Fanfic su attori > Coppia Downey.Jr/Law
Ricorda la storia  |      
Autore: Shadowolf    09/09/2011    2 recensioni
NUOVA SERIE! PUNTO D'INIZIO IDEALE PER NUOVI LETTORI!
non voglio tornare a casa, non voglio tornare da lui, e se lo dicessi ad alta voce probabilmente non ci crederei neanche, che assurdità. Ma quando sarò lì tutto cambierà, anzi, finirà di cambiare, è l’intero processo sarà completo. Finito, andato. Per sempre.
Attenzione: alto potenziale ANGST.
Genere: Drammatico, Slice of life, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: Missing Moments, Raccolta, What if? | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'I Hope You Had The Time Of Your Life'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Il viaggio di ritorno verso casa non è mai durato così tanto, in tutti questi anni. Cammino il più lentamente possibile, certe volte mi sembra di non star camminando affatto. Un passo dopo l’altro, è questa la regola, ma dilatati nell’arco di troppo tempo. Perché non voglio tornare a casa, non voglio tornare da lui, e se lo dicessi ad alta voce probabilmente non ci crederei neanche, che assurdità. Ma quando sarò lì tutto cambierà, anzi, finirà di cambiare, è l’intero processo sarà completo. Finito, andato. Per sempre.
Ogni passo è doloroso, non a livello fisico. No, quello arriverà dopo, se sono fortunato solo tra qualche anno. Se ci arriverò. No, questo tipo di dolore è un altro, sordo, muto, che parte dal cuore e mi squarcia da dentro, lentamente, per farmi soffrire di più. Porta con sé la consapevolezza di ciò che dovrò fare, non appena varcherò quella soglia. E dovrò essere perfetto, senza una sbavatura. Deciso, convinto. Almeno per giocarmela.
Quando infine mi arrendo e copro l’ultimo pezzo di strada rimastomi a quella sensazione se ne aggiunge un’altra, più bastarda, che mi dà dell’egoista. Non è per lui che lo farò, è per me stesso. Per potermi crogiolare nel mio dolore senza che nessuno mi sproni a cambiarlo, ad alzare il culo e muovermi, una buona volta. Cerco di tenerla lontana ma è inutile, ormai ha preso possesso della mia anima e non vuole mollarla. Forse mi sta pure bene.
Infilo la chiave nel buco della serratura e la faccio girare solo per metà, aprendo la porta non chiusa a chiave. Entro in casa e me la richiudo alle spalle, facendo piano, ché magari dorme. Non sento alcun suono provenire dall’interno mentre mi tolgo il soprabito e lo appendo distrattamente nell’armadio, cominciandomi  a slacciare la sciarpa ed appoggiando il mio bastone da passeggio al muro. Ed è in quel momento che la sua voce risuona, brillante e leggera come se provenisse ancora da un giorno qualsiasi del 2012. A sentirla diresti che il tempo non è passato. Poi ti guardi allo specchio e dici che no, è solo un’illusione. L’ennesima.
‹‹ I’m in the kitchen, Robert! Making a pie! ››
Mi immobilizzo in quell’istante e per un paio di secondi non sento più niente dentro di me. Non il mio cuore, non il mio stomaco, non i miei occhi stanchi e affaticati. È tutto vuoto, inutile, come una scatoletta di tonno aperta e usata, con solo l’olio rimasto dentro. I miei organi che continuano a funzionare. E realizzo che se voglio farcela, se voglio avere anche una minima possibilità di successo, è così che devo rimanere.
Senza emozioni, senza pensieri.
Vuoto, appunto.
Non gli rispondo mentre mi dirigo verso la cucina, camminando come un lattante, un passo davanti all’altro, la mente focalizzata sul nulla nella mia flebile speranza di sopravvivere a quanto sta per accadere. Non permetto al cuore di battere più velocemente, al respiro di farsi più intenso, al senso di paura riempirmi lo stomaco.
Sono un automa a tutti gli effetti.
Raggiungo la stanza e mi fermo sul vano della porta lasciata aperta, ignorando i cani che cominciano a farmi le feste e rimanendo dritto e immobile, alzando gli occhi su di lui, che mi guarda e mi sorride, come fa sempre quando mi vede.
‹‹ Hey... Sorry I don’t come kiss you, but... ›› alza le mani sporche di farina a mo’ di scusa, ridacchiando piano. ‹‹ Nutella tart. Your favorite. ››
Avverto un piccolo brivido all’altezza della nuca, ma sono bravo a respingerlo, a tenerlo sotto controllo e limitarlo in quella zona. Continuo a fissarlo, muto, fin quando il suo sorriso lentamente non si spegne e lui comincia ad avvicinarsi piano, come per paura di fare un passo falso e precipitare in una trappola nascosta sul pavimento.
‹‹ Hey... Honey, what’s wrong? Why... Why you’re standing here like that and won’t say a word? ››
Me ne rimango ancora in silenzio, questa volta non per scelta, ma perché sto ridiventando umano, purtroppo. Riesco a sentire le mie emozioni cominciare a riaffiorare.
Fanno male, e non posso permetterlo.
Quando lo vedo allungare una mano verso il mio volto mi riprendo e finalmente parlo, la voce che risuona fredda e quasi morta tra le pareti di una stanza che ha assistito a scene migliori. Scene d’amore.
‹‹ Get out, Jude. ››
Sorride come se stesse cercando di capire il senso di una battuta mai pronunciata.
‹‹ ... What? ››
La sua mano si posa sulla mia guancia ed io mi sento morire dentro, mentre il cuore comincia a correre e il respiro a mozzarsi. Non resisterò ancora a lungo.
‹‹ Get. Out. ›› sibilo, scandendo le lettere come se fosse necessario, cercando i suoi occhi, che mi penetrano come ogni volta e mi riducono a pezzetti. ‹‹ Go away. Pack up your things and go. Just go. It’s over. ››
Lui se ne rimane là, con la mano sul mio viso, come paralizzato. Dopo qualche secondo comincio a sentire il suo respiro affannato riempire l’aria intorno a noi, impregnarla di dolore pronto ad esplodere.
Avverto qualcosa rompersi dentro di me e spingo via la sua mano, cominciando a tremare, lasciando andare ogni mia promessa e proposito. Una rabbia cieca e insensibile si impadronisce di me, spingendomi a gridare come se stessi impazzendo dal dolore. E probabilmente è proprio così.
‹‹ GO THE FUCK AWAY, JUDE! FOR CHRISSAKE, GET LOST, TAKE YOUR THINGS AND GET OUT, I DON’T WANNA SEE YOUR FUCKING FACE EVER AGAIN, YOU HEAR ME? NEVER! ››
La sua voce si fa piccola, come appartenesse ad un bimbo, e i suoi occhi si velano di lacrime mentre parla di nuovo, tremante e spaventato dalla mia reazione. Erano anni che non mi vedeva in queste condizioni.
‹‹ Y-You... Do you… Do you have som-somebody e-else? ››
A sentire quelle parole l’ultima, superstite barriera va in frantumi, ed io semplicemente crollo ai suoi piedi, in ginocchio, prendendomi la testa tra le mani ed iniziando ad urlare, sempre più forte, fino ad avvertire un senso di vomito all’altezza dello stomaco. E anche allora non mi fermo, mentre le mie grida si affievoliscono e si macchiano di lacrime, strappandomi ogni briciola di umanità che faceva parte di me. La mia voce è tutto ciò che le mie orecchie odono, il mio cuore ferito ed a pezzi tutto ciò che riesco a sentire, le mie budella tutto ciò che mi sembra passi per la mia gola. L’aria è diventata improvvisamente un concetto strano, alieno, velenoso. Perdo cognizione del tempo, dello spazio e di me stesso, disintegrato nel mio dolore.
La salvezza arriva quando due braccia mi cingono strette, oscurando il mio campo visivo ed inondandomi di un odore che sa inevitabilmente di casa, e di protezione. E una voce comincia a sussurrarmi piano nell’orecchio, dolce come la ricorderò sempre.
‹‹ My answer... is no. It’ll always be no. Whatever could happen to you and I… it will always be no. ››
Ed è solo allora che realizzo quanto quelle parole siano vere.
Lì, in quel momento, stretto nel suo abbraccio, sento uno strano senso di quiete provenire da qualche parte dentro di me, e so che è perché la verità è appena stata pronunciata a voce alta.
È questa la differenza.
Mi aggrappo disperatamente al suo maglione e annuisco leggermente, respirando più piano e lasciando andare nuove lacrime, più calme, più leggere, più calde.
Perché se è vero che sarà doloroso, e che alle volte mi sembrerà di impazzire, un’altra cosa lo è forse di più.
Qualsiasi cosa io arrivi ad immaginare, qualsiasi futuro possa arrivare, per quanto cupo e miserevole, non sarà mai niente in confronto alla prospettiva di passare il resto della mia vita senza di lui.
Così chiudo gli occhi e lascio che mi dondoli piano, ritornando per un attimo bambino ed abbandonandomi a quel senso di amore eterno che solo lui sa farmi credere possibile.



