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Autore: mamogirl    11/09/2011    5 recensioni
E' trascorso qualche mese dal Natale a casa Littrell e, in una tranquilla ed oziosa giornata, la quotidianità di Brian e Nick viene interrotta da una misteriosa persona che appare alla loro porta dopo anni di silenzio.
Questa improvvisa visita sarà fonte di sorprese per entrambi i ragazzi ma sarà anche utile a Nick per comprendere qualcosa di Brian che ancora aveva faticato a spiegarsi.
“Che cosa ci fai qui?” chiese, quindi, in tono distaccato, come se davanti a lui ci fosse un completo estraneo.
“Dovevo vederti. Parlarti.”
“Dopo più di dieci anni? - ribatté Brian.

(Terza nella serie, questa one - shot si colloca cronologicamente dopo i fatti di "All I Want For Christmas", anche se non ho voluto specificare quanto in modo da avere la possibilità di inserire altri avvenimenti)
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Brian&Nick's Love Story'
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*Jar Of Hearts*

 

 

I learned to live half alive
And now you want me one more time
Who do you think you are?
Running around and leaving scars
Collecting your jar of hearts
And tearing love apart
You're gonna catch a cold
From the ice inside your soul
So don't come back for me
Don't come back at all.

 

 



Quando qualcuno aveva suonato alla porta, quella mattina, Nick aveva pensato che fosse niente o nessuno di speciale o importante ma solamente uno dei loro vicini o il postino.
Da quando si era trasferito a casa di Brian qualche anno prima – nonostante la parola convivenza fosse molto più interessante – aveva compreso che, anche se il vialetto era lungo quanto la strada del quartiere, ciò non costituiva un ostacolo per tutti i vicini che, quotidianamente, passavano di lì per qualsiasi cosa. Anche la più stupida ed inutile.
Ma a Nick non dava fastidio tutto ciò, visto che l’atmosfera lì era così differente da quella che aveva sempre circondato casa sua, dove veniva costantemente disturbato da fans psicopatiche, alcune delle quale gli avevano rubato anche dei pezzi di aiuola pur di aver qualcosa che fosse appartenuto a lui. Nel quartiere di Brian, invece, sembrava che nessuno avesse conoscenza di chi fosse in realtà il loro vicino e, anche se sapevano di essere i vicini di una pop-star, non ne davano così tanta importanza: qualcuno, magari, ogni tanto lanciava qualche battuta ma gli scambi erano sempre sull’amichevole.
Inoltre, Nick adorava rimanere in un angolo ed osservare Brian in quello che era il suo ambiente naturale, a contatto con la gente: se c’era un cosa che gli invidiava dannatamente era quella sua totale capacità nel dimenticarsi chi era e comportarsi come se facesse un lavoro normale ed avesse problemi normalissimi, come quale negozio di alimentarsi offrisse la migliore qualità al minor prezzo. Non aveva mai sentito Brian millantare di quante volte avesse fatto il giro del mondo o di quante celebrità avesse incontrato. No. Il massimo a cui era arrivato era raccontare di quella volta che si era quasi cappottato con il pulmino a causa di troppe fans impazzite.
Normalità.  
L’unica cosa che Nick non aveva mai avuto, nemmeno nella sua infanzia: i suoi genitori, non appena avevano intuito il suo potenziale, lo avevano accompagnato ad audizione dopo audizione, spinto a corsi e lezioni di canto invece che farlo giocare a calcio con i suoi amici, o almeno quei pochi che gli erano rimasti. Poi, era arrivata la proposta del gruppo e, da lì in poi, il concetto di normalità era andato a farsi benedire: essere cresciuto davanti all’occhio maligno delle telecamere, essere diventato un sex symbol quando ancora stava cercando di essere a suo agio con la sua nuova pelle.
E la normalità, Nick l’aveva trovata in un rapporto che, agli occhi esterni, poteva non essere considerato normale, anzi... totalmente fuori dall’ordinario, così ancora troppo illogico per una società ancorata a vecchi ed obsoleti principi.
Lui e Brian s’erano scoperti l’uno l’anima gemella dell’altro e tutte quelle sdolcinate metafore che venivano usate quando si doveva discutere di un amore importante come il loro.
Eterno?
Forse, se qualcuno avesse scoperto la fonte dell’immortalità.
Tutto rose e fiori?
Forse in un libro Harmony o qualunque romanzo o film in cui il finale era sempre il coronamento di quell’amore ma niente che potesse lasciar intendere a che cosa sarebbe successo alla coppia durante il loro primo litigio per chi doveva ricordarsi di portar fuori la spazzatura.
Ma anche quella, no, soprattutto quella, era la normalità che tanto Nick aveva agognato: svegliarsi alla mattina e fare colazione insieme, Brian che leggeva il giornale e lui l’ultimo numero del suo fumetto preferito; fare le commissioni insieme, andare al supermercato e ritrovarsi spazientito perché Brian ci impiegava tre ore a scegliere il perfetto taglio di carne e, ultimo ma non meno importante, addormentarsi la sera stringendo fra le braccia l’uomo che aveva reso il suo sogno realtà.
Normalità, in casa Littrell – e Nick sperava che, fra non molto, diventasse Carter – Littrell – era che chiunque potesse suonare il campanello anche per solo fare qualche chiacchiera o chiedere in prestito un po' di zucchero.
Ecco perché, quando questi suonò in un tranquillo pomeriggio, Nick si alzò senza pensieri ed andò ad aprire la porta.
Si ritrovò davanti ad uno sconosciuto, ormai conosceva, almeno di vista, tutti i vicini e quel ragazzo alto, muscoloso, con indosso una semplice camicia bianca ed un paio di jeans, non lo aveva mai visto prima d’ora.
“Posso aiutarla?” domandò quindi educatamente. Poteva essere chiunque, certo, ed il suo sesto senso gli stava lanciando segnali d’allarme ma le buone maniere che Brian gli stava inculcando nella mente presero il sopravvento.
“Sto cercando Brian.” Rispose l’uomo, non togliendosi per nemmeno un secondo gli occhiali da sole.
“Chi mai non lo cerca? – commentò ironicamente Nick, spostandosi di qualche centimetro per lasciar entrare l’ospite. – Bri! Sei ricercato!” urlò poi, non sapendo esattamente dove fosse il suo ragazzo e non volendo lasciare quello sconosciuto troppo libero di frugare in giro. Per quanto Nick ne potesse sapere, poteva essere uno dei tanti paparazzi che cercavano lo scoop dell’anno sulla coppia che aveva spezzato i sogni ed i cuori di milioni di ragazzine.
Dal piano superiore arrivò il rumore di una porta sbattuta, seguito dai passi veloci sulle piastrelle perché a Brian dava fastidio far aspettare degli ospiti.
Sì, il suo ragazzo era decisamente strano.
Nick voltò la sua attenzione allo sconosciuto. Non sembrava qualcuno di pericoloso ma nemmeno qualcuno venuto lì solamente per scambiare qualche parola su quanto tranquillo fosse quel quartiere e che cosa si poteva fare per migliorarlo.
“E’ nuovo nel quartiere?” incominciò quindi ad indagare ed al diavolo se poi si sarebbe dovuto sorbire una paternale su quanto fare il terzo grado ad un ospite fosse una cosa da maleducati.
L’uomo alzò lo sguardo dalla foto che stava osservando, una delle tante che si trovavano sulla mensola del camino. “No, non abito da queste parti. - Rispose prima di rivolgere la sua attenzione ad un’altra cornice. – Sei il suo nuovo ragazzo?”
“Fidanzato. – precisò seccamente Nick, alzando la mano sinistra per scostarsi un ciuffo di capelli che erano caduti davanti agli occhi. E, con quel semplice gesto, poté mostrare all’avventuriero la piccola fedina che indossava sull’anulare. Giusto per marcare il suo territorio. – Non che siano affari suoi, d’altronde.”
“Invece, credo che lo siano. – pronunciò l’uomo, rimettendo a posto la cornice ed alzando il volto. – Deduco che Brian non ti abbia mai parlato di me. Prevedibile.”
Quel tono saccente mandò in furia il sangue di Nick. Come osava quel perfetto sconosciuto insinuare qualcosa su Brian? Come si permetteva nell’insinuare che ci fossero dei segreti fra loro?
“Se non ti ha mai nominato, significa che tu non sei molto importante per lui.” Ribatté Nick, abbandonando il voi cortese e passando ad un tu molto più consono a quella situazione. Anche il suo corpo adattò un linguaggio di difesa, le braccia incrociate davanti al petto e le gambe divaricate, una posizione che aveva osservato a lungo ed imparato dalle bodyguard che, negli anni, si erano avvicendate.  
“Io non ne sarei così tanto sicuro. – l’uomo non si lasciò intimidire da quella ridicola posizione. – Quanti anni hai? Sei almeno maggiorenne? E dire che, un tempo, Brian si innamorava solamente di quelli più grandi. Più maturi.” Sibilò quell’ultima parola e le implicazioni di quella semplice affermazione non rimasero implicite ma raggiunsero il loro obiettivo.
“Per prima cosa, sono più che maggiorenne. Secondo, chi ti credi di essere?”
“Sono colui che ha insegnato tutto a Brian.”
Prima che Nick potesse anche solo aprire bocca e dare inizio al lungo ma alquanto articolato elenco di insulti ed offese, la voce di Brian alle sue spalle risuonò nella stanza in tutta la sua sorpresa nel vedere chi fosse l’ospite inatteso.
“James?”

