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Autore: jaejinin    10/09/2011    5 recensioni
Il cuore di Jonghyun si strinse mentre una sola lacrima solcava una guancia di Jinki. Jonghyun abbracciò con forza il suo amico dicendogli che andava tutto bene, che Jinki era l'amico migliore del mondo e che Minho era stato uno stupido a perdere un ragazzo d'oro come lui, un ragazzo che riusciva ad assumersi tutte quelle colpe che in realtà non aveva.
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Quando Jonghyun quella mattina aprì la porta dell'appartamento del suo migliore amico trovò tutto esattamente come l'aveva lasciato il giorno prima. La cucina era in perfetto ordine, con ancora quel piatto di ramen sul tavolo. Non era stato spostato un cuscino dal divano. E la porta della camera da letto era sempre aperta. Jinki era ancora sul suo letto ad abbracciare le sue gambe e ad appoggiare il suo mento sulle sue ginocchia. Gli occhi erano fissi in un punto inesistente davanti a sè.
Jonghyun, come ormai faceva da cinque giorni, aprì le finestre del soggiorno per far cambiare l'aria, rimpiazzò il ramen con del sushi preso al takeaway in fondo alla strada e dopo aver messo su l'espressione più sorridente di cui era capace entrò in camera di Jinki. Quando spalancò le tende illuminando la stanza con la luce del sole, gli occhi di Jinki si strinsero un po' essendo abituati al buio con cui aveva convissuto tutta la notte. Dopodichè Jonghyun gli si sedette di fronte a gambe incrociate e dopo aver abbracciato il suo corpo immobile, cercò di catturare il suo sguardo.
"Ciao Jinki! Non credi sia una bellissima giornata di sole oggi? Perché non usciamo a mangiare qualcosa fuori?"
Il vuoto davanti agli occhi di Jinki non spariva. E le sue labbra stavano ancora serrate.
"Uhm, se non ti va di là c'è un po' di sushi, si mangia giapponese oggi!"
Ci sperava ancora che l'altro potesse alzarsi da quel letto anche solo per sgranchirsi le gambe.
"Non ti va neanche oggi di mangiare, capisco. Comunque il cibo rimane di là sul tavolo. Uhm... sai, ieri ho incontrato Kibum, ti ricordi di lui? Quel ragazzo che circa due anni fa lavorava con me al bar, magrissimo, che stava sempre sulle sue, moro, che veniva spesso richiamato dal proprietario perché stravolgeva la sua divisa con accessori alquanto originali. Non ci crederai mai, siamo tornati colleghi! Scrive articoli di moda. Abbiamo parlato un po' e..."
Ancora impassibile. Jonghyun si fermò ed emise un sospiro staccando gli occhi dal suo amico e posandoli sul cellulare che da cinque giorni gli stava accanto.
"Jinki, non credi di dover chiarire le cose con Minho? Guarda qui, da ieri sera ad ora già quindici messaggi e sette chiamate, e va avanti così da cinque giorni. Se non gli importasse nulla di te non si comporterebbe in questo modo. Ci sarà stato un malinteso, non so, avrà sbagliato. Tutti sbagliano, errare è umano. Ti rimetto il telefonino in carica."
Jonghyun prese il caricabatteria dal cassetto e attaccò un'estremità all'apparecchio e un'altra alla presa eletrica sul muro. Notò che stava facendo buio, così accese la luce e poi ritornò da Jinki.
"Devo partire. Una promettente stella della musica farà qualche tappa europea e vogliono che recensisca i suoi concerti. Si chiama Lee Taemin se non sbaglio, per adesso le radio mandano solamente le sue canzoni! Questa volta starò via almeno un mese, hyung. Puoi rimanere qui a crogiolarti nel tuo dolore o venire a girare l'Europa con me!"
Non aveva più carte da giocare. Non voleva partire per un mese o anche di più e lasciare il suo migliore amico lì da solo col suo stato d'animo che a quanto pareva non sprizzava alcuna forma di vitalità.
"Jinki hyung, per favore, ti prego!"
