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Autore: LadyMaya    09/09/2011    4 recensioni
-Ti pongo la domanda in diversi termini… Cosa ti ha spinto a voler trascorrere la tua vita insieme a me?-
Vegeta la fulminò con lo sguardo e, afferrando il cappotto, uscì da quella casa, sbattendo violentemente la porta alle sue spalle, lasciando la sua donna lì, in attesa di una risposta che probabilmente non sarebbe mai arrivata.

Vegeta si ritrova a fare i conti con il suo continuo dualismo, sospeso tra l'amore e l'odio.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bulma, Un po' tutti, Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I Duri Hanno Due Cuori.







"I duri hanno due cuori, col cuore buono amano un po' di più,
i duri hanno due cuori, col cuore guasto odiano sempre un po' di più."
-I duri hanno due cuori, Luciano Ligabue-





Camminava lentamente, le mani in tasca e con una strana calma, che stonava decisamente con il suo portamento fiero e orgoglioso. Spalancò con vigore la porta del bar in fondo alla strada, che frequentava abitualmente, da qualche mese a quella parte. Oltrepassò l’ingresso e, senza degnare nessuno di un minimo sguardo, si accomodò sul primo sgabello che trovò libero.
-Il solito, Hiroshi- sentenziò ad alta voce, attirando l’attenzione del barista, che trafficava dall’altra parte del bancone ed ignorò, bellamente, gli altri clienti che erano lì prima di lui, ad aspettare che giungesse il loro turno.
-Arriva subito!-
Vegeta si guardò intorno accigliato, sentendosi osservato da tutti i presenti nel locale. Indifferente a quel fatto, tornò a scrutare di fronte a sé, perdendosi in un enorme groviglio di pensieri, tanto da non accorgersi del bicchiere di rum che Hiroshi gli aveva piazzato sotto il naso. Fissava, con lo sguardo vuoto, il liquore dorato e con gesti meccanici, acchiappò il cicchetto e tracannò avido, tutto il contenuto in solo un sorso. Strizzò un po’ gli occhi, sentii la gola bruciare ardentemente ma non ci fece caso… non era niente, in confronto al dolore che aveva dentro. Era un’altra serata da cancellare, da dover dimenticare. Sarebbero stati lui, i suoi pensieri e l’alcool, come sempre. Si odiava per quello, si odiava per come si era ridotto, si odiava per aver scelto quella vita, quel mondo che non gli apparteneva… si odiava e basta. O forse, nel profondo, detestava il ruolo che gli era stato imposto fin da bambino, quello di essere una macchina da guerra, senza pietà né misericordia, quella maschera di uomo crudele che gli impediva di mostrarsi coinvolto emotivamente per qualcosa… o qualcuno. Per questo, non faceva altro che struggersi per il suo continuo conflitto interiore: l’amore e l’odio che incessantemente si scontravano come titani nel suo animo intrepido e ferito. Eppure, nonostante le cose fossero cambiate radicalmente, sembrava che il pezzo di cuore marcio avesse ancora la meglio sul valoroso principe dei Sayan. In effetti, cosa c’era di buono in lui?! Niente. Anche Bulma non faceva altro che ripeterglielo, proprio come quella sera, esattamente mezz’ora prima…

