«Essere
o non essere,
questo
è il problema.»
Amleto,
William Shakespeare (1564-1616)
Sapevo
che quella era la fine.
La
mia fine.
La
fine di Light.
La
fine di Kira.
Sapevo
che prima o poi sarebbe dovuta comunque arrivare la mia ora, ma non
pensavo sarebbe arrivata così presto.
Stremato
per una corsa a perdifiato che mi aveva portato via tutte le forze,
ferito per colpa di quello stupido di Matsuda e steso a terra, senza
più un briciolo di energie, sulle scale di quel luogo a dir
poco ameno: ecco com'ero, null'altro. La sensazione di aver perso era
quella che più mi lacerava, ancor più del dolore
delle
ferite fisiche. Dopotutto, era una ferita anche quella.
Perdere
è una cosa che non avevo mai sopportato... e sapere di
essere
stato battuto mi faceva andare fuori di testa.
"È
tutta colpa di quell'imbecille di Mikami!" conclusi,
maledicendolo un sacco di volte per la sua idiozia.
Perché
accidenti non aveva fatto come gli avevo ordinato? Come aveva osato
disubbidire a me, il grande Kira? Come si era permesso di fare di
testa sua? Come?
Già,
il grande Kira... per colpa di quell'inetto il mito di Kira era stato
distrutto, e con lui la possibilità di un mondo nuovo e
migliore, senza criminalità o fannulloni a regredire la
società.
Kira
non esisteva più: il mondo non avrebbe mai riconosciuto come
Kira un uomo oramai finito, grondante di sangue ed intento ad esalare
i suoi ultimi respiri steso sulle scale.
Nessuno
avrebbe mai accettato un nuovo mondo con un perdente come padrone
unico ed indiscusso.
-Che
ci fai lì, Light Yagami?- mi domandò una voce
stranamente familiare.
Mi
chiesi che potesse essere arrivato fin lì e conoscere il mio
nome: Near aveva fatto di tutto perché nessuno fosse a
conoscenza del nostro incontro, tecnicamente non avrebbero dovuto
esserci conoscenti né dei membri della polizia giapponese,
né
dei membri dell'SPK, né miei.
Racimolai
le mie poche forze e sollevai il capo facendo leva sul gomito non
ferito quel tanto che bastava per vedere chi mi avesse chiamato per
nome.
Dopo
circa mezzo secondo mi pentii della mia azione.
Ero
proprio allo stremo, non avevo più nemmeno la forza di
sorprendermi né di reagire alla sorpresa.
Per
quello che mi restava da vivere, non valeva la pena.
Anche
se a parlare era stato L.
Era
il solito L, con le solite occhiaie e i soliti vestiti troppo larghi
per lui, con la solita camminata stanca e i piedi rigorosamente
scalzi, con gli immancabili capelli arruffati e con il solito sguardo
scrutatore. Tutto come sempre, se non fosse stato per un piccolo,
microscopico, irrilevante particolare: L era morto.
Veniva
verso di me. Sentivo i suoi passi, sebbene fosse scalzo.
Salì
i gradini uno ad uno, prendendo tutto il tempo di cui necessitava.
Come se non vedesse che mi trovavo sul baratro della morte.
-Che
ci fai lì, Light?- ripeté stando in piedi
davanti a me.
Avevo
voglia di rispondergli a tono, ma non ne avevo le forze. Sembrava che
stessi combattendo una battaglia ormai persa con il mio cercare di
sopravvivere. E io odio perdere.
-Ah,
Light, perdonami se non ti chiamo Kira.- aggiunse poi, portandosi il
pollice sulle labbra, come chi ha appena ricordato qualcosa. -Ma
chiamare il mio migliore amico con il diminutivo di killer non
mi va molto a genio, spero che tu non me ne voglia per questo.
Ancora
una volta non seppi dire se stesse scherzando o meno.
-Ryuzaki...-
mormorai, ma lui non mi sentì. O, per meglio dire, non volle
sentirmi.
