In Bilico
Lettera
e
numero scelto: C9 (Prompt: una vecchia bambola ammuffita;
colore
magenta)
Note
dell'autrice: una
storia alquanto banale,
l'ammetto. Purtroppo l'ambientazione è quella standard,
principalmente perché non sono per niente abituata a gestire
questo
fandom (questa è la mia seconda fic su DN). La coppia, obviously,
è Matt/Mello. E come poteva essere altrimenti, parlando
della
sottoscritta? u_u Una Matt/Mello poco sviluppata però ;_; e
anzi,
già che ci sono, chiedo scusa per il misero rating giallo, e
per la
scarsa presenza del pairing. Purtroppo questa storia è
uscita così,
ho provato a modificarla in qualche modo, ma non sono riuscita a
combinare granché...
L'episodio
alla Wammy's House è, diciamo, un pretesto per sviluppare il
paragone, presentato nel parte successiva della storia.
Matt è
paragonato alla bambola perché, come questa era il desiderio
di
Linda, allo stesso modo Matt (o meglio, amare Matt) diventa il
desiderio di Mello.
Ma entrambi
questi desideri, per colpa delle circostanze, sono inesaudibili.
In più Mello
insiste sul fatto che sia lui che Matt, cresciuti in direzione di un
unico obiettivo già prefissato, non hanno mai avuto desideri
personali, e di conseguenza non hanno mai potuto costruire la loro
vita diversamente da quella che era già stata decisa per
loro.
Questa era
pressapoco la mia idea.
Bene, dopo
questo romanzo assai poco costruttivo, lascio alla lettura! ^^
Tutto
iniziava da lì.
Da un prato bagnato, zuppo di pioggia e
terra.
Da uno scivolone e una caduta
clamorosa, proprio sulle ginocchia di Linda, e da un segno rosso
magenta che andava da una guancia all'altra della sua bambola
preferita.
E dire che tutti avevano insegnato,
detto e ripetuto più volte a Matt di non correre mai con
qualcosa di
appuntito in mano, come forbici o forchette.
Persino i ragazzi più grandi l'avevano
persuaso con descrizioni macabre e terrificanti.
Ma un pastello di cera, poteva
effettivamente rientrare nella categoria degli oggetti acuminati e
potenzialmente pericolosi?
“M-mi dispiace Linda...
cercherò di
rimediare!” Disse tutto mortificato Matt, con una vocina
piccola e
tremolante. Ma le sue scuse non riuscirono nemmeno un po' a
scavalcare il pianto disperato della bambina, che in un gesto di
rabbia aveva gettato la bambola lontano da sé.
Questa era rimbalzata sull'erba,
sollevando gocce di rugiada e fili verdi, poi s'era adagiata con la
faccia schiacciata contro il terreno, come se si vergognasse di quel
brutto segno rosso che aveva.
Essendo giunto alla conclusione che
fosse impossibile tirare su il morale a una Linda in quelle
condizioni, Matt andò a recuperare il giocattolo, voltandolo
per
guardarlo meglio.
A dirla tutta, era proprio la bambola
più brutta che avesse mai visto!
La faccia giallognola e screpolata, ora
anche improntata di un alone verde, presentava un ghigno inquietante
e due occhi grigi, dei quali uno fuori dalla propria orbita.
Il vestito dai colori sbiaditi era
pieno di strappi e cuciture, e terminava in risvolti e merletti
sfilacciati.
Il meccanismo che le muoveva braccia e
testa era rotto e arrugginito, e, se azionato, provocava un verso
innaturale. Una sorta di parodia di un pianto natale.
Non capiva proprio come ci si potesse
affezionare a una bruttura del genere, constatò infine Matt.
Fece per risollevarsi da terra, quando
due esili gambe fasciate di stoffa nera gli comparvero nel campo
visivo.
Alzò lo sguardo, remissivo, ed
incontrò nientemeno che gli occhi blu di Mello.