Lei scese piano le scale di casa, attenta a non cadere, per via del suo precario equilibrio. Scese l’ultimo gradino, quasi come fosse il più arduo degli ostacoli da oltrepassare e si diresse silenziosamente in salotto. Lui se ne stava impassibile di fronte al televisore.
Bulma si sedette al suo fianco, sospirando sonoramente, mentre lui continuò a fissare la tv, senza calcolarla.
-Trunks dorme già, per fortuna-
Vegeta non rispose, afferrò la bottiglia di Umeshu*, ne versò un po’ nel bicchiere e mandò giù in un attimo.
Restarono muti per un po’, solo gli schiamazzi provenienti da un frivolo programma televisivo, spezzavano il silenzio che calò in quel momento. Bulma si coprì il viso con le mani e i suoi singhiozzi cominciarono a riecheggiare fortemente tra le mura di quella stanza.
-E adesso che hai da piangere?- domandò, lui con sufficienza.
Lei si asciugò gli occhi con prepotenza e si voltò di scatto verso Vegeta.
-Come fai ad essere così… così maledettamente menefreghista?! Perché con te deve essere tutto così complicato?!- gridò lei, in lacrime e con il viso arrossato per la collera.
-Non strillare, per la miseria!- fece lui, infastidito.
-Oh invece sì, urlo quanto mi pare, perché tu non mi ascolti! Sapevi bene a cosa saresti andato incontro, Vegeta! Io non ti ho mai tenuto in trappola, non ti ho mai impedito di fuggire via. La tua insofferenza, il tuo continuo essere assente mi lacerano l’animo, lo capisci?! Ho bisogno di te, in questo momento, più che mai, ma preferisco che tu te ne vada, se dev’essere così per sempre!-
Vegeta rimase immobile, incapace di ribattere in alcun modo, non aveva voglia di discutere di nuovo. Bulma era una donna piena di grinta, ma nel profondo, era terribilmente fragile, insicura e lui l’aveva ben capito. La guardò agitarsi e infervorarsi, la sentì imprecare, osservò spaesato il suo volto, livido per il peso che portava in grembo, ma anche per i dispiaceri che lui le stava procurando e non potè fare a meno di pensare che anche in quello stato fosse bellissima, meravigliandosi l’attimo dopo, di quella riflessione.
-Vedi? Neanche adesso sei in grado di dire qualcosa! Nemmeno l’arrivo di questo bambino ti entusiasma!-
Detto questo, Bulma si alzò con fatica dal divano, diretta verso il bagno. Vegeta scattò in piedi subito dopo di lei e si avviò verso l’ingresso.
-Io ci ho provato a vedere del buono in te, ma a quanto pare mi sbagliavo- biascicò lei, a denti stretti. A quelle parole, Vegeta sentì il sangue arrivargli al cervello e la rabbia prese il sopravvento. Come aveva osato dirgli certe cose, dopo tutti i sacrifici e le rinunce che aveva fatto per lei?!
-Non rivolgerti a me in questa maniera, donna!- gridò lui, voltandosi verso la consorte.
Bulma restò imperterrita di fronte alla reazione del principe dei Sayan, c’era fin troppo abituata.
-Ti pongo la domanda in diversi termini… Cosa ti ha spinto a voler trascorrere la tua vita insieme a me?-
Vegeta la fulminò con lo sguardo e, afferrando il cappotto, uscì da quella casa, sbattendo violentemente la porta alle sue spalle, lasciando la sua donna lì, in attesa di una risposta che probabilmente non sarebbe mai arrivata.