Disse con un tono supplichevole, mettendo in mostra degli occhi da cucciolo irresistibili, ma nulla sembrò sfiorare la mente dell'altro.
"Ah, ci rinuncio! Parto domani. Ti chiamerò un sacco di volte, vedi di rispondermi! Ciao hyung!"
Jonghyun fece per uscire dalla porta ma si fermò quando Jinki parlò. Quella voce che gli era mancata per dei giorni finalmente stava uscendo da quelle secche labbra con un lieve e timido suono appena percettibile.
"Perdonami."
Il più piccolo si riavvicinò al suo hyung per capire se aveva sentito bene.
"Perdonami Jonghyun. Perdonami per essere così freddo nei tuoi confronti anche se non te lo meriti. Tu ti prendi così tanta cura di me, cerchi di tirarmi su, mi abbracci, mi porti il pranzo ed io so solo ricambiare con un assordante silenzio. Non so mostrarti che anch'io ti voglio bene. Così come non ho saputo dimostrare a Minho che ogni attimo che passavo con lui era magico, che mi sentivo protetto tra le sue forti braccia, che le sue labbra sulle mie mi davano sicurezza, che gli ero grato ogni volta che riusciva a prendermi prima che inciampassi su qualsiasi cosa, che il calore della sua mano che stringeva la mia quando meno me lo aspettavo mi faceva rabbrivdire ogni volta. Non sono stato capace di esprimere a pieno l'amore che provo nei suoi confronti. Per questo ha baciato quella ragazza. Probabilmente lei gli ha saputo dimostrare tutto questo."
Il cuore di Jonghyun si strinse mentre una sola lacrima solcava una guancia di Jinki. Jonghyun abbracciò con forza il suo amico dicendogli che andava tutto bene, che Jinki era l'amico migliore del mondo e che Minho era stato uno stupido a perdere un ragazzo d'oro come lui, un ragazzo che riusciva ad assumersi tutte quelle colpe che in realtà non aveva. Dopo avergli dato un dolce bacio sulla guancia dove ormai si era asciugata quella lacrima sciolse l'abbraccio per rivolgergli un altro sorriso, più sincero degli altri.
"Allora hyung, parti con me o no?"
Jinki stette per un po' a fissarlo. Anche le sue gambe si erano incrociate e il suo sguardo aveva assunto giusto un po' di vita. Questa volta Jonghyun ci credeva veramente, sapeva per certo che Jinki avrebbe voluto dimenticare tutto e partire con lui, prendersi un mese o due di vacanza, divertirsi in Europa, ma Jonghyun aveva sempre creduto in troppe cose, sognare era il suo hobby preferito, infatti Jinki scosse la testa abbassando lo sguardo.
"Perché no, Jinki?"
"Non me la sento Jong. Non sono ancora pronto ad intraprendere un'avventura in Europa. E se questo Taemin facesse diventare il suo tour mondiale? Non ho alcuna voglia di girare il mondo."
"Ti ricordi quando avevamo undici anni? Mi avevi proprio promesso che avremo fatto il giro del mondo insieme, io, te e una decappottabile. Magari prima di affittare una decappotabile prenderemo un aereo ma il senso è quello!"
"Gireremo il mondo, ma non adesso Jonghyun. Cerca di capirmi, dopo dieci mesi ho visto Minho baciare un'altra ragazza e non so neanche se era la prima volta, e son solo passati cinque giorni."
Jonghyun sospirò di nuovo e abbracciò un'altra volta l'amico.
"Ok, però devi promettermi due cose. Primo, mangerai il sushi che è sul tavolo e tutto il pollo che ho portato e messo in frigo. Secondo, uscirai da questa tana, non so, passeggia, fai la spesa, rapina una banca, l'importante è che non stai sotto questo tetto tutta la giornata!"
Jonghyun si sentì ancora un po' meglio quando vide gli angoli della bocca dell'altro curvarsi leggermente in alto, non era un vero sorriso, ma apprezzava lo sforzo. 
"Te lo prometto. Mangerò e uscirò di casa."