 


_________________________________

 

 

Quando Nick lo aveva richiamato, annunciando che c’era qualcuno che lo stava cercando, Brian mai si era aspettato di ritrovarsi di fronte all’unica persona che mai si sarebbe aspettato di vedere.
Non dopo tutti quegli anni di silenzio.
James.
L’uomo al centro del suo salone non era molto diverso dal ragazzo che una volta aveva amato.
Quando lo aveva conosciuto, lui era già maggiorenne ed aveva già programmato mille piani pur di fuggire dalla normalità soffocante della cittadina: ricordava, Brian, tutti quei discorsi che gli aveva fatto mentre stavano sdraiati sull’erba ad osservare il cielo e di come volesse andare in giro per il mondo e fare fortuna. Lui, allora, ingenuamente gli chiedeva preoccupato che cosa ne sarebbe stato di lui.
“Tu verrai con me, sweety.” Era sempre quella la rassicurazione che scacciava via qualsiasi nuvola grigia e Brian, quel giovane se stesso, si sentiva sempre come un bambino a cui era appena stato promesso che un giorno sarebbe andato a far visita a Babbo Natale.
Ora, lì di fronte a lui, c’era sempre quel ragazzo ma più grande, anche se poco sembrava essere cambiato: i capelli castano scuro nell’usuale pettinatura, non troppo corti ma nemmeno troppo lunghi, una via di mezzo per lasciare che il riccio naturale non sembrasse un nido di rovi; gli occhi, di un color nocciola quasi dorato quando veniva colpito dalla luce del sole, possedevano sempre quell’aria sprezzante di chi ha un ego smisurato e troppo idealizzato se stesso.
Eppure... Eppure Brian lo aveva sempre considerato come il centro del suo universo e, per qualche illusorio periodo, aveva creduto di essere lo stesso per James.
Che illuso, davvero!
James era stato il suo primo in ogni campo: la sua prima cotta, il suo primo fidanzato, il suo primo bacio e... e sì, anche la sua prima volta.
Ma era stato anche il primo a spezzare il suo cuore, a renderlo così chiuso in se stesso da essere terrorizzato all’idea di aprirsi totalmente a qualcun altro, senza almeno prima la certezza e la sicurezza di non essere abbandonato come un giocattolo ormai usato, abbandonato perché ne era stato trovato un altro nuovo e più interessante.
Dalla sera in cui avevano fatto sesso – Brian si rifiutava categoricamente di riferirlo come “amore” – al giorno in cui s’era ritrovato solo non erano trascorse nemmeno ventiquattro ore: nessun biglietto a spiegare l’improvvisa scomparsa, nessun alibi o qualche patetica scusa.
Niente di tutto ciò.
E dire che lui si era anche preoccupato quando James non si era presentato al loro appuntamento. A quei tempi, i telefonini ancora non esistevano e lui aveva dovuto aspettare il giorno successivo per poter andare a casa sua e constatare che stesse bene e che non gli fosse successo qualcosa.
Oh, ricordava ancora l’espressione sorpresa di sua madre dinanzi alla sua reazione nello scoprire che James era partito il giorno primo per l’Europa.
Un viaggio organizzato ormai da un anno, di cui tutti ne erano a conoscenza tranne lui.
Lui, che solo qualche giorno prima gli aveva donato la cosa più preziosa.
Lui, che aveva davvero creduto ai progetti di un futuro insieme.
E lui, ora, si ritrovava a pezzi senza avere qualcuno a cui aggrapparsi perché nessuno, nemmeno suo fratello, sapeva della sua relazione con James.
“Non capirebbero, Brian. – gli aveva spiegato una sera dopo l’ennesima discussione. – Vedrebbero solo la differenza d’età, direbbero che io ti sto solamente usando... vuoi che ci dividano?”
Allora, non aveva compreso l’ironia amara di quelle parole, non aveva capito che James gli stava preannunciando ciò che avrebbe, di lì a poco, fatto.
Quando si dice che l’amore rende ciechi... lui, non solo non aveva visto oltre gli occhi fintamente brillanti di amore, ma non aveva sentito, non aveva percepito.
Si era fatto soggiogare, come un burattino nelle mani di un’affascinante Mangiafuoco.
Non avendo nessuno con cui parlarne, con cui confidarsi o chiedere semplicemente un abbraccio, Brian aveva ingoiato il dolore ed aveva ripreso la sua vita come se niente fosse successo.  
Due anni di limbo, così aveva vissuto il periodo dai sedici ai diciotto anni: si era buttato a capofitto nello studio ed in tutte le attività extra, dallo sport al canto fino all’organizzazione del ballo studentesco di fine anno. Tutto pur di non pensare, non ricordare e semplicemente scordare che anche le pareti della sua camera racchiudevano ricordi di un illusorio amore.
Ma, nonostante tutti gli sforzi, il suo sonno era stato cullato dal dolceamaro sogno che, un giorno, James potesse tornare in ginocchio da lui e chiedergli perdono. Era una scena, quella, che aveva creato nei più minimi dettagli e che, a seconda di quale sentimento stava prevalendo su di lui in quel momento, terminava o con una riconciliazione o con lui che sbatteva la porta in faccia ad un James disperato. Quest’ultimo finale era quello che gli dava sempre più soddisfazione, il potere di provocare quello stesso dolore che lui aveva provato giorno dopo giorno, soffocato dai tentativi di dimenticarsi che una volta era stato amato e che aveva, soprattutto, amato.
Il suo primo amore, quel sentimento che nelle loro canzoni veniva decantato come qualcosa di speciale, qualcosa da custodire gelosamente e cercare di riaverlo, anche solo per un minuto.
Il suo primo amore, quello scrigno in cui erano contenute tante altre prime volte, avrebbe voluto buttarlo in qualche cassonetto e farlo bruciare, alte fiamme che avrebbero, forse, arso anche il suo dolore.
Poi era arrivato Nick, non letteralmente visto che erano già trascorsi qualche anno dal loro primo incontro.
Erano incominciati i giochi di sguardo, carezze involontarie ogni qualvolta fosse stato possibile toccarsi senza dar nell’occhio.
Erano iniziate le ore trascorse ad esplorarsi in modi completamente nuovi e differenti, ad apprezzare ed aver bisogno della presenza dell’altro anche se solo silenziosa, perché non ancora liberi di guardarsi negli occhi e pronunciare quelle semplici tre parole che avrebbero cambiato tutto.
Dal giorno in cui entrambi avevano confessato di provare ben più di un semplice, seppur profondo, sentimento di amicizia, erano trascorsi quasi quattro anni ed il ricordo di James si era affievolito fin quando non era scomparso, anche se non completamente: Brian aveva fatto tesoro di quell’esperienza, aveva eretto difese che, puntualmente, Nick aveva fatto crollare con la sua testardaggine.
A volte, si era preoccupato di essere troppo duro con lui, troppo intransigente su certi comportamenti o atteggiamenti, troppo soffocante e si era chiesto se non stesse punendo Nick per tutte le pugnalate che James gli aveva rifilato.