AUTHOR'S CORNER: Ebbene sì, ho deciso di creare una serie apposita, visto che sono arrivata a - credo, non ho controllato - tre fanfic incentrate su gli anni a venire di Rob e Jude. E' - ovviamente - una serie "what if?", nella quale i personaggi sono completamente IC e completamente presi dalla vita reale. Cioè, fanno gli attori e quant'altro (ecco perchè non può essere considerata una AU), ma ad un certo punto - e da qui il "What If?" - si sono costruiti una vita insieme, si sono sposati (e chissà che altro, ghgh) e adesso vivono in una casa ubicata a Nantucket, Massachussetts con due bellissimi husky (tutte queste cose hanno una base nel roleplay, e, parlando di fic, nella serie ad esso dedicata). Tuttavia, come già detto, queste storie sono ambientate in un futuro ipotetico (sono una geek appassionata di fumetti Marvel, abbiate pazienza, ce l'ho nel sangue), che vede Rob e Jude alle soglie della vecchiaia, e anche un po' più in là.
L'idea di creare una serie me l'ha data la mia socia, a lei piacciono un sacco queste storie ad alto potenziale angst, e visto che avendo una storia che portiamo avanti insieme c'è molto materiale "di repertorio" che funge da passato e background dei protagonisti, ho pensato che sarebbe potuto venir fuori qualcosa di carino e originale.
Ovviamente questa storia, ma direi in generale tutta la serie, la dedico a lei, ché se lo merita.
Peace out.

 

   
 
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su attori > Coppia Downey.Jr/Law / Vai alla pagina dell'autore: Shadowolf