Il suo sesto senso gli diceva che
l'amico non aveva intenzioni molto amichevoli,
a
giudicare da quel broncio, da quella smorfia, e da quell'espressione
fiera e arrogante stampata in viso.
“Sei stato tu a fare questo?”
Gli strappò la bambola di mano, ed
osservò critico il segno magenta che la rovinava.
Sempre se parlare di rovinare
fosse davvero una cosa sensata, in quel contesto.
Dai diversi strepiti e capricci che ne
seguirono, diventati tanto consistenti da necessitare l'intervento di
Roger, Matt, nel suo silenzio dispiaciuto, intuì che quella
brutta
bambola era un regalo.
Un regalo che Mello aveva fatto a
Linda, per il suo compleanno.
Perché lei aveva espresso un
desiderio, in nome di quel giorno speciale.
Il desiderio di avere una bambola tutta
per sé, solo per una volta, da non condividere con le altre
bambine
dell'orfanotrofio. Da nascondere nel proprio letto, da vestire e
curare secondo le proprie premure, da darle il nome che più
le
piaceva.
Non importava se era una creatura
minuscola o di grandezze reali, di porcellana o di plastica, curata e
altera o stropicciata e ammuffita. L'unica cosa che importava era il
desiderio che aveva espresso dietro quei due occhi di vetro, e se
questo sarebbe stato esaudito o no.
Mello allora, per un qualche assurdo
motivo, si era recato in soffitta.
E tra gli scatoloni e la polvere aveva
trovato lui, il regalo di Linda.
*
Mello era abituato al
rischio.
Era abituato al malaffare, a
maneggiare apparecchi elettronici per intercettare chiamate o filmare
angoli nascosti.
Tutta questa era stata la
sua vita, negli ultimi quattro anni.
Qualcun altro era poi
comparso, inaspettatamente.
Un vero imprevisto, un
particolare sbagliato, o proprio il pezzo che mancava al suo puzzle?
Qualunque cosa significasse
Matt, era lui il ragazzo che gli era sempre stato accanto,
ininterrottamente.
“Fai piano”.
Due parole, secche,
trattenute tra i denti.
Mello era impassibile, come
sempre, e come sempre si dimostrava ripugnante all'idea di mostrarsi
debole. Persino in quei momenti d'intimità che si concedeva,
con
Matt.
Si spingeva contro di lui,
assecondando i movimenti ritmati e precisi dell'altro, in bilico
sopra il suo corpo magro. Quello era uno dei pochi momenti liberi che
riuscivano a ritagliare per loro, per comunicarsi tutto quanto,
facendo semplicemente sesso.
Sembrava quasi che non si
potessero permettere nient'altro, nessuna parola, non un attimo di
più.
Solo semplici atti carnali,
che soddisfacevano i bisogni di entrambi.
Non c'era mai stata più
aridità tra loro.
“Matt”, disse in un sussurro
Mello, mentre si adagiava meglio sulla poltrona in pelle del loro
appartamento. Rubò una sigaretta dal pacchetto appoggiato
sopra al
tavolino, giusto per placare lo stress.
L'altro diede un lieve cenno
di ascolto.
“Oggi è il tuo
compleanno. Davvero non desideri niente di più?”
Niente di più
dell'esistenza sintetica che abbiamo.
Matt sussultò,
accigliandosi un momento.
Perché Mello doveva fare
discorsi del genere?
A nessuno era mai importato
dei rispettivi compleanni, nemmeno da bambini.
Si era persino dimenticato
che quel giorno era effettivamente l'anniversario della sua nascita.
Mello non aveva motivo di
ricordarglielo.
“Cos'è, ti dai ai
sentimentalismi?” Disse sarcastico, prima di vedere uno sei
suoi
rari sorrisi.
Uno scarno stiracchiamento
di labbra.
“Anche quella bambina,
alla Wammy's house, aveva espresso un desiderio. E il suo desiderio
era una brutta bambola”.
Non capiva. E non lo seguiva
neppure.
