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Autore: SHUN DI ANDROMEDA    12/09/2011    1 recensioni
[MitsumasaKidoCentric][Partecipante al contest "RimpiantoVSRimorso" e SECONDA CLASSIFICATA allo stesso contest]
"Scosto la tenda del mio studio, vedendo anche gli ultimi bambini salire sul pullman che li porterà lontano da qui, probabilmente a morire da soli, soffrendo pene che mai un bambino dovrebbe soffrire, che mai un essere umano dovrebbe subire. E provo dolore per questo.
Eppure, sto permettendo tutto questo.
Da sei anni, sto permettendo che il destino si prenda gioco di queste piccole vite innocenti e non sto facendo nulla per contrastarlo."
Genere: Fluff, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Sorpresa
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Kido Family'
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Contest a cui partecipa: "Rimpianto VS Rimorso"

Fandom: Saint Seiya

Rating: Verde

Personaggi/Pairing: Mitsumasa Kido, Athena, Sorpresa.

Tipologia: One-Shot

Genere: Generale, Malinconico, Sentimentale

Disclaimer: Personaggi, luoghi, nomi e tutto ciò che deriva dalla trama ufficiale da cui ho elaborato la seguente storia, non mi appartengono ma sono di proprietà della Toei Animation e di Masami Kurumada che ne detengono tutti i diritti. Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro e, viceversa, gli elementi di mia invenzione, non esistenti in essa, appartengono solo a me.

Credits: La canzone “Del Regno” appartiene alla colonna sonora dell'anime Saint Seiya – The Hades, Chapter Elysium.


SECONDA CLASSIFICATA AL CONTEST "RIMPIANTO E RIMORSO"


 
NEL CUORE DI UN PADRE


Scosto la tenda del mio studio, vedendo anche gli ultimi bambini salire sul pullman che li porterà lontano da qui, probabilmente a morire da soli, soffrendo pene che mai un bambino dovrebbe soffrire, che mai un essere umano dovrebbe subire. E provo dolore per questo.

Eppure, sto permettendo tutto questo.

Da sei anni, sto permettendo che il destino si prenda gioco di queste piccole vite innocenti e non sto facendo nulla per contrastarlo.

Da quella mattina d’estate, in cui quel povero ragazzo ha lasciato la piccola Saori tra le mie braccia, non ho fatto altro che farmi manovrare dal destino.

Donne che avrei potuto amare, bambini che avrebbero potuto allietare queste mura silenziose…

Ho sacrificato tutto questo in nome di un ideale che mi sembra così utopico al momento, e lo rimpiango: la salvezza del mondo mi sembra così poca cosa al confronto dello sterminio che ho attuato con queste mie mani, firmando i moduli di adozione e di riconoscimento di ciascuno di quei piccolini che hanno, nelle loro vene, il mio sangue.

Spesso, mi sono chiesto che effetto faccia essere chiamato “papà” da una vocetta allegra e spensierata, asciugare le lacrime di un bimbo che si è sbucciato il ginocchio correndo in giardino e giocare con lui, vederlo crescere…

Ci ho pensato tanto, tante notti trascorse sveglio in questi ultimi mesi, quando alzavo lo sguardo al cielo, pregando per quei piccoli, lontani da me, ma non ho mai trovato una risposta ai miei dubbi e alle mie incertezze, alle mie richieste e ai miei profondi rimorsi.

Dopotutto, anche io sono umano, e non posso fare a meno di sentirmi sporco e in colpa per ciò che ho fatto: ho le mani lorde del sangue dei miei figli e non mi ripulirò mai.

Neppure la morte laverà via questo mio peccato.

L’unica cosa che spero, nel profondo del mio cuore, è che se anche solo uno di loro tornasse alla fine a casa… Che venga trattato come merita, un piccolo eroe, che sappia del suo passato e del destino dei suoi fratelli.

Ma chissà se vorrà veramente sapere tutto, raccogliere questa eredità, quando io per primo ho tranciato, o almeno ci ho provato, ogni legame che potevo avere con loro: ma ogni volta che li guardavo negli occhi… Rivedevo le loro madri, gli stessi loro sguardi si specchiavano nel mio.