-Sai,
Kira ha un debito con me.- disse, mettendosi pigramente le mani in
tasca e girando la testa verso sinistra. -Per colpa sua non posso
più
toccare nessun dolce... è peggio di una dieta.
“Ma
che accidenti va blaterando?” mi domandai, chiedendomi se
fosse
possibile che anche da morto Ryuzaki non facesse altro che parlare di
dolci.
Ma,
a rigor di logica, stavo parlando con un morto (e, vi giuro, non era
un ammasso di ectoplasma verdognolo di fantasma), quindi tutto era
possibile. Quello che non capivo è perché cavolo
fosse
venuto da me.
“Vorrà
rinfacciarmi la sconfitta!” conclusi. “Accidenti a
te,
Ryuzaki!”.
Notai
che il dolciomane aveva ripreso a guardarmi.
-Ma
tu sei Light, non dovresti avere debiti con me.- aggiunse poi, sempre
con l'usuale dito in bocca. -Basta che tu mi dica se sei Light oppure
Kira, ovvero se sei il bene oppure il male.
-Io
sono Light e Kira... proprio come ha detto Near...- risposi, con
quella poca voce che mi rimaneva.
-Già,
Near...- rifletté Ryuzaki, e per un attimo mi parve di
vedere
un bagliore di soddisfazione nel suo sguardo mentre pensava al
ragazzo dai capelli color platino, ma il presunto detective
cambiò
discorso in fretta. -Per me tu non sei nessuno dei due.- disse
semplicemente.
-Stai
dicendo che non sarei nessuno?- gli chiesi, volevo urlare ma la
situazione non sembrava collaborare a mio vantaggio.
-Per
quanto possa trattarsi di stupidaggini, dovresti prestare
più
attenzione a quello che dico.- rispose L, tranquillamente. -Ho forse
detto che non avresti identità?
-No,
ma...- risposi in fretta, stranamente sentivo il dolore attenuarsi un
po' mentre parlavo.
-E
allora, perché quella domanda?- replicò lui,
guardandomi.
-Non
intendevi...- cominciai, per poi essere fermato da Ryuzaki ancor
prima di spiegare.
-Io
intendevo dire solamente che tu non sei né Light
né
Kira, perché non puoi essere entrambi.- spiegò
lui,
tranquillamente. Sembrava che non si fosse accorto che ero
pressoché
in punto di morte e la cosa era leggermente irritante. -Tu per me non
sarai né Light né Kira, sarai solo “il
mio
migliore amico”. Punto.
Non
sapevo cosa pensare.
Nemmeno
un po'.
Mi
considerava il suo migliore amico, sebbene lo avessi ucciso
(d'accordo, era stato Rem, ma ero stato io a creare la situazione
adatta per sbarazzarmi sia di Ryuzaki sia di quello shinigami
paranoico).
-Light,
tu sei il mio migliore amico.- ripeté il moro.
Avevo
sempre pensato che fosse completamente fuori di testa, ma non credevo
che la sua demenza arrivasse fino a questo punto.
-Come...
come puoi non odiarmi?- gli domandai, alzando la voce più
che
potevo. -Io ti ho mentito e ti ho praticamente ucciso, Ryuzaki!
-No,
Kira mi ha ucciso.- dissentì lui tranquillamente, scuotendo
la
testa. -Kira, non Light Yagami.
-Ryuzaki...
Kira sono io, ormai lo sai.- gli feci presente, ma non parve esserne
stupito.
Ma
se lo sapeva già, perché accidenti faceva certe
affermazioni idiote?
-Sì,
lo so.- annuì Ryuzaki. -Ma adesso tu sei Light, non Kira.
Non
puoi essere entrambi...
-Ma...-
protestai. Dopo tutta la fatica per ottenere il rispetto sotto il
nome di Kira, sentirsi dire di non poter esserlo era un affronto
bello e buono! -Ma che devo fare perché tu
mi creda?