A volte, si erano feriti a vicenda, come era prevedibile essendo quella la prima vera storia importante di entrambi: cicatrici, piccole e grandi, che si erano inferti a vicenda e che, nello stesso tempo, avevano curato, leccato e guarito insieme. Erano, quei segni sui loro cuori, la prova tangibile che avevano sì affrontato dure battaglie ma le avevano superate ed erano cresciuti, più forti di prima e sempre pronti ad affrontarne di nuove.
Ogni gradino che scendeva era il ricordo di una battaglia che avevano combattuto ed affrontato: l’uscire allo scoperto alla propria famiglia, la lotta estenuante con la mamma di Nick, gli anni di silenzio e quei terribili mesi l’uno lontano dall’altro.
Se niente di tutto ciò era riuscito a spezzarli e dividerli, beh, nemmeno quel fantasma ci sarebbe riuscito.
Con determinazione ad infondere nuova linfa nelle sue vene, Brian entrò nel salone e si fermò di fianco a Nick, la mano che andò a cercare immediatamente la sua. “Che cosa ci fai qui?” chiese, quindi, in tono distaccato, come se davanti a lui ci fosse un completo estraneo.
“Dovevo vederti. Parlarti.”
“Dopo più di dieci anni? - ribatté Brian. – Non sono mica scomparso dalla faccia della terra, era impossibile non rintracciarmi. Quindi, perché diavolo sei qui?”
Due passi in avanti ma Nick, impercettibilmente, si spostò in modo da coprire Brian.
“Lasciarti è stato l’errore più grave. Mi sono spaventato per quello che provavo per te, eravamo giovani... tu eri ancora così ingenuo e...”
“Ma questo non ti ha fermato nel portarmi a letto.” Lo interruppe Brian, la fronte accigliata e le labbra socchiuse in un’espressione che Nick aveva potuto osservare solamente poche volte.
“Il ricordo di quella notte non mi ha mai abbandonato. Tante volte sono stato sul punto di tornare indietro... ho provato a dimenticarti, ho provato a cercare qualcuno che potesse rimpiazzarti ma non ci sono riuscito.”
“Esiste ancora qualcuno che è così disperato da credere a tutte queste fandonie? Per favore, James, ti reputavo molto più intelligente.”
“Tu mi hai sempre creduto.”
“Ero un ragazzino! Ti amavo!”
“Io non ho mai smesso di farlo.” Ammise James, azzardando un altro passo, la distanza fra loro due ormai ridotta a pochi centimetri.
“Non avvicinarti. – intimò Brian. Era furioso, era come se il ragazzino di sedici anni distrutto e con il cuore spezzato fosse ritornato improvvisamente in vita e voleva vendetta. Aveva bisogno di vendetta, urlare tutte quelle parole che si era tenuto dentro per anni ed anni. Ed ora che finalmente gli si era stata data l’opportunità... non se la sarebbe lasciata scappare. – Se pensavi che, solamente presentandoti qui e usando qualche frase ad affetto, sarei tornato nelle tue braccia... beh, ti sei sbagliato. Ed anche alla grande. – La stretta attorno alle dita di Nick si fece più forte ma l’infusione di supporto che gli arrivò fu sufficiente per dissipare qualsiasi paura. – Per quale motivo dovrei rivolerti? Perché dovrei essere così idiota da lasciare l’unica persona che mi ama e mi rispetta e tornare dall’unico che mi ha trattato solamente come una conquista? Perché... ero solo quello, vero? Solamente una sfida, riuscire a corrompere l’innocente ed angelico ragazzo e poi lasciarlo non appena avuto ciò che anelavi. Tutte quelle promesse, tutte quelle parole e confessioni, erano solo un’illusione, un’esca per farmi cascare nella tua trappola. Non sono più quel ragazzino, James.”
“Vedo che non sei più quel ragazzino. – affermò James, passandosi la lingua ad inumidire le labbra e squadrando Brian dalla testa ai piedi. -  Direi che gli anni sono stati molto più che generosi con te.”
Nick provò la sensazione che tutte le sue vene stessero incominciando a bruciare dalla cieca rabbia che si stava impossessando di lui. Forse era un po’ lento di comprendonio – e molte sue gaffe ne erano la prova – ma aveva fatto due più due e compreso chi fosse questo misterioso James arrivato da chissà dove in casa loro: Brian non ne aveva fatto parola, certo, ma aveva sempre e solo accennato a quell’unica altra persona che aveva preso possesso del suo cuore e di come poi dopo lo avesse gettato via. E Nick... beh, lui aveva intuito che fosse quello il motivo latente delle crisi d’ansia del ragazzo ogni qualvolta si dovevano separare all’improvviso.
Ed era certo che lui e la sua piccola trovata di lasciarlo, qualche anno prima, avesse contribuito ad aumentare quell’ansia.
E quell’uomo, quell’uomo che aveva avuto un ruolo fondamentale nella loro relazione anche se solo con il suo mero ricordo, ora aveva anche la faccia tosta non solo di presentarsi dopo anni di silenzio, ma di provarci spudoratamente con Brian!
Oh, decisamente una brutta mossa perché lui, Nick, era geloso. Dannatamente e maledettamente geloso e protettivo.
Brian lo fermò prima che potesse fare un passo in avanti. E bastò un veloce scambio di sguardi affinché Nick capisse perché lo avesse fatto: quella era la sua “battaglia”, aveva aspettato quel momento per anni ed anni ed era più che comprensibile. Così, fece un passo indietro, senza mai lasciare la mano stretta attorno alla sua, e permise a Brian di dimostrare quanto fosse cambiato da quel ragazzino.
Inoltre, osservare un Brian totalmente adirato era uno spettacolo davvero interessante e ... sexy.
“Le tue tecniche di abbordaggio non funzionano, mio caro. – sibilò Brian a denti stretti. – Quando dico che non sono più quel ragazzino, intendo dire che non sono più quella mente ingenua che potevi plasmare a tuo piacimento. Mi nutrivo dei tuoi complimenti, vivevo per sentirmi dire da te, l’unico che avesse mai compreso chi fossi realmente, che ero carino o che ero attraente. E tu lo sapevi, sapevi che pronunciando anche solo una mezza parola, avresti ottenuto tutto ciò che desideravi. – la rabbia era come un veleno liquido che si era insinuato nelle sue vene, alimentava un fuoco che ardeva parole e pensieri che non aveva mai nemmeno osato pensare, pur di risparmiarsi il dolore.  – E, quando l’hai ottenuta, te ne sei andato, senza preoccuparti di che cosa la tua assenza potesse causare. Di quanto l’abbandono potesse ferire! Ma no, che cosa te ne importava?”
“Se pensi che rinunciavo per te...”
“Non te lo avrei mai chiesto! – interruppe Brian urlando, le mani al cielo come se stesse affermando la più semplice delle verità. - Volevo solo un minimo di rispetto da parte tua! Ti rendi conto di come tu mi abbia fatto sentire? Prima mi scopi e poi te ne vai, senza una parola! Credevo che tra noi ci fosse qualcosa di serio ma... evidentemente, mi sono sbagliato.”
