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Autore: Lady Trash    12/09/2011    8 recensioni
<< Kyoya Ootori! Muovi quel culo aristocratico che ti ritrovi e vai da Ichigo ADESSO. >> aveva sibilato Yozoro, premendo le unghie nella carne dell’avambraccio del marito, che fu felicissimo di accontentarla.
Genere: Commedia, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kyoya Ohtori, Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: Spoiler!
- Questa storia fa parte della serie 'Routines'
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Routine - accudendo la prole.
la storia fa parte della serie "Routines"

Una ragazza camminava insicura per le strade degli affollati quartieri “gold” di Tokyo: non conosceva bene la zona e si orientava con una cartina.
Portava un cappellino di lana rosso molto più grande di lei, un paio di guanti del medesimo colore e degli anfibi neri; di scuro indossava anche una gonna che le arrivava alle ginocchia, fatta di morbido tessuto, e un cappotto che ne superava di poco la lunghezza.
Le calze erano rosso ciliegia così come il maglione.
Faceva freddo, era un piovoso pomeriggio di Novembre, il ventuno, per essere precisi.
La ragazza dal cappello rosso, che no, non era la cugina della ragazza dalla sciarpa verde*, teneva nella mano destra un ombrello da gothic lolita, nella sinistra la cartina e in spalla una sacca rossa che si portava sempre dietro.
Quando, ad un certo punto, le suonò il cellulare, dopo infinite e complicatissime manovre di evacuazione, riuscì a prenderlo per un pelo e rispose senza nemmeno controllare chi fosse.
<< Moshi moshi? >>
“Ciao.” le rispose la voce matura di un uomo che conosceva bene: un uomo di quasi trentun’anni che aveva conosciuto a teatro un anno prima mentre era intento a parlare con quella che aveva subito supposto fosse la figlia, una bambina molto graziosa dai capelli biondi e gli occhi azzurri.
Aveva scoperto in seguito che la piccola era solo la primogenita del suo migliore amico e che lui, stranamente, era ancora single.
Si erano parlati perché lei, nella fretta di arrivare al proprio posto, che guarda caso era accanto a quello di lui, era inciampata finendo con l’addome sopra le sue cosce fasciate dall’elegante tessuto dei pantaloni; dopo aver raggiunto il colore della salsa di pomodoro che luccica al sole ed essersi scusata innumerevoli volte si era semplicemente seduta e aveva cominciato ad osservare interessata le tende del palcoscenico.
Alla fine dello spettacolo l’uomo le aveva gentilmente proposto, premurandosi di mascherare la richiesta sottoforma di domanda da parte della nipote, di andare a prendere un gelato; se lui era stato abbastanza furbo da nascondere il suo volere e utilizzare l’ingenua bambina bionda come pedina, lei era stata abbastanza stupida da abboccare all’amo.
Inutile dire che lui l’aveva cercata il giorno dopo e quello successivo, e il giorno dopo ancora;
inutile dire che lei era rimasta stupita quando aveva trovato un mazzo di violette a farle compagnia sulla sua scrivania;
inutile dire che, quando aveva voluto presentarla ai suoi amici, si era rifiutata di credere che Haruhi si fosse travestita da ragazzo al liceo.
Adesso, la ragazza dal cappello rosso, parlava con il suo attuale compagno: Kyoya Ootori, l’ex scapolo più rinomato di tutta Tokyo.
<< Yo, come stai? >> la sentì chiedere un passante, non sospettando minimamente che stesse discorrendo con il gestore di una catena d’ospedali.
<< Se stasera ti avrò nel mio letto starò sicuramente meglio domani mattina. >>  
<< In effetti mi sarebbe dispiaciuto raggiungerti a pranzo come tutti gli altri. >> tutti gli altri non erano che gli ex host, le mogli/ fidanzate e la prole: circa una ventina di persone, se non di più.
Kyoya sentì il chiacchiericcio delle persone dall’altro capo del telefono, sentì i rumori delle auto e dei clacson.
<< Dimmi che non mi stai facendo un regalo. >>
<< No! Ma che dici? Sono a casa mia che bevo una cioccolata calda e controllo i name! >> lei infatti lavorava nella sezione manga shonen della casa editrice Marukawa** e in qualità di 
capo  doveva dimostrare di essere la  più brava.
Proprio per l’attaccamento che aveva al suo lavoro aveva rimandato sino all’ultimo la fatidica uscita per fare un pensierino a lui, che compiva gli anni il ventidue Novembre.
<< Guarda che ci sono io a casa tua, i name corretti sono ordinatamente impilati sulla scrivania e, sopra di loro, vi sono alcune analisi risalenti al 18 Novembre, ore 17:15. E io che avevo pensato di farti una sorpresa … >>
La ragazza cominciò a sudare freddo.
<< Devi dirmi niente, Yozoro? >>
"Mannaggia a me e a quando gli ho dato le chiavi di casa...!"
Fu a quel punto che Yozoro Yazawa, direttrice della sezione manga shonen della casa editrice Marukawa e attuale compagna di Kyoya Ootori, ragazza insolita che viveva per i cioccolatini al caffè e gli U2, ventinove anni compiuti il mese prima, alta più o meno quanto due gemelli di nostra conoscenza, dai capelli bianchi come la neve, gli occhi color terra e la carnagione caramellata, sbiancò.
Sbiancò ed ebbe la faccia tosta di dire all’uomo all’altro capo del telefono: << Ci vediamo a casa tua, prepara il kotatsu e … le fragole. >>
Chiuse la conversazione con lo spirito sotto le scarpe e tanta, tanta voglia di buttarsi sotto un ponte. Poi pensò che non era più sola e che per nove, lunghissimi e bellissimi mesi, forse un pochino di meno, avrebbe dovuto convivere con altre tre persone.
Perché sì, Yozoro non era incinta di un bambino, e nemmeno di due, bensì di tre. E questo gliel’aveva confermato la prima entusiasmante ecografia che aveva effettuato due settimane dopo il primo ritardo.
Le arrivò un messaggio che lesse immediatamente:

NON CREDO CHE TU ABBIA BISOGNO DI FARMI ALTRI REGALI,  NON TROVI?

Non rispose, si limitò a  sospirare per poi infilare l’apparecchio nella sacca e non pensarci più.
<< I figli non sono un regalo >> borbottò tra sé e sé prima di riprendere a camminare << per cui io, Yozoro Yazawa, farò un pensierino al mio fidanzato, Kyoya Ootori! >>  disse poco dopo, sempre a se stessa. La differenza fu che questa volta la sentirono anche molte altre persone.
Così la ragazza sbuffò per la brutta figura quotidiana e, dopo essersi stretta nel cappotto, tentò di confondersi tra la folla.


<< Kyoya Ootori APRI! Fra poco divento un polaretto umano! >>
Un voce minacciosa e sibillina che si fece sentire dall’altro lato della porta, ordinò: << Prima posa la busta che tieni in mano a tre metri da te e poi ti farò entrare. Avevo detto niente regali. >>
<< Ma che credi, di essere al centro del mondo? Quello è per noi. >>
<< Noi? >>  la voce si tinse di curiosità e il suo proprietario aprì la porta dell’appartamento sorridendo malizioso.
<< Che genere di noi? >>
Yozoro entrò in casa dopo essersi tolta le scarpe; senza nemmeno degnarsi di arrivare il bagno, perché:no, mica ti bagno la moquette, si spogliò dei vestiti bagnati rimanendo così in biancheria intima.
 Si diresse in fretta nella camera da letto di lui e, come se se fosse a casa sua, aprì un armadio e ne tirò fuori un paio di pantaloni della tuta grigi e una maglia lilla; se li infilò e poi si mise a cercare tra i suoi boxer un paio di calzini pesanti, e li trovò.
Nel frattempo Kyoya, che aveva diligentemente raccolto i suoi vestiti da terra e li aveva ordinatamente messi ad asciugare sui termosifoni, l’aveva raggiunta nella stanza e quando lei aveva cercato di superarlo diretta in bagno l’aveva bloccata per un braccio riportandola indietro.
<< Dove credi di andare? >> e si era ritrovata distesa sul materasso.
<< Ho. Freddo. >> aveva risposto, così  come lui era intrattabile quando aveva sonno lei diventava un’altra persona se aveva freddo.
<< Ti riscaldo io. >> aveva proposto lui, prendendole una mano e portandosela alle labbra; ne aveva poi baciato ogni dito mentre si ostinava a guardarla negli occhi.
<< Inoltre, non mi pare d’aver ancora espresso la mia felicità per alcune analisi …>> si era concesso di mormorare.
Lei gli aveva tolto gli occhiali con la mano libera, avendo cura di piegarli e poggiarli delicatamente a terra; aveva poi comandato alle sue dita di andare ad arricciargli una ciocca nera mentre i suoi occhi color terra si ostinavano a perdersi in quelli plumbei di lui, che le sorrideva malizioso.
<< Sai che non mi piace il riscaldamento manuale, preferisco quello della stufa. >> aveva bisbigliato come se la situazione in cui si trovava  non la riguardasse.
<< Il riscaldamento manuale è più economico e di certo è il mio preferito. >> aveva risposto lui annuendo tra sé e sé.
<< Sei un taccagno! >>
<< Tanto da qui non te ne vai. >> lui l’avrebbe sicuramente spogliata lentamente, le avrebbe consumato i lobi delle orecchie a forza di mordicchiarli, le avrebbe dato tre dolcissimi baci sopra l’ombelico e il giorno dopo si sarebbe sicuramente svegliato tardi mentre dormiva col capo appoggiato al seno di lei.
Avrebbe, certo, ma non andò come sperava.
<< Kyoyaaaaaaa! Siamo noi! Visto che nessuno può tenerti compagnia le sera prima del tuo compleanno siamo venuti ad allietarti con la nostra presenza! >> due persone identiche quanto diverse, stressanti quanto affascinanti e che in quel momento lui avrebbe voluto buttare giù dal balcone per poi godere del prolungamento della o di “no”, suonavano incessantemente il campanello e battevano i pugni sulla porta.
Yozoro si concesse una risatina ironica, sgusciando dalle brame dell’Ootori per poi dirigersi in bagno ad asciugarsi i capelli.
<< Va bene, se proprio non posso avere leim loro non avranno me. >> e con quella che sembrò una dichiarazione di guerra Kyoya si alzò dal letto, andò ad aprire, rivolse ai gemelli un’occhiata fulminante e dopo uno “Sparite” secco, soffiato minacciosamente, chiuse loro la porta in faccia.
Si diresse poi in salone, dove aveva preparato il kotatsu, e si sedette al suo posto attendendo la ragazza; quando lei arrivò con i suoi occhiali lui le sorrise, tutto andava per il meglio.
Dopo un ‘Itadachimasu’ detto in comune e un bacio dato sulle labbra presero ognuno le proprie bacchette ed iniziarono a mangiare.
<< Buono il ramen, l’hai fatto tu? >>
<< Vivendo da soli si imparano molte cose che altrimenti si sarebbero ignorate. >> se ne uscì con quella perla di saggezza per single che aveva imparato a sue spese, quando si era ritrovato per la prima volta a fare i conti con una pentola fumante o con un carico di bucato. In quei momenti si era connesso alla rete, si era iscritto a Yaooh e aveva fatto le domande che doveva fare.
Quando gli era arrivata la risposta: 
<< Ma che sei te, un riccastro viziato? >>  
aveva trovato opportuno scrivere:
<< Esatto, adesso puoi dirmi come funziona una lavabiancheria? >>.
<< Oh … forte. E da quanto ti diletti nell’arte della cucina? >>
<< Da quando  la cameriera mi ha detto che voleva essere pagata in natura. >>
<< Ah ... e dov’è Nohel? >> Noel era l’aristogatto della situazione ***.
<< Cerca di accoppiarsi con la teiera, da quando l’ha incontrata non si è più dimenticato di lei. Possibilmente se l’è trascinata in qualche antro sconosciuto di questa casa.>>
<< E come l’hai fatto il tè? >> domandò scettica lei: il suo fidanzato viveva una vita abbastanza fuori dal comune, nonostante agli occhi degli estranei non sembrasse.
<< La teiera di Noel è data per dispersa da oltre un anno, ho ritenuto opportuno prenderne un'altra. >>
<< Capisco. Le gelatine al tè verde ci sono? >>
<< Oggi Mitsukuni mi ha fatto il favore di andare a prenderle insieme agli entusiasti Noriyuki e Koji, spero che il prossimo prenda da Reiko, lo spero vivamente. >>
<< Quei due marmocchi sono adorabili, un giorno o l’altro dobbiamo andare per pasticcerie insieme … >> sospirò Yozoro finendo il ramen. Dopodiché prese qualche fragola dalla ciotola al centro del kotatsu e se le godette insieme alle dolcissime gelatine al tè verde.
Quando ebbe finito fece per sparecchiare, fu in quel momento che Kyoya le chiese di fermarsi bloccandola per un braccio.
<< Dobbiamo parlare. >>
<< Finalmente, pensavo non me l’avresti più detto! >>  esclamò lei sorridendogli e ritornando seduta.
<< Il fatto che io sia felice non comporta necessariamente che debba prendermi le mie responsabilità, o che me le prenderò. >> iniziò unendo i polpastrelli davanti al viso e riordinando le idee che per tutto il pomeriggio gli erano vorticate freneticamente in testa.
Yozoro  sgranò gli occhi senza avere il coraggio di dire niente, in quel momento le saltò in grembo Noel che cominciò a farle le fusa; il gatto scese dopo poco abbastanza seccato, lei non l’aveva minimamente tenuto in considerazione.
<< Per questo ho pensato che sarebbe stato meglio dirtelo esplicitamente, che intendo assumermi le mie responsabilità. >> concluse facendole tirare un lieve sospiro di sollievo.
A quel punto Yozoro decise di vendicarsi.
<< Kyoya Ootori, sappi che non ti sposerò solo perché sono incinta di tre bambini da parte tua. Questa è solo una comunicazione di servizio. >>
Toccò a Kyoya sgranare gli occhi ma la ragazza rimase impassibile.
<< E che me ne faccio di questo? >> chiese con una nota d’ironia, dopo essersi ripreso.
Dalla sua tasca uscì fuori un semplice cerchietto di platino nel quale era incastonato un minuscolo brillante.
Lei lo prese come se niente fosse, provandoselo: allontanò poi la mano da sé per vedere come le stava.
<< Massì, mi dona troppo! >> lo disse come se niente fosse: un “sì” innovativo ad una domanda mai stata posta.
<< Vanitosa come al solito. >> la prese per mano, facendola alzare da terra, con l’intenzione di condurla nella camera da letto, per finire quello che avevano iniziato, quando un pensiero impertinente si fece strada nella sua mente, impedendogli di cedere a qualsiasi stimolo.
<< Ma … >> azzardò quando entrambi si ritrovarono sotto le coperte, con lui sopra e lei sotto, nudi come la natura li aveva fatti e prossimi a … be', ci siamo capiti.
<< Cosa c’é nella busta? >> qualcosa a suo favore va detta: ci aveva tentato, non si era ritirato subito.
Yozoro rise, tenendosi la pancia: << Ecco perché eri distratto! >> disse mentre sghignazzava.
<< E va bene principino, adesso ti accontento. >>  priva di pudore si alzò e si diresse all’ingresso, prese il pacco avvolto dalla carta regalo e ritornò di corsa sotto le coperte.
Kyoya osservò i suoi corti capelli bianchi e ripensò a quando aveva deciso di tingerseli di quel colore che era così in contrasto con la sua pelle; la ragazza infatti aveva iniziato ad avere i primi fili chiari sin da giovane e una volta, stufa del rapporto di schiavitù che aveva instaurato col parrucchiere, aveva deciso di tagliare la testa al toro.
Ecco quanto era particolare Yozoro, e lui l’amava per questo.
<< Apri. >> lo incitò mentre si metteva la maglia lilla e si copriva con il piumone.
Kyoya scartò curioso il regalo e quando scoprì che si trattava di un libro, cosa che aveva intuito dalla forma nascosta sotto la carta regalo, sorrise: quello non era un semplice libro, era il libro.
<< Il libro dei nomi …>> sussurrò mentre lo sfogliava.
<< Che è, stai piangendo? >> domandò Yozoro che si era appoggiata alla testiera del letto e che gli fissava la schiena chiara.
Kyoya, di nascosto, si leccò via una lacrima di commozione che aveva raggiunto la bocca e si portò una mano agli occhi lucidi, fingendo di pulirseli.
<< No … >> mormorò dopo voltandosi verso di lei. << È un bellissimo dono, grazie. >>
<< Di niente >> lei aveva ricambiato, baciandolo dolcemente; sapeva che le aveva detto una balla, ma non ci fece caso.
E fu allora che Kyoya si rese conto che doveva la sua felicità alla goffaggine della sua fidanzata.