Mi allontano dalla finestra con un movimento nervoso e mi risiedo alla scrivania, ingombra di documenti e fogli, inutili pezzi di carta senza valore.

Cerco di concentrarmi sul lavoro, ma senza risultato: continuo a vedere le loro schiene, compatte in una marcia silenziosa, attraversare il giardino, poche cose stipate in piccole borse, e il mio cuore fa male.

Perché non sono corso ad abbracciarli tutti, uno per uno, a richiamare indietro quelli già partiti, per tenerli stretti a me?

Perché sono stato così vigliacco?

Perché?

Athena, perché tutto questo?

Dovrò davvero vivere nel rimpianto e nel rimorso sino al momento in cui non morirò?

Affondo il viso tra le mani e mi lascio andare a un pianto disperato.


§§§


“Io li proteggerò e li accoglierò in me. Perché sono anche i miei bimbi…”.

Le ultime parole che Athena mi ha rivolto prima di portarmi via mi hanno scaldato il cuore, mi sento così leggero mentre la seguo nella luce, è una sensazione così bella che quasi mi vergogno di aver provato paura nel momento della morte.

Ma dove mi sta portando?

Provo a chiederglielo ma tutto quello che ottengo è un tenue sorriso e un lampo di tenerezza che le illumina gli occhi, di un intenso color azzurro: “Lo vedrai.” mi dice semplicemente, mentre sento che i miei piedi toccano su una superficie morbida, sembra erba e le mie narici si riempiono del penetrante odore di fiori.

La sua mano morbida mi sfiora il viso e sento la pelle stendersi sotto il suo tocco, mi sento più vigoroso, come se, in un attimo, fossi ringiovanito di almeno trent’anni: non capisco, ma il suo sorriso mi rassicura mentre all’orecchio la sua voce vellutata mi canta una canzone che ha il sapore di una ninna-nanna.

“Soffia una brezza fresca, cadono I fiori… Dolore e sofferenza non esistono più…”

Poi, la sensazione di una manina piccina che si aggrappa ai miei pantaloni, mentre una voce infantile mi chiama: “Tou-san…?”
Sembra il pigolare di un pulcino.

I miei occhi si riempiono di lacrime: davanti a me c’è uno scricciolo dai grandi occhioni color cioccolato: mi inginocchio e subito lui mi abbraccia, affossando il musetto sul mio petto, “Ti stavamo aspettando, tou-san…” bisbiglia, “le mamme ci continuavano a dire che saresti arrivato presto, ma noi non ci credevamo.”.

A quel semplice pronome, il mio cuore ha un ulteriore sobbalzo e tantissimi bambini ci accerchiano, riempiendo questo giardino incantato di grida allegre e di richiami nel tentativo di arrampicarsi sulla mia schiena: sono tantissimi, ma sono i miei bambini.
Li accolgo tutti fra le mie braccia, cercando di far sentire loro tutto quello che provo, ogni rimorso che, in questi ultimi anni, ho sentito per averli mandati incontro alla morte, ogni rimpianto per le scelte che avrei potuto fare in alternativa, e tutto l’amore che ho sempre provato per loro.

“Tou-chan, non piangere, su.” mi rimprovera uno di loro, un tappetto che a malapena mi arriva alle anche ma che sembra un piccolo Ercole, tanto è muscoloso: “Noi qui non ci siamo annoiati, abbiamo giocato tutti assieme, e poi c’erano le mamme con noi. Ci spiace solo aver lasciato i fratelloni a sbrigarsela da soli…” borbotta.

“Si, i fratelloni!” esclama un altro, tranquillamente aggrappato al mio braccio: “Ma sono assieme, Takeshi-baka,” lo sgrida subito quello che mi sta appollaiato sulle ginocchia, “Finché sono assieme, non gli accadrà nulla.”.
Dalle loro parole, capisco che alcuni dei miei piccoli sono ancora sulla Terra, e sento una piccola fitta di dolore pungermi l’animo: loro dovranno ancora passare le cose peggiori.