“Sono qui per porre rimedio a quell’errore.” affermò James, il tono dolce mal si addiceva allo sguardo cinico e distaccato ed a quella freddezza negli occhi.
Come aveva fatto a non accorgersene?
“L’unico modo con cui puoi farlo è tornartene a casa. Dimenticarti che io esista, esattamente come io ho cercato di fare in questi ultimi anni. Ho dovuto imparare a vivere senza un pezzo del mio cuore, quello che ti avevo donato ma... sai una cosa? Mi sbagliavo. Quando ho incontrato Nick, ho capito che ciò che ci legava non avrebbe mai potuto anche solamente aspirare ad essere chiamato amore. Quindi, hai fatto solo tanta strada per niente, non tornerò con te.”
“Ma… sweety... noi ci apparteniamo! Ricordi? Ricordi quel giorno quando abbiamo inciso le nostre iniziali sulla vecchia quercia?”
Brian alzò il sopracciglio. “Intendi quell’albero che ho pregato papà di abbattere in modo da poter donare la legna a chi ne aveva bisogno? Credo di ricordarmela.”
Nick tentò di sopprimere la risatina che stava fomentando dopo questa battuta. Il sarcasmo di Brian era ancor più prominente quando arrabbiato.
“Però, se vuoi, posso ricordarti tutte le ore che ho trascorso a chiedermi dove avessi sbagliato, per quale motivo te n’eri andato o perché ero stato così stupido da mettermi completamente nelle tue mani. Ti ho odiato, ho odiato il primo bacio perché è stato allora che ho consegnato me stesso alla condanna.”
James non rispose a Brian ma il suo sguardo si posò su quello di Nick. “Tu! Tu lo hai cambiato! Che razza di bugie gli hai raccontato per trasformarlo in...”
“In una persona che sa quello che vuole e che decide autonomamente? – lo interruppe Nick. – Pensavi davvero di ritornare qui ed aspettarti di trovare tutto come prima? Credi di essere così importante a tal punto che Brian doveva mettere in pausa la tua vita ed aspettare solamente il tuo ritorno? E per che cosa? Per un’altra scopata? O per scucirgli qualche banconota, magari raccontandogli di come investimenti sbagliati ti abbiano ridotto al lastrico totale.”
Brian, sebbene volesse intervenire e rammentare a Nick che quella fosse una situazione che poteva risolvere da solo e che voleva, anzi, necessitava di chiudere una volta per tutte, non interruppe né obiettò a quel cambiamento improvviso.
Un ghigno soddisfatto dipinse le labbra di Nick, sicuro, dalla reazione sul viso di James, di aver centrato il suo bersaglio. Per certe cose, aveva un fiuto infallibile... forse perché ne aveva subite anche troppe.
“E’ esattamente come pensavo. Altro che “non ho mai dimenticato il nostro amore”! Quando una persona si presenta alla tua porta dopo anni di silenzio, il motivo è sempre lo stesso.”
“E’... sì, ho qualche problema finanziario ma non è per questo che sono tornato da Brian.”
Brian rimase interdetto da quella frase. Soldi, ecco tutto quello che voleva da lui.  
Usarlo un’altra volta, senza rimorsi, senza doppi pensieri. Oh, ma questa volta sarebbe anche stato peggio: prima, aveva solo il suo corpo da offrire, ora aveva tutto quello che James aveva sempre agognato e che non era mai riuscito ad ottenere. I soldi, la bella vita, il potere, l’essere riconosciuto.
Questa volta, non solo l’avrebbe lasciato con un cuore ancor più spezzato ma con l’intera vita distrutta, portata via da un tornado mascherato da brezza leggera.
Quella amara consapevolezza diede più spirito alle fiamme che già ardevano dalla rabbia.
Drizzò le spalle e tese la schiena, indossando una sicurezza che non sapeva di avere.
“Certo. –  commentò, quindi, in un tono che non gli era mai appartenuto, così freddo e distaccato che, pure a se stesso, sembrava la voce di un estraneo. – Voglio che tu esca da casa mia. Credo di aver sprecato già abbastanza il mio tempo.”
“Brian, per favore...”
“Taglia corto le suppliche, James. Da me non beccherai nemmeno un centesimo.”
Il silenzio accolse quest’ultima affermazione e lo shock, per qualche secondo, fu ben visibile negli occhi castani di James: no, non aveva mai preventivato quella reazione in Brian, non almeno nel Brian che ricordava. Quell’uomo davanti a lui, fiero ed orgoglioso, era ben lontano da quel ragazzino che lo aveva seguito in qualsiasi richiesta.
Ma quel pensiero, quella realizzazione non scalfì nemmeno per un secondo l’obiettivo per cui aveva fatto tutta quella strada, la ragione per cui aveva fatto mille telefonate per scoprire l’indirizzo del ragazzo.
E se quel primo tentativo era andato a vuoto, aveva già un altro asso nella manica.
Rimettendosi la maschera di freddezza, James fece un altro passo in avanti.
“Rimpiangerai questa tua decisione, Brian. – disse, le labbra curvate in un ghigno di sufficienza. - Sai, qualcuno potrebbe trovare molto interessante ascoltare la mia storia.”
La minaccia, neanche troppo velata, non sembrò scalfire Brian nemmeno di un centimetro.
“Già la tua immagine da bravo ragazzo cristiano è andata a farsi benedire... chissà cosa potrebbero pensare tutte quelle povere fans che ancora ti credono innocente come un cherubino.”
Istintivamente, come se sapesse già che cosa Nick stesse per fare, Brian bloccò il ragazzo mettendogli una mano sul petto. Una parte di lui avrebbe voluto vedere Nick in azione ma la sua parte più razionale, quella che in quel momento gli permetteva di far finta che delusione e dolore non stessero cercando di sopraffarlo, sapeva che solamente con un’altra minaccia avrebbe potuto farlo scappare a gambe levate.
Ecco chi era James: un uomo che si beava di tante parole, costruiva tanti sogni ma poi non era mai capace di inseguirli, per mancanza di fondi e, soprattutto, di voglia di mettersi alla prova e darsi da fare.
“Io non lo farei, se fossi in te. – mormorò Brian, facendo schioccare la lingua. -  Posso sbagliarmi ma credo che potrebbero ancora accusarti di abuso su un minore se si scoprisse che hai fatto sesso con un sedicenne. Certi reati non vanno mai in prescrizione.”
“Non oseresti...” balbettò James mentre tutta la sua sicurezza sembrava crollare come un castello di sabbia.
“Mettimi alla prova. – obiettò prontamente Brian. -  A chi crederebbero? A qualcuno apparso dal nulla, con evidenti problemi economici, oppure a qualcuno che è stato evidentemente circuito? Vivo in questo mondo da più tempo di te e so come funziona la mente di quegli avvoltoi. Non ne usciresti vivo, credimi.”
James rimase senza cartucce per poter controbattere.
Sconfitto, incominciò ad indietreggiare.
“James? – lo richiamò Brian. – L’unica cosa che rimpiango è averti lasciato entrare nella mia vita con quel primo bacio.”