<< Ma … ma … HA-RU-HIIII! >>
<< Niente ma, Hikaru e Kaoru, io avrei fatto la stessa identica cosa. >> fu così che Haruhi Fujioka smontò i due gemelli che, in piena crisi isterica, l’avevano chiamata esponendole le loro buone intenzioni e l’esagerata reazione dell’Ootori.
<< E non pensate di non venire domani - li ammonì - altrimenti le vostre fidanzate rimarranno vedove ancora prima di essersi sposate! >>
Da quando aveva imparato a minacciare le persone?

Nota dell'autrice: nelle mini-shot di sotto, gli avvertimenti "sei anni dopo", "quattro anni dopo" et simili, stanno ad indicare che sono passati rispettivamente sei e quattro anni DA QUESTA FANFICTION. Ogni shot è indipendente, non collegata alle altre, ma solo alla shot principale, che è quella che avete letto.
Buona continuazione della lettura.
Lady Trash


 
 
 

  • Sei anni dopo

<< Tutti quanti, tutti quanti voglion fare il jazz! Halellujah! >> gridò all’unisono un gruppo di bambini tutti sotto i sette anni: le tre femmine, gemelle, avevano da poco raggiunto il tondeggiante sei; accanto a loro stavano un maschietto di tre e uno di due anni che, nonostante incespicassero un po’ con le parole, si impegnavano per seguire la canzone.
<< Pensi che durerà molto questa loro passione per gli Aristogatti? >> domandò lei osservando i propri figli leggermente preoccupata: erano tre giorni che guardavano sempre lo stesso, identico film.
<< Lascia che vedano il Re Leone. >> rispose tranquillo lui, guardando i figli canterini gioire nella visione del film d’animazione.

 

  • Cinque anni dopo

<< Kyoya Ootori! Muovi quel culo aristocratico che ti ritrovi  e vai da Ichigo ADESSO. >> aveva sibilato Yozoro, premendo le unghie nella carne dell’avambraccio del marito, che fu felicissimo di accontentarla.
 

  • Quattro anni dopo

<< Okaa-san! >>
<< Otoo-san! >>
<< Okaa-san! >>
<< Otoo-san! >>
<< LUI dirà prima mamma >>
<< LUI dirà prima papà! >>
Yoshio li guardò scazzarsi, poi se ne uscì con un semplice miscuglio: “Otaa-san!”
Disse allegro, sorridendo sinceramente.
 

  • Nove anni dopo

<< Papà … per favore! >> chiesero in coro le tre bambine, unendo le mani come e stessero pregando.
<< No, Noel basta e avanza.>> rispose lapidario lui indicando il gatto al quale era legato da  molti anni che teneva in braccio.
<< Ma Noel è vecchio! >> iniziò una.
<< E brutto! >> continuò la seconda.
<< E sta solo con te >>completò la terza.
<< Anju, Rumiko, Yana - le chiamò lui in ordine - in camera vostra immediatamente >> intimò loro, sibilando.
Le bambine guardarono sprezzanti il felide che, tra le braccia del genitore, sembrava schernirle; quando egli soffiò, però, non poterono far altro che ritirarsi, impotenti.
 

  • Diciotto anni dopo

 << Famiglia, io e Bisco ci frequentiamo. >> Comunicò un quindicenne Yoshio, mentre cenava con i suoi familiari.
<< A zio Tamaki verrà una sincope.>> commentò Anju.
<< Sicuramente morirà. >> continuò Rumiko.
<< Sulla lapide scriveranno: ‘Dear otoo-san’. >> concluse Yana.
Kyoya guardò il figlio, dando il suo silenzioso consenso, mentre Yozoro si limitò a perdere i sensi.
<< Okaa-san! >> gridò Ichigo preoccupato, soccorrendola insieme al padre.
Poteva andare peggio, pensò l’Ootori junior.
 

