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Autore: LivingTheDream    09/09/2011    6 recensioni
"«...»
«Dai, Sherlock, non fare così.»
«È-è... umiliante, ecco cos'è. Umiliante."
Un avvenimento eccezionale per una giornata... speciale.
Genere: Comico, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson , Nuovo personaggio, Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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«Forza, sbrigati! Non possiamo permetterci alcun ritardo! Su, veloce!» lo incitava Sherlock, mentre il suo cappotto nero svolazzava veloce a causa della loro andatura. Dietro di lui arrancava uno zoppicante John, che, dopo i primi dieci minuti di quella sottospecie di maratona, aveva mandato il suo bastone a farsi benedire – più che aiutarlo sembrava volesse tenerlo incollato al suolo, da un po' di tempo a quella parte.
«Allora, punto primo, vorrei capire per che cosa siamo in ritardo. Punto secondo, credo che almeno potresti rallentare un po'! Lo psicosomatico, qui, non ce la fa a starti dietro.»
«Aaaah!, zitto e cammina.» sbuffò l'altro. «Se non fosse per te ora saremmo-»
«SHERLOCK, ATTENZIO-»

«...»
«Dai, Sherlock, non fare così.»
«È-è... umiliante, ecco cos'è. Umiliante. Ed eravamo anche in ritardo.»
«Tranquillo, Mrs. Hudson alla fine ha disdetto l'impegno per noi, qualunque cosa esso fosse. È tutto a posto.» tentò di convincerlo John, cercando di avvicinare la mano alla fronte dell'amico – impresa titanica quanto inutile, dato che Sherlock continuava ad agitarsi.
«Beh, è umiliante comunque!»
«Ho capito, ma ora ti prego sta' fermo, o rimarrà un livido.»
«E che rimanga, il maledetto. Così mi ricorderò per molto tempo di quanto io sia stupido, alle volte.»
«Sherlock!» lo rimproverò John «Hai solo sbattuto la testa contro un cartello basso, e non ti ha visto praticamente nessuno!» niente, non voleva proprio smettere di muoversi.
«Ma mi sono visto io! È umiliante!»
«Vuoi smetterla di ripeterlo?» esclamò John, abbandonando ovatta e pomata sul tavolo con fare rassegnato. «Dopotutto è anche colpa tua.» gli fece notare, aprendo la finestra.
«Pft.» sbuffò l'altro. «E perché, di grazia?»
«Mi stupisco che non ci arrivi da solo.» ridacchiò, avvicinandosi di nuovo a Sherlock e prendendo tra le dita dei ciuffi di riccioli scuri. «Questi stanno raggiungendo la lunghezza di Raperonzolo.» gli fece notare, mentre glieli sventolava davanti agli occhi.
Sherlock gli scostò la mano, nervoso. «Non scherzare, John.»
«Guarda sto parlando seriamente. Ti impediscono anche di vedere davanti al tuo naso, ormai, e questi sono gli effetti. Da quanti mesi non li tagli?»
«Beh» iniziò, schiarendosi la voce «penso di averli tagliati per il tuo compleanno, mi pare il quarto che festeggi qui. Me li tagliò Mrs. Hudson. Quindi due o t-»
«Sei.» lo interruppe, annuendo quasi convulsamente. «Sei mesi, Sherlock. Anzi, quasi sette.» constatò, bloccandosi in mezzo alla stanza.
«Ah!» sbottò Sherlock, dopo qualche minuto di imbarazzante silenzio. «come vola il tempo!» esclamò poi, con voce innocente, ma quando tentò di alzarsi dal divano John lo afferrò per il polso.
«Oh, nonononono, signorino. Tu adesso vieni con me dal barbiere.»
«Ma assolutamente no! Non mi faccio mettere le mani addosso – o peggio, nei capelli – da uno sconosciuto!» protestò, gettandosi di nuovo a sedere.

