Anime & Manga > Katekyo Hitman Reborn
Ricorda la storia  |      
Autore: Uricchan    10/09/2011    2 recensioni
In dieci anni Haru si era lasciata alle spalle il ruolo di “dolce fanciulla in pericolo”, trasformandosi una degli hitman più promettenti della famiglia. E come se le sue abilità, la sua costanza e diligenza nel continuo allenamento non fossero già molto più che sufficienti, negli anni la ragazza aveva sviluppato un fascino femminile degno di una femme fatale. Ma tutto questo, Gokudera Hayato sembrava ignoralo. Di proposito.
“I know you can straddle the atmosphere
A tiny storm in your teacup girl
I know you can battle the masses, dear
A tiny storm in your teacup girl”
Genere: Generale, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Hayato Gokudera
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

A/N  Eww volevo farcela per il compleanno di Gokudera, ma non ho fatto in tempo (sgarrato di quasi tre ore D:)
Va beh, volevo scrivere questa fanfiction 5986, ma è obiettivamente venuta di cacca-mo D:
E’ la mia prima song-fic, quindi non sapevo esattamente come muovermi, ma avevo visto il titolo di questa canzone dei Red Hot (che, tra parentesi, adoro =u=) e ho voluto provare. Inoltre, credo sia la FF con più trama che io abbia mai pubblicato, il che… è tutto dire. Devo ammettere, però, che mi è piaciuto lavorare sui salti temporali, anche se so che non sono venuti un granché (e anzi fanno un po’ effetto “Activia” della Marcuzzi °A°).
Ok, siccome non so che farne dei primi versi, fatemeli usare come intro che fa figo:
 
 
Canzone:Storm in a teacup girl
Artista:Red Hot Chili Peppers
Album:Stadium Arcadium: Mars [Disc 2]
 
 
Come on, come on baby
Let me show you what I'm talkin' about
 
 

*     *     *     *     *     *

 
 

“You try to be a lady
But you're walkin' like a sour kraut”

 
Eccola, l’ultima uscita poco felice del temuto Braccio Destro del decimo boss Vongola. La destinataria? La sua compagna di perenni bisticci dai tempi del liceo: Haru. Ma se le loro interazioni erano rimaste pressoché invariate da allora, in dieci anni Haru aveva dato una violenta svolta alla sua vita.
In dieci anni Haru si era lasciata alle spalle il ruolo di “dolce fanciulla in pericolo”, trasformandosi una degli hitman più promettenti della famiglia. E come se le sue abilità, la sua costanza e diligenza nel continuo allenamento non fossero già molto più che sufficienti, negli anni la ragazza aveva sviluppato un fascino femminile degno di una femme fatale. Ma tutto questo, Gokudera Hayato sembrava ignoralo. Di proposito.
“Stupido testa calda!”
 

“Looka looka lika lika
Like you wanna get some”

 
I giochi pericolosi tra i due non erano una novità e, malgrado i ripetuti richiami alla prudenza del Decimo, non erano mai cessati; col tempo avevano anche smesso di spaventare Kyoko e Lambo o di impressionare il resto della famiglia: sapevano che, nonostante tutto, i due si conoscevano talmente bene da riuscire a prevedere qualsiasi mossa dell’altro.
Per questo motivo, nessun si stupì quando lei, a corto di pazienza e colpita nella sua dignità di donna, gli aveva puntato la revolver sotto la mandibola. Né tanto meno il gesto aveva minimamente intimorito il guardiano della tempesta; tutt’al più gli aveva fatto capire che la ragazza non era di buon umore, ma non lo aveva dissuaso dai suoi intenti.
 
 

“If you never tell a lie
Then you never have to play dumb”

 

Le aveva ripetuto con tono asciutto. Le stesse parole che qualche mese prima le aveva rivolto una notte, o sarebbe meglio dire una mattina, di ritorno da una missione.
 

