Libri > Le Cronache di Narnia
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Autore: _Luna_    09/09/2011    1 recensioni
Questa storia è ambientata dopo Il principe Caspian! Non riuscivo a sopportare l'idea che Susan lo abbandonasse per sempre, così ho voluto dare una seconda opportunità a questa coppia! Spero vi piaccia :3
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Caspian, Edmund Pevensie, Susan Pevensie, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Gli occhi scuri incontrarono i chiari per una manciata di minuti. Poi, Caspian fu sorpreso dal comportamento di Peter e di Edmund. Lo guardavano con occhi pieni di odio infatti corsero verso di lui e il minore lo prese per la camicia bianca « Tu! Come hai osato? » gridò Peter, fremendo dalla voglia di picchiarlo.
« Non ho fatto nulla! Lasciatemi! » Edmund però era già pronto a sferrargli un bel pugno. Una figura bassa ma snella si intromise tra loro e lo fece bloccare « Fermo! Dobbiamo parlare e potrete riprendere a picchiarvi più tardi » la voce di Lucy suonava così autoritaria che dubitarono che venisse da una bambina della sua età. I due fratelli si staccarono dal re e avvicinarono Susan, che era rimasta taciturna fino a quel momento « Re Caspian, Aslan ci ha detto che Narnia è ancora in pericolo e c’era bisogno di noi » 
Caspian, prima di rispondere, si massaggiò il collo per la stretta troppo forte di Edmund « Credo che questa volta Aslan abbia sbagliato a convocarvi. Non abbiamo alcun bisogno di voi » il tono che utilizzò fu freddo e poco cortese, poi aggiunse « Ho fatto preparare le stanze… se volete accomodarvi… tra qualche ora sarà servito il pranzo » non rivolse neanche uno sguardo a Susan ma uscì semplicemente da una porta vicino al trono. Aveva bisogno di pensare, di riflettere, di calmarsi. Ma perché era tornata anche lei? Aslan era stato chiaro: loro avevano appreso tutto il possibile da Narnia e non sarebbero tornati mai più. Era inutile sperare, Caspian si era rassegnato a non vederla mai più con quel vestito rosso e l’arco dietro alle spalle. Così fiera, così coraggiosa, così dolce. Così bella. Non sapeva, il re, quanto tempo fosse passato sulla Terra dal loro addio, ma Susan non era cambiata molto, anzi. I suoi occhi chiari avevano lo stesso colore del cielo e splendevano come il sole. Il suo comportamento era però molto strano. Si era aspettato un abbraccio e, con un po’ di fortuna, un dolce bacio di bentornato. Invece non aveva staccato lo sguardo dal pavimento e non era intervenuta quando i suoi fratelli lo stavano per picchiare. Tentò di immaginarsi il perché della rabbia di Peter ed Edmund: cosa aveva fatto per farli arrabbiare? Non aveva neanche avuto il tempo di far qualcosa di sbagliato e loro lo avevano attaccato senza un motivo reale. Forse era successo qualcosa precedentemente e non lo sapeva. Più avvilito che mai, andò a visitare il torrione nord, dov’era situato lo studio del suo caro professor Cornelius.
« O mio re! Sono arrivati? Come stanno la regina Lucy e il re Edmund? Per quale motivo sono qui? » 
« Una domanda per volta, vi prego. Si, sono arrivati. Stanno bene, da quanto ho potuto vedere. Ci sono però anche il re Peter e la regina Susan. Non saprei…Narnia non corre pericoli o sbaglio? » 
Il suo professore scrollò le spalle « Non vi so dire, mio re. Aslan deve aver avuto qualche motivo per richiamarli…avete detto che c’è anche il re Peter e… la regina Susan...» Con un gesto della mano il re gli fece terminare lì la frase « Mi scusi. In ogni modo…. forse sarà meglio ridar loro le armi e informarli di quello che è successo » 