Gli occhi di Jonghyun si posarono involontariamente sulla sveglia sul comodino accanto a letto e spalancò gli occhi.
"Oddio hyung! Sono già le dieci e domani ho il volo presto! E devo ancora preparare le valige!"
"Allora è meglio che tu vada. Buon viaggio Jong, divertiti!"
"Jinki hyung, mi mancherai! Mi raccomando, non perdere mai di vista il cellulare! Sicuro di non voler venire, vero?"
"No Jonghyun, son sicuro. E mi mancherai anche tu."
Per l'ennesima volta i due si abbracciarono e poi Jonghyun corse fuori dall'appartamento sbattendo la porta dietro di sé.
Jinki si distese sul letto riuscendo a trattenere le lacrime che alla fine si arresero, lasciandolo calmare. 
Il suo viso si voltò verso due foto appese al muro. La prima ritraeva lui e Jonghyun, quattordicenni, in un primo-piano con un sorriso a trentadue denti, un sorriso pieno di spensieratezza, e due paia di occhi che guardavano dritti l'obiettivo con uno sguardo di chi ha voglia di vivere, con uno sguardo che tirerebbe su chiunque lo incontrasse. E accanto c'era una foto di lui e Minho. Risaliva a dieci mesi prima, quando Minho, davanti a un caffé del bar dove aveva prima lavorato Jong, dopo essersi dichiarato a Jinki ed aver ricevuto un sì come risposta, aveva voluto immortalare quel momento chiedendo al cliente più vicino di fare loro una foto. L'immagine ritraeva Minho con la tazzina alla bocca, i suoi occhi grandi spalancati verso la fotocamera e un braccio attorno alle spalle di Jinki che lo guardava sorridendo. Ricordava che dopo quella foto il più piccolo aveva quasi sputato il caffé perché era scoppiato a ridere e poi l'aveva baciato, per un tempo che sembrava infinito, e anche se la sua bocca era amara per il caffé, il bacio era stato dolcissimo, il tutto era stato bellissimo. 
La testa di Jinki iniziò ad avere delle fitte che lo riportarono alla realtà. Era quasi l'una di notte, ma il sonno non arrivava proprio. Allora si ricordò della prima promessa fatta a Jonghyun: mangiare. 
Si guardò intorno, non aveva alcuna voglia di alzarsi, ma non poteva certo mangiare le lenzuola, così dopo qualche secondo si tirò su e strisciando i piedi per il pavimento raggiunse la cucina e si sedette davanti alla porzione di sushi. La guardò, per secondi, per minuti, ma le braccia sembravano opporsi al movimento di prendere quelle bacchette e portare il cibo alla bocca. Decise di aprire il frigorifero e di bere un bicchiere di succo d'arancia.

Aveva mangiato.

Improvvisamente sentì il bip del cellulare. Si trascinò nuovamente sul letto e lesse il mittente del messaggio, era Minho. Avendo riposto immediatamente il cellulare sul comodino ritrovò il vuoto davanti ai suoi occhi e i pensieri che vagavano nella sua mente, finché Morfeo, dopo aver perso la sua battaglia per quattro notti, questa volta ebbe la meglio ed accolse Jinki tra le sue braccia.
 

Un messaggio svegliò Jinki di scatto. Era di Jonghyun.
'Hyung~ sto per partire! Mi raccomando, domattina ti chiamerò appena sceso dall'aereo e voglio sentire una voce felice! Non ti ho svegliato, vero? D: no che non ti ho svegliato u.u ok scusa ciao~
P.S. Sai che ti voglio bene <3'
Anche Jinki voleva bene a Jonghyun, era come un fratello per lui, lo conosceva da una vita. Ed era sempre stato ultravivace, una cosa che non riusciva a spiegarsi. 