«Va bene, allora se la metti così allora sappi che Robert* è un ottimo parrucchiere. Lo conosco di persona, e ci si può fidare. Te lo assicuro.» fece una pausa, alzando gli occhi al cielo. «Va meglio, ora?»
Sherlock sbuffò. «A una condizione.»
John sorrise. «Sentiamo.»
«Tu vieni con me. Come presenza, è ovvio. Non penso tu abbia bisogno di un nuovo taglio.»
Il sorriso dell'altro si allargò. «E secondo te sarebbe una condizione? Non mi sarei perso lo spettacolo per nulla al mondo!» rise, lanciando la sua giacca a Sherlock. «Su, forza, muoviti!»
«Ehi, vai piano, John! Lo psicopatico, qui, non ce la fa a starti dietro.» gli fece il verso Sherlock, sarcastico, per poi seguirlo divertito giù per le scale.

 

Giusto il tempo di tuffarsi nel traffico e nello smog di Baker Street che già erano nel negozio del barbiere, dall'altro lato della strada. John entrò per primo, tranquillo ed abituato al posto – dopotutto lui, da bravo militare, tendeva a non far crescere mai troppo i capelli – mentre Sherlock infilò il naso della porta solo qualche secondo dopo.

Un giovane ragazzo, non troppo alto, dai capelli e gli occhi scuri ed un sorriso enorme sulle labbra venne loro incontro. «John!» chiamò, spalancando le braccia.

«Robert!» suo malgrado, l'altro si lasciò dare due baci umidicci sulle guance, con un sorriso rassegnato.

«I capelli stanno un amore, Johnny, cosa ci fai qui?»

L'interrogato si voltò verso Sherlock, il quale aveva un'espressione alquanto perplessa dipinta sul volto, e lo indicò al barbiere. Fece poi per parlare, ma il ragazzo lo anticipò.

«No! Dai, non dirmi che finalmente avrò l'onore di occuparmi dei riccioli del grande Sherlock Holmes!»

John ridacchiò. «Ed invece sì, contento?»

«E me lo chiedi? Venite, ci sistemiamo nella saletta di lato.» poi si rivolse a Sherlock. «So quanto siete riservato, signor Holmes, Johnny mi ha parlato molto di lei.» detto questo, si allontanò nel retro esclamando un «torno subito!».

Appena rimasero soli, Sherlock rivolse uno sguardo interrogativo a John. «Ehm, mi devi dire qualcosa, Johnny?»

L'altro scoppiò a ridere. «Non fare quella faccia, hai visto bene, è gay. Fidanzato!» si affrettò a chiarire, come in risposta all'espressione accusatoria del suo amico.

«Rieccomi, ragazzi! Signor Holmes, prego, si accomodi qui. Allora, cosa dobbiamo fare?»

«È quello che mi sto chiedendo da quando siamo entrati...» sussurrò Sherlock, coprendosi gli occhi con una mano, ma John intervenne. «Tagliarli, una bella spuntata. Ormai non vede nemmeno più dove cammina.»

«Preferenze particolari?»

«Uhm.» John ci pensò un po' su. «Mi fido, fai tu.»

«Co- che? John!»

«Va bene. Si rilassi, non ci vorrà molto.» sorrise, prendendo a bagnargli i capelli. Con un sospiro rassegnato, Sherlock lo lasciò fare, suscitando la sorpresa e l'ammirazione del suo coinquilino.

I minuti passavano, e John e Robert chiacchieravano amabilmente.

«E, con il tuo ragazzo, come va?» chiese John.

«Con Jude*? Oh, un amore. Domani è il nostro secondo anniversario.» a quelle parole, il proprietario della testa ricciuta e zuppa davanti a loro ridacchiò, ma non per scherno. Gli altri due non ci fecero caso, e continuarono a parlare. «Che bello, sono contento per voi.»

«Già, grazie mille. Allora, adesso, sicuro che faccio io?» domandò di nuovo, prendendo le forbici.

«Sì, vai.»

Nella mezz'ora seguente si sentirono solo i rumori del tagliuzzare delle forbici, dei clacson di qualche trasporto pesante che passava per Baker Street e, ovviamente, dello sbuffare continuo di Sherlock.

Finalmente, dopo un tempo che parve interminabile, Robert alzò la testa, asciugandosi la fronte con il dorso della mano. «Finito!» sentenziò, e voltò il cliente verso lo specchio.