  • Cinque anni dopo(II)

<< Come lo chiamiamo, Kyoya? >> domandò Yozoro tranquilla, mentre aiutava il piccolo Yoshio a salire sul seggiolone.
Kyoya osservò suo figlio di quasi un anno e prese l’omogeneizzato alla prugna che tanto gli piaceva con l’intenzione di dargli da mangiare: il suo sguardo era vuoto, quasi allucinato.

Cinque figli in cinque anni, mi sa che dovrò fare la vasectomia!

<< Non ne ho idea. >> rispose piano, mentre lo imboccava.
Trovare i nomi di Anju, Rumiko e Yana era stata un’impresa; Yoshio l’aveva voluto chiamare come il padre non per sottolineare un legame particolare ma, piuttosto, per ricordare a se stesso che con lui sarebbe andata diversamente.
<< Che interessante osservazione. >> commentò Yozoro facendo una carezza alla guancia sulla quale era cresciuta una leggera barbetta: erano due notti che non dormiva perché al piccolo stavano crescendo i denti.
<< Sono già al settimo mese, dovremo pensare a qualcosa no? >>
<< Il libro dei nomi? >>Kyoya non era distratto perché se ne fregava, Kyoya era distratto perché in cinque anni scarsi gli erano arrivati figli a palate e doveva ancora metabolizzarlo.
Spesso si chiedeva quanto fossero fertili lui e sua moglie; ogni tanto, colto dall’insicurezza, si domandava se lei non avesse voluto fare tutto più lentamente.
Yoshio non aveva nemmeno un anno che già stava arrivando un altro bambino, un maschietto.
Ogni volta la moglie gli aveva dato la notizia in modo diverso:
la prima l’aveva scoperto da solo;
la seconda mentre era ancora in dormiveglia, e l’inaspettata notizia aveva contribuito svegliarlo definitivamente;
la terza Yozoro aveva avuto la bella idea di comunicarglielo mentre lo facevano, chiedendogli di essere più delicato.
E ogni volta aveva avuto una reazione diversa:
la prima era caduto a terra;
la seconda era rizzato a sedere, la terza aveva cominciato a baciare la consorte ovunque potesse.
Kyoya era decisamente sconvolto, la sua mente ripercorreva i momenti più felici della sua vita mentre con dei gesti quasi automatici imboccava Yoshio.
<< Kyoya, stiamo soltanto avendo un figlio, calmati! >> Yozoro lo disse con tanta leggerezza che lui sgranò gli occhi e la fissò come se fosse stata un’aliena.
<< Soltanto …  avendo … un figlio? >> chiese con una vocina che una persona può avere solo se inspira dell’elio.
<< Non prendermi per superficiale … anche io sono felice ma così non mi aiuti, devi rilassarti di più. Capisco che sei sconvolto e anche io mi chiedo ogni tanto quanto  cavolo siamo fertili ma ti assicuro che non cambierei niente, fidati.>>
Kyoya si lasciò scappare un sorriso.

Forse per lei è quasi un’abitudine partorire.

Avere figli da Kyoya, per Yozoro, stava diventando una piacevole routine.
 

  • Tredici anni dopo

<< Sei un grande cane, Marley. >>****
Una Yozoro in lacrime mise in pausa il film, alzandosi dal divano per andare a soffiarsi il naso.
Kyoya la guardò incredulo: non aveva pianto così nemmeno alla morte di Noel.
<< So quello che stai pensando - disse lei ritornando, mentre si accoccolava su di lui - ma questo film è molto più commovente! >>
Cavolate, pensò Kyoya tra sé e sé, Noel era molto meglio.
 

  • La primavera dell’anno prima

<< Dove la porto signorina? >> aveva chiesto lui, porgendo un mazzo di violette all’oggetto del suo interesse.
<< È Primavera Kyoya, andiamo al parco! >> aveva risposto allegra lei, facendo svolazzare la gonna.
In quel periodo erano entrambi elettrizzati per l’inizio della loro storia d’amore: si erano dati qualche bacio, erano stati insieme e lui la corteggiava ogni volta che poteva.
<< Vada per il parco. >> aveva concesso, porgendole il braccio: sembravano una graziosa coppia degli anni ottanta.
Avevano trascorso una piacevole domenica in un parco vicino a casa sua, lui aveva acconsentito a prenderle un gelato e a spingerla sull’altalena e quando l’aveva fermata di botto e si era chinato su di lei per baciarla, di certo la ragazza non aveva rifiutato quel contatto.
 