… Così, si era ritrovato, per l’ennesima volta, da solo in quello squallido bar a rimuginare su quanto successo. Bulma voleva solo più attenzioni da parte sua, voleva solo sentirsi protetta e al sicuro, voleva solo che lui le stesse accanto come un vero marito sarebbe stato in grado di fare. Vegeta di questo ne era consapevole, ma non ci riusciva, era più forte di sé, non era tagliato per certe cose, lo sapeva bene. Però perché non riusciva ad esternare i suoi sentimenti? Perché era sempre così chiuso e ostile, nonostante fosse cosciente della scelta fatta? Perché non era in grado di amare come lei?
Bulma aveva ragione, forse lui non meritava di averla, non meritava nulla, era davvero un essere spregevole. Aveva fallito anche in quello, nella sua esistenza.
Senza rendersene conto, era già al quarto bicchiere, quando la tasca gli vibrò così forte al punto di farlo sobbalzare. Non era ancora abituato a quegli strani congegni elettronici terrestri.
-Ma che cav…-
Estrasse il telefono e lesse il nome sul display.
“Kakaroth, dannato”
-Che caspita vuoi?!- disse Vegeta, portando il cellulare all’orecchio.
-Dove diavolo sei, razza di imbecille!- esclamò Goku, dall’altra parte della cornetta.
-E a te che importa! Non sono affari che ti riguardano!- rispose lui indispettito.
-Eddai Vegeta, ma perché sei sempre così scorbutico! Comunque, non voglio sapere che stai facendo, sia chiaro, volevo semplicemente avvisarti che tua moglie è in preda a crisi isteriche. Si sono rotte le acque e, semmai dovesse interessarti, tra meno di due ore avrai un altro marmocchio tra i piedi! Bello eh?!- annunciò Goku, entusiasta.
Vegeta sgranò gli occhi e rimase in silenzio: quella notizia l’aveva colto impreparato. Riuscì ad avvertire le grida della sua Bulma, seguite da quella di Chichi e di Gohan che, sicuramente, si stavano dando da fare per aiutarla.
-Vegeta? Vegeta ci sei? Come funziona ‘sto coso non si sente più nulla! Pronto?!-
-Sono ancora qui, idiota! Perché non me lo hai detto subito? Sei il solito demente! Piuttosto dove siete?-
-Stiamo andando in ospedale, stanno per raggiungerci tutti. Ah non preoccuparti per Trunks… Videl si è offerta di fare da babysitter sia a lui che a Goten e…-
TU-TU-TU!
Vegeta pigiò con forza tutti i tasti, riuscendo a riagganciare la telefonata con Goku e fuggì via, fuori dal bar. Corse a per di fiato, diretto a casa sua: avrebbe dovuto prendere la macchina, se avesse voluto arrivare in tempo. Non trovando le chiavi, spalancò il cancello con un calcio e, in fretta, montò sulla prima auto che trovò lì piazzata nella Caspule Corporation.
“Meno male che so guidare” pensò tra sé e sé. Fortunatamente, Bulma aveva insistito così tanto a fargli prendere la patente.
“Bulma…”
Si soffermò un attimo su quel pensiero, per poi lasciarsi sopraffare da un impeto di rabbia e sfrecciare in mezzo al traffico, con i minuti contati.
L’ospedale sembrava sempre più un miraggio, tanto che quando giunse a destinazione, non gli parve vero. Parcheggiò quasi in mezzo alla strada, tra le urla dei passanti e le imprecazioni degli altri automobilisti.
Entrò nell’edificio come una furia, spintonando chiunque intralciasse i suoi passi.
-Fammi passare!- gridava continuamente. Incrociò un’infermiere che acchiappò per la maglietta sollevandolo di qualche centimetro dal pavimento.
-Dov’è Bulma?- gli ringhiò in faccia, facendo tremare il povero malcapitato.
-N-non s-so chi s-sia si-signore- farfugliò lui, sudando a freddo.
-E’ mia moglie, brutto cretino! Non c’è una donna che sta partorendo qui?!- strillò Vegeta che ormai era impazzito.
-Oh sì, sì ho capito di chi si tratta… prima porta a destra, se-secondo piano- balbettò l’infermiere.
Vegeta lo lasciò cadere a terra, dirigendosi a grandi falcate, verso il luogo che gli era stato indicato. Salì le scale in un attimo, quando Goku gli si parò davanti.
-Ce l’hai fatta, finalmente-
-Non cominciare ad irritarmi più del dovuto, Kakaroth. Adesso sarei davvero capace di ucciderti- rispose Vegeta
-Quando mai! Il solito predicone-
Ignorando le esclamazioni del suo “acerrimo nemico”, Vegeta camminò verso Chichi.
-Dov’è?- domandò, cercando di restare impassibile.
-E’ dentro con le ostetriche da quasi mezz’ora ormai. Conviene che ti siedi e aspetti- gli suggerì la donna, con pacatezza. Con una smorfia di disgusto stampata sul volto, si appoggiò al muro, con le braccia in incrociate al petto, un piede poggiato sulla parete e le palpebre chiuse. Il tempo sembrava non trascorrere mai, i minuti scorrevano lentamente e l’attesa si faceva estenuante… la sua poca pazienza era al limite.
Vegeta avrebbe voluto sfondare quella porta, solo per assicurarsi che tutto stava procedendo per il verso giusto, solo per vederla un attimo, fino a che un sonoro vagito risuonò in tutto il corridoio. Vegeta spalancò gli occhi, mentre Chichi strillava come un’ossessa.
-E’ nato! E’ nato!-
Di colpo, uscì dalla stanza un minuta dottoressa sorridente.
-Chi di voi è il padre?-
Vegeta si fece avanti in silenzio mentre la donna gli fece segno di seguirla e per la seconda volta in tutta la sua vita, ebbe timore, tanto che per un attimo indugiò.
-Venga, c’è qualcuno che vuole vederla- annunciò, allegramente.
Lui entrò e la trovò lì, con il viso arrossato ed i capelli blu, scompigliati fradici di sudore, per lo sforzo. Bulma sorrise appena quando lo vide e pronunciò abbassa voce il suo nome.
-Sei qui- sussurrò lei.
-Dove dovrei essere?-
I loro sguardi si incrociarono, si fusero in un solo, accendendo un bisogno d'amore in entrambi. Lui fece per avvicinarsi alla sua bocca umida, quando un’infermiera l’interruppe.
-Perdonatemi, ma… qui c’è un bellissima bambina che aspetta di essere tra le braccia di mamma e papà-
-Bambina?!- chiese Vegeta, incredulo.
-Sì, è una femmina!- sentenziò la donna, che si avvicinò ancor di più al letto dove Bulma aveva dato alla luce la neonata e la poggiò affianco alla mamma.
Bulma pianse di gioia quando la vide, mentre Vegeta rimase senza parole. L’infermiera andò via, lasciandoli da soli.
Il principe dei Sayan fissò la figlia, stupito, tanto da non riuscire a dire nulla. La testa gli girava vorticosamente, il cervello era in tilt e il cuore gli scalpitava nel petto. Nel vedere la sua piccola, Vegeta provò un senso di felicità immensa, ma restò immobile, in silenzio, ad osservare quella scena. Poi tornò con lo sguardo su Bulma che dondolava la bambina tra le sue gracili braccia.
-Non sei felice?-
E fu allora che capì.

