Blood on Blood
Te
la ricordi, Taichi, quella promessa
di tanti anni fa?
Eravamo così giovani e ingenui, ma
eravamo amici. E della nostra amicizia eravamo certi, sicuri, come si
è sicuri dello scorrere di un fiume.
È
da molto che non ci vediamo. Certo,
ci sentiamo per telefono ogni giorno, ma non è la stessa
cosa.
Sembrerò un anziano nostalgico, ma mi mancano i vecchi tempi.
Questi anni per me sono stati come una
corsa lunga, lunga e solitaria. È vero, avevo al mio fianco
molte
persone, ma mancava il mio amico più importante: mancavi tu.
Quando
l'altra notte squillò il
telefono del mio appartamento a Tokyo stavo dormendo, ma per fortuna
ho sempre avuto il sonno leggero. Hai iniziato subito a parlare,
raccontandomi dei tuoi problemi con Sora, delle incomprensioni e dei
litigi, delle difficoltà incontrate sul lavoro, dei figli
che
crescevano sempre più in fretta, delle tue paure, dei tuoi
timori.
Sapevo quello che volevi: confidarti con me e chiedermi un consiglio,
come succedeva quando eravamo ragazzi. E nella fretta di sentirmi ti
eri dimenticato di un piccolo particolare chiamato fuso orario. A New
York saranno pure le tre di pomeriggio, ma qui a Tokyo sono le
quattro di mattina.
Già, perché tu ora vivi a New York, a
causa del tuo lavoro di diplomatico, mentre io giro il mondo tra un
concerto e l'altro.
Quando
finisti di sfogarti, ti ricordai
la differenza d'orario tra l'America e il Giappone, prima di
anticipare ogni tua possibile frase di scusa facendoti in fretta una
sola domanda: "Taichi, te la ricordi la promessa che ci siamo
fatti
da ragazzi, vero?"
Subito dopo
riagganciai. Nel giro di dieci minuti ero vestito da capo a piedi e
in mano avevo le chiavi della macchina. Per fortuna per strada non
c'era traffico, data l'ora, per cui riuscii ad arrivare in aeroporto
in meno di mezz'ora. E la buona sorte continuava a sorridermi, visto
che il primo volo per New York sarebbe partito in un'ora scarsa.
Ora sono in aereo
da sei ore, ma il volo ne durerà altre sedici,
più o meno. Mi
dispiace farti aspettare tanto, ma è il massimo che posso
fare.
Te la sei
ricordata, Yagami, quella promessa?
********
Due
ragazzini
avevano appena concluso in parità un'ennesima lite, iniziata
ancora
una volta per un motivo che nessuno dei due in quel momento
ricordava, e ora recuperavano le forze distesi sull'erba, uno a
fianco dell'altro.
“Yamato, tu dici
che sono tutti i pugni che ci diamo a tenerci uniti?”
Taichi si era messo
seduto, e stava fissando l'amico dritto negli occhi.
“No”, rispose
l'altro, scostandosi i capelli biondi che gli coprivano gli occhi.
“Secondo me fare a pugni è solo il modo con cui ci
dimostriamo
reciprocamente la nostra amicizia.”
Il moro rimase per qualche
secondo pensieroso, alzando lo sguardo verso il cielo azzurro, prima
di tornare a fissare il coetaneo con un'espressione stupita ma nel
contempo divertita.
“E non potremmo
dimostrarla in qualche altro modo? Ho male dappertutto.”
“Si,
se è per quello non mi reggo in piedi nemmeno io”,
constatò
l'altro.
Improvvisamente,
dopo qualche minuto trascorso in silenzio, il giovane Yagami si
alzò
in piedi.
“Su Yama, alzati.
Ho un'idea.”
“Oh, favoloso. Ci
mancava solo questa.”
Ma lo sguardo di
Taichi si faceva sempre più serio, e Yamato non era abituato
a
vedere quell'espressione sul volto del suo migliore amico.
“L'altro
giorno ho sentito una canzone”, riprese il moro, “e
mi è rimasta
in mente una strofa. Era qualcosa del tipo: through
the years and miles between us, it's been a long and lonely ride, but
if I got a call in the dead of the night I'd be right by your side.”
“A
parte i miei più sinceri complimenti per come canti, non ho
ancora
capito che idea ti è venuta in mente.”
“Ma se è così
semplice. Facciamo una promessa!”, rispose Taichi pieno
d'orgoglio,
gonfiando il
petto. “In qualsiasi caso, a qualsiasi ora, e in qualsiasi
luogo,
se ce ne sarà bisogno io sarò al tuo
fianco.”
Yamato
rimase per qualche secondo a bocca aperta, prima di stringere la mano
che il ragazzino moro aveva teso davanti a se.
“Te
lo prometto” disse sorridendo.
Bene
bene, era da un po' che avevo voglia di scrivere qualcosa
sull'amicizia tra Taichi e Yamato, e l'ispirazione mi è
venuta
ascoltando la stupenda canzone dei Bon Jovi che dà il titolo
alla
storia. Praticamente ho provato ad adattare il testo della canzone a
questa situazione, sperando di riuscire a combinare qualcosa di
passabile, anche se è stato davvero difficile scrivere
queste righe
e la fic non è uscita come mi aspettavo. Per il momento
pubblico
questa versione, ma spero un giorno di poterla modificare in meglio.
Comunque grazie
in anticipo a chi leggerà questa storia. Ancora una volta,
spero di
essere riuscito a buttare giù qualche riga decente.
Kyz
Ah, prima di dimenticarmene: non mi appartengono né la serie dei Digimon né la canzone Blood on Blood. La prima appartiene alla Toei Animation, la seconda al gruppo Bon Jovi. Questa fanfic è stata scritta senza scopo di lucro (perdonatemi ma ho sempre voluto scrivere le rinunce legali xD)