quello era già rotto da tempo.
Non ricordavo nemmeno più di chi era la colpa.
Era stato lui, o qualcuno prima di lui?
La mia vita sembrava aver avuto inizio con il suo incontro.


Erano passati giorni da quando avevo preso a rinchiudermi nella mia camera.
Da solo, raggomitolato nel letto.
Non facevo altro che pensare a lui. A lui, e al suo comportamento.
Quel non sentire sue notizie mi distruggeva. Non una parola, non un misero sms. Da quell'ultima mia chiamata era come scomparso. Eppure abitavamo a soli 10 minuti di distanza.
Si stava davvero creando una distanza abissale fra noi.

E pensare che tutto quello che volevo era sputargli in faccia il mio dolore, in modo da farlo tornare da me.
Nonostante fosse la cosa che desideravo di più, sapevo già come mi sarei comportato: non mi sarei fatto trovare, nè a casa nè telefonicamente, facendo di tutto per scoraggiarlo.
Volevo vederlo tentare e ritentare. Volevo mi dimostrasse quanto realmente tenesse a me. Solo questo.
Era così difficile da capire? Così strano? Fuori dalla normalità?
No, lui non era il tipo da fare queste cose. Tutto qui.
Ma pensavo che almeno per me… almeno per me…

C'era solo lui, nel suo mondo.
Le persone che gli erano vicine erano semplici strumenti, senza sentimenti. Non le guardava in faccia, andava dritto per la sua strada.
Era quel tipo di persona. Quella che non permetteva a nessuno di intravvedere il suo cuore. Nascondendo tutto dietro una maschera da duro, da persona vissuta.
E io che ingenuamente avevo creduto di essere riuscito ad entrare, in quel cuore sporco.
Invece avevo solo fatto una piccola breccia, ma era bastata affinchè la luce contenuta al suo interno mi infradiciasse, raggiungendo le ossa e lasciandomi completamente indifeso.

Cos'era cambiato?
Dovevo essermi solamente illuso.
Sapevo a cosa andavo incontro, ma ho voluto tentare comunque, ripetendomi che sarei riuscito a cambiarlo.
Invece gli avevo fatto un regalo: un altro svago, un nuovo cuore da fare a pezzi. Dovevo prendermi le mie responsabilità.
Far finta di niente?
Chissà se ci sarei riuscito.
In ogni caso, non intendevo continuare a fargli reggere i fili della mia vita ancora per molto.
Perchè se lui non si curava degli altri, io non facevo altro. Anteponevo le persone che amavo anche a me stesso.

Eravamo due opposti.
E gli opposti si attraggono, no?
  
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