 

 




 
Haru le ricordava perfettamente; ricordava perfettamente tutti gli eventi di quella volta, in cui aveva avuto per la prima volta ripensamenti sulla sua scelta di vita. Forse, l’essere diventata incredibilmente abile le aveva fatto dimenticare il terrore di un silenziatore dolorosamente premuto contro la tempia, nel tentativo di farla cantare a proposito di un progetto di box-heiki, al quale si rifiutava di ammettere di avere preso parte. Quella volta, se Hayato non fosse riuscito a tracciare le conversazioni telefoniche dei suoi rapitori, quel sudicio bugigattolo sarebbe diventato il suo mausoleo.  Quella volta, Haru aveva provato di nuovo quell’odioso senso di impotenza che anni prima aveva deciso di dimenticare. Il suo orgoglio era crollato e le parole del ragazzo le erano rimaste impresse nella mente, troppo amare e troppo vivide ancora adesso.
 
Nonostante questo, Haru non era un’ingrata e si riteneva fortunata ad averlo avuto come partner durante la missione. Una delle tante insieme: negli anni nessuno aveva mai potuto negare che quei due formassero il team più efficiente di tutta la famiglia. Nessuno, eccetto i due interessati, e in particolare Gokudera. Per qualche motivo, nonostante l’evidenza dei fatti - alla quale non poteva sottrarsi, non sopportava l’idea di lavorare con Haru. E, sebbene non si sarebbe mai sognato di trasgredire un ordine del Decimo, si era preso la libertà di tentare di intimorirla in ogni modo possibile.
 

 

“Dirty baby, time, you're gonna take some
Pretty baby, love, you're gonna make some
Little lady, hearts, you're gonna break some
Kinda shady tears, you're gonna fake some”

 

“Gokudera-san, conosci la mia scelta. Non faccio tutto questo per divertimento, ma perché voglio essere utile ai miei amici e compagni. Voglio collaborare con Tsuna e i Vongola per vedere smettere di soffrire anche solo una persona. Voglio essere questo tipo di donna.
E non ho paura di sporcarmi le mani, né di finire tra quelle di un qualche viscido politico, per il quale dovrò fingere qualche lacrima al funerale. Se questo porterà al bene di qualcun altro, non ho paura di sacrificarmi. Perché non vuoi credermi, Hayato?”

 
Non importa quanti insulti le avesse indirizzato e quanti ancora ne avesse da rivolgerle, quello che più la feriva era il suo non considerarla all’altezza. Haru era conscia delle sue capacità - non c’è tempo per la falsa modestia tra spari e soldi riciclati – e sapeva che Hayato non era così stupido da non esserne altrettanto consapevole, ma forse lo era abbastanza da non ammetterlo.  
Haru era piuttosto convinta di non essere la diretta vittima della sua rabbia, ma che lo fosse invece la sua determinazione a contribuire attivamente alla famiglia. In realtà, gran parte delle loro liti, negli ultimi anni, aveva origine dalle obiezioni del guardiano a ogni lavoro che le era assegnato. Tuttavia, qualvolta fosse miracolosamente capitato un periodo di relativa pace e tranquillità, e i servizi di Haru erano richiesti meno frequentemente, il tumultuoso duo aveva passato qualche serata molto piacevole insieme.
 
Recentemente, inoltre, la ragazza aveva costatato come fosse molto più incline a parlare con “Ahodera” che con la cara Kyoko. Per quanto l’affetto per l’amica fosse profondo, sentiva di non poterle raccontare di Magnum, Colt, droga e cadaveri.
E d’altra parte, quando aveva finalmente detto addio alla sua cotta per Tsuna, era stato Gokudera a portarla fuori a bere. O almeno così le avevano raccontato…



 


 

 

 
“If you never tell a lie
Then you never have to play dumb”
 

 
A quelle parole la guardia della ragazza si era abbassata per una frazione di secondo, abbastanza da permettere a Hayato di disarmarla e bloccarle il braccio dietro la schiena. Cosa che avrebbe dato il via a un confronto non più soltanto verbale tra i due, se non fosse stato per…
*Drin drin drin*
 

Dirty baby we've got a situation
Pretty baby open invitation
Little lady what a reputation
Kinda shady now you're gonna make again

 
La questione si era chiusa quando Haru era stata improvvisamente chiamata dalla sua divisione: a quanto pare avevano avuto qualche problema con un informatore, uno particolarmente subdolo, che Haru odiava per qualche sgradevole precedente incontro. Perfetto per sfogare la rabbia repressa, originariamente rivolta a “Ahodera”.
 