  • Tre anni dopo

<< Stai bene? >> aveva appena avuto un’altra nausea e lui, per aiutarla, aveva soltanto potuto tenerle raccolti i capelli che nel frattempo si era fatta allungare.
<< Hai >> aveva risposto lei, mentre si lavava i denti.
<< Dove sono le bambine? >>
<< Nella loro stanza che giocano. >>
<< Non preoccuparti Kyoya adesso va tutto a posto, vai da loro. Per loro è il primo fratellino e potrebbero vivere male la cosa se noi due passassimo tutto il nostro tempo a pensare a lui. >>
<< Va bene. >>
Si era perciò diretto nella cameretta di Anju, Rumiko e Yana e aveva scoperto che le prime due dormivano mentre la seconda si prendeva, accucciata su se stessa, il raggio di sole che filtrava dalla finestra.
<< Yana, perché non sei a dormire? >> aveva chiesto lui alla bambina che tra le tre gli somigliava di più.
Yana Ootori era una paffuta bambina di tre anni, portava i capelli lunghi legati in due graziosi codini e gli occhi grigio scuro erano grandi e vispi; tra le tre era sicuramente la più coscienziosa e responsabile, oltre che l’unica a portare gli occhiali.
<< Otoo-san, la mamma sta per avere un nii-chan? >>
Kyoya le sorrise e si sedette accanto a lei, prendendola poi in braccio e carezzandole la testolina nera.
<< Hai. >>
<< E come sarà il nii-chan? >>
Kyoya allora ebbe come un déja-vu, sentì in bocca il sapore dei ricordi e sentì di aver già vissuto quella scena, in un modo o in un altro.
<< Il nii-chan sarà come … il nii-chan. Non prenderà certo il posto tuo o delle tue sorelle. >>
Yana si concesse uno sbadiglio, e la sua calda manina andò a sfiorare la guancia di Kyoya.
<< Allora se è così, va bene. >> e si appisolò.
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<< Okaa-san, stai per avere un nii-chan? >> chiese una Fuyumi di nove anni alla sua mamma, mentre entrambe guardavano il cielo dalla finestra della stanzetta di lei.
<< Hai, Fuyumi. >> rispose la signora Ootori, carezzandosi la pancia leggermente gonfia.
<< E come sarà il nii-chan? >>
<< Il nii-chan, sarà come … il nii-chan. Non prenderà di certo il posto tuo o dei tuoi fratelli. >>
<< Allora se è così, va bene. >>
Fuyumi si concesse uno sbadiglio e dopo aver accarezzato la pancia gonfia della madre e averla abbracciata, andò a coricarsi per il riposino pomeridiano.
 

  • Dieci anni dopo

<< Kyoya? >>
<< Hai? >>
Yozoro osservò il marito letteralmente sommerso da scartoffie, la quale visione aveva rimandato per troppo tempo, e intimò silenziosamente ai suoi figli, che sbirciavano da dietro la porta, di uscire.
<< Niente. >> gli si avvicinò e gli diede un bacio sulla nuca; poi, così come era entrata, uscì.
<< Allora? >> chiesero in coro i cinque bambini.
<< Oggi otoo-san è impegnato, deve lavorare. >>
<< Ma otoo-san lavora sempre! >> fece notare Ichigo, passandosi una mano dietro la testa.
<< E ultimamente è spessissimo o al lavoro o nello studio ... >> continuò Anju, mentre sistemava i capelli della sua bambola.
<< Però otoo-san è presente ogni volta a cena e a colazione! >>  fece notare Yoshio.
<< E trova sempre il tempo di parlare con noi. >> completò Yana.
A quel punto i quattro fratelli si voltarono verso l’unica che non aveva parlato: Rumiko.
<< Te che ne pensi, Rumi-chan? >> aveva chiesto Yozoro carezzandole la testolina marrone con la mano.
<< Io credo che otoo-san ha i suoi buoni motivi per fare tutto quello che fa. E poi, fino all’altra volta l’ho visto addormentato sotto la doccia, se non l’avessi svegliato io … >>
A quel punto si concessero tutti una leggera risatina, persino Kyoya che, nell’altra stanza, non poteva fare  a meno di ignorare il tono di voce di sua figlia Rumiko.
 

  • Dieci anni dopo (II)