 


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Era ormai sera quando, finalmente, Brian si concesse il lusso di ripensare a ciò che era successo quel giorno.
Nick lo conosceva ormai bene e, dopo che James era uscito da quella casa, non aveva fatto domande né chiesto spiegazioni su tutto quello di cui avevano discusso; lo aveva semplicemente guardato e, con quel sorriso che regalava solo a lui, gli aveva proposto di andare a fare un giro tra le agenzie di viaggio, in modo da incominciare a decidere la meta per la loro luna di miele.
Non importava che non avessero ancora deciso la data esatta della cerimonia o che prima ci fossero altre decisioni ben più importanti: quella semplice proposta era bastata per riportare tutto indietro, come se fosse ancora prima mattina, come se nessuno avesse interrotto la loro tranquilla routine.
Ma ora, sdraiati sul divano, protetto dall’abbraccio di Nick, Brian poteva lasciarsi andare al turbinio di emozioni e ricordi che stavano tempestando dentro di lui, gridando a gran voce per essere ascoltati.
La rabbia era la primadonna, colei che scalpitava come un puledro impazzito per essere lasciata libera di galoppare senza più redini o senza frustini che ne regolassero l’andatura.
Per un attimo, Brian aveva permesso a se stesso di illudersi.
Fermamente convinto che le persone potessero cambiare, passare dalla cattiveria estrema alla bontà dopo un’estenuante lavoro di ricerca di se stesso e di riconoscere i propri errori, lui era pronto ad offrire una seconda possibilità, se meritata. D’altronde, non era quello ciò che gli era stato insegnato nelle lunghissime lezioni di catechismo?
E, prima che James avesse dato inizio a quella patetica sceneggiata, quale altro poteva essere il motivo della sua presenza se non un tentativo di rimediare all’errore commesso in passato?
Ma quando il vero motivo era apparso in tutta la sua chiarezza, la rabbia aveva incominciato a vestirsi anche di delusione, profonda delusione per essersi lasciato illudere che le cose potessero cambiare.
Non che sarebbe tornato da lui, chiaramente.
Come poteva abbandonare la sicurezza e quell’immenso amore che solo Nick poteva dargli ed assicuragli? No, certo che non avrebbe mai fatto quella sciocchezza.
Le braccia che lo circondavano si strinsero di più, come se Nick avesse percepito la piega che i suoi pensieri stavano prendendo. Un soffice bacio si disperse fra i suoi capelli e, in quel gesto, Brian ricevette una rassicurazione impossibile da trasmettere con le sole parole.
Era anche questo amore, potersi fidare l’uno dell’altro senza sentirsi minacciati da qualche fantasma del passato.
“Mi farai un verso quando sarai pronto a parlare? - domandò Nick. – Sono stato più che paziente ma conosci la mia curiosità!”
Brian rise per qualche secondo, sentendosi in parte sollevato: Nick non s’era arrabbiato, non se l’era presa ma sembrava, più che altro, incuriosito da quello che era successo.
“Non c’è molto da dire, in realtà.” Rispose Brian, cercando di alzarsi per poter parlare faccia a faccia con Nick ma l’abbraccio in cui era stretto non gli permetteva molta libertà di movimento. Così si sistemò meglio in modo da stare più comodo.
“L’inizio è sempre un ottimo punto da cui partire.”
“James era un compagno di classe di Harry. Da brava peste qual ero, cercavo sempre di stare insieme con loro e... beh, il fatto che me la cavassi in qualsiasi sport mi garantiva sempre un posto all’interno della cerchia. Avevo quindici anni e già mi ero reso conto di essere diverso, di provare sentimenti diversi da quello che si sarebbe aspettato; ciò non vuol dire che lo avevo accettato, anzi! Proprio a causa di quelli, mi ero isolato, soprattutto perché mi era difficile integrarmi quando tutti commentavano i seni di Pamela Anderson ed io pensavo ai bagnini maschi! Un giorno, James mi prese da parte ed incominciò a farmi tutto questo discorso su come lui capisse ciò che provavo e che non dovevo vergognarmi e di come lui poteva aiutarmi. Gli credetti, forse perché avevo già una mezza cotta su di lui. Incominciammo ad uscire insieme e, dopo qualche mese, lui mi chiese di diventare il suo fidanzato. Per me, era come se finalmente tutto andasse per il verso giusto: non solo mi stavo, finalmente, adattando a ciò che era la mia vera identità ma avevo qualcuno che, non solo mi capiva e mi aiutava, ma ricambiava i miei sentimenti. Mi sentivo speciale.”
Un involontario ma dolce sorriso si dipinse sul volto di Nick mentre questi si immaginava un Brian molto più giovane di quando lo aveva conosciuto, molto più ingenuo e molto più disponibile a seguire gli altri senza prima rifletterci sopra mille volte.
“I primi mesi erano un sogno ma poi, più si avvicinava il mio compleanno, e più lui continuava a spingermi per... “ Brian si interruppe, imbarazzato tutto ad un tratto di raccontare quel pezzo.
“Non eri debole, Bri – bear. – lo rassicurò Nick. – Eri solo un ragazzino ed eri innamorato. Sono alibi piuttosto validi.”
“Tu a quindici anni non eri così malleabile.”
“Io a quindici anni sapevo già cose che non avrei dovuto, come sapere qual era l’occupazione di una groupie.”
“Ed ecco spiegate molte cose...” commentò Brian ridacchiando.    
Le labbra di Nick si spostarono dai suoi capelli alla fronte, lasciando qua e là tracce infuocate di una dolce tenerezza. “Di alcune però non te ne lamenti.”
“Non sono così pazzo.” Ribatté Brian con la stessa punta languida nella voce, la stessa utilizzata da Nick.