Guardò l'orario sul display, segnava le cinque. Posò il cellulare e si mise in piedi. Iniziò a camminare per tutta casa, senza alcuno scopo, solo camminava guardando per terra, per ammazzare il tempo, per non stare troppo tempo a pensare, finché non tornò al punto di partenza. D'un tratto sentì un soffio di vento colpirgli la schiena e notò il balconcino della sua camera aperto. Si affacciò poggiandosi alla ringhiera e chiudendo gli occhi si lasciò avvolgere dal vento, lasciò che gli scompigliasse i capelli, lo lasciò ghiacciargli il viso. Quando dopo un po' riaprì gli occhi gli si presentò davanti quel fantastico spettacolo che era l'alba, mentre il vento diventava sempre più forte. 
Gli venne voglia di un caffè. Era fin da adolescente un dipendente da caffè e dato che non lo prendeva da cinque giorni ne sentì il vitale bisogno. Preparò la moka ed aspettò. Scandiva ogni secondo nella sua mente, finchè l'odore non iniziò a diffondersi per tutta la casa e il rumore del caffè che riempiva la caffettiera risuonava come dolce musica nelle sue orecchie. Spense il fuoco e poggiò la moka e una tazzina sul tavolo. Lo beveva completamente amaro, non un solo cucchiaino di zucchero, ne avrebbe rovinato il sapore.
Bevve la prima tazzina, contemporaneamente iniziarono a scendergli alcune lacrime.
Bevve la seconda tazzina.
Alla terza iniziarono i singhiozzi.
Dopo un altro paio di tazzine ormai il caffè era finito, e con lui le lacrime di Jinki. Solo il caffè gli distendeva i nervi, ma allo stesso tempo gli ricordava Minho. Secondo Minho loro due e il caffè erano un perfetto trio, e il caffè amaro ne era il collante, una dipendenza che avevano in comune e che avrebbe sempre fatto l'uno pensare all'altro. E di nuovo i suoi occhi si persero. Erano cinque giorni che quando pensava a Minho trovava il vuoto davanti ai suoi occhi, perché davvero non c'era nulla, prima c'era lui, adesso non più. Ma a tirarlo fuori dal vuoto c'era sempre Jonghyun, che adesso lo stava chiamando. Andò in camera e rispose.
"Hello! Come sta il mio hyung?~"
"Ciao Jong, sto...ehm..."
"Stai bene lo so, solo che senza di me ti annoi, capisco. Io sono a Tokio, il capo ha deciso di partire da qui. Ma veniamo a cose più importanti, hai mangiato?"
Aveva bevuto il succo e il caffè, abbastanza soddisfacente, no?
"Ho mangiato, come ti avevo promesso."
"Bravo il mio Jinki hyung. Adesso Jinki hyung si veste ed esce un po' di casa per far felice il suo amichetto Jonghyun, giusto?"
"Ti ho promesso che sarei uscito e uscirò."
"Uff, neanche posso fare una telefonata... Scusa Jinki, qui il capo mi fa cenni e mi guarda male, devo andare. Saranno tante lunghe ore di viaggio, ci sentiremo tardi. Già mi manchi tanto, pensami un po' però!"
"Ti penserò tutto il tempo, ciao Jonghyunnie~"
"Yah~ sai che non mi piace che mi chiami così! Però ogni tanto non mi dispiace, è vero, ciao hyung~"
Jinki posò il cellulare che iniziò di nuovo a squillare sul letto, ma stavolta era Minho. Lo fissò muoversi vibrando sul letto, il display illuminarsi, finchè non fu più il telefono a far rumore ma il leggero picchiettare dell'acqua sul balconcino. Il tic risuonava a ritmo nelle sue orecchie fino ad ipnotizzarlo, attirarlo a sé. Aveva promesso a Jonghyun di uscire all'aria fresca, in fondo stando seduto sul pavimento del balconcino era come stare sulla panchina del parco. E nel frattempo vedeva il sole nascondersi tra le nuvole, sentiva il vento rinforzare sempre di più, e le leggere gocce cadergli addosso. E dopo un po' si facero sempre più grandi, più veloci, più forti, più rumorose. E il suo corpo ne veniva avvolto, si lasciava andare alla frescura della pioggia, ne respirava l'odore pungente, mentre il soffio del vento lo faceva rabbrividire di tanto in tanto. E stava là, a godersi quel momento, rilassarsi, pensando a quanto la pioggia potesse essere una perfetta compagnia in quel momento, lo isolava da tutto il resto, rimanevano solo loro due. Gli occhi erano chiusi e sentì i sensi che lo stavano piano piano abbandonando, l'ultima cosa che gli sembrò di sentire fu una voce profonda chiamare il suo nome... o forse si era già addormentato?