<< Orihime, Ageha e Akira: voi che siete i più alti state al centro e in piedi; Uryu, Sakura, Tatsuki, Ichigo e Yuzuha: voi che siete i più piccoli state seduti ai loro piedi, così. >>
<< I bambini di sette anni stiano accanto ad Orihime mentre quelli di dieci accanto ad Ageha. In piedi, così da bravi. >>
<< E io? >> chiese Shinichi all’uomo dai capelli rossi e a sua moglie, che cercavano di far mettere i pargoli in posa per far loro una foto ricordo.
<< Vero, Junko dove lo mettiamo Shinichi? >>
<< Kaoru dobbiamo cambiare tutto, così non m piace. >>
<< Va bene, tranquillo Nacchan: adesso ti troviamo un posto! >>
<< Sciogliete le file! Si rifà tutto da capo! >> aveva comandato perentoria Junko, facendo scivolare i suoi occhi color oliva sulla marmaglia.
Akira e Orihime sospirarono, Ageha sbuffò: i suoi fratelli l’avevano trascinata lì a forza, lei non voleva nemmeno esserci in quella foto ricordo. Non era la figlia di uno degli ex membri dell’host club, ma solo la sorella di due di loro: i gemelli Hitachiin.
<< Ageha-chan, va tutto bene? >> le aveva chiesto Tamaki avvicinandosi a lei con un bicchiere di champagne, che le fece assaggiare di nascosto.
<< Mi sento estranea >> aveva sospirato lei, che vedeva delle coppie ovunque.
<< Non sei molto più grande di Orihime o Akira … >> le aveva detto lui, sorridendole.
<< Sì. ma loro fanno i piccioncini, e lo capisco, non posso mica fare da terzo incomodo! >>
Tamaki aveva deglutito: << Ti prego non parlarmi di queste cose.>>
<< Ah, già vero a te non piace che ti si dica che tua figlia sta con il figlio di Takashi! >> si era ricordata lei in quel momento.
<< Né che possibilmente si sposeranno, vero zio Tamaki? >>
Inutile dire che l’anima del francese era stata faticosamente recuperata da Haruhi che, dopo aver rivolto un sorriso ad Ageha e al ragazzo che aveva parlato, aveva portato  il coniuge con sé.
<< Yukio, anche tu qui? >>
<< Siamo arrivati adesso. >> aveva risposto lui: Yukio Kasanoda.
<< Capisco, oh: Uryu! Che stai facendo? >> a quel punto, sia Ageha che Yukio si erano chinati sull’impavido Uryu Nekozawa che stava cercando di salire su un mobile.
Erano stati immortalati entrambi, mentre lo tiravano giù e lo rimproveravano, da una Junko che di nascosto aveva rubato loro una foto.
Tamaki, da lontano, osservava la scena: << E poi va a dirmi che si sente estranea …>>
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<< Kaoru, abbiamo trovato la formazione? >>
<< Hai >>
<< Perfetto, bambini: pronti! >>
<< Uryu, Sakura, Tatsuki, Ichigo e Yuzuha! Yoshio, Kisa, Kazuha, Bisco e Karin! I primi cinque a sinistra e i secondi cinque a destra: in piedi e sorridenti! >> aveva comandato Junko, mentre Kaoru faceva muoveva le braccia come un vigile.
<< Akira, Orihime, Ageha e Yukio: al centro, in piedi, sorridenti e a coppie. >> continuò Junko perentoria.
Ageha e Yukio arrossirono lievemente, ma fecero come era stato loro ordinato.
<< Adesso è il turno dei bambini di dieci anni e di Shinichi, ebbene: Toma, Banana, Koji e Noriyuki staranno a sinistra dietro i bambini di sei anni mentre Shinichi e le tre gemelline Ootori a destra dietro quelli di sette. Dimentico nessuno? Bene, Kaoru: procediamo. >>
<< Bambini, dite cheese! >>
<< Cheeeeeeese! >> dissero tutti sorridendo.
Ageha si accorse che Yukio le sfiorava timidamente la mano e si voltò leggermente verso di lui sorridendogli:
<< Cheeeeeeeeese! >> disse mentre gli stampava un bacio sulla guancia, senza curarsi del fatto che in quel momento Junko stava scattando la fotografia.


Kyoya si era guardato intorno nello stesso momento, vedendo la felicità che si era costruito e sorridendo senza farsi notare.
L'unica nota storta è la mano di Shinichi che stringe quella di Yana ...

 
AU
<< Yozoro, ancora in piedi sei?! >> la signora Yazawa aveva lasciato la sera prima la figlia ai fornelli e la stava ritrovando la mattina dopo sempre ai fornelli.
<< Mamma, oggi è il 14 febbraio! Devo preparare il cioccolato per Ootori-kun! >>
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<< Ootori-kun! Questo è per te! >> aveva detto la ragazzina tenendo lo sguardo basso mentre gli porgeva il pacchetto confezionato da lei stessa.
<< Grazie, lo darò a Tamaki. >> di solito nessuno gli regalava del cioccolato il giorno di San Valentino, tutte le sue compagne erano troppo prese dal francesino per notare un occhialuto ragazzino di quindici anni. Lui aveva semplicemente presupposto che la Yazawa gli avesse implicitamente chiesto di darlo in privato al Suou, visto che erano intimi amici.
<< No baka! >> la ragazza si morse la lingua subito dopo, ma continuò decisa << È per te! >> era poi scappata di corsa verso la sua aula, dopo essere arrossita violentemente.
Kyoya restò alcuni attimi fermo nel corridoio, fissando allibito il pacchetto graziosamente confezionato; lo aprì e assaggiò un po’ del dolce.
<> lo sentirono bisbigliare le finestre.
<> lo videro muoversi le pareti.
<< Yazawa! Yazawa! >> l’aveva rincorsa, fermandola un attimo prima che entrasse in classe.
<< S-sì Ootori-kun? >>aveva balbettato lei, insicura.
Si era inchinato, sorridendole.
<< Arigatou. >>

 


 



* riferimento al film "I love shopping" dove compare, per l'appunto, la ragazza dalla sciarpa verde che gestisce una rubrica.
**  la casa editrice Marukawa è la stessa di Sekaichii atsukoi, mi sono permessa di prenderla da lì. In questa casa editrice  c'è la sezione manga shojo così ho pensato: perché non fare anche quella shonen?
*** suppongo che conosciate tutti gli Aristogatti giusto? E' un film d'animazione ambientato a Parigi che ha come protagonisti dei gatti aristocratici, ovvero gli Aristogatti ;)
**** frase tratta da "Io&Marley", noto film ispirato al libro di John Grogan.