Quanto avrebbe voluto lasciar perdere tutto quel discorso e lasciarsi sommergere da quelle lezioni che solo Nick poteva rendere uniche ogni volta! Ma quello era un argomento che dovevano concludere, più che altro per mettere a tacere vecchi fantasmi che, molto spesso, ritornavano a spaventarli.
“Non c’è bisogno che continui, credo di essere in grado nel mettere insieme gli altri pezzi anche da solo.”
Brian scosse la testa. “Ho bisogno di dirtelo. Solo così potrò mettere a sopire questa cosa.”
“Okay.”
“Dopo mesi e mesi di pressioni, mi sono deciso. Infondo, non mi chiedeva nulla di più di quello che avrei chiesto io se fossi stato insieme ad una ragazza. Ed essere giovani non significava anche fare esperienza? Così gli dissi di sì. Strano ma il giorno del mio compleanno fui io a fare un regalo prezioso invece che il contrario.”
“Ecco, puoi risparmiarmi i particolari.”
“Nick Carter che non vuole sentire dettagli hot?”
“Non quando si tratta del mio fidanzato e di una persona che non sono io.”
“Sei geloso?”
“No.”
“Avanti, ammettilo.”
“Non sono geloso.”
“Nemmeno un pochino?”
“Forse.” Ammise infine Nick.
“Io lo sarei. Anzi, lo sono.”
“Davvero?” domandò sorpreso Nick.
Brian annuì. “Specialmente i primi tempi... io ero così inesperto che temevo che tu, una volta superato quello step...”
“Io mi sarei comportato esattamente come aveva fatto James?” concluse Nick, stupito ancora una volta quanto entrambi riuscissero a leggere l’altro senza bisogno di molte spiegazioni.
“Già. - confermò Brian. - E tutte quelle ragazze e tutti quei ragazzi ne sapevano molto più di me, sapevano come appagarti."
“Bri, con te è stato diverso. E’ vero, non sono mai stato un angioletto e certe cose, potessi, non le rifarei. Ho bruciato molte tappe, a volte solamente perché era ciò che tutti si aspettavano da me. Ma... quelle erano esperienze, niente di più. Con te... Dio, con te, ogni volta, è qualcosa di speciale. Forse perché tra noi c’è qualcosa di unico, qualcosa che non ho mai provato prima. Ma, soprattutto, quella prima volta... rimango ancora senza fiato ogni volta che ci ripenso. Anche se non è stata la nostra serata perfetta, siamo migliorati da quella prima volta. Tu, soprattutto. – mormorò Nick, scostando un ciuffo di capelli caduti davanti agli occhi di Brian. – E poi tu ti butti giù troppo facilmente, pensi di non aver un minimo di sensualità quando, invece, è completamente l’opposto.”
Brian sentì avvampare le sue guance di quel candido rossore ogni qualvolta Nick faceva una battuta o un complimento di quel genere. E dire che dopo anni avrebbe dovuto esserci abituato!
“Se chiedi a chiunque chi sia quello più sexy, la risposta sarà di sicuro te o Aj. Di certo, io verrei etichettato come quello carino, quello gentile ma non quello sensuale.”
“E qui si sbagliano. Oh, ed anche di molto!”
Il silenzio scivolò su di loro come una calda coperta, Brian che assaporava il rassicurante battito di Nick e Nick che osservava, senza nemmeno farci attenzione, le immagini che si susseguivano sullo schermo della televisione.
“Quanto... quanto tempo è passato prima che lui partisse?” domandò Nick.
“Nemmeno un giorno. La mattina successiva aveva l’aereo per l’Europa, cosa che io ho scoperto solamente la sera. Avevamo un appuntamento, dovevamo andare a vedere la partita di Harry e lui sarebbe dovuto venirmi a prendere. L’ho aspettato per due ore, due fottutissime ore in cui la mia mente aveva creato scenari apocalittici. Ma sai, erano i primi anni Novanta ed i telefonini non esistevano ancora, almeno quelli disponibili costavano un sacco quindi James non poteva avvertirmi se fosse arrivato in ritardo o meno. Così, in preda alla preoccupazione, sono andato a casa sua dove sua madre mi avrà, di sicuro, scambiato per un pazzo. Perché tutti sapevano che James sarebbe partito. Tranne io.”
“E lì hai scoperto che se n’era andato senza nemmeno dirti un addio.”
“Ricordo ancora quella sera. Ho raccontato a mia mamma che sarei andato a fare un salto da zio Tim perché stava per nascere un puledro. Sono rimasto nascosto nella stalla per tutta notte, sentendomi come l’ultima persona del persona e... non riuscivo a spiegarmi come avessi potuto lasciarmi intontire da tutte quelle parole e dimenticare me stesso. Così decisi che non avrei più permesso a nessuno di ridurmi in quello stato.”
Per Nick fu come aver finalmente scoperto la fine dell’arcobaleno, quel luogo così magico e misterioso di cui si sente parlare ma non si riesce mai a scoprirne l’esatta posizione. Per anni, aveva solamente catturato alcuni sprazzi di ciò che era racchiuso in una parte dell’anima di Brian che gli era sempre stata inaccessibile: esattamente come un iceberg, lui aveva solamente visto la punta emergere dall’acqua ma il resto era invisibile al di sotto di essa, confusa in un nero che assorbiva e nascondeva anche la superficie più lucida.
In quella semplice confessione c’era molto di più di un cuore spezzato o di un’innocenza rubata con le bugie e gli inganni. C’erano le paure che Brian si era portato dietro per anni, c’erano le ragioni per le tante porte in faccia che gli aveva sbattuto in faccia i primi tempi, la costante ansia che un giorno lui avesse potuto lasciarlo perché si era semplicemente stancato o voleva qualcosa di più attraente.
Il pensiero lo colpì forte da lasciarlo senza fiato per un secondo: la fitta al costato sembrava così reale come se qualcuno lo avesse seriamente preso a pugni quando, invece, si trattava di una realizzazione di cui non si sorprese più di tanto.
Lui stesso aveva lasciato Brian senza una spiegazione. Lui si era comportato nello stesso vigliacco modo, preferendo fuggire piuttosto che affrontare l’ostacolo davanti al loro cammino.