 
Il posto era vicino e in poco più di mezz’ora – e molto più di un paio di regole del codice stradale infrante - Haru si trovava sul luogo: un piccolo e lurido locale in periferia, discretamente gremito della peggior feccia. Ci mise poco, Haru, a capire che il sentimento d’odio era reciproco e che, probabilmente, non aveva preso bene le minacce che lei gli aveva rivolto la scorsa volta. In fin dei conti, però, rimaneva sempre lo stesso pesce piccolo che era sempre stato. E Haru, non tardò a farglielo notare. Sebbene rischiasse uno scontro corpo a corpo con una dozzina di vichinghi, la ragazza sapeva che l’uomo non era abbastanza arguto da aver preparato una qualche sorta di sicario armato. E, inoltre, sentire il suo nome pronunciato da quella voce così disgustosamente viscida, le dava ai nervi.
 
 
A sistemare la questione ci mise meno tempo che ad arrivare sul luogo, e ancora più velocemente aveva intenzione di andarsene. Fu quando si voltò verso la porta che notò due occhi di ghiaccio e smeraldo che la osservavano, e non avrebbe saputo dire cosa pensassero in proposito. Ma prima ancora di chiederselo, ricambiò lo sguardo con uno di profonda indignazione. Uscendo dalla porta, mentre passava accanto all’uomo in completo nero appoggiato allo stipite della porta, gli sibilò: “Pensavi veramente avrei avuto bisogno di te a guardarmi le spalle?”




“No.”
 
 


“I know you can straddle the atmosphere
A tiny storm in your teacup girl
I know you can battle the masses, dear
A tiny storm in your teacup girl”

 

So che sai metterti a cavalcioni sulla situazione
È solo una tempesta in un bicchier d’acqua per te
So che sai combattere le masse, tesoro
Per te è solo una tempesta in un bicchier d’acqua


 
 
Le labbra di Hayato si distesero in un accenno di sorriso e la sua espressione si rilassò, mentre si scostava dall’ingresso del sudicio pub e si dirigeva verso la ragazza, che si era come paralizzata pochi passi più avanti, con le spalle ancora rivolte nella sua direzione. Si riprese poco dopo, quando il guardiano le passò accanto; e fece giusto in tempo a lanciargli le braccia intorno al busto cinguettando con un certo entusiasmo infantile: “Davvero?”
“Può darsi…”
Gli era costato fatica ammetterlo e probabilmente non l’avrebbe ripetuto mai più. Ma Haru lo sapeva e le andava bene così.

 
 


*     *     *     *     *     *

 
 
 


Ok, non è successo niente! NON è SUCCESSO NIENTEH! Sono profondamente delusa da te, Uricchan D:
Peròperòperò! C’è qualche cosa di sottointeso che potete prendere come volete; e sebbene io l’abbia scritto perché ci stava bene, rileggendolo ho voluto dargli i significati più maliziosi B) Ed è giusto che tutti voi lo facciate, GokuHaru shippers! =A=/


Tra l’altro, non ho messo le traduzioni, perché ho paura di sconvolgere il testo. Erano necessarie? Nel caso posso sempre metterle… Se vi va, fatemelo sapere. Grazie.
 
Grazie per la lettura e per il tempo perso m(_ _)m

 
 
 
 
 
 
   
 
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Katekyo Hitman Reborn / Vai alla pagina dell'autore: Uricchan