Ryuzaki
sembrò rifletterci sopra per qualche istante.
Poi,
tranquillamente, se ne uscì con un: -Nulla, io ti credo.
Sebbene
potessi utilizzare quegli attimi che mi restavano per pensare a come
il mondo sarebbe stato spacciato senza di me, senza il potente Kira a
giustiziare i malvagi, li usai per maledire Ryuzaki ed il suo modo
contorto di pensare. Voleva forse dire che non potevo essere Kira
perché troppo debole? O per che altro? La cosa mi faceva
letteralmente saltare i nervi!
-Ma
se mi hai appena detto che non posso essere Kira!- esclamai, se
quella si poteva definire un'esclamazione. In teoria avrei voluto
sbraitarlo, ma ne uscì una cosa decisamente penosa a causa
della mia poca forza e della mia poca voce.
L
era irremovibile, sembrava che qualunque cosa dicessi fosse a favore
della sua teoria palesemente demenziale.
-Infatti.-
confermò lui. -Light non può essere Kira, come
Kira non
può essere Light.
Ma
che andava cianciando? Che qualcuno gli avesse offerto qualcosa di
avvelenato per strada? No... perché Ryuzaki era morto. Ma
poteva essere proprio questa la causa dei suoi deliri.
-Penso
che l'esser morto ti abbia fatto rincitrullire...- constatai, sempre
facendo una fatica immane a parlare.
Le
labbra di L si incurvarono in un leggero sorriso enigmatico. Era
strano, ma forse era il primo sorriso apparentemente divertito che
gli avessi mai visto addosso.
-Non
capisci ciò che voglio dire, Light?- chiese L, ma
più
che altro mi suonava tanto come una domanda retorica. Insomma, non mi
considerava abbastanza intelligente da capire il suo ragionamento?
Non potevo sopportarlo.
Tuttavia
non gli risposi e lo lasciai continuare a blaterare, sembrava averci
preso gusto.
Ryuzaki
si sedette di fianco a me, sempre nella solita posa bizzarra le cui
origini si perdono nella notte dei tempi, e cominciò a
spiegare.
-Bene,
partiamo da presupposto che Kira sia il male e Light il bene.-
cominciò L. -Light non può essere Kira,
perché
il bene non può essere il male. Per lo stesso concetto, Kira
non può essere Light, perché il male non
può
essere il bene.- spiegò, portandosi il pollice alla bocca.
-Due modi di essere e di pensare così differenti non possono
conciliarsi, anzi, continueranno a combattere finché una
delle
due non prevarrà sull'altra.
-Che...?-
cominciai, ma Ryuzaki non mi lasciò parlare.
-Perciò,
da quando hai toccato il Death Note, la tua parte malvagia, che
chiameremo “indole Kira”, ha preso il sopravvento
sulla
tua parte buona e razionale, che definirei “indole
Light”.
-Quindi...
io sarei un malvagio?- gli domandai, incuriosito da quel discorso ed
incavolato nero perché non volesse riconoscermi il titolo di
“Kira, il grande giustiziere che porterà la pace
nel
mondo eccetera eccetera”. Definireste mai malvagio un uomo
che
difende la brava gente? Evidentemente Ryuzaki sì.
La
sua non sembrava una teoria formulata lì, su due piedi,
pareva
che ci avesse riflettuto molto. Tuttavia, più che la sua
teoria, che altro non era se non un ammasso di stupidaggini belle e
buone, mi stupì la risposta che diede alla mia domanda.
-No,
non sei malvagio.- rispose L. -Sei umano.
“E
andiamo!” pensai con sarcasmo. “Adesso si mette a
fare
Einstein, questo pazzo!”.
-E
questo che significa?
-Ogni
umano ha dentro di sé una parte buona ed una malvagia. Se
non
le avesse entrambe, non sarebbe definibile persona, forse neppure
essere umano. È nella natura delle cose che due modi di
pensare diversi convivano... ma ognuno di noi prima o poi, è
costretto a fare una scelta tra i due.