“No.”
Nick non sentì, o meglio obbligò se stesso a non ascoltare, l’obiezione di Brian. Oh, sapeva qual era la sua intenzione ma non era pronto ad abbandonare quel senso di colpa che si stava alzando, come il mare in un giorno di tempesta, dentro di lui.
Per anni, per quei due meravigliosi anni, aveva spinto quei pensieri nel dimenticatoio: Brian lo aveva perdonato ed era questo tutto ciò che importava. Si erano riappropriati della loro vita ed avevano costruito un nuovo equilibrio.
Ma lui non si era mai perdonato ed aveva cercato di rimediare, in ogni modo possibile, al dolore ed alla distruzione che aveva lasciato dopo il suo passaggio.
“Nick. Ascoltami! – il tono di voce di Brian si fece più determinato, una mano appoggiata sulla sua guancia lo costrinse a riaprire gli occhi e ritrovarsi ipnotizzato in quelli azzurri del ragazzo, ora resi più lucidi da quell’amore incondizionato. – Sono due situazioni differenti.”
Nick avrebbe voluto ribattere ma il groppo alla gola permetteva già a fatica l’aria di passare per arrivare ai suoi polmoni, figurarsi se poteva concedergli spazio a sufficienza per poter parlare.
“So che cosa stai pensando, ce lo hai scritto in faccia. Ti stai chiedendo che cosa ci sia di diverso tra te e James. C’è una galassia che vi divide e quanto vorrei che tu la smettessi di punirti per qualcosa che, ora, non ha più senso.”
“Non ha più senso? Ti sei dimenticato che cosa è successo a Natale?”
Il volto di Brian si rabbuì per un veloce attimo, il Natale appena trascorso era un ricordo dolceamaro ma era anche indimenticabile, per tutte quelle cose, alcune belle ed altre meno, che erano successe. “Come potrei? A volte, ho ancora gli incubi. – rispose Brian, senza mai togliere la sua mano dalla guancia di Nick. – Ma è stato proprio ciò che è accaduto a Natale a permettermi di liberarmi di questa mia paura. Niente, nemmeno il più stupido dei litigi, potrà mai competere con quello che ho provato in quei giorni.”
Una parte di Nick sapeva che Brian aveva ragione ma, allo stesso tempo, un’altra, che ora stava vincendo, non voleva vedere ciò che era limpido e chiaro perché aveva paura ad ammettere che meritava quell’amore, meritava di essere in quella posizione, in quel preciso spazio e tempo. Paura che tutto potesse essergli sottratto da un momento all’altro, paura perché nessuno poteva predire che cosa il futuro aveva in programma per loro. Mille e più erano le ragioni per giustificare quell’atteggiamento, Nick era abituato ad aspettarsi sempre il peggio, a non abbassare mai la guardia per non farsi trovare impreparato. Ma in quegli ultimi anni, era qualcosa che era diventato sempre più difficile: come poteva essere diffidente quando tutto quello che aveva sempre desiderato ed amato era fra le sue braccia? Nonostante tutto, nonostante l’essersi feriti a vicenda, erano lì, sempre insieme.
“E’ vero, entrambi mi avete lasciato ma non riesci davvero a vedere la differenza? James ha pensato solamente al suo conta torno, non gli importava se mi stava usando o meno. Tu, Nick, lo hai fatto perché mi amavi così tanto da proteggermi. Come posso anche solo mettervi sullo stesso piano?”
Lo sguardo di Nick si posò sulla mano che non si era mai spostata dalla sua guancia, quella linea bianca a ricordargli ancora quanto stupido era stato.
“Nemmeno questo è colpa tua, Nicky. – sussurrò dolcemente Brian quando notò che cosa Nick stava osservando. – E’ stato un incidente, ricordi?”
“Un incidente che io ho causato.”
“Vuoi anche incolparti della fame nel mondo? Non ritorno su questo discorso.”
“Sei abbastanza ostinato.”
Brian sorrise. “E’ per questo che mi ami.”
“Non solo.”
“Oh, lo so… ho così tanti pregi che nemmeno io me li ricordo tutti!”
“Sei anche molto modesto.”
“Sempre.”
“Quindi stai meglio?”
Brian ponderò attentamente che cosa rispondere. E lo sorprese la risposta che trovò dentro se stesso: stava bene, come sempre focalizzarsi su Nick lo aveva aiutato a metter ordine anche dentro di lui. Per anni si era portato dietro quel ragazzino, lo aveva tenuto dentro nell’anima e lo aveva nutrito con tutte le sue paure che, ora, sembravano sgretolarsi.
Non aveva più importanza il passato, quel suo passato per cui per lungo tempo si era vergognato, quasi come se quell’abbandono avesse minato la sua autostima. Nick lo aveva già guarito, anche se era un ragionamento contorto anche per la sua mente. Acqua contro acqua, fuoco contro fuoco, esattamente nello stesso modo, quei due abbandoni si erano annullati a vicenda, lasciando una minuscola fenice a risorgere dalle sue ceneri.
E quella fenice ora voleva librarsi in volo in tutta la sua maestosità ma non da sola, no. Avrebbe preso sulle sue ali colui che le aveva permesso di rinascere e gli avrebbe mostrato che cosa significava poter finalmente volare senza catene invisibili che lo ancoravano a terra.
“Lascia che te lo mostri.” Mormorò solamente, la voce roca dal desiderio che si era acceso quasi immediatamente. D’altronde, quale altro modo per convincere se stessi di qualcosa non tangibile se non qualcos’altro che non poteva essere espresso con le parole? In certi casi, solamente il linguaggio speciale che due corpi, due anime legate, potevano trasmettere certi messaggi così importanti, significati che le parole potevano sfigurare, trasformare certezze in dubbi e quella era l’ultima cosa che Brian voleva che accadesse.