Il cognome di Yozoro è un riferimento a Death note, dove appunto compare Ai Yazawa.
Premettendo che mi era fatta tutto un discorso in testa dove vi spiegavo ogni cosa ... me lo sono scordato; cercherò di illustrarvi tutto come posso.
Iniziamo dal principio:
- per chi non lo sapesse, nell'extra su Host club pubblicato da Bisco Hatori nel 2011 si dice che Kyoya ha un gatto di nome Noel;
- in secondo luogo, i nomi dei bambini e la loro famiglia d'appartenenza:
famiglia Suou (in ordine di nascita) = Orihime, Shinichi e Bisco (è un mio modo di omaggiare l'autrice);
famiglia Ootori (in ordine di nascita) = Anju, Rumiko (omaggio alla celebre mangaka Rumiko Takahashi, creatrice di Inuyasha e Lamù), Yana (omaggio alla mangaka Yana Toboso, creatrice di Kuroshitsuji), Yoshio, Ichigo (omaggio a Ichigo Kurosaki di Bleach, che da bambino era troppo coccoloso);
famiglia Morinozuka (in ordine di nascita) = Akira, Toma e Banana (gemelli), Tatsuki;
famiglia Haninozuka (in ordine di nascita) = Noriyuki e Koji (gemelli), Sakura;
famiglia Hitachiin (con capofamiglia Kaoru) = Kisa e Kazuha (gemelli, la bambina si chiama come la nonna);
famiglia Hitachiin (con capofamiglia Hikaru) = Karin, Yuzuha (non sono gemelle, Yuzuha si chiama come la mamma dei gemelli);
famiglia Nekozawa: Uryu;
famiglia Kasanoda: Yukio.
È ovvio che vi sorga il dubbio: "Perché Kyoya ha cinque figli mentre Ritsu e Umehito uno solo?".
Semplice: perché Yukio mi serviva per fare un abbozzo di pairing  con Ageha mentre per Nekozawa e Renge mi seccava da morire trovare altri nomi ai loro figli. Perdonatemi, possibilmente scriverò qualcosa  anche su di loro ... un giorno.
- Terzo punto: nel capitolo extra  si dice anche che i gemelli hanno una sorellina quindi Ageha non è di mia invenzione; l'unica nota diversa sta nel fatto che in questa shot  la nascita della ragazza è posticipata.
Forse, per farvi comprendere tutto, devo mettervi a conoscenza della situazione.
Nella mia fantasia (ho fatto molti calcoli) parte tutto dalla nascita di Orihime, ovvero: tutte le nascite sono state ideate in base alla sua.
Cercherò di illustrare tutto al meglio:
Orihime nasce quando Haruhi ha 22 anni;
Haruhi si sposa a 20 anni (sempre nella mia fantasia, mentre nel capitolo extra è un po' diverso);
Kyoya ha le gemelle a 31 anni, Yoshio a 34 e Ichigo a 35;
Hikaru e Kaoru diventano padri entrambi a 33 anni;
Mitsukuni diventa padre a 30 anni;
Takashi diventa padre a 25 (questo rispetta lo spoiler invece perché nel capitolo extra Takashi diventa genitore dopo i Suou).
Ageha nasce quando i gemelli hanno 20 anni (ripeto: nella mia testa) mentre Yukio nasce un anno dopo e Orihime l'anno dopo ancora. In questo modo: Ageha ha 18 anni, Yukio 17 e Orihime 16.
Mi seguite?

Adesso potete tranquillamente dirmi che è tutto mostruosamente 
banale, che diventare genitori a 22 anni è pesante e non succede nemmeno dei manga, che non c'era bisogno di fare il pairing YukioxAgeha ... lo so, lo so. Il problema è che io scrivevo e mi è venuta in mente lei, sola soletta, senza nessuno, e ho pensato "Non posso essere così crudele!" così è venuto fuori questo pairng assurdo, privo di senso ... insomma, gli amici dei nostri host si son dati presto da fare!
Piccola precisazione: Yukio è il figlio di Kasanoda e Mei, l'amica di Haruhi che compare solo nel manga. Nel capitolo extra alla fine i due si vedono insieme ma non si parla di figli. E comunque non così presto.
La verità è che io dovevo fare più attenzione alla primissima shot "Routine - cantando sotto la doccia" e non fare nascere Orihime così presto! >.<
Adesso le precisazioni sulle mini-shot:
nella seconda è notte e Yozoro "incita" suo marito ad andare da Ichigo che non ha nemmeno un anno e che, come tutti i bambini del mondo, la notte si sveglia e piange;
nella sesta Kyoya e Yozoro stanno passando un momento d'intimità e guardano un film;
la settima è ambientata, così come dice il titolo, nella primavera dell'anno prima: ovvero quando i due si erano messi insieme da poco e la loro storia d'amore era tutta rose e fiori;
nell'ottava, che mi trasmette dolcezza, Kyoya spiega alla figlia che sta arrivando un fratellino e in qualche modo sente di aver già vissuto quel momento ... anche se da un altro punto di vista. Lascio a voi il compito di giudicare se è improbabile o meno;
l'ultima mini-shot è un 'AU, ed è tra le mie preferite. Kyoya e Yozoro sono coetanei, freqeuntano la stessa scuola e vanno entrambi alle medie. Urka! Non avrei mai pensato che sarei stata capace di scrivere un' AU con un OC! Assurdo! Però mi piace.
Credo di non aver dimenticato niente, a parte il fatto che aspetto i vostri commenti (sia aspri che dolci),
Oyasumi - nasai
Lady Trash
p.s. Sì: Orihime e Akira stanno insieme così come Yoshio e Bisco e Shinichi e Yana ^^'
p.p.s per quartiere "gold" intendo un quartiere ricco.

Storia interamente rivista e modificata.
28/06/12

   
 
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