 

Si ritrovò in una passeggiata in bicicletta con Jonghyun, mentre chiacchieravano, ridevano e ricordavano i guai che combinavano da piccoli. Poi Jong aveva iniziato a pedalare sempre più velocemente sfidando Jinki a superarlo, finchè i due frenarono incontrando Minho che andava in bicicletta con una ragazza al suo fianco. E all'improvviso Jinki si era ritrovato solo, non c'erano più nè Jonghyun, nè Minho, nè quella ragazza, e il caldo e splendente sole primaverile aveva lasciato il posto ad un cielo grigio dal quale piovevano scure gocce di pioggia, una pioggia che odorava di caffè. L'odore era tanto forte da sembrare reale, e infatti lo era, perché quando Jinki si risvegliò Minho stava venendo verso di lui con in mano due grandi tazze di caffè fumante.
Non era più seduto sul balconcino, ma sdraiato sul suo letto, e le finestre erano chiuse, non entrava più il fresco vento. Però riusciva ad udire i tuoni provenienti da fuori, il che significava che c'era un violento temporale e se Minho non fosse arrivato in tempo a farlo rientrare si sarebbe preso un bel raffreddore. All'improvviso starnutì e fu colpito da brividi di freddo, inoltre notò un panno bagnato sulla sua fronte. A quanto pare il raffreddore era venuto ugualmente, portando con sé anche qualche linea di febbre.
Minho immerse il panno nell'acqua che aveva accanto e dopo averlo strizzato bagnò un po' il viso e il collo di Jinki, poi lo aiutò a mettersi seduto e gli porse la tazza di caffè bollente.
"Immaginavo che con l'odore del caffè ti saresti svegliato, mi dispiace."
Minho abbozzò un leggero sorriso.
"H-ho dormito a lungo?"
"Uhm, circa otto ore."
"Oh. Come mai sei venuto qui?" 
Jinki teneva gli occhi sulla tazza che aveva in mano, prendendone ogni tanto un sorso.
"Beh, non avevo tue notizie da cinque giorni, quindi, non so ho sentito qualcosa che mi ha spinto a venire qua. Ho bussato parecchio, ma non rispondevi, così ho preso la copia della chiave che tieni sotto il tappetino ed ho aperto. Credo di esser arrivato al momento giusto, potevi ammalarti davvero tanto. Almeno hai avuto solo qualche linea di febbre, poteva andarti peggio."
"Ehm, grazie, non dovevi, e..."
"Jinki, dobbiamo chiarire, devo spiegare."
"No, sono io che voglio dirti una cosa. Hai ragione, hai tutte le ragioni del mondo. Tu mi hai sempre dimostrato tanto amore, con le tue coccole, con le tue attenzioni, i tuoi baci, i tuoi sorrisi, le tue dolci parole, ogni piccolo regalo, ogni tuo gesto mi ha fatto sentire il ragazzo più amato dell'universo. Ma io non ti merito. Non ti merito perché non ho saputo ricambiare i tuoi gesti, l'unica cosa che riuscivo a fare era sorridere come uno stupido. E basta. Quindi ti capisco, hai trovato chi riesce a dirti che ti ama, cosa in cui io non sono mai riuscito, hai trovato qualcuno che riesce a dimostrarti ciò che prova, e per me va bene, a me basta che tu sia felice." 
Jinki tirò su col naso, poi finalmente riuscì a guardare Minho negli occhi. E ci si tuffò per infiniti secondi, cercando di toccarne il fondo prima che tutto finisse definitivamente per sempre.
Poi bevve un altro sorso del suo caffè.