Nick non oppose resistenza – come avrebbe potuto? – e lasciò che le mani di Brian lo tranquillizzassero, con carezze che lasciavano impronte di fuoco su ogni centimetro di pelle. Senza che se ne rendesse conto, si ritrovò senza la maglietta e alle mani si erano aggiunte anche quelle labbra, oh quelle soffici labbra che Nick continuava a credere che dovessero essere considerate illegali... o, forse, ad essere considerato illegale, doveva essere il modo con cui Brian le usava. Le sensazioni che nascevano da quei tocchi lo lasciavano sempre con tutti i sensi iperattivi, un’esplosione che lo lasciavano cieco, sordo e solo in balia delle ondate di piacere che lo travolgevano, lo sollevavano e poi lo affogavano con la loro potenza.
“Brian... Brian... Brian...” un mantra, una preghiera ed ecco che quelle labbra finalmente si incontravano con le sue, arse da una sete che non era solamente fisica. Le dita si intrecciarono fra loro, stabilendo un nuovo contatto ed una nuova forma di affermare quello che già veniva urlato a gran voce dai loro corpi.
E, quando anche l’ultimo strato di vestiti scomparve in quella furia di piacere, non c’era più niente a dividerli, forse solo le leggi della fisica che impedivano loro di fondersi in un unico corpo. Materialmente e fisicamente era sì impossibile ma ciò che risultava indicibile per ossa e membra, non aveva ostacoli per l’anima: in quel limbo, in quella dimensione creata solo da sensazioni ed emozioni, due anime si incontravano per diventarne una.
Riscendere da quell’apice per tornare nel mondo reale era sempre difficile, eppure anche uno dei momenti che entrambi non vi avrebbero mai fatto a meno: erano attimi di una dolcezza e tenerezza che sembrava sempre scomparire in altri momenti, attimi in cui l’unico suono era quella melodia creata dai loro cuori che cercavano di riprendere il normale battito.
“Wow.” Fu tutto quello che riuscì ad emettere Nick dopo attimi che potevano essere state anche ore.
“Ricordami di pulire il divano prima che qualcuno venga a farci visita!” scherzò Brian, ancora disteso sopra di lui. Con la guancia appoggiata al petto, sentì nascere la risata di Nick prima di sentire il suono riecheggiare nel silenzio della sala.
“Sai una cosa?” domandò Nick, rompendo quel confortante silenzio che si era creato. Le sue mani non avevano mai lasciato la loro posizione fra i riccioli di Brian, continuava inconsciamente ad accarezzarli in un gesto che era rilassante per entrambi.
“Dimmi.” Rispose Brian, continuando a tenere gli occhi chiusi e quasi sul punto di addormentarsi.
“Quel James è davvero un idiota!”
Brian alzò il viso quel tanto che bastava per poter guardare negli occhi Nick, la fronte corrucciata mentre cercava di capire dove volesse andare a parare con quel commento.
“Non che non sia d’accordo ma... che cosa ti ha portato a questa conclusione?”
“Bri, chiunque sarebbe un pazzo se, dopo essere stato a letto con te, ti lasciasse scappare via!”
“Niiiiiick!” urlò Brian, il viso paonazzo per l’imbarazzo.
“E’ vero! – esclamò Nick. - Credo che tu lo abbia appena largamente dimostrato.”
Prima che Brian potesse rispondere, il brontolio dello stomaco di Nick rovinò quel momento.
“E, come di consueto, il tuo stomaco ci ricorda che hai saltato la cena.” Scherzò Brian, alzandosi di malavoglia.
“Non è colpa mia se sono giovane e devo crescere!”
Brian lo guardò accigliato. “Questa scusa ormai è vecchia!”
“Ma sempre funzionante!”
“Solo perché ti amo. – ribatté Brian, recuperando finalmente i suoi pantaloni ed indossandoli. – Ordiniamo una pizza?”
Lo sguardo sognante di Nick al menzionare la parole “pizza” gli rispose senza bisogno di parole. “Hai detto la parola magica. Però...”
“Però cosa?”
“Questa volta, cerca di usare la carta di persona vip affinché ci arrivi il prima possibile. – concluse Nick. – A parte che, visto quanto è lungo il tuo vialetto, arriverà comunque fredda.”
“Che cosa hai contro il mio vialetto, che poi sarebbe anche il tuo.”
“Che è lungo?”
Una stana luce illuminò gli occhi di Brian. “Pensavo che ti piacessero le cose lunghe.” Mormorò maliziosamente.
Nick rimase a bocca aperta. L’aprì e la chiuse per qualche volta prima che il suo cervello, finalmente, trovò ossigeno sufficiente per ribattere. Ma Brian era stato più veloce ed era già scomparso in cucina, alla ricerca del numero della pizzeria.
Nick si alzò dal divano, progettando piani di vendetta per farla pagare a Brian.
“Già. – mormorò fra sé e sé mentre raggiungeva la cucina. – James era veramente un idiota.”

 



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Non li avevo dimenticati! Questi Brian e Nick ogni tanto apparivano nella mia camera, chiedendomi con insistenza quando avrei raccontato qualche loro avventura! lol Ed eccomi qua, con una semplice one - shot che però é molto utile per comprendere un po' le loro dinamiche e, soprattutto, l'atteggiamento al limite dell'ansia clinica di Brian ogni qualvolta quei due si separavano. Ansia derivata da una paura e da un passato che, forse, qui ha finalmente chiuso e gettato via. 
Non sapevo se mettere questa storia come song - fic perché, nonostante la bellissima "Jar Of Hearts" di Christina Perri sia stata l'ispirazione e la trama base di questa storia, non l'ho propriamente usata.
Che dire altro? Spero che vi sia piaciuta, io apprezzo molto l'ultima battuta di Brian, l'angioletto che va in giro tutto innocente e poi ti lascia sbigottita con battute del genere! lol
Dedicata, come sempre, a quelle due pazze che si sopportano le mie pazze idee e le mie teorie su quei due (love you girls), se avete in mente qualche canzone o qualche idea per questi due Brian e Nick , io sono aperta ad ogni proposta! =) Quindi, lasciate commenti e suggerimenti!
Alla prossima,
Cinzia

   
 
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