Fu il re stavolta a scrollare le spalle « Avvisarli di un furto, della sparizione di un artigiano e di un terremoto? E’ accaduto circa due mesi fa e avevamo convenuto che il furto di una spada e la sparizione di Fael non fossero pericolosi. Il terremoto il giorno dopo il loro addio, ma è di origine naturale » Il professore però replicò che ogni cosa era importante e forse era quello il motivo del loro ritorno. Caspian però la pensava in modo diverso « No…inoltre, chiamarli tutti? Potrebbe essere un motivo più…» “romantico” completò la frase mentalmente. Si, perché no? Magari Aslan aveva richiamato anche Susan per coronare il loro sogno, finalmente. Aveva un disperato bisogno di parlare con il grande leone. Si congedò dal professore e ordinò ad un servo di preparare il suo Destriero. Mancavano ancora un paio d’ore prima del pranzo e aveva tutto il tempo necessario per arrivare alla Tavola di Pietra. Non fu sicuro che li avrebbe trovato Aslan tuttavia tentò. Quando arrivò la radura dove si ergeva la Tavola di Pietra era immersa in uno strano silenzio. Il re girò attorno alla costruzione ma non trovò nessuno se non un piccolo scoiattolo. Invocò più volte il nome di Aslan e solo poco prima che se ne andasse finalmente il Grande Leone sbucò dietro alcuni alberi. Chinò lievemente la testa per salutare Caspian il quale fece lo stesso e ascoltò la sua prima domanda « Grande Leone. Vorrei sapere perché ha richiamato i re e le regine di un tempo. Narnia non è in pericolo » 
Gli occhi scuri di Aslan si ridussero a due fessure « Caspian, devi stare molto attento. Questo sarà forse il periodo più buio che Narnia attraverserà quindi non dubitare. I re e le regine di un tempo sono stati richiamati per aiutarti. Solo Edmund e Lucy non sarebbero stati sufficienti. Ora vai, sbrigati. Corri al castello, questa radura non è più sicura » Spiccò un balzo e si confuse con le selve poco lontane dalla radura. Caspian, nonostante fosse poco convinto, rimontò a cavallo ma non fece come il Grande Leone gli aveva consigliato. Conosceva bene la radura e tutte le scorciatoie per il palazzo. Se ci fosse stato qualche pericolo,  Destriero l’avrebbe portato in salvo facilmente. Così iniziò a rimuginare sui suoi pensieri, soprattutto su Susan. Aslan non gli aveva dato il tempo di fargli altre domande così molti dubbi erano rimasti tali. Sarebbero rimasti? Caspian non lo sapeva. Chiuse gli occhi per immaginarsi ancora una volta il sorriso della sua regina che quel giorno non aveva fatto. Si ricordò del loro addio e del loro bacio. Più volte era stato sicuro che se Susan fosse tornata si sarebbero sposati. Invece non l’aveva degnato di uno sguardo e aveva lasciato che i suoi fratelli si avvicinassero per picchiarlo. Quello di chiudere gli occhi però, fu un grosso sbaglio. Li riaprì e davanti a lui trovò una creatura di cui non si capivano bene i contorni. Era nera come l’inchiostro e solo gli occhi gialli e i denti bianchissimi e minacciosi contrastavano quell’oscurità. Il re non aveva mai visto nulla del genere ma si vedeva benissimo che quella creatura mostruosa non aveva buone intenzioni. Era alta quasi due volte Caspian e assomigliava molto ad un Minotauro solo che era molto più feroce e molto più grande. Sebbene fosse intimorito, il giovane tirò fuori la spada dal fodero e si preparò ad ingaggiar battaglia.
 
« Susan! Svegliati! » Susan appena era uscita dalla sala del trono aveva iniziato a riflettere. Non aveva visto nessun altro trono accanto a quello di Caspian e nemmeno alcuna ragazza. Allora quel cancello, quel Caspian rappresentavano solo un sogno? Così si era accasciata sul letto e si era assopita finché quella voce non l’aveva fatta svegliare « Forza Susan. E’ in pericolo » A quelle parole la regina si alzò subito e, anche se non aveva capito nulla, si infilò il suo vestito rosso, prese l’arco con le frecce e il corno che era stato adagiato accanto al suo letto e scese nelle scuderie « Avanti. E’ vicino alla Tavola di Pietra » riconobbe la voce di Aslan e scelse un bel cavallo quasi completamente nero, di nome Dakar. Infine, ordinò ad un servo che l’aveva accompagnata di avvisare i suoi fratelli che era andata alla radura e di raggiungerla al più presto. Bastò un lieve calcio e Dakar partì subito ad un’andatura molto veloce così Susan poté arrivare in breve tempo alla Tavola di Pietra. Non sapeva chi fosse in pericolo perché il leone non era stato molto chiaro così girò attorno alla radura. Nessuno. Si allontanò un po’ e finalmente sentì un ruggito. Aslan? No. Il ruggito del leone era più profondo e mille volte più dolce. Smise di chiedersi a quale specie animale appartenesse quel ruggito e corse per raggiungerlo. Lo vide: era un bestione alto e grosso e aveva catturato la sua preda. Nella sua zampa infatti, reggeva un giovane dai capelli bruni molto familiare.