Ryuzaki
terminò la frase con tranquillità, come se fosse
normale parlare del senso della vita, eccetera eccetera. Io fissai le
travi del soffitto, pensando alle parole del detective.
-Light?-
mi chiamò poi.
Mi
voltai nuovamente a guardarlo.
-Non
ti sei mai chiesto perché esistano i criminali?- mi
domandò,
con aria impassibile.
Lo
guardai assumendo lo sguardo più interrogativo che mi
riusciva, ma il risultato non fu un granché.
-Immagino
di no.- sospirò L. -Hai semplicemente adottato lo pseudonimo
di Kira e ti sei messo a far fuori gente come se nulla fosse. Ma hai
mai riflettuto su chi uccidevi?- mi domandò, guardandomi
dritto negli occhi. Era uno sguardo particolarmente penetrante, ma
non mi feci intimorire da un morto.
-Chi
uccide deve essere ucciso.- risposi, schietto. -Chi fa soffrire deve
soffrire. Chi fa del male deve subire del male. Chi fa un torto deve
subire un torto.
-La
legge del taglione è passata di moda.- sbadigliò
Ryuzaki, mettendosi una mano davanti alla bocca solo per educazione.
-E comunque, anche ragionando così, chi sei tu per
giustiziare
i criminali? Infondo, tu uccidi chi uccide e che, secondo te,
perciò
merita di essere ucciso... ma quindi meriti anche tu di essere
ucciso, poiché tu uccidi, no?
Altri
interrogativi. Possibile che non potesse fare un'affermazione
completa?
-Come
chi sono?- replicai, incredulo. Dopo tutto adesso passato a dire
“che
Kira è la tua parte malvagia” eccetera eccetera,
mi
salta fuori con una domanda del genere? Ebbi la sensazione che la
morte non gli permettesse di ragionare come si doveva. -Io sono Kira,
il potente Kira, il creatore del nuovo mondo!- risposi.
Ryuzaki
fece spallucce.
-Sarà.-
disse il moro, con aria placida. -Ma per me Kira è un
criminale che ha perso il lume della ragione. Per me non si
è
neppure reso conto che, uccidendo tutti i criminali come stabilisce
il suo regime, l'unico criminale rimarrebbe lui.
“È
una mia impressione o si tratta di un déjà-vu?”
mi domandai tra me e me. Ryuk, al nostro primo incontro, mi pareva mi
avesse fatto una ramanzina del genere. Magari lui e Ryuzaki erano
dello stesso segno zodiacale, per questo dicevano pressoché
le
stesse cose.
Tornai
a fissare L, scacciando via quell'idea folle.
-Ebbene,
ti spiegherò due cosucce sul perché Kira ha
potuto
operare.- decise Ryuzaki, annuendo da solo alla propria proposta.
Dal
canto mio, ero curioso di scoprire quale altra scempiaggine sarebbe
stato in grado di tirare in ballo.
Non
lo interruppi, lasciandolo proseguire nel suo sproloquio.
-Come
ho già detto, le persone hanno una parte buona ed una
cattiva:
queste due parti della personalità umana dovrebbero
equilibrarsi vicendevolmente.- esordì L. -Ma a volte non
è
così: alcune persone, soffocate dalla noia e dalla monotonia
quotidiana, scelgono di cambiare, spezzando inevitabilmente questo
equilibrio, già precario di suo.
Fui
costretto ad ammettere che non era un ragionamento così
folle:
infondo, tutto era partito dalla mia noia e da quella di un
egocentrico shinigami, stufo di starsene nel suo
mondo a
svolazzare qua e là ed a guardare giù quella
sottospecie di reality show che noi chiamiamo
“vita”.
Ancora
una volta, decisi di non interrompere il detective.
-Alcune
persone cambiano in meglio: si danno da fare per non trovare il tempo
di annoiarsi, sfruttandolo per il bene della comunità.