Cosa ti ha spinto a voler trascorrere la tua vita insieme a me?

Le parole della sua donna gli piombarono nella testa come un fulmine a ciel sereno. Era proprio per tutta quella situazione che lui avrebbe voluto passare il resto dei suoi giorni con lei… perché Bulma lo aveva accettato per come era, con i suoi modi burberi e scontrosi, gli aveva fatto assaporare le gioie, sapere che era sempre al suo fianco, lo faceva sentire in pace. Lei aveva curato il suo cuore malato, ma soprattutto lei gli aveva insegnato ad amare.
-Sì, sono felice, come non lo sono mai stato prima-
Si sarebbe impegnato a fare di più per lei, a darle tutto quello che avrebbe potuto. Bulma, a quelle parole, sgranò gli occhi, lasciandosi cullare da un dolce ed improvviso bacio con cui lui sigillò la sua promessa.


FINE.



*Umeshu: è un liquore giapponese ottenuto dalla macerazione della ume(prugna ancora acerba e ancora verde) nell'alcool.
Fonti: Wikipedia

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Angolo autrice
Salve a tutti!Dopo questa lunga, faticosa e barbosa lettura, eccoci qui, nel mio spazio personale! :) Beh ecco, su quest shot c'è parecchio da dire. Comincio informandovi che è la prima fic che scrivo su Dragon Ball e spero di essere riuscita a piacervi almeno un po'. E' venuta di getto, così, liberamente ispirata all'omonima canzone di Luciano Ligabue che per caso stavo ascoltando qualche sera fa. E chi, se non il bel Vegeta, poteva meglio interpretare il duro con due cuori?! ^_^
Ho voluto insomma soffermarmi su questo tema, mescolandolo con una trama più "leggera" (Bulma incinta, il dialogo con Goku, l'incontro con l'infermiere in ospedale).
Comunque, a parte questo, non sono molto convinta di questo mio lavoro, mi sembra un po' ambiguo ecco, non sono al cento per cento soddisfatta però ho voluto pubblicare lo stesso, proprio perché voglio sapere che ne pensate e quali sono i vostri pareri!
Non so se sono finita nel banale, nell'ovvio, se la trama sia trita e ritrita o altre cose simili, l'unica mia preoccupazione è quella di non aver reso Vegeta OOC. Ho come la sensazione che in alcuni tratti lo sia, il che mi dispiacerebbe perché io detesto gli OOC ed è chiaro, che per prima cerco di mantenere il personaggio così com'è. Dunque, fatemi sapere :)
Non so se era il caso che inserissi l'avviso AU... a me non pare e in realtà, il mio intento era quello di rimanere focalizzata nel momento della saga di Cell, però se sembra più un AU, fatemelo sapere che provvederò!
Per il resto, non ho nient'altro da aggiungere! ^_^ Mi piacerebbe leggere le vostre opinioni a riguardo!
Ringrazio in anticipo chi spenderà un po' del suo tempo a leggere e/o commentare la mia shot! *_* Ve ne sono grata!
Vi mando un bacione! :) Alla prossima!
Maya
Ps. Se a qualcuno potrebbe interessare, sto scrivendo una long su Inuyasha. Se vi va passateci :)
Ps2. L'immagine sopra NON mi appartiene, l'ho trovata in giro per il web, precisamente sul sito Deviantart
questo è il link --->http://hoothemangaka.deviantart.com/favourites/38903169?offset=168#/d1txqtd

  
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