Perché ogni volta che lo preparava Minho era più buono del solito?

Cercò di fissare nel palato anche il sapore di quel caffè, non sarebbe mai più stato così buono.
Il più piccolo posò la sua tazza quasi vuota sul comodino e prese una mano di Jinki, che arrossì e staccò gli occhi dai suoi. Minho non potè trattenere un piccolo sorriso nella dolce scena che gli si era presentata.
"Ricordi quella pazza isterica con cui son stato insieme per una settimana al mio ultimo anno di scuola di cui ti ho parlato una volta?"
Jinki Avrebbe voluto che l'altro gli risparmiasse tutta la storia, che gli dicesse che era finito tutto e se ne andasse, che gli promettesse di rimanere amici e tutte quelle sciocchezze là, non voleva far durare a lungo quell'agonia. Purtroppo non era mai stato capace di dire cose simili, così si limitò ad annuire.
"Era lei quella che hai visto per strada. E' stata lei quella che mi ha detto di essere ancora pazzamente innamorata di me. E' stata lei quella a confessarmi di sognarmi ogni notte. E' stata lei quella che mi ha chiesto di sposarla. E' stata lei quella che mi ha baciato. E lei è stata la stessa a darmi dello stronzo e a mandarmi all'inferno, a rempirmi di maledizioni, a gridarmi contro che non voleva più saperne niente di me, quando le ho detto che ero già innamorato della persona più dolce, simpatica, bella del mondo. Che ero innamorato del suo sorriso che ogni giorno riempiva le mie giornate rendendole migliori. Che facevo sempre di tutto solo per vedere quel sorriso. E quel sorriso mi manca da cinque giorni. Jinki..."
Minho sollevò il viso rigato di silenziose lacrime di Jinki e lo guardò negli occhi.
"Sono io, comune mortale, a non meritare un angelo venuto dal cielo come te. E non importa se non riesci ad essere tu ad abbracciarmi per primo, non importa se non mi dici ti amo, non mi importerebbe neanche se rimanessi sempre fermo come un palo. Ho imparato a leggerti negli occhi e ogni volta che mi perdo a fissarli riesco a capire quanto mi ami e quanto sei felice quando sono al tuo fianco. Però i tuoi occhi mi piacciono meno quando sono tristi, quindi non far cadere più una sola lacrima, intesi?"
Il grande sorriso di Minho contagiò Jinki, che sorrise a sua volta. Le guance del più grande vennero accarezzate dall'altro.
"Mi perdoni, hyung?"
Jinki guardò Minho negli occhi e riuscì a ricomporre il suo cuore, a mettere ordine nella sua testa e a trovare il coraggio di far ritornare tutto come prima. L'ultimo sorso di caffè lo aiutò e dopo aver posato la tazza accanto a quella di Minho parlò tutto d'un soffio.
"Ti amo Minho."
La sicurezza svanì immediatamente, infatti sentì le sue guance in fiamme, forse per la temperatura, forse per la situazione, e imbarazzato voltò la testa.
Minho lo abbracciò stretto scoppiando a ridere.
"Ehy, guarda che non c'era bisogno! ...però ti ringrazio, davvero."
E Jinki sentì sulle sue labbra lo stesso sapore amaro ma dolcissimo, forse anche di più, di dieci mesi prima. E si sentì leggero come una piuma. Si sentì sicuro con Minho di nuovo accanto a sè e il vuoto davanti ai suoi occhi ormai era solo un ricordo.
All'improvviso si ricordò di una cosa importante.
"Minho! Ha per caso chiamato Jong?"
"Oh no, perché?"
"È andato in Europa, mi ha promesso che avrebbe telefonato una volta atterrato."
"Beh la strada è lunga, poi metti anche il fuso orario."
"Mmm, hai ragione. Ho di nuovo tanto sonno Minho, dormi qui accanto a me?"
"Come fai a dormire così tanto, tu? Ma ok, rimango solamente se domattina esci con me a far colazione, sempre che tu stia meglio e che spunti il sole."
