08/09/2011
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A Sar@, perché se sono nuovamente – e letteralmente – persa dietro questi due “sani ragazzoni americani” è per colpa – o merito? – sua. E perché è soprattutto grazie a lei se ogni tanto ritento di fare qualche danno narrativo. ;-)
Ed ai lettori che arriveranno sino alla fine, klar. Ogni minuto del loro tempo è prezioso.
NOTA: Questa flash-fic si colloca dopo “In Utero”. Tiene quindi in parte anche conto di quanto in comune ci fosse tra la fan fiction e la Sesta Serie [Sar@, sei la mia veggente preferita <3].
La prima volta che ho cacciato senza Dean, mi sono quasi fatto ammazzare da un vampiro.
Ero talmente abituato alla sua ombra dietro di me da non rendermi conto del fiato di quell’essere sul mio collo, dei suoi denti così vicini alla mia pelle…
Mi salvai per un pelo, forse per fortuna o forse grazie a quel Destino che – in un modo o nell’altro – mi aveva sempre tirato fuori dai casini.
Mi sentivo come imprigionato in un brutto sogno, bloccato in una realtà che sentivo di rifiutare con tutto me stesso.
È bizzarro come certi gesti ormai abusati non siano altro che consuetudini dalle quali è impossibile staccarsi. Cacciare in quel modo mi sembrava persino anormale, come se fosse possibile trovare qualcosa di vagamente ordinario nella vita alla quale eravamo stati condannati.
Mi mancavano le birre nel bagagliaio, il rombo dell’Impala, la sensazione di sicurezza che quel paio d’occhi perennemente su di me mi aveva sempre regalato. Mi mancava mio fratello, con i suoi cd degli AC/DC e la battuta pronta.
Quando ritrovai il nonno fu come risvegliarsi da un lungo sonno, riuscire finalmente a stiracchiare muscoli troppo intorpiditi. Non ero più solo e, anche se nessun cugino sarebbe stato anche solo vagamente all’altezza di mio fratello, ritrovarsi con qualcuno che condivideva quella stessa maledizione fu un sollievo.
Iniziammo a stanare banshee, wendigo, mietitori e demoni in una lotta al male che ebbe il potere di esaltarmi di nuovo, di farmi provare ancora una volta la forza dell’adrenalina che pompa in corpo, della tensione che costringe i muscoli.
A poco a poco cacciare con la mia nuova famiglia divenne la norma, Dean smise di essere un’ossessione, un chiodo fisso, un tarlo.
Non ho bisogno di un padre, ne di un fratello maggiore.
Ora il fratello maggiore sono io. [*]
Lo avevo riconosciuto mesi prima, ma interiorizzarlo era stato difficile.
Ora, in ogni caso, avevo una nuova strada spianata davanti a me, nuovi sentieri da percorrere e nuove battaglie da combattere.
E poi chi poteva essere certo che avrei dovuto combatterle perennemente da solo?
Ho vissuto talmente tante avventure ai limiti dell’umano comprendere che – davvero – nemmeno la comparsa di Dean qui ed ora davanti a me potrebbe sorprendermi…
[*]Direttamente da “In Utero”. È la frase di chiusura della fan fiction.