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Autore: Lord Afrodite    09/09/2011    0 recensioni
L'autore non ha resistito a pubblicare una storia completamente sconnessa e con ogni probabilità sostanzialmente idiota per dedicarsi al suo passatempo preferito: torturare sadicamente gli sfortunati lettori.
é una bella favola, molto semplice e carina: un cavaliere che cerca una rosa in un regno senza fiori. Gli altri piccoli dettagli non li rivela per non perdere pubblico.
Buon divertimento.
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La rosa e il cavaliere

LA ROSA E IL CAVALIERE

Quale cavaliere non desidera salvare una principessa? Quale cavaliere non desidera compiere il pericoloso viaggio, uccidere il drago, scalare l’alta torre e finalmente baciare la tanto sospirata dama?

Beh, ormai Floriant questo l’aveva fatto. Certo, il drago non l’aveva proprio ucciso, tutti sanno quanto i draghi amano i Marron Glacè, e la torre non era poi così alta, ma che importa? La principessa era salva, era questo l’essenziale.

Che poi la principessa in questione non fosse esattamente come se l’era aspettata era soltanto un altro piccolo dettaglio.

Ora, un nobile e valoroso cavaliere si sarebbe aspettato di vivere per sempre felice e contento. Non avevano forse fatto così Biancaneve e il suo principe? E Cenerentola e il suo amato? E invece no!

«Portami una rosa!»

La sua principessa voleva una rosa.

Beh, gliel’avrebbe portata. L’avrebbe ricoperta di rose, una valanga di rose l’avrebbe seppellita fino al quel suo delizioso nasino all’insù, se era questo che desiderava.

Almeno cosi non sarebbe riuscita a strillare ordini con quella sua graziosa vocina.

Certo, una missione facile, penserai tu, ma no! Siccome l’autore è una carogna che sfoga la propria rabbia repressa sulle sue piccole creature, ha deciso a priori che a causa di una terribile maledizione lanciata secoli prima da qualche strega sessualmente repressa e con abbondante tempo libero, nel regno non crescessero più fiori.

Così Floriant era salito in sella al suo destriero ed era partito per un’altra grande avventura, ringraziando mentalmente i fautori della rabbia repressa dell’autore che l’avrebbero tenuto lontano dalla principessa per mooolto tempo.

Si, effettivamente non la sopportava. E allora perché l’aveva salvata, chiederà il capitan ovvio di turno. Beh, quella era una storia che risaliva a molto tempo prima. Era stata sua madre a insistere.

«Perché non salvi una principessa, tesoro? Tutti i tuoi amici l’anno già fatto, non capisco perché tu sia così restio a partire!»

Poteva ancora sentire la sua voce petulante nella testa. Era cresciuto con sua madre, una donna frivola e pettegola, di quelle che vanno in giro con indosso un abito color pesca e un ombrellino parasole in mano e esibiscono il figlio come fosse il pezzo preferito della loro collezione di argenteria.

Peccato che Floriant non fosse proprio il tipo di ragazzino che amava essere esibito. Anzi, a quel tempo era il tipico sfigatello che nei licei americani viene chiuso negli armadietti. Per sua fortuna non si trovava in America, non c’erano i licei e a nessuno era ancora venuto in mente che chiudere qualcuno in un armadietto potesse essere un’attività tanto estasiante.

Poi con gli anni era migliorato. Ora chi poteva dire che quello gnocco di principe da piccolo era stato un esserino insignificante?

Però la paura delle principesse era rimasta. Era una cosa che risaliva a quando era molto piccolo; era perseguitato da una principessina poco più grande di lui, aveva ancora i segni dei morsi. Si, morsi. Le principesse hanno i denti molto affilati.

Questo spiegava perché sua madre aveva dovuto insistere tanto per riuscire a convincerlo a partire. Però alla fine c’era riuscita. Sua madre riusciva sempre in tutto.

E ora, sempre a causa delle capacità persuasive di sua madre, doveva trovare una rosa.

Una rosa. Si prese tutto il tempo non necessario per pensare a dove poteva trovarne una. Poi il suo potente destriero decise per lui, e si diresse con quel suo passo stanco verso una locanda per sistemarsi nel prato a brucare placidamente.

Floriant smontò da cavallo. Quello era il destino. E se il destino gli diceva di fermarsi in una locanda dalla dubbia clientela a bere qualcosa prima di partire per la sua impresa, beh, lui l’avrebbe fatto. Non ci si oppone al destino. E nemmeno all’autore.

 

Si appollaiò su uno sgabello accostato al bancone e si immerse nell’ammirazione dei rotondeggianti glutei della locandiera che si affaccendava tra i tavoli. Si, i nobili cavalieri fanno anche di queste cose, al giorno d’oggi non ci si può più fidare di nessuno.

E presto Floriant scoprì che non ci si può fidare nemmeno degli innocui scrittori con la passione per crossdressing e simili.

Gli sorse il dubbio quando notò i piccoli peletti sul mento della locandiera, che il trucco esagerato nascondeva a malapena. Forse avrebbe dovuto capirlo subito dalle spalle larghe… però doveva dire che la scelta dell’abito era stata ottima: mascherava alla perfezione le forme mascoline, dando al corpo un aspetto quasi sinuoso.

Ebbe la conferma ai suoi timori quando la locandiera gli rivolse la parola con quella voce profonda.

«Desideri qualcosa da bere, tesoro?»

Stava davvero fissando il culo ad un uomo.

«Soltanto una birra, grazie». Che importava, era un bell’uomo. Con un bel culo.

L’ormai locandiere gli portò il boccale di birra dopo pochi minuti.

«Sei tutto solo, bel ragazzone?»

Floriant inghiottì una sorsata di birra prima di sfoggiare un sorriso incerto e rispondere «Si, viaggio da solo».

«E dove stai andando, zuccherino?» Il locandiere si avvicinò a lui e appoggiò i gomiti sul bancone facendogli gli occhi dolci.

Il principe si ritrasse istintivamente. «Non lo so ancora, avrei bisogno di qualche informazione, se sapete dirmi dove trovarla».

«Io ho tutto quello che desideri» rispose lui, sottolineando in modo preoccupante il tutto.

«Allora saprete dirmi dove posso trovare una rosa».

Il volto del locandiere si illuminò in una smorfia civettuola. «Oh tesoro, come sei gentile! Sono lusingata che tu voglia regalarmi una rosa, ma posso ricordarti che in questo regno non ne crescono più?»

«Lo so benissimo, ma devo trovare quella rosa» ripetè testardo Floriant, ignorando le civetterie del locandiere.

«Oh se sei così deciso, allora ti aiuterò. Domani all’alba, zuccherino!» concluse lui, allontanandosi dimenando il culo. «E se hai bisogno di un posto dove dormire, puoi sempre venire da me, tesoro» aggiunse poi, girandosi per mandargli un bacio con la mano.

 

  
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