« CASPIAN! » urlò Susan dopo aver preso una freccia dalla faretra. Il re però non le rispose perché era svenuto a causa di una botta in testa ricevuta dal mostro. Aveva resistito per circa mezz’ora ma infine la stanchezza aveva avuto la meglio e, per una distrazione, era stato colpito in testa così era svenuto. La ragazza intanto tentò di prendere la mira ma non scoccò ancora perché il mostro teneva Caspian davanti al petto e Susan non voleva correre il rischio di colpire lui e non la creatura. Quel Minotauro formato gigante aveva uno strano e inquietante ghigno sulla bocca e guardava Susan con interesse.
« Lascialo subito! » gli ordinò senza però ottenere qualche risultato. Non sapeva cosa fare: aveva la spada ma non aveva mai imparato ad  utilizzarla bene, sapeva  solo qualche mossa; le frecce erano inutili e Peter ed Edmund ancora non si vedevano. Cosa poteva fare? Le venne in mente solo una cosa che tutti avrebbero disapprovato. Non sapeva per certo chi fosse il padrone di quel mostro ma i suoi occhi gialli facevano ben capire che Susan era la sua prossima preda. Molto pacatamente appoggiò la spada a terra « Non voglio combattere. Non ti farò nulla e non mi opporrò. Prendi me al posto suo » 
Una maligna risata stridente risuonò nella foresta. Poi un sibilo « Prendi lei » quelle parole non provenivano dal mostro ma sembrava che fossero gli alberi a parlare con un’unica voce. Il ghigno sulla bocca della creatura si trasformò in una risatina sadica e buttò a terra Caspian come fosse un pupazzo infine si diresse verso Susan. Era impaurita, sentiva già lo spostamento d’aria causato dalla zampa della creatura ma non si mosse. La presa stretta e poco gentile le mozzò il fiato già corto. La sollevò in aria, quasi a due metri dal suolo e iniziò a camminare verso il bosco.
« NO! » il re, intanto, si era risvegliato e vide Susan nella mano del mostro « Fermo! » 
Si sentì di nuovo quel sibilo « Taci o La Dolce sarà chiamata La Morta » Caspian sentiva l’adrenalina scorrergli nelle vene: voleva fare qualcosa, voleva salvarla. Era tornata e non voleva perderla ancora. Il mostro e la voce inquietante però l’avrebbero potuta uccidere per un suo attacco. Alla fine, sconfitto, gettò la spada.
Susan però, vedendo Caspian ancora vivo, sembrò tornare quella di una volta: coraggiosa, sprezzante del pericolo… se stessa. Prese un piccolo pugnale nascosto sotto una manica del vestito e colpì la zampa del mostro che la lasciò cadere a terra cacciando un ruggito infastidito che tradiva dolore. Subito il re corse da lei per vedere se fosse ferita ma fortunatamente era tutto a posto « Tu…come stai? » 
« Ora che vedo di nuovo i tuoi occhi…sto benissimo » le accarezzò la guancia nonostante il dolore al braccio si facesse più acuto minuto dopo minuto.
« Ehi! Voi! Attenti! » la voce di Peter li mise in guardia poiché il mostro, più inferocito di prima, li stava per attaccare, ringhiando « Via! » Le spade dei fratelli di Susan si interposero tra loro e il mostro, dandole l’occasione di mettersi in salvo. Mentre Ed e Peter combattevano la ragazza sistemò sotto un albero poco lontano Caspian, raccomandandogli di non muoversi. Poi, riavvicinandosi ai fratelli, scoccò la prima freccia che si conficcò nella zampa del mostro. Ci vollero molte frecce e parecchi  fendenti per far fuggire il mostro. La sua pelle era molto dura e le spade erano entrate solo parzialmente nella carne, senza procurargli molto dolore. I tre si guardarono e solo Edmund aveva una ferita abbastanza grave che gli correva sopra tutta la gamba sinistra: era stato colpito dagli artigli del mostro. Caspian invece, disteso sotto l’albero, aveva tentato più volte di correre in aiuto dei re ma era stato preso da giramenti di testa e il dolore al braccio era aumentato.
« Susan, corri a Telmar e chiama aiuto » Peter decise che lui avrebbe fatto compagnia ai feriti e li avrebbe protetti da qualche altro attacco. Susan però, guardava con preoccupazione Caspian, che era svenuto ancora. Il fratello le mise una mano su una spalla « Lo proteggerò io, ora vai » Infine si convinse e montando il suo cavallo, fuggì via veloce come il vento. Peter trasportò Edmund vicino a Caspian, all’ombra dell’albero e gli domandò come si sentisse.
« Non avrei mai creduto che un giorno l’avrei detto ma… preferirei stare a scuola in questo momento, sai? » entrambi sorrisero.

   
 
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