Un ditino paffuto mi sfiora il naso: “Niente più rimpianti e rimorsi, tou-chan,” riecco il mio Ercolino, “Hai sentito la sorellona Athena? Qui non esiste più nulla del genere! Su, andiamo a giocare! Le mamme ci aspettano!”.

Con una forza incredibile, tutti loro uniscono le forze e io mi ritrovo in piedi, afferrato da ogni parte dalle loro manine grassottelle che mi trascinano attraverso il prato, ridendo e scherzando.

Athena sorride alle nostre spalle mentre, all’orizzonte, come un miraggio, compaiono le fanciulle gentili che ho tristemente usato per il mio scopo: ma nei loro occhi non c’è nessun disprezzo nei miei confronti, lo vedo chiaramente.
“È tutto finito,” mi sussurra Natassia all’orecchio: “E non star in pensiero per loro. Sapranno cavarsela in ogni caso. Sono figli nostri e ci renderanno orgogliosi, cresceranno forti e sani e resteranno sempre assieme.”.

Un attimo, un soffio di fiato tiepido sul mio viso, forse anche un bacio e poi i piccoli mi trascinano via per giocare.

E mentre corro accanto a loro, sento il cuore farsi un pochino più leggero: forse non riuscirò mai a gettarmi totalmente alle spalle i miei fantasmi ma il rimorso che mi pesava sulle spalle fino a poco fa, assieme ai miei numerosi rimpianti, può venir trasformato in amore, nell’amore profondo che provo per questa mia grande famiglia.

Socchiudo gli occhi e, per un attimo, mi sembra di rivedere il giardino di Kido Manor invaso da un pugno di adolescenti pieni di vita, intenti a rincorrersi, rotolarsi nell’erba e giocare a pallone: la vita prosegue comunque, malgrado tutto, e questa visione, fragile come il fumo e altrettanto difficile da afferrare, sembra confermarlo.

Li riconosco uno per uno, dieci nomi mi salgono alle labbra.

Vi voglio bene, figli miei.

E forse un giorno capirete cosa si nasconde nel cuore di questo vostro padre, che mai una volta vi ha rinnegato.


§§§


Seconda Classificata: "Nel Cuore Di Un Padre" di Kung Fu Charlie

Grammatica e Sintassi: 9.5/10

Non ho incontrato errori gravi in ambito grammaticale/sintattico; solo in questo punto ti sei dimenticata una parola:
“lo sgrida subito quello che mi appollaiato sulle ginocchia”.

Stile e Lessico: 9/10

Stile pulito che, tramite la reiterazione di alcune parole, acquista una certa incisività e sottolinea lo stato d’animo del signor Kido, quasi angosciato da se stesso. Attenzione, però, alla ripetizione della congiunzione “ma” nel periodo che parte da “ma chissà…” e termina con “e il mio cuore fa male”: appesantisce un po’ la lettura. Ho apprezzato molto il lessico per cui hai optato nel dialogo tra Mitsumasa e il bambino: è intriso di dolcezza e infantile al punto giusto.

Trama: 19/20

Questa fic è stata una sorpresa, soprattutto perché hai utilizzato Mitsumasa (quello che io considero un personaggio secondario nella sfera di Saint Seiya) come protagonista, presentandoci un suo valido e motivato punto di vista. Ho sempre stimato coloro che rischiano e analizzano la psicologia dei personaggi meno trattati, perché trovo corretto che anche a loro venga dedicato il giusto spazio.
Ci mostri un Kido in una veste del tutto nuova: tormentato dai rimpianti e dai rimorsi nei confronti dei suoi figli, che vengono poi messi a tacere quando spira.
Il fatto che egli narri in prima persona il suo “status” psicologico, conferisce al racconto un tocco ancora più personale e rende ancora più vivido il tema del contest che hai centrato perfettamente. Interessante anche lo squarcio temporale tra passato e presente.

Gradimento Personale: 4.5/5

Totale: 42/45 punti
 
La parola al Lemure: Non pensavo di arrivare così in alto O.o Dopotutto, l'ho scritta a meno di un'ora e mezza dalla fine del concorso! Però sono contenta, anche se un po' mi spiace per gli altri partecipanti...

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