Non ricordava nemmeno di che
bambina stesse parlando, Mello.
“Se tu ora fossi la mia
bambola”, continuò parlando per astratto, in un
modo in cui non si
era mai e poi mai espresso.
Passò un dito sul viso di
Matt, premendo appena sulla sua pelle pallida.
“Ci sarà sempre un segno
rosso a rovinarti”.
*
Batteva velocemente i
tasti
sul computer, premendo con forza sulla tastiera vecchia e difettosa.
Grosse scatole grigie
ingombravano l'esiguo ambiente del monolocale, legandolo di fili e
apparecchi elettronici. Come parassiti corrodevano il sangue della
loro vita, traducendola in una secca maschera.
Qualcosa celava i loro
desideri.
Qualcosa di sospeso e
immobile, quasi immaginario, ma sicuramente silenzioso e trasparente.
Una motivazione nuvolosa,
una scusa, una precauzione.
Qualcosa aveva tranciato i
loro sogni, ancor prima che questi nascessero.
Erano stati cresciuti per
finire in mezzo ai fili intricati dello spionaggio e
dell'investigazione.
Per essere mangiati da un
computer e da un nome posticcio.
Tutti loro, come soldati in
uniforme, erano stati destinati a questo.
Ma era davvero ciò che
avrebbero desiderato?
“Perché
fai questi
pensieri?” Domandò Matt, silenzioso, con la voce
ovattata dal buio
e dalle coperte pesanti.
Perché sono stanco,
gli avrebbe voluto rispondere. Ma non lo fece.
Si limitò a desiderarlo, in
un mondo alieno.
Come una bambola logora e
modesta, che sarebbe presto morta sotto briciole di cera rossa.
~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ♠
Questa storia si è classificata quarta al contest multifandom Just a yaoi wish! indetto da Akira Haru Potter sul forum di efp.
Beh, no, non mi aspettavo un risultato del genere *-*
Soprattutto non mi aspettavo quei cinque punti nella caratterizzazione dei personaggi, e quel punteggio quasi pieno nella trattazione del desiderio.
Non posso che dichiararmi soddisfatta, visto e considerato la mia inesperienza col fandom... ancora una volta ringrazio la giudice, per la sua precisione e per la sua velocità nel consegnare i risultati!
Lascio alla valutazione e al commento:
"In Bilico" di Deidaradanna93
Correttezza Grammaticale: 19.7/20
Stile e Sintassi: 14.7/15
Originalità (Desiderio): 9.5 /10
Caratterizzazione Personaggi: 5/5
Gradimento Personale: 5/5
Punti Bonus: 5/5
Totale:
58,9/60
Giudizio:
Allora, per quanto riguarda la grammatica, c’è stato un verbo coniugato male – invece di era, ci andava il fosse – e hai scritto varie volte ‘Whammy’ al posto di ‘Wammy’.
Notando che avevi scritto così anche all’inizio non ho penalizzato più di tanto.
Per quanto riguarda lo stile, ho notato che mancavano alcuni punti dopo il discorso diretto e che, dopo di esso, hai scritto ‘disse’ con la d maiuscola. Sarà stato lo stesso Word a correggerti l’errore, come capita spesso a me, e quindi non è grave più di tanto.
Ti ho messo Originalità/Desiderio quasi piena perché ho adorato il tocco di nuovo che c’è stato in questa storia, e il desiderio della piccola Linda della bambola l’ho apprezzato molto.
La caratterizzazione l’ho trovata perfetta! Mi sono piaciuti tutti i personaggi, nessuno escluso! Persino la povera Linda che ogni tanto mi sta giù. Ed ho adorato questa storia, proprio per quel tocco della bambola rotta che hai ben utilizzato e che mai mi sarei aspettata si accozzasse bene con la situazione!
E per l’aver utilizzato così bene i prompt, hai meritato punteggio pieno anche lì.
Complimenti ancora per questa storia stupenda! =D