Altri,
invece, sentono il bisogno di osare e i addentrarsi nel proibito,
violando quelle poche regole alla base di una società
definibile civile: questi sono i criminali, soprattutto killer, che
fondamentalmente uccidono perché non sapevano cos'altro
fare.-
concluse il moro, rimettendosi il pollice in bocca.
-Quindi...-
ansimai, mi sentivo sempre più debole. -... Kira ha
utilizzato
il suo potere a favore della comunità! Non ho fatto altro
che
migliorare questo mondo lasciato alla rovina!- esclamai con fervore.
Ormai stavo iniziando a riferirmi anche io a Kira utilizzando la
terza persona anziché la prima e, sinceramente, mi dava un
po'
fastidio. Kira ero io, accidenti!
-Palesemente,
questo è ciò che può sembrare.-
ribatté
Ryuzaki, con calma. -Ma in realtà Kira ha solo eliminato una
determinata categoria di persone perché si annoiava o
perché
non gli andavano a genio. Se fosse stato un giustiziere, in primo
luogo non avrebbe avuto bisogno di uccidere né me
né
Lind L. Taylor: invece ha ucciso entrambi solo per una contestazione
da parte nostra riguardo il suo modo di fare.- soggiunse.
Era
decisamente troppo per le mie orecchie. Mi stava dicendo che avevo
solo peggiorato il mondo? Mi stava forse dando dell'incapace? Ma come
osava?
Il
nostro gioco l'avevo vinto io!
Io
lo avevo ucciso prima che lui potesse mandare me sulla forca o in
gattabuia! Come poteva ancora pensare di essere più in gamba
di me?
-Ma
che cosa stai dicendo?- gli domandai, arrabbiato. Dopo tutta la
fatica che avevo fatto per ripulire il mondo, questo era quello che
mi meritavo... no, non avrei permesso che un morto venisse
lì
ad insultare il mio operato!
-Non
capisci, Light Yagami?- mi domandò, inarcando un
sopracciglio.
-Eppure mi sembra lampante il punto a cui voglio arrivare: ti sei
comportato come un idiota.- spiegò, come se nulla fosse.
-E
secondo te io sarei un idiota?- replicai, mentre qualcosa mi
ribolliva dentro.
-Affatto.-
rispose il moro, guardandomi con un mezzo sorriso. -Sei molto
intelligente, Light.- aggiunse.
“A
che gioco stai giocando?” pensai, frustrato. Era ufficiale,
si
stava prendendo gioco di me.
-Ma
se hai appena detto il contrario!- protestai.
-Credo
che Matsuda ti abbia dato anche una botta in testa, non riesci
più
a ragionare come si deve, Light.- constatò il moro.
-Disse
il morto, al massimo delle sue capacità fisiche e mentali.-
replicai con sarcasmo. -Un attimo mi dici che sono un idiota, subito
dopo mi consideri intelligente...-.
-Io
non ti ho mai considerato un idiota.- replicò lui. -Ho solo
detto che ti comporti da idiota. È diverso.
-In
che cosa sarebbe diverso?- sbraitai.
-Nel
fatto che ci sono gli idioti veri e propri che, poveretti, non
potranno mai fare a meno di esserlo. Poi c'è un'altra
categoria, quella degli intelligenti che si comportano da idioti:
queste persone sono le più stupide di tutte,
perché
scelgono di non sfruttare le proprie potenzialità operando
in
modo sensato, ma agendo in maniera completamente priva di qualsiasi
fondamento logico.- disse L, mordicchiandosi il dito. -Kira, per
l'appunto, rientra in questa seconda categoria: si è
lasciato
abbindolare dal potere... è solo un debole.
-Ora
basta, mi sono stufato di queste scemenze!- urlai con quanta
più
voce avevo in corpo. -Ho vinto io! Il nostro gioco l'ho vinto io! Io
ti ho ucciso prima che tu uccidessi me!
-Tu
dici?- fece L, inarcando un sopracciglio con fare accigliato.