"Non ho dormito quattro notti per colpa tua, non farmi prediche! E va bene, verrò."
Minho si distese accanto a Jinki, che immediatamente dopo aver posato la testa sul petto di Minho e aver emesso un suono simile a una buonanotte si addormentò. L'altro rispose alla buonanotte e si addormentò accarezzandogli i capelli.
 
 
Jinki spalancò gli occhi. Dopo essersi alzato dal letto ed aver spalancato le finestre da cui entrava una luce abbagliante andò a fare una doccia e si vestì. Poi s'inginocchiò accanto a Minho e spingendolo lo fece rotolare per terra.
"Su dormiglione! Dobbiamo uscire da qui o no?"
Minho si alzò da terra ancora mezzo intontito toccandosi la testa che gli doleva un po'.
"Buongiorno anche a te, tesoro. Vedo che stai meglio!"
"Non perderti in chiacchiere, abbiamo una giornata per parlare."
Minho gli si avvicinò e prendendolo per un fianco lo baciò profondamente. Jinki senza accorgersene piegò una gamba dietro.
"Giù la gamba, donzelletta!"
Jinki arrossì per l'ennesima volta per poi iniziare imbarazzato a sistemare la stanza. Dopo un po' Minho ripiombò in camera con solo un asciugamano alla vita mentre con un altro si stava strofinando i capelli.
"Sicuro di non voler rimanere qui?"
Jinki lo scrutò attentamente dalla testa ai piedi. Poi scosse la testa per tornare lucido.
"Si vesta signorino e mi porti a bere un caffè fuori!"
"Ok, ma niente caffè per te, ti fa male, lo prendo solo io!"
"A te non fa male?"
"Io son più forte di te, donzelletta!"
Dopo qualche altra parola scesero di casa e si sedettero allo stesso tavolino del bar di dieci mesi prima che quella mattina trovarono libero.
"Minho-ah, che ne dici se... Uhm, nulla."
"Dimmi hyung, cosa c'è?"
"Ecco, ovviamente puoi rifiutare, in fondo così va tutto perfettamente, però, cioè, se ti va... Vuoi venire a vivere da me
Minho?"
"Oh, certo che sì!"
La loro conversazione fu interrotta dalla suoneria del telefonino di Jinki. 
"Jonghyunnie~! Come stai? Com'è andato il viaggio?"
"Io sto perfettamente. Ma qualcuno qui è di buonumore! A cosa devo tutta questa felicità?"
"Beh, ho chiarito con Minho, adesso siamo qui al bar, ma non vuole che prenda il caffè, dice che mi fa male!"
"Con me non sei voluto uscire e con lui sì, questa me la segno hyung! Scherzo, però per una volta quel tonto ha ragione, a te che hai l'organismo debole come quello di una ragazzina fa male!"
"Non iniziare anche tu adesso! Che amico sei? Uhm, sei un amico che mi manca tanto! Piuttosto, vuoi che ti passi Minho?"
"La prossima volta, devo staccare. Salutalo tu per me. Ti voglio tanto bene hyung, a presto~"
"Bye bye Jong!"
Jinki ripose il cellulare in tasca con un sorriso smagliante sul viso.
"Ti saluta Jonghyun."
"Che ti ha detto per farti gridare in quel modo?"
"Dice che sono una ragazzina, se ci si mette anche lui siamo apposto!"
"Non può dire certe cose a te! Tu sei la MIA donzelletta, non ha alcun diritto!"
"Ehy, non ti permetto di parlare così del mio migliore amico. E non sono una donzelletta!"
Jinki mise il broncio e si voltò fingendosi offeso.
"Se ti offrò un caffè mi fai un sorriso?"
Jinki annuì e riassunse la sua comune espressione dolce e sorridente. Minho annuì e si voltò verso il cameriere che gli stava passando accanto.
"Scusi, vorrei ordinare due caffè, uno per me e uno per la mia donzelletta!"
 
*Questa fan fiction è il frutto delle mie notti insonni ascoltando gli FT Island ^^ Spero vi sia piaciuta :D
Peace <3
  
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