Sherlock, semplicemente, annuì, ma quando si voltò verso John lo vide sgranare gli occhi e sorridere sorpreso. «Robert!» esclamò entusiasta il biondo. «Co-come hai fatto?»

«Ah, sono contento che ti piaccia. Su, andate ora, per stavolta offro io.»

«No, dai, non-»

«Aaaah, zitto zitto e zitto! Offro io, ora sciò, via!» rise, mentre accompagnava i due fuori.

«Va bene, va bene, grazie. E salutami Jude.»

«Lo farò, lo farò. Arrivederci, signor Holmes.» salutò rispettoso, e rimase sorpreso nel ritrovarsi davanti un mezzo sorriso di Sherlock.

«Arrivederci, Robert.»

Detto questo si allontanarono, in silenzio.

«John, hai deciso di sbattere contro un cartello anche tu?» chiese Sherlock, sarcastico, dopo qualche minuto.

«N-no, perché?»

«Non so, non mi stacchi gli occhi di dosso!»

John avvampò. «A-ah, sì, scusa, è solo che- un momento, abbiamo passato il 221b, dove stiamo andando?»

«Tu seguimi. Ho spostato l'appuntamento mancato di oggi a stasera.»

Eseguì l'ordine, rimanendo a contemplare i ricci finalmente domati di Sherlock. Alcuni ricadevano sulla fronte e sulla nuca, per poi esplodere in una massa ordinata su tutta la testa; qualche riccio ribelle, infine, ricopriva timido le orecchie. Stava da dio.

«Arrivati.»

John si decise a distogliere lo sguardo da Sherlock, seppur a malincuore, e vide che stavano entrando in un esclusivo ristorante non molto lontano da Baker Street.

«Eh? Sherlock, e-e questo cosa...?»

«Scusi, cameriere. Il tavolo a nome Holmes.» chiamò, ignorando bellamente l'altro.

Arrivò un ragazzo alto, biondo e dal viso simpatico. «Il numero otto, in terrazza. Prego, seguitemi. Vuole il separé?»

«Magari, sì.»

John si sentiva altamente stupido, e, appena si sedettero, abbassò il menu dell'altro con fare nervoso. «Sherlock! Mi spieghi che significa tutto quest-» venne interrotto da un leggero bacio a fior di labbra da parte dell'altro.

«Ehi, Johnny, buon anniversario.» gli soffiò sulle labbra, con un sorriso, dopodiché rialzò il menu. «Ma mi raccomando, non ti ci abituare.» aggiunse, nascosto.

John adesso non si sentiva stupido. Aveva capito di essere, ormai, totalmente e definitivamente un completo idiota. Ma, almeno, era un idiota felice.

 

 

 

 

«Scusa, Sherlock, ma conosci mica il cameriere che ci ha serviti?»

«Sì, è il figlio di un vecchio cliente. Si chiama Jude, ed è-» riavvolse il nastro e ripensò a quello che aveva detto. Sgranò gli occhi, allarmato. «No, dai, non dirmi che...»

John si perse il resto della frase – era troppo occupato a ridere con le lacrime agli occhi.

 

 

 

 

*Ogni riferimento a fatti o persone realmente esistenti è puramente casuale voluto. *ghghgh*

 

Nda: questa orribile Fic partecipa allo SherlockFest_ita, con il prompt John/Sherlock, "Non ci vado dal parrucchiere". Correte a partecipare, su!

 

Ah, le critiche sono ben accette. Tutto è ben accetto.

Grazie, coraggiosi lettori, per essere arrivati fin qui.

A presto,

Dream.

 

 

*Ogni riferimento a fatti o persone realmente esistenti è puramente casuale voluto. *ghghgh*

 

Nda: questa orribile Fic partecipa allo SherlockFest_ita, con il prompt John/Sherlock, "Non ci vado dal parrucchiere". Correte a partecipare, su!

 

Ah, le critiche sono ben accette. Anzi, quasi richieste.

Grazie, coraggiosi lettori, per essere arrivati fin qui.

A presto,
Dream.

   
 
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