-Eppure, sebbene io sia morto prima, tu adesso sei ridotto
così
per il piano che io ho architettato con la complicità di
Mello
e Near, sebbene loro non fossero consci dei miei fini. Non sapevano
neppure di essere parte di un mio stratagemma, pensa un po'.
-Ma
la partita era tra te e me!- protestai.
-Beh,
mi è sembrato un po' sleale da parte tua tirare in ballo
Misa
Amane, o sbaglio?- replicò L. -Light, la vita non
è
come una partita a scacchi. Anche se muore il re, la partita non si
ferma nella realtà. Gli altri pezzi sono vivi e continuano a
giocare. E possono sempre tenderti una trappola quando meno te
l'aspetti. Per questo, oltre che i tuoi nemici, in questo gioco
è
fondamentale conoscere anche i tuoi amici, altrimenti sei spacciato
sin dall'inizio.
-Stai
dicendo che ho perso?- strillai, con gli occhi fuori dalle orbite per
l'abnorme dose di follie, sproloqui e deliri che avevo sentito in
così poco tempo.
-Direi
che non c'è né un vinto né un
vincitore.-
rispose L, dopo un attimo di riflessione. -Entrambi siamo morti per
mano di uno shinigami, quindi credo che siano loro i veri vincitori.
-In
che senso “entrambi”?- domandai, con il terrore per
quella che avrebbe potuto essere la sua risposta.
-In
questo istante, Ryuk sta scrivendo il tuo nome sul suo Death Note.
Immagino che dovesse finire così.- disse L, guardando il
cielo
dalla finestra. -E credo che per me sia
ora di andare.
-Aspetta!-
lo fermai appena si fu alzato, prima che potesse muovere anche un
solo passo.
-Sono
qui.- rispose Ryuzaki.
-Appunto!
Se tu sei morto... perché sei qui?- gli chiesi. Era la
domanda
più ovvia di tutte, ma da quando me lo ero ritrovato davanti
mi era sembrata la più futile ed inopportuna; malgrado
questo,
non volevo morire con la curiosità.
-Semplice.-
rispose L. -Sono venuto a prenderti. Game over, Light.
In
quell'istante, quando vidi solamente il nero nella sua tutt'altro che
ostentata immensità, morii portando con me Light e Kira.
Ormai, dopo il discorso di L, pensavo di non essere più
né
l'uno né l'altro... tuttavia, fu in quel momento che capii:
morivo come Light e morivo come Kira, non assieme a loro.
Kira
e Light, due entità diverse del mio essere... due
mentalità
nate con me e che, al momento del trapasso, non mi avevano
abbandonato come il resto del mondo.
Ed
allora, solo il Mu.
«La morte può
essere l'espiazione delle colpe,
ma non può mai
ripararle»
Napoleone Bonaparte
(1796-1821)
Salve a tutti! :3
State ancora bene? Si spera di sì.
Che dire... sono la novellina di turno nel fandom, e spero di non venire linciata già da subito.
L'alquanto stupida idea m'è venuta guardando l'ultimo episodio dell'anime (che brutta cosa non possedere il manga ç-ç), verso la fine: era da tanto che volevo scrivere qualcosa su DN e nel vedere L comparire davanti a Light ormai morente mi si è accesa la lampadina (anche se, forse, sarebbe stato meglio se fosse restata spenta... ^^").
Avevo in mente di postare questa storia sin da maggio, ma, vittima di continui ed assillanti ripensamenti, mi sono decisa solamente oggi.
Lo so, non è un granché, ma mi farebbe molto piacere ricevere qualche parere al riguardo.
Grazie per essere giunti fin qui, e complimenti per la pazienza.
Aly.
Credits:
Characters © Tsugumi Ohba, Takeshi Obata
Title Font = Death Font 1.0
Text Font = Traditional Arabic
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono di proprietà di Tsugumi Ohba e Takeshi Obata. Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro.